Questo libro di Patrizia Valduga è una raccolta di poesie che trova forza organica nell’insieme, un discorso portato avanti in un processo evolutivo che trova un senso compiuto nel periodo che va dal 2004 al 2010.
La prima parte scritta nei mesi che precedono la morte di Giovanni Raboni è una intensa e straziante preghiera:
“Amore caro, io non ho mai potuto
da un altro amore credere l’amore.
Io ti ho amato così come ho potuto
con l’angoscia emigrata nel mio amore.
Quante scemenze ho scritto nei miei versi
sulla notte, sul sesso e sull’amore.
E ho fallito persino il mio dolore
spacciando tanta angoscia per amore.
Ma tu ritorna, tu che sai il perdono,
uomo di luce, uomo dell’amore.”

Nella seconda parte emerge il coraggio di essere vera, di rivelarsi, senza veli e pudori. Il coraggio di essere scrittrice a tutto tondo non solo poetessa erotica, ma donna che ha maturato una coscienza di sé analizzando il proprio vissuto:
“Adesso amore, metti insieme tutto :
angoscia e rabbia, panico e piacere,
e amare e non potermi abbandonare,
fare l’amore e non poter godere…”

Ma tutto ciò avviene tardi, dopo la morte di Giovanni Raboni, il grande amore della sua vita:
“Capisci, vero? Quello che ho capito…
E ci ho messo cinquantacinque anni…
Ma questo male inespresso nella mente
mi ha portato da te, vero?,Giovanni…
Tutto torna, mi pare, tutto è chiaro:
la mia passione per la psichiatria,
per le parole più che per le immagini ,
per la giustizia… e per la poesia.”


Un libro molto bello, una raccolta di poesie delicate e feroci, in cui i versi sono espiazione e angoscia, consapevolezza ma non liberazione:
“E’ come se dovessi vomitare
la digestione della mia esistenza”.

Nella parte terminale del libro compaiono anche alcune poesie contenenti invettive feroci, con il sospetto di tanti sassolini nella scarpa. Sorvolo affettuosamente per ricordare invece quello che, in chiusura, è più congeniale all’Autrice:
“Di luce in luce vengo verso di te,
e la luce si fa sempre più chiara.
Poso la testa sopra i tuoi ginocchi…
Sto bene… Ce la faccio, anima cara…
Guarda! Il cielo è sereno… E’ tutta luce
la neve sulle cime dello Schiara!”