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Discussione: A sud del confine, a ovest del sole - Haruki Murakami

          
  1. #1
    old crone L'avatar di Indigowitch
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    A sud del confine, a ovest del sole - Haruki Murakami

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    TRAMA

    Hajime è un bambino mite e piuttosto solitario. Essere figli unici è inusuale in un Giappone in pieno boom economico, ma non ancora iper-tecnologizzato, frenetico, come quello che conosciamo adesso attraverso i mezzi di comunicazione.
    L'amicizia con Shimamoto, a dodici anni, figlia unica come lui, gli fa provare per la prima volta quella che si può definire la sintonia tra "anime affini" e che nel corso della sua vita non ritroverà mai più.
    Possono il tempo, il distacco, il passaggio alla vita adulta relegare nell'oblio un'amicizia così breve e speciale?




    Premessa: sono di parte. Non so stabilire se in Murakami vi sia del genuino talento o tanta astuzia nel confezionare un certo tipo di prodotto editoriale, sta di fatto che a me piace.
    Mi aveva già conquistato con "Norwegian Wood - Tokyo Blues" e adesso non posso che alzare le mani.
    Hajime è il classico tipo di personaggio che irriterebbe i lettori che amano gli appassionati, estremi nel bene o nel male e che preferiscono le tinte forti alle scale di grigi.
    Tuttavia la sua malinconia, la sua incapacità di trovare un posto nel mondo, di rendersi protagonista della sua vita anziché una sorta di controfigura sono esposte con una levità compassionevole (scusate ma non trovo un'espressione migliore) che è propria di Murakami.
    In poche pagine questo autore riesce a catapultarmi in un'atmosfera emotiva che sento mia, come se qualcuno mi avesse messo sotto il naso i miei pensieri e le mie sensazioni, e mi avesse detto: "Guarda! E' questo che provi, che vivi ogni giorno della tua vita, non è così?"

    "Pretend you are happy when you are blue/ it isn't very hard to do."
    Il brano di Nat King Cole che Hajime amava canticchiare con Shimamoto, l'amica del cuore dei suoi dodici anni che gli fa scoprire e apprezzare la musica, è simbolico di quello che sarà il percorso di vita del protagonista.

    Si può crescere, assistere inermi ai furori studenteschi sessantottini, si può trovare una ragazza che ti vuol bene, trovare un lavoro stabile, senza mai subire un contraccolpo, un sussulto, essere sfiorati dalla percezione che ci sia qualcosa di stonato in tutto questo?
    Hajime lo sente, ma non reagisce.
    Lo sente quando per la prima volta nella sua vita ferisce profondamente una persona che gli è cara, quando mai avrebbe pensato di esserne capace.
    Lo sente quando corregge bozze per una casa editrice di testi scolastici e subisce l'alienazione della routine quotidiana senza combatterla.
    La sua vita si evolve, migliora, fiorisce. Hajime è pieno di energie, è un lavoratore, è intraprendente, ma è sempre presente in lui la consapevolezza crepuscolare della sua intima solitudine, quella che nemmeno una moglie, dei figli e un'attività ben avviata possono compensare.

    Il presente è fitto di impegni, pulsante, ricco di vita.
    Tuttavia quel presente sembra solo l'anticamera della morte, del disfacimento, una recita tenuta in piedi dalle convenzioni.
    E' il passato, invece, che ritorna prepotentemente alla memoria e sembra l'unica goccia di realtà, di vita realmente vissuta.
    E se di colpo il passato riprende forma, mentre nel tuo club suonano "The Star-crossed Lovers", cosa resta da dire?

    "Quando ti guardo, a volte, mi sembra di vedere una stella lontana, - dissi. - Sembra che brilli, ma è una luce di decine di migliaia di anni fa. Forse è la luce di un astro che ora non esiste più, ma a volte sembra più reale di tutto il resto."
    La vita morde forte alle spalle e quando sorride ti fa solo del male (Mauro Berchi)

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  3. #2
    Master Member L'avatar di maureen
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    E' da tanto che non leggo un Murakami, devo riprenderlo.
    E vista la tematica credo che apprezzerò anche questo libro.

    Grazie Indi

  4. Thanks Indigowitch thanked for this post
  5. #3
    Master Member L'avatar di Enribello
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    E’ la nostalgia il filo conduttore di questo vecchio libro ristampato a distanza di venti anni….quella nostalgia che ti prende quando ripensi ad un amore perduto, a cio’ che poteva essere e non e’ stato…..una cosa che credo tutti/e noi almeno una volta nella vita abbiamo dovuto affrontare.
    Murakami ce la racconta con le sue suggestioni(la pioggia, la musica,la presenza –assenza di lei…..)
    la strada che non abbiamo preso, la vita non vissuta e’ migliore rispetto a quella intrapresa?
    Ancora una volta,come per Marcel Proust, passato memoria e tempo sono l’asse portante delle storie di questo autore…. il protagonista sente che la sua vita, quella vera, non e’ quella attuale seppur soddisfacente, ma l’altra,in un altrove indefinito,a sud del confine a ovest del sole…….e quando chiudi l’ultima pagina del libro ti resta addosso un po’ di dolce malinconia.


    Una curiosita’…
    ”A sud del confine” e’ una vecchia canzone mentre ”a ovest del sole” si riferisce a una malattia degli Inuit che li porta a camminare in direzione del tramonto fino a caderne morti.
    Un racconto semplice ma che forse nasconde piu’ di quello che si vede a prima vista….da leggere.


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    "Ma non era stato un sogno. Tornato nel locale, vidi che dove si era seduta Shimamoto c’erano ancora il suo bicchiere e il posacenere. Dentro erano rimasti i mozziconi di sigaretta che lei aveva spento delicatamente, sporchi di rossetto. Mi sedetti accanto al suo sgabello e chiusi gli occhi. A poco a poco, l’eco della musica cominciò a svanire e rimasi solo. In quella vellutata oscurità, la pioggia continuava a cadere silenziosa."
    Io li odio i nazisti dell'Illinois...

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