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Arte e critica sociale
Colgo al volo lo spunto offerto da Kaipirissima in un altro thread e avvio una discussione sull'arte come veicolo di critica sociale o di riflessione sulla società e sulle sue contraddizioni.
La critica sociale è un tema importantissimo nell'arte figurativa tra Ottocento e Novecento, sia per l'impatto visivo delle opere in un'epoca in cui i mezzi di comunicazione di massa muovono i primi passi e sono ancora essenzialmente cartacei, sia perché la sensibilità artistica dell'epoca e l'avvento di nuove forme di rappresentazione realistiche dell'immacine, prima fra tutte la fotografia, impongono alla pittura e alla scultura di trasmettere altro che non semplicemente la "bellezza" realistica o onirica di un soggetto. Emozione, coinvolgimento morale, sensazione e sentimento, grandi ideali e senso di giustizia diventano protagonisti al pari dei personaggi e dei paesaggi rappresentati.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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Comincio subitop con un opera di "casa mia". Le vittime del lavoro, di Vincenzo Vela.
Si trova esposta al portale sud della galleria ferroviaria del Sangottardo e rappresenta il prezzo da pagare per il progresso tecnologico e l'arrivo della ferrovia: operai trasportano un lavoratore deceduto sul lavoro mentre partecipava allo scavo della galleria.
Per qualche informazione di contesto sulle condizioni di lavoro rimanfdo alla relativa pagina di wikipedia (leggere la parte sulle condizioni di lavoro).
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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Originariamente inviato da
Rupert
Colgo al volo lo spunto offerto da Kaipirissima
in un altro thread e avvio una discussione sull'arte come veicolo di critica sociale o di riflessione sulla società e sulle sue contraddizioni.
Anche ai giorni nostri... Bansky
Questo dipinto è la rielaborazione di un quadro del pittore scozzese Jack Vettriano intitolato “The singing butler”. Banksy inserisce nella sua opera due uomini con la maschera a gas mentre cercano di spostare un pesante bidone di scorie tossiche, operazione che ben poco ha a che fare con il tema romantico del dipinto originale. La tela “rivisitata” si intitola Crude oil, termine che indica due cose: la tecnica a olio usata da Banksy e il petrolio greggio. Un’ambiguità semantica voluta, utile a far riflettere sul problema ambientale.
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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« L'arte deve essere una rappresentazione idealista della natura e di noi stessi, in vista del perfezionamento fisico e morale della nostra specie. » Giuseppe Pellizza |
« Siamo in un paese di campagna, sono circa le dieci e mezzo del mattino d'una giornata d'estate, due contadini s'avanzano verso lo spettatore, sono i due designati dall'ordinata massa di contadini che van dietro per perorare presso il Signore la causa comune... » Giuseppe Pellizza, Volpedo, 1892 |
Il quarto stato (Il cammino dei lavoratori)
di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Quest'opera rappresenta lo sciopero dei lavoratori e simboleggia non solo la protesta sociale ma l’affermazione di una nuova classe sociale, il proletariato, che diventa consapevole dei propri diritti nei confronti della società industriale. |
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A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Questa famosa fotografia di Lewis Hine riprende il riposo o la pausa pranzo di un gruppo di undici lavoratori alle prese con la costruzione del grattacielo RCA, principale edificio del Rockefeller Center, proprietà e sede di General Electric. Scattata il 19 settembre 1932, l’immagine comparve un paio di settimane dopo sul New York Herald Tribune, a corredo di un articolo in cui si segnalava la mancanza di corde o altre protezioni.
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A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Originariamente inviato da
daniela
Anche ai giorni nostri... Bansky
Questo dipinto è la rielaborazione di un quadro del pittore scozzese Jack Vettriano intitolato “The singing butler”. Banksy inserisce nella sua opera due uomini con la maschera a gas mentre cercano di spostare un pesante bidone di scorie tossiche, operazione che ben poco ha a che fare con il tema romantico del dipinto originale. La tela “rivisitata” si intitola
Crude oil, termine che indica due cose: la tecnica a olio usata da Banksy e il petrolio greggio. Un’ambiguità semantica voluta, utile a far riflettere sul problema ambientale.
BELLISSIMO!
Questo quadro è semplicemente stupendo nella sua efficacia: i due ballerini sconsiderati ballano incuranti del temporale che arriva (nel quadro di Vettriano) e lo sfruttano sia per l'ombrello, sia per la musica (lo si deduce dal titolo di Vettriano) umiliandolo e sfruttandolo come forza lavoro; specularmente due ballerini in giallo danzano con un fusto di scorie tossiche incuranti delle conseguenze per il pianeta, mentre sullo sfondo una petroliera si inabissa riversando petrolio greggio nel mare e sulle spiagge (da qui il titolo del quadro di Bansky).
Periodicamente (una volta ogni ogni lustro) mi capita di andare sulle coste bretoni. È incredibile, ma si vedono ancora distintamente i disastri e le scorie del disastro della petroliera Erika, avvenuto nel 1999!
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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La grande città - Otto Dix (1927 - 1928)
Il quadro rappresenta il contrasto fra benessere (il ballo) e povertà (mendicanti e prostitute) nel contesto della società moderna tra le due guerre.
Due cose mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. Bertrand Russell
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1819 La zattera della Medusa di Gericault descrive un drammatico fatto di cronaca che aveva sconvolto l’opinione pubblica.
I fatti:
Nel 1816 la fregata Medusa salpa dalle coste francesi sull’Atlantico diretta in Senegal, per controllare il passaggio della colonia dall’Inghilterra alla Francia come previsto dal trattato di Parigi.
Al largo della Mauritania la nave Medusa si incaglia e, impossibilitata proseguire, si iniziano le manovre di salvataggio dei numerosi imbarcati che non stanno nelle poche scialuppe di salvataggio. Alle scialuppe viene dunque agganciata una grande zattera che ben presto si sgancia e viene abbandonata alla deriva.
Per più di venti giorni i quasi 150 naufraghi, abbandonati a se stessi, lottarono per la sopravvivenza. Molti morirono di sete e di fame, alcuni si uccisero e ci furono tragici episodi di cannibalismo.
La responsabilità fu data al capitano, nobile francese reduce dell’esercito ma incapace di governare una nave e di leggere le carte nautiche.
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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La nave negriera (The Slave Ship o Mercanti di schiavi che gettano in mare i morti e i moribondi - Tifone in arrivo)
di William Turner (1775 – 1851)
In uno strepitoso tramonto infuocato una nave affronta la tempesta. Tra le onde spumose di un inverosimile colore limaccioso emergono ceppi, brandelli umani e d’arredo, indistinti.
Nel 1781 il capitano della nave negriera Zong, per farsi ripagare dall’assicurazione un carico di schiavi malaticci, aveva gettato i mare 132 africani, vivi e ancora incatenati ai ceppi, nelle acque infestate dagli squali dei Caraibi.
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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