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Speravo che leggere un libro su un argomento per me affascinante come la Guerra Fredda scritto da uno che quegli anni li ha vissuti da protagonista (fra l'86 e l'89 è stato ambasciatore prima presso la NATO e poi a Mosca) mi potesse fornire un punto di vista privilegiato su alcuni aspetti del periodo come la fine dell'URSS, magari il tutto condito da aneddoti personali inediti.
Purtroppo invece il libro è molto fedele al suo titolo (e molto meno al sottotitolo) ed è una breve cronistoria dei fatti salienti del periodo che va dal 1945 al 1989 attraverso i quali l'autore mostra spesso un apprezzamento quasi nostalgico per la stabilità socio-politica che, a suo dire, ha contraddistinto i governi nazionali e le istituzioni sovranazionali in quegli anni. Peccato che, pur essendosi giustamente ricordato di sottolineare che la stabilità al di là della cortina di ferro è stata spesso mantenuta con i carri armati nelle strade, si sia dimenticato di menzionare tutto ciò che di poco stabile e molto stigmatizzabile è accaduto in Sud e Centro America dove gli Stati Uniti non inviavano carri armati ma consulenti militari e fiumi di dollari per ristabilire l'ordine democratico affidandolo a personaggi come Pinochet.
Lettura non consigliata.