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Discussione: L' amore per il noto (La fine del mondo)

          
  1. #1
    Master Member L'avatar di Enribello
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    L' amore per il noto (La fine del mondo)

    L'amore per il noto
    (LA FINE DEL MONDO)
    Il mio compagno è partito e subito dopo ho sentito un urlo agghiacciante: non ho più alcun dubbio, lì fuori ci aspetta la fine. Con terrore mi rendo conto che non ho alternative e presto sarà il mio turno.
    Mi scoppiano le tempie e il sangue pulsa forte nelle vene. Sono avvolto dal buio, anche se questo mi rasserena. Appoggio la testa sulle ginocchia e cerco di tranquillizzarmi.
    In tempi di Pace, prima che il terremoto ci sconvolgesse, la Voce mi parlava sempre, rassicurandomi per le mie paure. Ci affidavamo a Lei per tutte le necessità e niente ci faceva mancare. Poi il cataclisma, gli elementi dell’Universo si sono scatenati, e la Voce è improvvisamente scomparsa.
    Mi domando se ha ancora un senso cercare di contrastare il destino: non varrebbe forse la pena rassegnarsi, accettando la sorte come una liberazione?
    So bene, però, di mentire a me stesso: ogni parte del mio corpo è stravolta dal dolore e dal panico, perché in realtà ognuno vorrebbe prolungare la sua esistenza più possibile, anche quando ha la certezza della fine imminente.
    Prima non era così. La Voce, quando mi parlava, mi confortava trasmettendomi la certezza di un altro mondo e di un’altra vita di luce al suo fianco. E sentivo la costante presenza del mio compagno. Ma ora che sono disperatamente solo, senza più certezze, cosa posso attendermi dal dopo?
    Ecco, tocca a me. Vengo spinto fuori con forza come era accaduto prima a lui. Il dolore insopportabile. Non avrei mai immaginato qualcosa del genere. Provo a resistere, ma le mie forze sono nulla contro la potenza degli elementi. Devo rassegnarmi. La mia attesa è finita.
    La morte è dunque un lampo accecante?
    *
    Un sorriso si stampò sulle labbra dell’ostetrica:
    “Complimenti signora, due splendidi gemelli!”


    Da I Racconti Bonsai di Alberto Piccinini

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  3. #2
    Logopedista nei sogni L'avatar di Estella
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    Due Vasi – storiella zen

    Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle.
    Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto.
    Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.
    Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.
    Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:
    “Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa”.
    La vecchia sorrise:
    “Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi.
    Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”.
    Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante.
    Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui.
    Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di giunchiglie.


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  5. #3
    Master Member L'avatar di Enribello
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    L'amore al capolinea
    (LE TUE MANI SU DI ME)
    Largo alle giovani. Non ci hanno pensato su due volte prima di decidere che ormai potevano fare a meno di me. Tanti anni passati a lavorare nei turni, senza orari e senza mai fiatare non contano niente: sono vecchia, non servo più e posso essere messa da parte.
    Solo tu, forse, mi capisci. Sento la tua presenza amica, il tuo alito caldo, l’armonia dei tuoi gesti. Viaggiamo insieme, come sempre, ma sapendo entrambi, questa volta, che sarà un viaggio di morte. Conosco il nome di chi mi sostituirà e so che presto ti abituerai a lei, e mi dimenticherai. Non devi neanche fingere che non sia così. Ne ho fatta, di strada, nella vita, e ho capito bene come vanno le cose: tutti utili, nessuno indispensabile, e ci si consola facilmente anche dopo i distacchi più dolorosi.
    Ma del resto a loro cosa importa?
    Salgono, obliterano, omettono di obliterare guardinghi, siedono, lasciano sedere, tastano sederi, guardano, slumano, pensano, leggono, ascoltano, sudano, borseggiano, e scendono a vivere la loro vita. La mia vita, però, è qui, è tutta qui.
    Le tue mani su di me, per l’ultima volta. Tu sei diverso, non sei indifferente... Ecco, stiamo per arrivare al capolinea. Le tue mani mi stringono più forte del solito: ancora una curva e poi mi lasceranno per sempre.
    Addio, se mai un dio ci fosse anche per noi. Da domani al posto mio, vecchia carcassa, una mercedes-Benz 0 405 n2/s43c ultima genera-zione, aria condizionata, 45 posti in piedi e 39 a sedere. Oltre al tuo, naturalmente.


    NOTA DELLA DIREZIONE. Ci preme rassicurare l’utenza sulle sorti di Betty: oggi presta servizio sotto il sole dell’ Havana e se la passa molto meglio di voi.

    Da I Racconti Bonsai di Alberto Piccinini

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