Non credo che la mia opinione in merito a questo tipo di poesia sia molto..profonda.
Semplicemente, non mi piace.
Io adoro la poesia, ne leggo molta, ma deve essere , seppure ermetica, un pò...comprensibile nei versi, altrimenti non arriva a toccarmi le corde. E' sicuramente un mio limite. Ciao
Rosy
" Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica..."
M.Medeiros
Capisco il tuo sentimento e molto rispettosamente dissento. Non sui gusti, chiaramente, quelli sono personali e sempre legittimi. Quindi piace ciò che piace perché piace e basta. Ma rilevo una contraddizione di fondo. La sperimentazione, l'uscita dagli schemi, la scardinatura del pensiero precostituito, non sono proprio lo strumento che permette di sottrarsi da quella che definisci "orrenda omologazione"?
D'altronde che cosa sarebbe la poesia, o la musica, o l'arte in generale, se si persistesse ostinatamente a riproporre senza originalità, senza sorprese, senza intuizioni disorientanti sempre gli stessi stilemi?
Non sempre sperimentazione ha significato "positivo", almeno per me.C'è sperimentazione e sperimentazione. Questa di Gomringer mi sembra eccessiva. Non la capisco. L'utilizzo di ideogrammi, la frantumazione delle parole...il privilegiare la forma grafica al contenuto, al significato di una poesia, mi sembra solo esasperante vuoto. Sorry.
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
Non sempre sperimentazione ha significato "positivo"
La sperimentazione può avere esiti che piacciono, esiti che non piacciono, o esiti discutibili sotto ogni punto di vista, ma essa, in quanto tale, è semplicemente necessaria, è l'essenza stessa dell'espressione che chiamiamo artistica perché è il mezzo con cui si superano i luoghi comuni, le scontatezze, le riproposizioni pedisseque.
Spesso la ricerca artistica sconcerta i più. Di William Turner i suoi contemporanei dicevano che "egli non dipingeva ma impastava sulla tela ingredienti da cucina, quali uova, cioccolata, panna, ricavandone un miscuglio da pasticciere". Degli impressionisti si diceva che dipingessero come degli scimpanzé... Spesso l'innovazione spiazza. Spesso l'innovazione -è vero- è semplicemente provocazione e non porta nilla di veramente nuovo, ma resta indispensabile.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
La sperimentazione può avere esiti che piacciono, esiti che non piacciono, o esiti discutibili sotto ogni punto di vista, ma essa, in quanto tale, è semplicemente necessaria, è l'essenza stessa dell'espressione che chiamiamo artistica perché è il mezzo con cui si superano i luoghi comuni, le scontatezze, le riproposizioni pedisseque.
Spesso la ricerca artistica sconcerta i più. Di William Turner i suoi contemporanei dicevano che "egli non dipingeva ma impastava sulla tela ingredienti da cucina, quali uova, cioccolata, panna, ricavandone un miscuglio da pasticciere". Degli impressionisti si diceva che dipingessero come degli scimpanzé... Spesso l'innovazione spiazza. Spesso l'innovazione -è vero- è semplicemente provocazione e non porta nilla di veramente nuovo, ma resta indispensabile.
Il concetto di sperimentazione allargato a tutte le forme artistiche che tu esprimi non può che essere condivisibile.
Tu citi gli impressionisti che a loro tempo furono degli sperimentatori,ma essi operarono nell'ambito della pittura "pura". Gomringer, invece, fa un tipo di poesia visuale, matematica, geometrica. Una poesia in cui la parola perde il suo valore preminente subendo una contaminazione che è prettamente extraletteraria.
Resta ,comunque, il fascino del nuovo che spesso colpisce:
Carlo Belloli, poeta futurista, nel 1944 enunciò la teoria della poesia visuale ed è considerato il precursore della poesia concreta.
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
... ma essi operarono nell'ambito della pittura "pura". Gomringer, invece, fa un tipo di poesia visuale, matematica, geometrica. Una poesia in cui la parola perde il suo valore preminente subendo una contaminazione che è prettamente extraletteraria.
Resta ,comunque, il fascino del nuovo che spesso colpisce:
Prima di tutto grazie Claire per la stimolante discussione .
