Dire che attendessi con ansia il prossimo romanzo di Indridason non rende certo l'idea delle mie aspettative. Pienamente soddisfatte! ( letto in due notti).
Le abitudini delle volpi: Un romanzo, prima che un giallo; così intenso, ricco di introspezione psicologica, e gonfio di dolore vecchio e nuovo, da lasciarmi senza respiro.
La trama:
L'ispettore Erlendur è tornato nei luoghi della sua infanzia. Trascorrerà qualche tempo nel piccolo villaggio sulle rive di un fiordo dell'Islanda orientale, deciso ad affrontare una volta per tutte l'ossessione che lo perseguita fin da quando era bambino: la scomparsa del fratello minore Bergur durante una bufera di neve. Di notte, solo nel rudere abbandonato della sua casa, attende che l'oscurità, il gelo e il vento gli riportino i fantasmi della tragica esperienza che distrusse per sempre la sua famiglia; di giorno, vaga per i boschi e la brughiera alla disperata ricerca di indizi. E proprio qui si imbatte per caso in una vicenda per molti versi simile a quella di Bergur: la sparizione di una giovane donna, in una notte di tormenta, nel gennaio del 1942. Una storia non ancora dimenticata, ma che molti preferirebbero lasciare sepolta sotto decenni di segreti e sensi di colpa. Immerso in un paesaggio aspro, in cui una modernità disordinata e invadente si scontra con una natura ancora capace di sconvolgere, Erlendur si lascia trasportare in un'indagine al confine tra realtà e allucinazione, travolto da un'insaziabile sete di risposte che lo costringerà a scavare ostinatamente dentro ferite mai curate, a riportare in luce antiche suggestioni, a riesumare tormenti inconfessabili.
Ho scritto in altri commenti ( Indridason è il mio scrittore nordico preferito) che mi ha sempre affascinata al massimo la storia del fratellino del commissario Erlendur, sparito tanti anni prima in una terribile bufera di neve. Infatti in ogni romanzo di questo autore, pur gustandomi la nuova storia, andavo alla ricerca di un cenno, un dettaglio che riportassero a quell'episodio.
In questa mia attesa ero in sintonia con Erlendur, che non ha mai smesso di pensarci, nè di cercare la verità, nè di darsi pace.
In questo romanzo la storia principale verte su una sparizione nel nulla, molti anni prima , di una giovane sposa, Matthildur.
Il caso vuole-ma sarà il caso?- che Erlendur si trovi proprio lì nella zona , in uno dei suoi dolorosi e periodici pellegrinaggi , a dormire come un barbone nel casolare diroccato che vide la sua famiglia felice e completa, ancora non privata del piccolo Bergur.
La storia è affascinante, perchè tutta giocata su realtà e immaginazione( o allucinazione?), perchè Erlendur vede , la notte, una figura che lo viene a visitare e lo costringe a ripercorrere momenti bui della sua vita. Ed a cercare ancora....
Così , in modo fluido ed estremamente intrigante, scorrono le due storie parallele: quello della giovane Matthildur, attraverso racconti e confidenze di vecchi del paese, che l'hanno conosciuta, amata...e quello della terribile sventura di Erlendur, rivissuta nei minimi dettagli.
La storia porterà a scoperte sconvolgenti per tutti,in entrambe le vicende, ma non voglio anticipare nulla , o toglierei il gusto della lettura di questo bellissimo romanzo.
Ancora una volta Indridason ha fatto centro!
Consigliatissima la lettura, ma - attenzione- rigorosamente in ordine: chi vuole conoscere questo personaggio e le sue storie inizi dal primo romanzo,e via di seguito; solo così potrà gustare ogni particolare ed affezionarsi ai suoi personaggi!
Rosy
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