Torino, 14 novembre 1907.

Mio caro Guido,

la vostra telepatia che credete così fine s’inganna e vi inganna. Io non ho forse mai pensato tanto a voi come in questi giorni che per analogia di date mi facevano rivivere le ore del nostro primo incontro. E ve l’ho fatto dire da una donna pensosa, e da tre pensieri prima, e prima ancora ve l’ho detto io stessa in una lunga lunga lettera.
Io piuttosto dubitavo di voi così a lungo taciturno, sognante in solitudine e in oblio. Che buona cosa è la solitudine che godete voi fra la natura e il sogno: l’uno che tortura l’altra che blandisce, dolci entrambi alla vostra anima pensosa. È triste invece la mia, la solitudine fra la gente così vicina e così lontana da me, e fra cui è necessario ch’io sia, sempre e dovunque, «quella che va sola».

Lettera di Amalia Guglielminetti a Guido Gozzano.