La mia opera non ha niente a che fare né con gli esseri umani, né con la psicologia. Non so proprio che farmene della realtà; la mia opera non ha nulla a che vedere con la realtà. So che quanto dico non è giusto!... So che si è obbligati a contribuire a che tutto volga al meglio, ma l’umanità non mi interessa.
Ho un grande giardino per tenermi alla larga da tutta questa gente. Tuttavia questa si insinua nei miei pensieri e mi grida : <<Che cosa te ne fai del tuo grande giardino!>>. Hanno naturalmente ragione, ma io non riesco a lavorare se so che loro sono là. Sono timido e mi riesce difficile andare d’accordo con gli altri. Non mi è mai piaciuto uscire… devo stare da solo con il mio lavoro e non posso sopportare quando qualcuno passa sotto la mia finestra. Schivo rumore e movimento. Sul piano psicologico sono incapace di compiere un ritratto: un tale imbambolato davanti a un altro, insopportabile! Perché bisogna sempre mettersi sotto il naso la misera realtà? Perché non si può giocare? A volte mi chiedo: ho il permesso di farlo? Il mio lavoro è sufficientemente serio? Se lo fai mentre trasmettono alla televisione quella terribile storia del Vietnam…
Non credo molto alla compassione per gli altri, se non a quella dei veri buoni – e loro non si fanno sentire.
M.C. Escher
Escher diceva che lo stupore è il sale della terra, ed è questo ciò che si prova davanti ai suoi mondi impossibili. Stupore e vertigine.
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