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Discussione: Acciaio - Silvia Avallone

          

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  1. #1
    Member L'avatar di donnadelfaro
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    Libro amaro che ha il sapore dei sogni infranti. Anna e Francesca, ragazzine alla soglia dell'adolescenza, sono piene di quell'incoscienza selvaggia di chi non vuole appartenere a niente, senza troppe domande, senza risposte. Sognano l'Elba si, le spiagge bagnate di ricchi turisti, guardandola da Piombino degradata. Nel libro troviamo il paesino della provincia "distrutto" dalla fabbrica, le acciaierie Lucchini, ci sono padri molestatori, violenti, nullafacenti, madri che non si ribellano o spingono i figli verso un futuro diverso, storie d'amore, il potere del corpo femminile, la confusione sessuale, la droga, l'abbrutimento di adolescenti e giovani. Siamo davanti a tutti gli stereotipi che abbiamo già visto in altri libri e al cinema, raccontanti con uno stile discretamente efficace. A fine romanzo, tuttavia, qualcosa non torna. Un finale affrettato? Una conclusione superficiale? Personaggi che sono buoni o cattivi, con poche sfumature, con poca anima? Nella seconda parte la storia è lunga, sembra non finire più, l' autrice parla troppo pesantemente delle cose, non arrivava mai ad una conclusione. Non è chiaro il messaggio che l’autrice vuole comunicare, non c’è nemmeno un tema, anche se non è che debba necessariamente esserci un tema! La conseguenza, tuttavia, è che, quando chiudiamo il libro, viene da pensare che per l’autrice non ci sia salvezza per chi vive e cresce in posti come Piombino, e questo non può trovarci d’accordo. Per essere l'opera prima di una esordiente va bene, ma il libro è ben lungi da essere un caso letterario così come lo vende l'editoria. Siamo ancora una volta davanti a una operazione editoriale ben congegnate. Una grande operazione di marketing.

  2. #2
    Master Member L'avatar di Enribello
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    Devo dire la verita’: mi incuriosiscono sempre un po’ quei romanzi che ricevono commenti contrastanti e quando si fa troppa pubblicita’ mi metto sulla difensiva…l’editoria infatti come dice prima di me Donna del faro lo ha lanciato come caso letterario...( esagerati...)
    Vincitore del premio Campiello come opera prima,so che ha spaccato polemicamente la cittadina toscana in cui e’ ambientata questa storia. E che ne e’ stato fatto anche un film.

    C’è molto realismo in questo libro del 2010 semplice e diretto…..certo ci sono stereotipi e luoghi comuni, pero’ tenendo conto che la scrittrice quando lo ha scritto aveva soli 26 anni ed era all'esordio possiamo concedergli qualche attenuante. E’ la storia cruda sulla disillusione di una generazione che non vede possibilita’ di riscatto se non costruendosi un mondo ireale e che spera in una via di fuga dalla miseria e dalla noia.
    Da una parte la vecchia fabbrica, il cemento, i palazzoni , il degrado, dall’altra le anfetamine. la musica sparata nelle orecchie. la discoteca,la voglia di evasione…….ma e’ anche la storia di un amicizia tra due
    adolescenti con la disperata voglia di di vedersi, toccarsi, di sperare in un futuro lontano da li magari in quell’isola d’Elba tanto sognata.
    In non so se come dice qualcuno questo e’ un libro” furbo”…al di la' delle operazioni di marketing,la mia sensazione e’ che l’autrice sia sincera….. a me tutto sommato e’ piaciuto, non sono un critico, giudico in base alla mia sensibilita’ . Un merito bisogna riconoscerglielo: una storia sullo sfondo della Toscana ma non quella turistica ,bensi quella degli operai.
    Che, non ci crederete, esistono ancora.
    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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