-
Master Member
Mia mamma è un fiore abusivo - Alessandra Racca
Ah mamma, come mi spunti!
Come faccio a nasconderti ora
che ti sei infilata perfino
nel modo in cui porto alla faccia
le mani, storte all’indice – come le tue
ossa costole che spuntano fuori
evidenze e d’improvviso
voglio sapere i nomi delle piante
con l’aria frivola che è tua
quando domandi al mercato
Quanto la devo innaffiare?
e tramesto vasi e gelsomini e bulbi
arrampicata per aggrappare
foglie e rami al nido
guarda come sto in bilico
sfidando scale e basse stature
per far germogliare
la parete di casa (e la vita)
ed io che ti dicevo Ma fai attenzione
non rischiare il collo per un addobbo!
Tu mi spunti mamma
come fiore di un seme portato dal vento
nel vaso che era di basilico e ora
è carico di petali abusivi e spavaldi
e a me che sempre hanno detto
come somiglio a papà
stupisco di questa fioritura
l’indipendenza, mamma, l’essere me
è scoprirti dentro i miei bicchieri rotti
e disordini e pasticci
tenerti finalmente qui
non avere più paura
d’essere tutta.
da L’amore non si cura con la citrosodina, Neo Edizioni
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
-
Post Thanks / Like - 0 Thanks, 4 Likes
-
Senior Member
Temporali
Mia madre, la mattina, era bellissima.
Si alzava presta come fa al vento un temporale,
sgombrava il letto dai sogni a notte prima.
e rassettava gli occhi, come si fa con la cucina.Mia madre, nel mattino, ch’io non c’ero,
si rivestiva dei suoi colori da ragazza. E, forse pure,
se ne ristava a far l’amore. Col babbo ed erano
com’erano quand’erano, e ancora io non ero.Poi c’era, quel colore di– tramonto, che la rapiva,
e la scuoteva tutta. E a volte ci pioveva giù dal vetro,
perché non li reggeva, lei, quei bui rossastri. Se ne ristava,
tutta zitta e rotta, rincantucciata all’angolo dei torti.Poi rinasceva, a cena, un po’ per volta. Metteva la pellicola
al contorto, sbrilluccicava dentro ai film di notte, come una
diva o un’attricetta bocca storta. Si dondolava, spalla a spalla,
sul suo amore. Rubavano, dal mondo, un fiore a cuore.
Nerina Garofalo
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
-
Post Thanks / Like - 0 Thanks, 3 Likes
-
Senior Member
A tutte le madri
Avete disseminato
il cielo dei vostri figli
di diritti, di doveri
costellato
il cammino delle vostre figlie.
Gli uni,
insoddisfatti
inappagati
arroganti,
si lamentano,
le gambe sotto il tavolo
di una donna che non sa
essegli madre;
si accontentano, le altre
di un uomo incapace
di essere padre.Avete costruito, madri,
la debolezza
di vostro figlio,
di vostra figlia
avete fatto forza
pronta alla guerra,
docile e dura
mite e spietata
serpe e agnello.Preparate, madri,
i cieli dei vostri figli,
cucinate loro stelle
di desideri,
fategli sapere
che nulla è dovuto,
ordinate all’uomo
che vi ha stretto i fianchi,
di gettare diritti
per la strada,
lasciate
che per i vostri figli,
siano scoperta e vesciche sotto i piedi,
muscoli gonfi di dolore,
gambe dure che fanno male.
Insegnate loro
quanto è bassa la terra,
cresceteli come donne
se volete uomini nei letti
delle vostre figlie.
Giovanni Benzi
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
-
Post Thanks / Like - 0 Thanks, 2 Likes
-
Master Member
A mia madre - Goliarda Sapienza
Quando tornerò
sarà notte fonda
Quando tornerò
saranno mute le cose
Nessuno m’aspetterà
in quel letto di terra
Nessuno m’accoglierà
in quel silenzio di terra
Nessuno mi consolerà
per tutte le parti già morte
che porto in me
con rassegnata impotenza
Nessuno mi consolerà
per quegli attimi perduti
per quei suoni scordati
che da tempo
viaggiano al mio fianco e fanno denso
il respiro, melmosa la lingua
Quando verrò
solo una fessura
basterà a contenermi e nessuna mano
spianerà la terra
sotto le guance gelide e nessuna
mano si opporrà alla fretta
della vanga al suo ritmo indifferente
per quella fine estranea, ripugnante
Potessi in quella notte
vuota posare la mia fronte
sul tuo seno grande di sempre
Potessi rivestirmi
del tuo braccio e tenendo
nelle mani il tuo polso affilato
da pensieri acuminati
da terrori taglienti
potessi in quella notte
risentire
il mio corpo lungo il tuo possente
materno
spossato da parti tremendi
schiantato da lunghi congiungimenti
Ma troppo tarda
la mia notte e tu
non puoi aspettare oltre
E nessuno spianerà la terra
sotto il mio fianco
nessuno si opporrà alla fretta
che prende gli uomini
davanti a una bara
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
-
Post Thanks / Like - 0 Thanks, 2 Likes
-
Senior Member
Mio padre
Mio padre vendeva frutta e carbone
e intanto accarezzava
un gatto che si chiamava Baruloun.
Se camminava guardava in terra
per vedere se c’era qualcosa da prender su:
un chiodo arrugginito o un laccio per le scarpe
e andava a letto col cappello in testa.
Quando sono venuto a casa
dopo un anno di prigionia in Germania
mi aspettava sulla porta col sigaro in bocca.
