In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova.
Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi.



dal web

«Leggere questo romanzo è una festa. Ma molte pagine sono ferite da medusa: bruciano alla distanza»

Claudia Durastanti



Vincitrice del premio Strega giovani 2022. Lo dico solo per onor di cronaca in quanto non credo molto ai premi letterari specie quelli italiani. ( Sangiuliano docet)
Dico subito che a me e' piaciuto. Niente di eccezionale pero' l'ho trovato fresco, simpatico. Nelle 176 pagine la giovane scrittrice romana racconta con un lungo monologo e senza un particolare ordine cronologico, la sua storia e quella della sua famiglia E lo fa con sapiente leggerezza.La scrittura e' pungente, a volte dissacrante.

D'altronde la scrittrice viene da una famiglia medio borghese in cui «usavamo tutti le parolacce» e nella quale esse «facevano parte del kit base per una comunicazione ordinaria». Veniamo cosi catapultati in un memoir strampalato fatto di traumi, domande , amori sbagliati e casini vari. Un libro dove si sorride spesso e si riflette.
Puo' darsi che VERIKA ( alla madre piacevano i nomi Veronica e Erika e la chiamava cosi...) stia bleffando come faceva da bambina con suo fratello quando giocavano a dadi...o che magari come suggerisce il titolo non ci sia niente di vero. Ma in fondo, e' cosi importante saperlo?
In fondo una storia è un concetto ambiguo, dice a un certo punto uno dei personaggi secondari.

Comunque sia, come ha detto qualcuno" Le dinamiche che governano la nostra vita sono già complicate di loro: tanto vale riderci sopra."


ps

La frase in codice
“C’è Francesca al telefono”, che ripetono le amiche e gli amici di Veronica, che tradotto sarebbe “la sensazione che qualcuna di noi stesse facendo una cazzata”, mi ha sbloccato un ricordo come si dice adesso.
Anche noi avevamo una frase in codice simile. Noi dicevamo "C'è da considerare il fatto di Andrea"




Grazie alla ferrea educazione dei miei genitori, né io né mio fratello abbiamo mai imparato a fare quelle cose spericolate come nuotare, andare in bicicletta, pattinare, saltare alla corda (era un attimo annegare, spaccarsi il cranio, rompersi una gamba, finire impiccati). Abbiamo passato l’infanzia chiusi dentro casa a romperci le palle”,