Ciao a tutti, questo "Scrittori si diventa" è molto interessante. Vincendo un certo imbarazzo, mi permetto di inserire un mio micro racconto...
Filippo
Caro Nicholas,
ti scrivo alle luce della candela che rischiara questa sera buia e fredda.
Dalla finestra della mia stanza posso vedere le persone che arrancano nella neve e il loro fiato che si condensa in piccole nuvole.
Il caotico via vai della gente mi fa venire in mente la folla che c’era alla processione di Santa Marta, al nostro paese. Ti ricordi?
Ora vivo ad Osterath, quello che viene chiamato “il quartiere negro” anche se ormai gli immigrati africani sono la minoranza. Anche noi del resto siamo una minoranza, non credi? Qui la maggior parte della gente parla un dialetto slavo incomprensibile, imbastardito da parole arabe e cinesi.
Dalla strada sottostante si alzano alte grida che attirano la mia attenzione. Sono alcuni militari che inseguono un ragazzino che avrà al massimo tredici anni. Stringe tra le braccia un fagotto di stracci. Anche lui del resto è vestito da quelli che sembrano molteplici strati di stracci luridi. Cerca di farsi largo fra la folla, come un pesciolino impazzito dal terrore che nuota in un mare in tempesta.
I militari indossano divise che non conosco. D’altronde cambiano in continuazione. Non si capisce se appartengono all’esercito regolare, se ne esiste ancora uno, oppure ad una delle numerose milizie private. Questi hanno tutti dei cappotti color verde scuro e dei baschi neri. Ognuno impugna un’arma diversa, pistole, fucili, manganelli, uno addirittura un machete. Sono in sette, stanno tutti gridando frasi di cui non capisco il significato, ma posso intuirne il senso.
Il ragazzino cerca di farsi spazio a gomitate in una moltitudine di persone indifferenti o infastidite. Ma la sua corsa non dura molto. Uno dei soldati gli spara una serie di colpi di pistola che lo raggiungono alla schiena. Crolla a terra, un breve spasmo delle gambe ed è tutto finito.
I militari circondano il corpo, che ora sembra ancora più piccolo. Lo sollevano di peso e lo portano via, inghiottiti subito dalla folla. Li riesco a seguire con lo sguardo solo per pochi secondi poi non li vedo più.
Tutto è tornato come prima, con la confusione che sembra la sagra di Santa Marta.
Ma qui non ci sono santi.
Non più.
Ti saluto con affetto.
Peter
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