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Discussione: Omero e l'anatomia

          
  1. #1
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Lightbulb Omero e l'anatomia

    Sicuramente gli antichi Greci - per inciso quelli dell'età arcaica, anteriori alle prime fonti letterarie di cui disponiamo, ossìa l'Iliade e l'Odissea di Omero - avevano idee molto astratte sulla distinzione tra vivente, cadavere, spititualità. Come dice Dodds (I greci e l'irrazionale) "trascuravano la distinzione tra cadavere e spettro, considerandoli consustanziali". Quando Sofocle mette alla prova "psiken te kai fronema kai ghnomen", dispone gli elementi del carattere secondo una scala che va dall'emozione (psiché, sfera emotiva) all'intelletto (ghnome, sfera raziocinante), passando per un termine intermedio, fronema, che nell'uso implica gli altri due.
    Tra l'età neolitica e Sofocle, svetta il nome di Omero e dei suoi poemi. Con Omero (e i contemporanei) ,sicuramente si fa una distinzione ben precisa tra corpo ed anima. Il corpo - considerato in senso unitario, come sintesi tra soma e psiche - è tutto per gli antichi Greci: il corpo lavora, ama, lotta, odia, si rende amichevole: in altre parole, il corpo vive, e la vita è convissuta con gli altri corpi.
    Nome:   00-07 lekythis di Esone.jpg
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    Lekythos ariballica di Esone (particolare) con combattimento di guerrieri greci con amazzoni (Museo Nazionale di Napoli)

  2. #2
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    Il corpo per gli antichi Greci

    Il corpo è sede del valore raggiunto dal cittadino e dall'Eroe combattente: il valore (areté) unisce in sè la bellezza, l'amicizia, la gloria, il valore sul campo di combattimento. E un sentimento di rimpianto si produce allorquando nell'eroe che ha raggiunto l'aretè , sopraggiunge la morte.
    I Greci - o perlomeno i Greci dei tempi di Omero e degli antichi aedi - non avevano una visione diremmo "scientifica" dell'anatomia umana. Anatomia stessa è un termine che sopreggiungerà più tardi, con la sintesi dello studio delle piante tramite dissezione ( phyto-tomia), degli animali (zoo-tomia), nell'unico nome di Anatomia.
    Tuttavia, nei poemi dell'età Arcaica, e quindi in Omero, troviamo larga descrizione delle varie parti del corpo umano, laddove il Poeta si sofferma nella descrizione del corpo dei soldati durante o dopo lo scontro fisico, che prevedeva spesso il distacco di segmenti anatomici.
    A volte, ma non sempre, però, la descrizione è così cruenta.
    Ad esempio, nel Libro V dell'Iliade, così Omero descrive la lotta tra Agamennone, Menelao e i Teucri:

    ....Agamennòne
    primier riversa il vasto Odio dal carro,
    degli Alizoni condottiero, e primo
    al fuggir. Gli piantò l'asta nel tergo,
    e fuori dal petto uscir la fece. Ei cadde
    rumoroso, e suonar l'armi sovr'esso.
    Dalla glebosa Tarne era venuto
    Festo, il figliol del Mèone Boro. Il colse
    Idomenèo coll'asta alla diritta
    spalla nel punto che salìa sul carro.
    Cadde il meschin d'orrenda notte avvolto,
    e i servi lo spogliar d'Idomeneo.

    (Iliade, vv50-61)

    Qui, la descrizione è molto - diciamo - contenuta e non assume caratteri cruenti, come invece accadrà negli esemp (numerosi) che seguiranno.

  3. #3
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    Lo scudo, nei combattimenti, copriva il nucleo del corpo (torace e addome) solo in parte, essendo per lo più rotondo e non grande (tale strumento di difesa sarà perfezionato poi dai Romani). Quindi, poteva succedere - e succedeva - che le lance o le frecce colpissero il "nucleo" corporeo.
    Nei versi 566-573 del XIII libro, Alcatoo è colpito a morte dalla lancia di Idomeneo: l'eroe troiano, figlio di Esiete, marito di Ippodamia (la figlia di Anchise ), e cognato di Enea, cade a terra, ma il suo cuore (kradìe) batte e pulsa ancora, anche da morto

    ... e tale lo colpì nel petto
    D’Idomenéo la lancia, e la lorica,
    Della persona inutile difesa,
    Gli traforò. Diè un rauco e sordo suono
    Il lacerato usbergo; strepitoso ( v. 570)
    Alcatóo cadde, e il battere del core
    Fe’ la cima tremar dell’asta infissa,
    Ch’ivi alfin tutta si quetò.


