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13-November-2011, 12:08
#1
Senior Member
I poeti del Futurismo
Paolo Buzzi
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Forse è la vita vera.
Il carro dipinto,
i cavalli selvatici e docili, ebbri di vento,
le belle figlie in cenci,
la mensa a bivacco furtiva sotto gli astri,
la strada bianca del mondo |
Due cose mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini. Bertrand Russell
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Moderator
Marinetti, L'automobile da corsa
All’Automobile da corsa
Veemente dio d’una razza d’acciaio,
Automobile ebbra di spazio,
che scalpiti e fremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d’olî minerali,
avido d’orizzonti, di prede siderali
Io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!
Allento finalmente
le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell’Infinito liberatore!
All’abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce
accelerando il suo sanguinolento
palpito, all’orizzonte
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù!
Che importa, mio dèmone bello?
Io sono in tua balìa! Prendimi! Prendimi!
Sulla terra assordata, benché tutta vibri
d’echi loquaci;
sotto il cielo accecato, benché folto di stelle,
io vado esasperando la mia febbre
ed il mio desiderio,
scudisciandoli a gran colpi di spada.
E a quando a quando alzo il capo
per sentirmi sul collo
in soffice stretta le braccia
folli del vento, vellutate e freschissime
Sono tue quelle braccia ammalianti e lontane
che mi attirano, e il vento
non è che il tuo alito d’abisso,
o Infinito senza fondo che con gioia m’assorbi!
Ah! ah! vedo a un tratto mulini
neri, dinoccolati,
che sembran correr su l’ali
di tela vertebrata
come su gambe prolisse
Ora le montagne già stanno per gettare
sulla mia fuga mantelli di sonnolenta frescura,
là, a quel sinistro svolto
Montagne! Mammut in mostruosa mandra,
che pesanti trottate, inarcando
le vostre immense groppe,
eccovi superate, eccovi avvolte
dalla grigia matassa delle nebbie!
E odo il vago echeggiante rumore
che sulle strade stampano
i favolosi stivali da sette leghe
dei vostri piedi colossali
O montagne dai freschi mantelli turchini!
O bei fiumi che respirate
beatamente al chiaro di luna!
O tenebrose pianure! Io vi sorpasso a galoppo!
Su questo mio mostro impazzito!
Stelle! mie stelle! l’udite
il precipitar dei suoi passi?
Udite voi la sua voce, cui la collera spacca
la sua voce scoppiante, che abbaia, che abbaia
e il tuonar de’ suoi ferrei polmoni
crrrrollanti a prrrrecipizio
interrrrrminabilmente?
Accetto la sfida, o mie stelle!
Più presto! Ancora più presto!
E senza posa, né riposo!
Molla i freni! Non puoi?
Schiàntali, dunque,
che il polso del motore centuplichi i suoi slanci!
Urrà! Non più contatti con questa terra immonda!
Io me ne stacco alfine, ed agilmente volo
sull’inebbriante fiume degli astri
che si gonfia in piena nel gran letto celeste!
Filippo Tommaso Marinetti
(trad. dello stesso F. T. Marinetti di A mon Pégase).
Testo originale di F T. Marinetti, 1908:
A MON PEGASE
Da La Ville Charnelle
Dieu véhément d'une race d'acier,
Automobile ivre d'espace,
qui piétines d'angoisse, le mors aux dents
stridentes!
O formidable monstre japonais aux yeux de forge,
nourri de flamme et d'huiles minérales,
affamé d'horizons et de proies sidérales,
je déchaîne ton coeur aux teuf-teufs diaboliques,
et tes géants pneumatiques, pour la danse
que tu mènes sur les blanches routes du monde.
Je lâche enfin tes brides métalliques... Tu
t'élances,
avec ivresse, dans l'Infini libérateur!...
Au fracas des abois de ta voix...
voilà que le Soleil couchant emboîte
ton pas véloce, accélérant sa palpitation
sanguinolente au ras de l'horizon...
Il galope là-bas, au fond des bois... regarde!...
Qu'importe, beau démon?...
Je suis à ta merci...Prends-moi!
Sur la terre assourdie malgré tous ses échos,
sous le ciel aveuglé malgré ses astres d'or,
je vais exaspérant ma fièvre et mon désir
à coups de glaive en pleins naseaux!...
Et d'instant en instant, je redress ma taille
pour sentir sur mon cou qui tressaille
s'enrouler les bras frais et duvetés du vent.
Ce sont tes bras charmeurs et lointains qui
m'attirent!
ce vent, c'est ton haleine engloutissante,
insondable Infini qui m'absorbes avec joie!...
Ah! Ah!... des moulins noirs, dégingandés,
ont tout à coup l'air de courir
sur leurs ailes de toile baleinée
comme sur des jambes démesurées...
