Trama.
In un piccolo paese vicino a Bolzano si è insediato da poco un parroco giovane e volenteroso. Aloiz Bauer ha ventinove anni, molta fede e un vizio: gli scacchi. Sopita, nascosta e combattuta durante gli ultimi anni di studi, la passione per il gioco torna prepotentemente nella mente del giovane Aloiz dopo aver sfidato Daniel Harrwitz, un anziano signore (l'unico di tutto il paese in grado di giocare) all'osteria, davanti a una folla di curiosi. Harrwitz è un tipo solitario, ambiguo, taciturno e incredibilmente abile davanti a una scacchiera. Forse troppo per essere un semplice dilettante. Settimana dopo settimana, le sfide tra i due diventano un avvenimento nel paese. Sempre più ossessionato dal gioco padre Bauer si butta a capofitto nei manuali di scacchi e ben presto la sua fede vacilla sotto i colpi degli impulsi umani, tra la competizione con il signor Harrwitz e le velate avances di una fedele che, nel segreto del confessionale, si dichiara innamorata di lui. Il contrasto tra la fede, gli scacchi e l'amore si fa quasi insostenibile fino a quando Bauer non viene convocato al capezzale del vecchio scacchista che sta per morire. Dopo aver ascoltato il racconto-confessione dell'uomo, al parroco non resterà che gettare nel fuoco la scacchiera e la tonaca.


Cavolo, questa sinossi è quasi più lunga del romanzo!


Ve la racconto io la trama.
Ebbene, c'è un giovane parroco in un piccolo paesino tra le montagne. Ogni giornata assomiglia alla precedente. Un pomeriggio, durante una confessione, una parrocchiana gli fa capire d'essersi innamorata di lui. Il giovane prete entra un po' in crisi, ma trovando una scacchiera sente che potrà liberarsi dalla tentazione cedendo a un'altra.
Nessuno gioca a scacchi in quel paese, quando improvvisamente appare un ebreo tedesco., il prete è troppo contento di poterlo "battere". Iniziano a giocare, ma da subito ci si accorge delle due personalità dei giocatori. Arrogante l'ebreo e, sorpresa sorpresa, collerico il prete. Epilogo.

Recensione L'ultima traversa.

Cosa non funziona.
Tralascio i buchi della trama nella caratterizzazione di personaggi secondari ma neanche troppo: la ragazza innamorata del prete e passo al piatto forte: gli scacchi.
Sembrava di rileggere La variante: le stesse descrizioni e situazioni.
Da subito si capisce che i due sono maestro e allievo (non solo di scacchi ma di vita, o almeno questa è l'intenzione dell'autore).
Nelle dinamiche del gioco si verificano le stesse situazioni (il maestro che elimina dei pezzi per facilitare lo sfidante), oppure cose già lette, (negli scacchi non esiste la fortuna), già viste (il maestro che gioca bendato) ecc.
Anche l'ossessione per gli scacchi appare più un corollario.
I due personaggi non sono simpatici.


Mi aspettavo qualcosa di più, soprattutto dopo aver partecipato alla presentazione del suo ultimo romanzo, Teoria delle ombre. In quell'occasione Maurensig ha criticato la letteratura contemporanea in quanto mancante di profondità. Mi spiego, romanzi scritti bene, di ritmo, con trame accattivanti, ma che lasciano solo un evanescente ricordo.
Ebbene, L'ultima traversa non è che abbia questa profondità, almeno non sulla carta.
Usare gli scacchi, per far crescere il personaggio, ci sta, ma qui, a mio avviso, non è riuscito per nulla. La narrazione è frettolosa e superficiale.
La scelta finale del prete è tirata via dopo il discorso del campione dia scacchi. Sinceramente credo che il percorso che porta all'ultima traversa, scegliere la "professione" religiosa o a decidere di rinunciarvi, avvenga dopo qualche tormento ed esame di coscienza in più.

bocciato

e giusto per

http://www.ilsole24ore.com/art/cultu...?uuid=AbjvxlHH