    (Iliade, XIII, vv 566-573). Traduzione di Vincenzo Monti.

  4. #4
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    Achille affrontò in campo Asteropeo ancora agonizzante e dopo averlo spogliato passò coi propri piedi sul suo petto e lo gettò nello Scamandro, facendolo annegare. Il grande Asteropeo morì nel fiume Scamandro e sul suo corpo ignudo si avventano fameliche le anguille, che presero a maciullarlo (in un'altra traduzione dal greco, le anguille si affollano attorno al corpo di Asteropeo divorandone i reni e il grasso che lo circonda (grasso della loggia perirenale)


    Sì dicendo, divelse dalla ripa
    La ferrea lancia, e su la sabbia steso
    L’esamine lasciò. Bruna il bagnava
    La corrente, e famelici dintorno265
    Affollavansi i pesci a divorarlo.


    (Iliade, XXI, vv 263-266)

  5. #5
    Senior Member L'avatar di silvia77
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    Sir, ti faccio i complimenti per la scelta di questo tema omerico, è uno dei più interessanti e anch'io ci insisto molto quando spiego Omero ai miei alunni: ci aiuta a capire l'alterità e la distanza tra noi e gli antichi riguardo alla concezione dell'uomo. Non voglio sprofessorare, perchè quello è il mio lavoro e già mi prende molte energie. Comunque se posso permettermi di aggiungere una considerazione, uno dei punti su cui la concezione della persona omerica è lontana dalla nostra è che l’uomo omerico manca fondamentalmente di unità: è un insieme di tante membra distinte, che ‘sommate’ non fanno un corpo, se così si può dire: la psychè è quel soffio vitale che le tiene unite le membra umane, le ‘anima’ appunto, ma è anch’essa un’entità più materiale di quanto intendiamo noi quando parliamo di ‘anima’. Non a caso, quando un guerriero viene ucciso, il momento della morte, insieme a quell’annebbiamento che cade sull’uomo come un mantello che lo avvolge, è proprio l’esalazione della psychè, che esce da un’apertura del corpo, la bocca in genere; a questo punto l’uomo non è più un insieme di membra animate, ma un soma, un cadavere: il termine soma, che in tutta la lingua greca classica designa in generale il corpo, in Omero si usa infatti per lo più solo per il corpo morto.
    Un consiglio spassionato Sir: eviterei di usare la traduzione di Monti o altre traduzioni poetiche che hanno decisamente fatto il loro tempo. Ci sono molte e belle traduzioni fatte da professionisti competenti, dalla Calzecchi Onesti in poi, che certo è datata ma sempre valida e tante altre molto più recenti che forse saranno meno poetiche di quella di Monti, ma certamente più fruibili ed efficaci nel restituirci il testo di Omero.
    "...she lives for the written word, and people come second or possibly third..." Morrissey

  6. #6
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    Grazie, Silvia. Il tuo intervento è quanto mai utile proprio perchè permette di chiarire alcuni passi che meritano approfondimento.
    Ho usato il termine anima che ma dovevo adoperare quello più consono di psyché.
    Il termine anima è anche adoperato dai Fisiologi ; ad essa si fanno corrispondere, per ogni pensatore, qualità diverse: l'aria (Anassimene e Diogene D'Apollonia), oppure la proporzione, numero e armonia (Pitagorici); fuoco per Eraclito; la "facoltà di muoversi per sè"(Platone), oppure l'entelechia che ha la vita in potenza (Aristotele)
    La società omerica era anteriore a questi pensatori e naturalmente aveva ancor più un'idea generica e non meglio definita della parola "anima". Ma è meglio , più opportuno, parlare di Psyché, ossìa di "quel soffio vitale (non meglio definito) che tiene unite le membra umane"

    La traduzione di Monti? Hai ragione e seguirò il tuo consiglio, quando potrò. In casa ho anche altre traduzioni, ma non quella di Calzecchi Onesti.