Voilà que les Montagnes s'apprétent à lancer
sur ma fuite des manteaux de fraîcheur
somnolente...
Là! Là! regardez! à ce tournant sinistre!...
Montagnes, ô Bétail monstrueux, ô Mammouths
qui trottez lourdement, arquant vos dos immenses
vous voilà dépassés...noyés...
dans l'échevau des brumes!...
Et j'entends vaguement
le fracas ronronnant que plaquent sur les routes
vos jambes colossales aux bottes de sept lieues...
Montagnes aux frais manteaux d'azur!...
Beaux fleuves respirant au clair de lune!... Plaines ténébreuses! je vous dépasse au grand galop
de ce monstre affolé... Etoiles, mes Etoiles,
entendez-vous ses pas, le fracas des abois
et ses poumons d'airain croulant interminablement?
J'accepte la gageure...avec Vous, mes Etoiles!...
Plus vite!... encore plus vite!...
Et sans répit, et sans repos!...
Lachez les freins!... Vous ne pouvez?..
Brisez-les donc!...
Que le pouls du moteur centuple ses élans!
Hurrah! Plus de contact avec la terre immonde!...
Enfin, je me détache et je vole en souplesse
sur la grisante plénitude
des Astres ruisselants dans le grand lit du ciel!
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Master Member
Dominare
Dominare
straripare d'azzurro e di silenzio 2 minuti
strada scendere
scendere
scendere
scendere
scendere
salire
scendere scendere
pianerottolo d'un torrente
scendere ancora
ancora fuga dalle colline e vallate
subitaneo ottenebrarsi dei contrafforti dei Rodopi
a picco sotto i piedi dell' aviatore tra 2
chiarori di fiumi.
Filippo Tommaso Marinetti
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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Fortunato Depero
Canzone rumorista (1916)
Tramvai (1916)
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Moderator
Corrado Govoni, "Le cose che fanno la domenica"
Le cose che fanno la domenica
L’odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.
Il canto del gallo nel pollaio.
Il gorgheggio dei canarini alle finestre.
L’urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.
La biancheria distesa nel prato.
Il sole sulle soglie.
La tovaglia nuova nella tavola.
Gli specchi nelle camere.
I fiori nei bicchieri.
Il girovago che fa piangere la sua armonica.
Il grido dello spazzacamino.
L’elemosina.
La neve.
Il canale gelato.
Il suono delle campane.
Le donne vestite di nero.
Le comunicanti.
Il suono bianco e nero del pianoforte.
Le suore bianche bendate come ferite.
I preti neri.
I ricoverati grigi.
L’azzurro del cielo sereno.
Le passeggiate degli amanti.
Le passeggiate dei malati.
Lo stormire degli alberi.
I gatti bianchi contro i vetri.
Il prillare delle rosse ventarole.
Lo sbattere delle finestre e delle porte.
Le bucce d’oro degli aranci sul selciato.
I bambini che giuocano nei viali al cerchio.
Le fontane aperte nei giardini.
Gli aquiloni librati sulle case.
I soldati che fanno la manovra azzurra.
I cavalli che scalpitano sulle pietre.
Le fanciulle che vendono le viole.
Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.
Le colombe che tubano sul tetto.
I mandorli fioriti nel convento.
Gli oleandri rosei nei vestibuli.
Le tendine bianche che si muovono al vento.
Corrado Govoni
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Fortunato Depero
VERBALIZZAZIONE astratta di SIGNORA
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Valentine de Saint-Point
Les pantins dansent |
Ballano i burattini |
Les pantins dansent
Je mourrai, un jour de fête,
Alors que les pantins dansent.
Je n’entre pas dans leur danse,
Je ne fête pas leurs fête.
Je mourrai, un jour de fête,
Alors que les pantins dansent.
Alors qu’ils crient et qu’ils hurlent
Tous, une gaieté prescrite,
Rien je ne crie ni ne hurle,
Même une vertu proscrite.
Et leur vacarme est si faux
Que je ne puis m’écouter.
Dans un factice, si faux,
Vie ne se peut écouter.
Mon silence, mort au bruit,
Silence pour quoi je vis,
Cela seul par quoi je vis,
Mon silence, mort au bruit.
Ma solitude est si lourde,
Amertume inguérissable!
Solitude riche et lourde,
Solitude inguérissable!
Je mourrai, un jour de fête,
Alors que les pantins dansent.
Je n’entre pas dans leur danse,
Je ne fête pas leurs fêtes.
Je mourrai, un jour de fête,
Alors que les pantins dansent.
Valentine de Saint Point (1875-1953) |
Ballano i burattini
Morirò in un dì di festa,
Mentre danzano i burattini.
Non m’unisco al loro ballo,
Non festeggio la loro festa.
Morirò in un dì di festa,
Mentre danzano i burattini.
