Grand Budapest Hotel

Un film di Wes Anderson.
Con Ralph Fiennes, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric, Adrien Brody, Willem Dafoe.
Sceneggiatura: Wes Anderson
Commedia, 100 min.
USA 2014.


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Ci sono film e libri che escono da una semplice catalogazione.
Esistono film che hanno il loro punto di forza nella trama, nell'intreccio.
Non è questo il caso. Eppure a fare in conti con l'intreccio c'è davvero l'intero armamentario: una morte misteriosa, un furto, un'evasione, un inseguimento, una love story... La storia è sfuggente e spesso paradossale.
Esistono film che hanno il loro punto di forza nel protagonista.
Non è questo il caso, eppure Gustave, (Ralph Fiennes) il concierge, è davvero unico. Un personaggio eccentrico, edonista, fuori dagli schemi, dentro le forme del bon ton, fuori dalla realtà eppure presente ad essa in ogni respiro.
Attorno a lui ruotano personaggi indimenticabili, il giovane concierge, Zero Moustafa (Tony Recolori) la pura pasticciera Agata (Saorise Ronan) il perfido Dimitei,(Adrien Brody) il crudele Jopling (Willem Dafoe), il compassato avvocato (Jeff Goldblum), l'attempata Madame D. (Tilda Switon), ecc. Tutti indimenticabili. Come la successione di concierge che assembla un cast davvero eccezionale.
Non è la trama, non è il personaggio, allora è la regia, la cura manicale del dettaglio della narrazione, degli spazi, delle forme, dei colori...
Forse ciò che rende questo film unico è di aver raccontato un'illusione, di aver voluto raccontare un mondo in dissoluzione con garbo, con brio circense senza però perdere mai il senso della realtà. Una realtà, camuffata nella girandola del racconto picaresco, che lascia un retrogusto amaro, una nota di malinconia per un mondo perduto, o, forse, mai esistito.


Voci di sala:
C'è chi l'ha trovato noioso, troppo raccontato... (C'è una voce fuori campo per quasi tutto il film)
C'è chi è andato a vederlo due volte, per poterlo afferrare. Ma è un film sfuggente che lascia però un ricordo indelebile.


Consigliato? Sì.