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22-January-2016, 17:58
#16
Master Member
- Anonimo Egiziano -
(XVI-XI sec. a.C.)
Così breve è il nostro
cammino in questo sogno.
Il mondo di una rosa.
Ma noi lo rendiamo
immenso
con soste di lunghi dolci baci
sulle foglie aperte.
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07-November-2016, 19:48
#17
Master Member
Meleagro poeta greco 160 a.C - 30 a.C.
Lacrime anche lì, attraverso la terra
ti offro, Eliodora, reliquie d’amore,
nell’Ade, lacrime aspre sulla tomba
molto compianta, memoria dei miei
desideri, memoria del mio amore.
Ah, miseramente, miseramente
io Meleagro qui piango su te, cara
anche tra i morti, vana
offerta ad Acheronte. Ah, dov’è il mio
amato germoglio? Lo strappò Ade,
lo strappò. Ed ora la polvere sporca
il vivo fiore. Terra che ci nutri,
ti supplico, accogli tenera al tuo
seno, madre, quella che tutti piangono.
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15-February-2017, 19:52
#18
Master Member
Decimo Magno Ausonio (310 ca-395 ca d.C)
VIVIAMO, MOGLIE MIA, COME UNA VOLTA
Viviamo,moglie mia, come una volta,
diamoci i dolci nomi della prima notte.
Non cambi nulla, per noi, il tempo che fugge:
io sono il tuo ragazzo e tu la mia fanciulla.
Anche se fossi più decrepito di Nestore
e tu vincessi l'età di Deifobe cumana,
non pensiamo alla vecchiaia e alla prudenza.
Godiamo i nostri anni, e non contiamoli.
Nel bassorilievo e' raffigurato un matrimonio nell'antica Roma.
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Master Member
Quando l’ebbi dischiusa nel letto, Dòride
natiche rosa, fra quelle carni mi sentii un dio.
Ella, stringendomi in mezzo il favo fra le anche tremanti,
bravamente accordava a Ciprigna la bella cavalcata.
Nel mentre volgeva a me gli occhi languenti,
che a ogni sobbalzo guizzavano
come lucide foglie al vento
finché dell’uno e dell’altra,
esausta la candida foga,
Dòride con le membra affrante,
soddisfatta, giacque, immobile.
Dioscòride
Grecia - primo secolo dopo Cristo-
( Mosaico lupanari di Pompei)
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Master Member
Amores
Lottano fra loro e tirano il mio debole cuore in opposte direzioni
l’amore e l‘odio,
ma
(penso)
vince l’amore.
Ti odierò se potrò;
altrimenti, ti amerò mio malgrado:
anche il toro non ama il giogo,
eppure porta il giogo che odia.
Fuggo dalla tua infedeltà, ma mi riporta indietro la tua bellezza;
detesto la tua condotta colpevole,
ma amo il tuo corpo.
Così non riesco a vivere né con te né senza di te,
e mi sembra di non sapere cosa voglio davvero.
Ovidio
Scena dal film "Il Gladiatore" foto presa dal web
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26-February-2019, 16:44
#21
Master Member
SULPICIA*
A Cerinto
È giunto amore finalmente. Nasconderlo
sarebbe vergogna assai più grave che svelarlo.
Commossa dai miei versi, Venere lo portò sino me,
tra le mie braccia, compì la sua promessa. I miei peccati
li racconti chi si dirà non ebbe i suoi.
Io quasi non vorrei neppure scriverli:
prima di lui, temo li legga un altro.
Ma giova aver peccato. Mi disturba
atteggiare il mio volto alla virtù.
Si dirà che son degna di lui, e lui di me.
(traduzione di Eva Cantarella)
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Luce mia, possa io non esser più
la tua ardente passione
come credo d’esser stata
in questi ultimi giorni se io,
in tutta la mia giovinezza,
ho mai commesso una sciocchezza,
di cui io possa confessare
di sentirmi più pentita,
quella di averti lasciato solo
la scorsa notte,
per volerti nascondere
il desiderio che ho di te.
