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10-November-2011, 22:29
#1
Master Member
Poesia da Nobel
Inizio con un tris di poesie del premio Nobel per la letteratura di quest'anno, Tomas Tranströmer:
Mattina e ingresso
Percorre il suo cammino
Il grande gabbiano dal dorso nero,
Timoniere del sole.
Sotto di lui, l’acqua.
Adesso il mondo sonnecchia ancora
Come nell’acqua una pietra variopinta.
Giorno indecifrato. Giorni -
Come caratteri aztechi!
Musica. E io resto imprigionato
In questo arazzo.
Le braccia sollevate – come una figura
D’arte rurale
Le pietre
Sento cadere le pietre che abbiamo gettato,
Cristalline negli anni. Nella valle
Volano le azioni confuse dall’attimo
Gridando da cima a cima degli alberi, tacciono
Nell’aria più leggera del presente, planano
Come rondini da cima
A cima dei monti finché
Raggiungono l’altopiano più remoto
Lungo la frontiera con l’aldilà.
Là cadono
Le nostre azioni cristalline
Su nessun fondo,
Tranne noi stessi.
L'albero e il cielo
Un albero vaga nella pioggia,
ci passa in fretta davanti nel grigio scrosciante.
Ha un affare da sbrigare. Prende vita dalla pioggia
come un merlo in un frutteto.
Appena smette di piovere l'albero si ferma.
S'intravede dritto e fermo nelle notti chiare,
come noi in attesa dell'istante
in cui i fiocchi di neve si rovesciano nello spazio.
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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10-November-2011, 22:44
#2
Master Member
Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura 1975.
Ho sceso, dandoti il braccio
Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto
ad ogni gradino.
Anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo
che di noi due
Le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Eugenio Montale
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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10-November-2011, 22:48
#3
Master Member
Spesso il male di vivere
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Eugenio Montale
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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10-November-2011, 22:51
#4
Master Member
Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Montale
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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10-November-2011, 23:16
#5
Master Member
Wislawa Szymborska - premio Nobel per la letteratura 1996
Scrivere un curriculum
Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
da "Vista con granello di sabbia"
"...Comme on n’a pas le choix il nous reste le cœur"
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11-November-2011, 14:21
#6
Senior Member
Sully Proudhomme (16 marzo 1839, Parigi - 06 settembre 1907, Châtenay-Malabry - Francia) all'anagrafe René Francois Armand Prudhomme. Fui insignito del Premio Nobel per la letteratura nella prima edizione del 1901 e fu membro dell'Accademia di Francia dal 1881 fino alla morte.
Il momento migliore
L'istante più bello degli amori
non è quando si dice 'ti amo'
è nel silenzio
ogni giorno spezzato a metà
è nelle intese
pronte e furtive dei cuori
nei finti rigori
nelle indulgenze segrete
nel brivido di un braccio
dove poggia una mano che trema;
nel libro sfogliato insieme,
un libro mai letto
nell'ora irripetibile quando con la bocca chiusa
il pudore dice tanto
e il cuore scoppia
aprendosi in silenzio come un bocciolo di rosa
l'ora in cui il mero profumo dei capelli
sembra un regalo conquistato …
l'ora della tenerezza squisita
che nel rispetto avvolge la passione.
Sully Proudhomme
Bisogna essere leggeri come un uccello, non come una piuma. Paul Valery
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11-November-2011, 16:22
#7
Master Member
Questa poesia la adoro:
Amore a prima vista
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
Uno "scusi" nella ressa?
Un 'ha sbagliato numerò nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Wislawa Szymborska
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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11-November-2011, 21:50
#8
Master Member
José Saramago, scrittore, poeta e critico letterario portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998.
Vengano infine
Vengano infine le alte allegrie,
le ardenti aurore, le notti calme,
venga la pace agognata, le armonie,
e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime.
Che vengano, amor mio, perché questi giorni
son di stanchezza mortale,
di rabbia e agonia
e nulla.
Stelle poche
Chiamarti rosa, aurora, acqua fluente,
cos'è se non parole raccattate
tra i rifiuti d'altre lingue, d'altre bocche?
I misteri non sono quello che sembrano,
o non riescono a dirli le parole:
nello spazio profondo, stelle poche.
Traccio un solco per terra, in riva al mare:
e la marea subito lo spiana.
Così è la poesia. La stessa sorte
tocca alla sabbia e tocca alla poesia
al via vai della marea, al vien-vieni della morte.
Oggi non era un giorno di parole,
con mire di poesie e di discorsi,
né c'è strada che fosse la nostra.
A definirci bastava solo un atto,
e visto che a parole non mi salvo,
parla per me, silenzio, ch'io non posso.
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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11-November-2011, 21:58
#9
Moderator
Herta Müller
Alla sera
Ogni albicocca
Caccia in pancia
Un sassolino
Ad un altra anche
Noi due terzi
Di tutti i gatti
Si sentono nel
Quinto anno di vita
Camminano ariosi nell’incognito- In borsette
Giusto ancora i capelli e dalla diga ferroviaria
S’avventura la luna per lo stadio
Come un pallone in casa ha con sé 11 unghie
Fissate ad una corda guarda
Ho un “faible” per il numero 3.
N.b.: la poesia di Herta Müller è virtualmente intraducibile, perché giocata su suoni e giustapposizioni sintattiche che in tedesco hanno un certo effetto e che in traduzione lo perdono o ne hanno altri contraddittorii. Basti pensare, per esempio al dettaglio per cui la luna in tedesco e maschile (der Mond) ed in italiano è femminile. Basta questo per scardinare tutta una costruzione che mette in rete la luna, lo stadio, un pallone e l'interno di una casa...
Nonostante tutto, data la mia baldanzosa scellerataggine, ci ho provato lo stesso.
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12-November-2011, 12:44
#10
Master Member
A noi
si addice
la
paura
della
tenerezza
Herta Müller
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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12-November-2011, 12:47
#11
Master Member
Acqua che all'acqua torna, di luce sfrangiata,
si apre l'onda in spuma.
Movimento perpetuo, arco perfetto,
che si erge, ricade e rifluisce,
onda del mare che il mare stesso nutre,
amore che di se stesso si alimenta.
José Saramago
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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12-November-2011, 12:49
#12
Master Member
Le parole d'amore
Dimentichiamo le parole, le parole:
le tenere, capricciose, violente.
le soavi di miele, quelle oscene,
le febbrili, le affamate e assetate.
Lasciamo che il silenzio dia un senso
al pulsar del mio sangue nel tuo ventre;
che parola o discorso mai potrebbe
dire amore nella lingua del seme?
José Saramago
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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12-November-2011, 22:44
#13
Master Member
Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura 1959
Specchio
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.
Salvatore Quasimodo
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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12-November-2011, 22:44
#14
Master Member
Dolore di cose che ignoro
Fitta di bianche e di nere radici
di lievito odora e lombrichi,
tagliata dall’acque la terra.
Dolore di cose che ignoro
mi nasce: non basta una morte
se ecco più volte mi pesa
Con l’erba, sul cuore, una zolla
Salvatore Quasimodo
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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18-November-2011, 15:53
#15
Master Member
Imitazione della gioia
Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l'ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.
Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.
Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.
Salvatore Quasimodo
A ciascuno e' affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
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