Se si prendono due ambiti espressivi a caso (o anche non espresivi) e si cerca di tracciare una linea di separazione netta tra i due ambiti, facilmente si è colti da grande imbarazzo quando si comincino a cercare i criteri di separazione. Credo che questa ossessione di separare le materie ci venga dalla scuola, che sminuzza il sapere in discipline definite, tanto che quando chiedo a un allivo di tracciare un banale grafico ombro-termco è di solito in grande apprensione, perché se la materia insegnata non porta il cartellino "matematica" l'allievo in questione non sa più neanche compiere la più banale delle addizioni... per non parlare delle mamme che vengono a protestare perché segno gli errori di ortografia nei lavori scritti di una materia che non reca il cartellino "italiano"...
Ad ogni modo: dove si trova il confine fra arte figurativa e poesia? L'idea della messa in scena delle parole di un componimento non è esattamente nuova e rivoluzionaria. Pensiamo a un Lamartine e ai suoi calligrammi. Sono poesia? Chi oserebbe dire di no? Sono disegni? Chi sarebbe così avventato da negarlo? ...
Guillaume Apollinaire, Calligramme, extrait du poème du 9 février 1915, (poèmes à Lou).
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
Prima di tutto grazie Claire per la stimolante discussione .
Se si prendono due ambiti espressivi a caso (o anche non espresivi) e si cerca di tracciare una linea di separazione netta tra i due ambiti, facilmente si è colti da grande imbarazzo quando si comincino a cercare i criteri di separazione. Credo che qzesta ossessione di separare le materie ci venga dalla scuola, che sminuzza il sapere in discipline definite, tanto che quando chiedo a un allivo di tracciare un banale grafico ombro-termco è di solito in grande apprensione, perché se la materia insegnata non porta il cartellino "matematica" l'allievo in questione non sa più neanche compiere la più banale delle addizioni... per non parlare delle mamme che vengono a protestare perché segno gli errori di ortografia nei lavori scritti di una materia che non reca il cartellino "italiano"...
Ad ogni modo: dove si trova il confine fra arte figurativa e poesia? L'idea della messa in scena delle parole di un componimento non è esattamente nuova e rivoluzionaria. Pensiamo a un Lamartine e ai suoi calligrammi. Sono poesia? Chi oserebbe dire di no? Sono disegni? Chi sarebbe così avventato da negarlo? ...
Guillaume Apollinaire, Calligramme, extrait du poème du 9 février 1915, (poèmes à Lou).
Caro Rupert grazie a te.
Belli i Calligrammi di Apollinaire! Non saranno rivoluzionari ma in essi la poesia è riconoscibilissima, è compiuta.
Stabilire se sono poesia o disegni non è un problema che il lettore attento si pone. Ma se vogliamo tornare a Gomringer e ad altri poeti concreti , gli elementi lessicali ,come tu stesso hai affermato, sono pochissimi e la disposizione spaziale delle parole da il senso complessivo all'opera in una visione coreografica che mi fa parlare appunto di poesia contaminata. Ecco che allora si pone il problema, almeno per me, di porre dei paletti e fare dei distinguo tra poesia e arte grafica. Naturalmente non sta a me dire dove vanno messi questi paletti ma è comunque necessario porli. Proprio per stabilire dei limiti tra sperimentazione utile e sperimentazione fine a se stessa e, ancor più in generale, i limiti tra sperimentazione e "Troppa" sperimentazione. La poesia non può rischiare di diventare un calderone onnivoro in cui chiunque può scaricare di tutto.
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
Sono del parere che sia assolutamente giusto che ognuno possa scrivere poesia come desidera, con qualunque grado di sperimentalità. Sta poi al lettore dire "mi piace", "non mi piace", "esito poetico interessante", "schifezza disgustosa"... Insomma è il lettore (io, tu, noi tutti) che deve esercitare il proprio senso critico, possibilmente senza pregiudizi, ma anche senza concessioni.
Poi agisce il tempo. Il tempo è il miglior setaccio e separa in modo spesso irreversibile ciò che si ricorderà come grande esperienza poetica e ciò che cadrà irrimediabilmente nell'oblio.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
ecco, per esempio, questa qui, Rupert, spiegamela... perchè io proprio non l'ho capita sia a livello poetico che artistico-visivo :pens:
Non sono sicurissimo che per poterla apprezzare sia indispensabile capire tutto di una poesia. E non sono neppure sicuro che sia possibile spiegare tutto in una poesia, poiché la poesia esiste proprio perché essa possa esprimere (anche) ciò che i mezzi linguistici della prosa non possono esprimere. Quindi il senso del componimento trascende almeno in parte il valore semantico delle parole che lo compongono.