*Sulpicia la Saffo dell'antica Roma...di lei. vissuta al tempo di Augusto, non restano che pochi componimenti,
Per saperne di piu'
http://www.softrevolutionzine.org/20...etessa-romana/
Venere capitolina
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Master Member
Eccola, guarda,
è come la stella luminosa
all’inizio di una bella annata.
Lei, che risplende di perfezione,
brillante di pelle,
con occhi belli quando guardano
e labbra dolci quando parlano,
non ha mai una parola di troppo.
Alto il collo,
il petto chiaro,
capelli come lapislazzuli,
braccia che superano lo splendore dell’oro,
dita che assomigliano ai boccioli di loto,
languide le reni,
sottili le anche.
Fa in modo che ogni uomo
si volti a guardarla…
Anonimo Egiziano (XVI-XI sec. a.C.)
foto presa dal web
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Master Member
Dimmi l'addio che non riesco a dire.
Finire è nulla: perderti è più grave.
Insieme abbiamo ormai troppi ricordi
finiti tutti quanti in nostalgia.
Penso commosso e sento nella gola
il pianto che aprirebbe la mia bocca.
Allora apro le labbra, fingo e rido!
Anonimo arabo xi secolo d.C.
foto presa dal web
foto presa dal web
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Master Member
Assetata d'amore
sporgo le labbra
verso il tuo calice.
Le gocce d'ambrosia
che lasci cadere
scivolano tra le crepe
riarse della mia bocca...
avida
ingorda
insaziabile.
Si.
Lo ammetto...
non mi basti mai.
Ora taci però.
Dissetami!
Saffo
Testa di Saffo, copia romana da originale di età ellenistica, da Smirne,
Museo archeologico di Istanbul
foto presa dal web
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Master Member
CON UNA FRONDA DI MIRTO
ἔχουσα θαλλὸν μυρσίνης ἐτέρπετο
ῥοδέης τε καλὸν ἄνθος…
…ἡ δέ οἱ κόμη
ὤμους κατεσκίαζε καὶ μετάφρενα.
Con una fronda di mirto giocava
ed una fresca rosa;
e la sua chioma
le ombrava lieve e gli omeri e le spalle.
(Traduzione di Salvatore Quasimodo)
Aveva un ramo di mirto e gioiva
e un fiore bello di rosa.
La chioma
copriva d’ombra gli omeri, le spalle.
(Traduzione di Filippo Maria Pontani)
Giocherellava, tenendo fra le dita
un rametto di mirto e un bocciolo di rosa…
…sciolti portava i capelli;
alle spalle e alla schiena facevano ombra.
(Traduzione di Francesco Della Corte)
Archiloco
“Afrodite (o Venere) di Capua”, conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli
La ragazza di questi due frammenti in giambi del poeta greco Archiloco, riuniti in un singolo componimento dal filologo Theodor Bergk, è un’etera, ovvero quella particolare figura che nel mondo ellenico rappresentava una donna di compagnia, una cortigiana: simile a una moderna e raffinata escort, offriva non solo prestazioni sessuali ma anche un intrattenimento culturalmente elevato. Il mirto e la rosa che la contraddistinguono sono infatti elementi cari alla dea Afrodite e quindi legati ad una sfera meramente erotica. Ne esce un ritratto molto moderno, assolutamente differente dalla stilizzazione della donna arcaica.
Foto e testo presi dal web
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07-December-2020, 15:54
#26
Master Member
AD APOLLO
Cosa può chiedere un poeta offrendo una coppa
di vino nuovo all'altare di Apollo?
cosa implorare? Non le messi ricche
che maturano in Sardegna,
gli armenti cosí invidiabili della Calabria
infuocata, non l'oro o l'avorio dell'India,
non i campi che il Liri, fiume silenzioso,
con acque tranquille corrode.
Lascia che con la falce poti le viti di Cales
chi le ebbe dalla fortuna e che in calici d'oro
si beva i vini barattati con unguenti
il mercante arricchitosi,
credi, col favore degli dei, se piú di una volta
l'anno può solcare senza pericolo le acque
dell'oceano.
Io mi nutro di olive,
di cicoria, di malve leggere.
Concedimi dunque, Apollo, che in buona salute
goda di quanto possiedo e, ti prego,
con mente lucida: non voglio trascinare
muto una vecchiaia deforme.
