Mi è piaciuto lo stile narrativo di Henry James. Scrive bene, gli darò un'altra opportunità!
La trama invece mi sembra molto datata, molto Ottocentesca, non mi ha entusiasmato, nè mi ha trasmesso alcuna inquietudine.

Mi ha stupito che l'incarico affidato all'istitutrice presenti un solo divieto : lo zio dei due bambini la invita a prendersi ogni responsabilità su di sè e a non disturbarlo mai, per nessuna ragione, perciò dovrà risolvere da sè ogni tipo di problema. Ben strano, direi. Così come ho trovato illogico che l'istitutrice ritenga che l'espulsione del bambino dal collegio sia dovuta all'invidia dei compagni: mah, di solito si penserebbe che il bambino abbia combinato qualche marachella. Magari si poteva chiedere al bambino cosa fosse successo, oppure informarsi presso il collegio?
Il racconto non mi trasmette paura, l'istitutrice mi sembra anche un po' isterica e molto illogica.

La mia personale interpretazione è che il libro tratti dell'isteria e della pedofilia. L'istitutrice è isterica e preda di pensieri ossessivi, e interpreta come perverso il comportamento dei bambini, sospettando che vedano e che vedano più di lei. Ha tutte le espressioni somatiche dell'isteria, dal pallore agli svenimenti, ogni volta che si cerchi di interrompere un legame. Ha molta immaginazione ("non avete la terribile audacia della mia immaginazione" dice alla signora Grose), vuole essere al centro dell'attenzione di tutti. Ha la forza di attrazione di una sessualità immatura, che si esprime con i due bambini. Pensiamo ai dialoghi con Miles, 10 anni, il bambino è innamorato di lei, fortemente attratto, e i loro dialoghi sono fuori luogo, seduttivi e attrattivi, con avance molto chiare.
"Sapete, cara, per un ragazzo star sempre con una signora... Dopotutto io sono un ragazzo... capite? che... ebbene, cresce."
Più chiaro di così, il piccolo Miles fa un'avance alla signorina e, se non ci si accorda, lui sta male e a quel punto preferirebbe trovare un collegio dove andare.

Nessuno ha mai visto cio' che la signorina vedeva, lei vede, i bambini no, ma lei pensa che mentano. Tutto sommato i bambini mi sembrano normali, ma probabilmente traumatizzati, abusati. "Quint faceva ciò che voleva, era vizioso, depravato, un individuo abbietto" "Con lei?" "Con tutti loro." "Lei era bella, ma infame. Erano infami tutti e due." L'istitutrice è isterica e interpreta il comportamento normale dei bambini come perverso, inventa spiriti che vengono a fare con i bambini ciò che lei desidera e di fatto poi fa. Fantasie di amore e di morte, perchè l'amore dell'isterica è mortale.

Curiosi comunque i dialoghi in tutto il racconto, l'istitutrice e l'interlocutore (bambini o governante) danno un significato diverso ai sottintesi e alle parole ambigue. Dialoghi tra sordi, surreali.
Il vero protagonista di questo racconto è l'isteria, l'istitutrice proietta nei fantasmi i suoi desideri erotici, di amore e di morte, verso i bambini. E' lei al centro di tutto il racconto, non tollera che qualcuno non la noti, vorrebbe attirare l'attenzione anche dello zio lontano, vorrebbe farlo tornare.