Nella vita di Attilio due sono le cose importanti. Il suo piccolo orto, acquattato tra le montagne, e il Partito.
Passioni tramandategli dal padre. Partigiano e contadino.
Ricordati Attilio, il partito è come la famiglia, anzi certe volte è più importante.
E Attilio è cresciuto dentro questi insegnamenti. Ha imparato a distinguere i funghi buoni da quelli velenosi. Ha preso coscienza di che cosa significhi credere fortemente in un ideale di libertà.
Quando il suo partito decide che è ora di cambiare sia il nome, diventato imbarazzante, sia la politica, Attilio entra in una crisi profonda. Non sa come uscirne. Il padre non c’è più e dovrà cavarsela da solo.
Non rinnova la tessera del partito, che portava nel portafoglio, insieme alla carta di identità.
Si dedicherà completamente alla coltivazione dell’orto. E ai ricordi. E alla nostalgia.
Ah che belli quei funerali dove i compagni marciavano uniti, per dare l’ultimo saluto alla salma.
C’era sempre qualcuno che lanciava sopra la bara la spilletta di lenin, oppure la tessera scaduta del Partito. Una volta ci fu un compagno che lanciò una copia del Manifesto del Partito Comunista.
Una tempesta metterà in pericolo la comunità della valle. Attilio a questo punto dovrà prendere decisioni coraggiose.
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