Orazio
L'Apollo del Belvedere è una copia romana del II secolo d.C. di un originale in bronzo del IV secolo a.C.
L’originale è attribuito allo scultore greco Leochares
foto e testo dal web
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22-February-2022, 18:39
#27
Master Member
MI GUARDA TRA LE PALPEBRE AZZURRINE
Mi guarda tra le palpebre azzurrine
Eros che strugge
con infinite malie
con le inafferrabili reti della Dea,
s’accosta e tremo,
come un cavallo vecchio provato
spinto col carro rapido
riottosamente, ancora, alla battaglia.
IBICO
(da La poesia d’amore antica, Bur, 2013 – Traduzione di Enzo Mandruzzato)
Statua di Marco Aurelio Palazza dei Conservatori Roma
Immagine presa dal web
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23-February-2023, 15:24
#28
Master Member
ELEGIE Libro II
Elegia XV
Oh me felice, o notte per me splendida,
e dolce letto reso beato dalla mia delizia!
Quante parole ci siamo detti distesi accanto alla lucerna,
e quante battaglie d’amore abbiamo ingaggiato,
allontanato il lume. Infatti ella ora lottava con me
a seni nudi, ora indugiava a lungo coperta dalla tunica.
Ella con le labbra mi aprì gli occhi assonnati,
e disse: “Così, insensibile, giaci?”.
Come abbiamo intrecciato le braccia in diverse forme d’amplesso!
Quanti lunghi baci ho impresso sulle tue labbra!
Non giova guastare i piaceri di Venere con movimenti ciechi;
se non lo sai, gli occhi sono la guida dell’amore.
Si dice che lo stesso Paride si consunse vedendo nuda la Spartana,
mentre si alzava dal talamo di Menelao;
nudo anche Endimione, narrano, conquistò la sorella di Febo,
e giacque a sua volta insieme con la dea nuda.
Se invece tu con animo ostinato ti adagerai vestita,
ti strapperò la veste e proverai la forza delle mie mani;
e anzi se l’ira da te provocata mi spingerà a trascendere,
dovrai mostrare a tua madre le braccia ferite.
Non ancora dei seni cadenti ti impediscono tali giochi:
badi a queste cose colei che si vergogna di avere già partorito.
Finché i fati ce lo permettono, saziamoci gli occhi di amore:
viene per te una lunga notte,
e il giorno non tornerà. Oh volessi che una catena ci avvincesse
così che nessun giorno ci potesse più separare.
Ti siano d’esempio le colombe congiunte in amore,
il maschio e la femmina stretti in un connubio totale.
Erra colui che cerca la fine di un folle amore:
un amore vero non conosce alcun limite né misura.
La terra ingannerà con false messi gli aratori,
e più presto il sole spingerà i cavalli neri,
e i fiumi cominceranno a far rifluire le acque alla sorgente,
e i pesci saranno asciutti nei gorghi disseccati,
che io possa rivolgere altrove i miei affanni d’amore;
di lei sarò vivo, di lei morrò!
Se ella volesse concedermi talvolta di tali notti,
anche un anno di vita sarà lungo.
Se poi me ne concederà molte, allora in esse diverrò immortale:
chiunque in una sola notte può trasformarsi in un dio.
Se tutti desiderassero trascorrere una tale vita,
e giacere con le membra oppresse da molto vino,
non vi sarebbe il crudele ferro né una nave da guerra,
e il mare di Azio non travolgerebbe le nostre ossa,
né Roma espugnata tante volte dai propri trionfi,
sarebbe stanca di sciogliere i suoi capelli.
Questo certo potranno elogiare di me i miei discendenti:
le mie coppe non hanno mai offeso alcuno degli dèi.
Tu ora, mentre il giorno splende, non lasciare i frutti della vita:
se mi darai tutti i tuoi baci, me ne darai pochi.
E come i petali si distaccano dai serti avvizziti,
e li vedi galleggiare sparsi nelle coppe,
così per noi, che ora amanti nutriamo un vasto sentimento,
forse il domani concluderà i fati.
Sesto Aurelio Properzio
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