    Ti chiedo di seguire questa discussione e portare il tuo contributo validissimo. Discussione che, come avrai notato, è solo una chiacchierata tra amici di Forum.
    Ciao e grazie

    Carlo

  7. #7
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    Libro V:
    Pandaro ferisce Diomede ma la dea Atena infonde a quest'ultimo la forza perché riprenda la battaglia con più vigore che mai:

    Ciò detto,
    scagliò. Minerva ne diresse il telo,
    e a lui che curvo lo sfuggìa, cacciollo

    tra il naso e il ciglio. Penetrò l'acuto
    ferro tra' denti, ne tagliò l'estrema
    lingua, e di sotto al mento uscì la punta.

    (tratto da Mitologia e dintorni)

  8. #8
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    Libro XXII, tragico duello tra Ettore ed Achille: L'eroe troiano è ucciso dal semidio Achille: questi, con getta la propria lancia sul collo di Ettore e fa scempio del "tenero collo" dell'eroe troiano, ma non evita che il ferro trapassi la sua trachea . L'eroe troiano è, però, ancora in grado di parlargli...


    ma restava scoperto dove divide il collo dalle spalle la clavicola,
    alla gola, dove la fuga della vita è più rapida:
    lì lo colpì Achille divino con l’asta, mentre attaccava,
    la punta passò parte a parte, attraverso il tenero collo;
    ma il frassino armato di bronzo non tagliò la trachea,
    affinché potesse parlargli, rispondendo alle sue parole
    .

    trad. it. di G. Cerri, Rizzoli)

  9. #9
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    Libro VIII, vv 443-450:

    Ettore incontra, in campo di battaglia, Teucro. I due eroi si parlano,
    si squadrano, poi Ettore afferra una grossa pietra e ferisce mortalmente Teucro,
    proprio al di sotto della clavicola ( Kleis), rompendogli un nervo ed intorpidendogli il braccio.
    La clavicola forma, con altre ossa, il cingolo dell'arto superiore e delimita inferiormente
    la regione cervicale:è regione riccamente irrorata dai vasi sanguigni (succlavia, carotidi)
    e anatomicamente prossima alla sommità del parenchima polmonare.

    La traduzione è quella di Monti. Spero che la mia amica Silvia non me ne vorrà, per questo...

    Nome:   teucro.jpg
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    Teucro in quel punto
    Traeva un altro doloroso telo
    Dalla faretra, e lo ponea sul nervo.
    Mentre alla spalla lo ritragge in fretta,
    E l’inimico adocchia, il sopraggiunge
    Crollando l’elmo Ettorre, e dove il collo
    S’innesta al petto ed è letale il sito,
    Coll’aspro sasso il coglie, e rotto il nervo
    Gl’intorpidisce il braccio.

  10. #10
    Master Member L'avatar di Sir Galahad
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    A Licàone, oramai preda della furia dell'eroe greco, Achille con la lancia in mano risponde :

    ...Muori anche tu, amico mio: perché ti lamenti?
    è morto anche Patroclo che era assai migliore
    di te. E non vedi me, come sono bello e forte,
    e di nobile padre e ho per madre una dea?
    Persino su di me incombe la morte e il destino crudele.
    La morte a Licaone viene inferta violentemente, benché supplice, e Omero la descrive in modo trucido e con grande realismo
    e lo colpì sul collo, alla clavicola; immerse tutta
    la spada a due tagli, e Licaone giacque disteso bocconi:
    sgorgava sangue nero e bagnava la terra.

    E viene gettato il cadavere nel fiume Scamandro , "affinché il sangue e le ferite vengano leccate dai pesci". Così dice Achille ormai solo apparentemente privo di umana compassione.


    Sir Galahad

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  12. #11
    Moderator L'avatar di kaipirissima
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    Che forza che hanno queste parole, cariche di un'accettazione dolorosa del proprio destino.
    Mi torna alla mente Manzoni che nell'Adelchi scriveva : soffri e sii grande, il tuo destino è questo.

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