Mentre gridano e urlano
Tutti, una gaiezza prescritta,
Non grido né urlo nulla,
Neppure una virtù proscritta.
Ed il loro baccano è così forte
Che non posso ascoltarmi.
In una farsa così falsa,
Non può ascoltarsi Vita.
Il mio silenzio, morto al rumore,
Il silenzio per cui vivo,
Esso solo, per cui io vivo,
Il mio silenzio, morto al rumore.
La mia solitudine è così pesante,
Inguaribile amarezza!
Solitudine ricca e pesante,
Solitudine inguaribile!
Morirò in un dì di festa,
Mentre danzano i burattini.
Non m’unisco al loro ballo,
Non festeggio la loro festa.
Morirò in un dì di festa,
Mentre danzano i burattini.
trad. aprile 2013 © Rupert
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09-October-2013, 16:20
#9
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Ecco un bellissimo esempio di produzione artistica, interpretazione e poi reinterpretazione-adattamento-ispirazione tra poesia, suono e musica.
Il testo è un adattamento del celeberrimoGadji beri bimba di Hugo Ball, che, con l'eccezione di questo componimento, resta quasi del tutto ignoto ai più.
Gadji beri bimba
gadji beri bimba glandridi laula lonni cadori
gadjama gramma berida bimbala glandri galassassa laulitalomini
gadji beri bin blassa glassala laula lonni cadorsu sassala bim
gadjama tuffm i zimzalla binban gligla wowolimai bin beri ban
o katalominai rhinozerossola hopsamen laulitalomini hoooo
gadjama rhinozerossola hopsamen
bluku terullala blaulala loooo
zimzim urullala zimzim urullala zimzim zanzibar zimzalla zam
elifantolim brussala bulomen brussala bulomen tromtata
velo da bang band affalo purzamai affalo purzamai lengado tor
gadjama bimbalo glandridi glassala zingtata pimpalo ögrögöööö
viola laxato viola zimbrabim viola uli paluji malooo
tuffm im zimbrabim negramai bumbalo negramai bumbalo tuffm i zim
gadjama bimbala oo beri gadjama gaga di gadjama affalo pinx
gaga di bumbalo bumbalo gadjamen
gaga di bling blong
gaga blung
Un'interpretazione molto futurista:
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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09-October-2013, 18:41
#10
Member
Non amo il futurismo in nessuna delle sue manifestazioni artistiche, fatta eccezione per qualche poesia di Quasimodo. E' una corrente che ha portato il "brutto" nell'arte, nella poesia, nella letteratura e nella musica. Insomma un'arte coraggiosa che si nutre del brutto.
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09-October-2013, 20:15
#11
Moderator
Neppure io amo il futurismo. In particolare trovo al tempo stesso ingenua e micidiale la convinzione che la tecnologia e il "progresso" scientifico possano da soli risolvere ogni problema dell'umanità, ridotta per altro a pura espressione meccanicista. Non lo amo e tuttavia lo trovo estremamente interessante e alcune sue manifestazioni sono francamete geniali. Altre invece desolatamente grottesche.
Credo d'altronde che la macchina bellica della Grande guerra abbia giudizicato, condannato e in molti casi letteralmente giustiziato il futurismo, lasciando spazio al momivento Dada, che invece per vari motivi, non tutti artistici, amo moltissimo.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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11-October-2013, 01:43
#12
Administrator
L'interpretazione del Gadji beri bimba mette un po' paura...
The creatures outside looked from pig to man, and from man to pig, and from pig to man again: but already it was impossible to say which was which.
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11-October-2013, 12:29
#13
Moderator
Originariamente inviato da
DarkCoffee
L'interpretazione del Gadji beri bimba mette un po' paura...
L'atmosfera lugubre che l'interpretazione genera è piuttosto in sintonia con lo spirito dell'opera. Una celebrazione del clangore meccanico della vita industriale moderna. Negli intenti dei futuristi questo era il "bello". Chiaramente l'apprezzamento estetico è legato alla sensibilità personale e in certa misura anche alle prospettive, alle mode e alla percezione tipiche di un'epoca. Non bisogna dimenticare che quell'epoca con quelle prospettive si è infiammata nella più desolante catastrofe dell'umanità, un quarantennio con due episodi di guerra mondiale, sterminio di massa, devastazione, genocidio.
Paola dice che il futurismo ha introdotto il brutto nell'arte. Da un certo punto di vista è vero, ma il reale problema è che i futuristi ritengono bella l'inesorabilità di quello che chiamano progresso e quindi in buona misura scombinano il concetto stesso, mentre grandissimi artisti come Otto Dix, usano e ricercano il brutto da presentare come brutto per denunciare le brutture ed esprimere un monito profondo le preoccupazioni verissime... che naturalmente in pochi hanno veramente guardato.
"non vitae sed scholae discimus" (Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 106, 12)
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