“Hai mangiato?” mi ha chiesto. E basta.
Tonino Guerra
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
-
Post Thanks / Like - 0 Thanks, 2 Likes
-
Master Member
Le Mani della Madre - Rainer Maria Rilke
Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare in te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
-
Post Thanks / Like - 2 Thanks, 1 Likes
-
09-December-2017, 23:13
#97
Master Member
Guerra
Ho gli anni di mio padre – ho le sue mani,
quasi: le dita specialmente, le unghie,
curve e un po’ spesse, lunate (ma le mie
senza il marrone della nicotina)
quando, gualcito e impeccabile, viaggiava
su mitragliati treni e corriere
portando a noi tranquilli villeggianti
fuori tiro e stagione
nella sua bella borsa leggera
le strane provviste di quegli anni, formaggio fuso,
marmellata
senza zucchero, pane senza lievito,
immagini della città oscura, della città sbranata
così dolci, ricordo, al nostro cuore.
Guardavamo ai suoi anni con spavento.
Dal sotto in su, dal basso della mia
secondogenitura, per le sue coronarie
mormoravo ogni tanto una preghiera.
Adesso, dopo tanto
che lui è entrato nel niente e gli divento
giorno dopo giorno fratello, fra non molto
fratello più grande, più sapiente, vorrei tanto sapere
se anche i miei figli, qualche volta, pregano per me.
Ma subito, contraddicendomi, mi dico
che no, che ci mancherebbe altro, che nessuno
meno di me ha viaggiato tra me e loro,
che quello che gli ho dato, che mangiare
era? Non c’era cibo nel mio andarmene
come un ladro e tornare a mani vuote…
Una povera guerra, piana e vile,
mi dico, la mia, così povera
d’ostinazione, d’obbedienza. E prego
che lascino perdere, che non per me
gli venga voglia di pregare.
Giovanni Raboni
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
-
18-September-2019, 16:54
#98
Master Member
LETTERA DI UNA MAMMA ALLA FIGLIA
Un giorno, all’improvviso
mentre ti starai pettinando, in silenzio
o mentre ti infilerai una calza
ti verrà in mente un mio gesto
e ti ritroverai a sorridere pensandomi.
Un giorno, all’improvviso
pedalando veloce sotto le prime gocce
di una calda pioggia di settembre
sentirai un odore arrivarti al naso
e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami
e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo.
Un giorno, all’improvviso
farai qualcosa che facevo anch’io
proprio allo stesso modo in cui la facevo io
e te ne meraviglierai moltissimo
perché non avresti mai pensato
di potermi somigliare così tanto.
Un giorno, all’improvviso
ti guarderai il dorso delle mani
e con il pollice e l’indice
ti pizzicherai la pelle , sollevandola
e conterai il tempo che impiega a stendersi
pensando a quando lo facevi alle mie mani
Un giorno, all’improvviso
ti ritroverai stanca, ad abbracciare un figlio
mi chiederai scusa per le volte che ho pianto
sapendo già che ti son state tutte perdonate.
E ti mancherò da fare male
Ma sarò con te in ogni gesto
o nel muoversi delle foglie
nel frusciare di un gatto nel giardino
o nelle orme di un pettirosso sulla neve
come solo l’eterna presenza di una madre lo può.
Caterina Turroni
Io li odio i nazisti dell'Illinois...
-
Post Thanks / Like - 1 Thanks, 1 Likes
-
Senior Member
Lo scoubidou
L’altro giorno mentre rimbalzavo lentamente
tra le pareti azzurre di questa stanza,
saltando dalla macchina da scrivere al piano,
dalla libreria a una busta caduta sul pavimento,
mi sono trovato nella sezione S del dizionario
dove i miei occhi sono caduti sulla parola Scoubidou.
Nessun biscotto sgranocchiato da un romanziere francese
avrebbe spedito qualcuno più in fretta nel passato –
un passato dove io stavo seduto a un tavolo in un campeggio
accanto a un profondo lago dell’Adirondack
imparando a intrecciare strisce sottili di plastica
in uno scoubidou, un regalo per mia madre.
Non avevo mai visto nessuno usare uno scoubidou
né indossarne uno, se è a questo che servono,
ma questo non mi trattenne dall’incrociare
filo con filo, e poi di nuovo,
fino a farne uno scoubidou
quadrato, bianco e rosso, per mia madre.
Lei mi diede la vita e il latte dal seno,
io le diedi uno scoubidou.
Si prendeva cura di me, quand’ero a letto ammalato:
mi avvicinava alle labbra cucchiai di medicine,
mi appoggiava alla fronte freddi panni bagnati,
poi mi portava fuori alla luce ariosa;
e mi insegnò a camminare e nuotare,
io in cambio le regalai uno scoubidou.
Ecco qui migliaia di pasti, disse,
ed ecco i vestiti e una buona scuola.
Ed ecco il tuo scoubidou, le risposi,
che ho fatto con l’aiuto dell’istruttore.
Ecco un corpo che respira e un cuore che batte,
gambe, ossa, denti forti,
e due occhi chiari per leggere il mondo, sussurrò.
Ed ecco, dissi, lo scoubidou, che ho fatto in campeggio.
Ed ecco, vorrei dirle ora,
un dono più piccolo – non l’antica verità
che non si può mai ripagare una madre,
ma la triste confessione che quando lei prese
lo scoubidou a due colori dalle mie mani,
ero certo come certo può essere un bambino
che quell’oggetto inutile e senza valore, che avevo intrecciato
per pura noia, bastava per pareggiare i conti.
Billy Collins
Segnalibri