Alessandra Racca - Nostra signora dei calzini
Due calzini
uno brutto e uno bello
li compero ogni autunno.
Due calzini,
uno brutto e uno bello
si perdono: ogni autunno.
C’è un luogo, signora,
dove si perdono i calzini,
c’è, signora,
in ogni casa.
La signora che vende i calzini
sorride
e ha quella certa comprensione
negli occhi:
è d’accordo con me.
Ci accaniamo
per un buon cinque minuti
io e la signora
sui calzini scomparsi
e su chi li faccia scomparire.
Dopo mi sento meglio,
ma non mi volto a guardare:
la voglio pensare assorta,
la signora dei calzini,
con una certa profondità negli occhi
con una certa comprensione per me.
Perché ciò che veramente volevo dirle
ciò che veramente mi infastidisce
è che ho perso qualcosa
che ieri sera avevo capito
e che ora non so più,
non me lo ricordo.
C’è un luogo, signora,
dove si perdono i pensieri,
c’è, signora,
in ogni corpo.
Perciò ho due calzini nuovi
in borsa,
uno bello e uno brutto,
due calzini perduti
in casa,
uno bello e uno brutto,
e ho il cuore terribilmente confuso.
Stazione - Tomas Tranströmer
Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
E scrutano dai finestrini immobili.
Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
Il rumore della circumnavigazione del globo
Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.
Se ne vanno da qui a ritmi vari - Silvia Bree
Se ne vanno da qui a ritmi vari,
i giorni uno intero al giorno
poi scenari musi soprannomi
tu in un lampo
e certe ore sanno come durare notti e notti
prima che siano immensa fuga d'astri.
Io mi restringerò in eterno
secondo il lento moto del dolore,
la curva blu che piega l'universo
verso non lo sai dove, davanti a che, in ginocchio
dentro una stella che non sa morire.
Tempo in cammino - Julio Cortázar
Per di più mi spiazza i centri,
mi rattrappisce l’albero spiovente dell’anima
questo calore senza fuoco, questa moneta senza danaro,
i ritratti appesi alle facce,
gli stivaletti vuoti che entrano nei tram.
Cose di cielo buttate negli angoli
non mi consolano più,
perché non si è felici col non essere disgraziati,
non si torna alla domenica dal martedì.
Domande e risposte,
cubana etichetta verde
oggi però ha suonato così bene la pianista
a beneficio dei figli degli annegati,
una donna vendeva frittelle in Plaza de Mayo;
osservi che dico un giorno buono.
Tenga a freno la sua cintura, cittadino,
voti perché le nuvole si alzino
e gli uccelletti cantino,
mediti il miele, che si accetta vomito,
il cane che il vomito divora,
il vomito che soffre d’essere stato minestra e vino
e lo guardi gettato supino.
Tutto mi frega, però le cose cresceranno
come il sangue nei termometri,
e perché farmi caso: altri aspettano
importanti, e qui ti voglio vedere.
Cittadini! Di che colore era il cavallo bianco di San Martín?
Traduzione di Gianni Toti
Librati, anima mia - Marceline Desbordes-Valmore
«Librati, anima mia, su questa folla ignara,
libero uccello immergiti nel cielo spalancato.
Va a vedere! E torna dopo avere toccato
Il sogno… il mio bel sogno che questa terra ignora.
Quanto a me, sia silenzio, ne va della mia vita.
Mi chiudo dove nulla, più nulla mi ha seguita.
E dal mio nido stretto, che tace il suo lamento,
di fianco alla mia sorte fluire il mondo sento,
quel secolo che fugge ruggendo a queste porte
e via con sé trascina, simili ad alghe morte,
nomi cruenti e voti e vani giuramenti
e puri fiori in treccia con nomi dolci e ardenti. »
Traduzione di Maria Luisa Spaziani
Ci sono al mondo i superflui, gli aggiunti - Marina Ivanovna Cvetaeva
Ci sono al mondo i superflui, gli aggiunti
non registrati nell’ambito visuale.
(Che non figurano nei vostri manuali,
per cui una fossa da scarico è la casa.)
Ci sono al mondo i vuoti, i presi a spintoni,
quelli che restano muti: letame,
chiodo per il vostro orlo di seta!
Ne ha ribrezzo il fango sotto le ruote!
Ci sono al mondo gli apparenti – invisibili,
(il segno: macula da lebbrosario!)
ci sono al mondo i Giobbe, che Giobbe
invidierebbero se non fosse che:
noi siamo i poeti – e rimiamo con i paria,
ma, straripando dalle rive,
noi contestiamo Dio alle Dee
e la vergine agli Dei!