Detto questo, in ossequio alla mia vocazione didattica, non posso esimermi dal fornirti qualche elemento di comprensione.
In primo luogo l'ordine delle parole influisce sul significato della frase che esse compongono. Le stesse parole, disposte in modi differenti, producono sfumature di significato differenti o addirittura valenze divergenti. Dire "un albero forse" non equivale a dire "forse un albero". La prima formulazione suggerisce l'esistenza di un dubbio sulla natura o sull'identità dell'oggetto designato, che potrebbe essere un albero, oppire un palo della luce, oppure un miraggio, oppure...
La seconda formulazione insinua invece l'dea che si tratti di un'eventualità attesa o sperata: un albero forse potrebbe portare frescura proiettando la propria ombra sull'amaca sulla quale sto riposando...
Per segnalare che l'ordine e la disposizione delle parole siano coessenziali al senso del componimento il poeta rende esasperato l'aspetto strutturale, l'ordine, appunto.
L'iterazione del procedimento insinua il dubbio che l'incertezza semantica travalichi le singole parole e si estenda al componimento e da esso agli oggetti designati dalle paole e da questi alla realtà stessa.
Con questo procedimento poetico il poeta tedesco esprime quindi un dubbio fondamentale sulla coerenza del reale e sulla natura dell'essere, ottenendo un risultato non troppo dissimile da quello che Montale ottiene in alcuni suoi componimenti con mezzi espressivi completamente diversi.
A scanso di equivoci non sto paragonando le poesie di Montale a quelle di Gomringer, sto solo dicendo che si intuisce a monte delle due proposte poetiche una posizione filosofica a tratti e per alcuni versi congruente.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
Una polemica furente, così seria da risultare ridicola, ha investito Eugen Gomringer.
In realtà il poeta svizzero-boliviano risiedente in Germania non ha fatto proprio nulla, se non ricevere un premio per la sua produzione poetica, attribuitogli dalla Fondazione Alice Salomon.
Per celebrare il premio dato a Gomringer la fondazione Alice Salomon aveva deciso nel 2011 di adornare una facciata laterale della scuola che porta lo stesso nome con il testo di una poesia di Gomringer, composta nel lontano 1951. Così Avenidas fa bella mostra di sé da sette sul muro dell'edificio scolastico.
Fin qui tutto bene. Ma poi sono subentrati l'esuberanza moralista tipica dei giovanissimi e i forti principi della scuola, ma intesi in modo molto radicale. E così, come sempre, da solidi principi, quali l'antirazzismo e la dignità umana (gli striscioni che si vedono appesi alla balconata riportano: "Insieme contro nazismo e razzismo qui e dappertutto" e "Diritti umani, dignità umana e umanità") e ottime intenzioni si è riusciti a cavare un'incredibilie idiozia.
La bufera mediatico-social del movimento #MeToo, ha investito tutto e tutti, senza ma e senza sfumature. Così l'indignato corpo studentesco della scuola Alice Salomon ha iniziato la sua crociata contro qualunque discriminazione raziale. Leggendo qualunque cosa in chiave sessista, ha finito per essere lette in chiave sessista e discriminatoria anche la poesia di Gomringer che accampa sulla parete della scuola.
E una poesia sessista non può essere tollerata. Quindi gli studenti in corpore hanno perentoriamente chiesto alla direzione dell'istituto di imbiancare di fresco la parete e far scomparire l'offensiva scritta.
naturalmente la vicenda è stata immediatamente ripresa dai media che ne hanno fatto un caso politico. La comunità artistica è insorta e ha rinfocolato la polemica in nome della libertà d'espressione e della dignità della creazione artistica.
A 93 anni Eugen Gomringer si è trovato investito da una mostruosa polemica per cose che non ha mai detto, per pensieri che non hanno mai sfiorato la sua mente per azioni che non ha mai compiuto e che in geniale sintesi ha qualificato di "idiozie".
Di fatto la poesia è sparita dalla facciata, ma ha invaso il web. E l'accademia delle arti di Berlino ha risposto poesia contro poesia, apponendo alla facciata principale un altro componimento di Gomringer.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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