Rupert, come sempre preparatissimo... Grazie della preziosa precisazione. un caro saluto, Rosy:)
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Rupert, come sempre preparatissimo... Grazie della preziosa precisazione. un caro saluto, Rosy:)
Rupert quante cose sai. :) beati i tuoi amici.
Se viene la guerra
(Dario Bellezza Roma 5/9/1944 – Roma 31/3/1996)
Se viene la guerra
non partirò soldato.
Ma di nuovo gli usati treni
porteranno i giovani soldati
lontano a morire dalle madri.
Se viene la guerra
non partirò soldato.
Sarò traditore
della vana patria.
Mi farò fucilare
come disertore.
Mia nonna da ragazzino
mi raccontava:
"Tu non eri ancora nato. Tua madre
ti aspettava. Io già pensavo
dentro il rifugio osceno
ma caldo di tanti corpi, gli uni
agli altri stretti, come tanti
apparenti fratelli, alle favole
che avrebbero portato il sonno
a te, che, Dio non voglia!,
non veda più guerre".
Al mondo
Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa' che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso.
Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu «santo» e «santificato»
un po' più in là, da lato, da lato.
Fa' di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa' buonamente un po';
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.
Andrea Zanzotto
Amo la pioggia sferzante sulle strade
sulle teste della gente senza ombrelli
sui cani con medaglia, su quelli senza
sui gatti randagi bianchi e sui tigrati
sui topi delle fogne e di campagna
sugli alberi che disegnano quel viale
e su quelli nati su, alla collinetta.
Amo la pioggia che viene giù e si posa
sui cassonetti ricolmi d’immondizia
sul casco del ragazzo con la moto
sulle commesse che si danno la mano
sul manager che sa il management
su un poveruomo malato di nanismo
che non sa come fare a maritarsi.
Amo la pioggia che tutta va e trascina
che tutti ci sommerge e tutto inonda
che non fa distinzione alcuna
senza occhi e senza intendimento
non fa discernimento e tutto bagna.
Pioggia che non ha nessuna preferenza
pioggia, goccia d’acqua d’uguaglianza,
questa pioggia, a volte, può bastare.
Antonella Pizzo
… Vieni e abita
nella buia stanza obliqua del mio cuore,
che la vastità delle onde ancora
si chiude allo spazio.
Vieni e cadi
nei fondi colorati del mio sonno,
che ha paura del ripido
abisso del nostro mondo.
Vieni e vola
nella lontana curva della mia nostalgia,
che l’incendio divampi
all’altezza di una fiamma.
Stai e resta.
Aspetta che l’arrivo giunga
inesorabile dal lancio
di un istante. …
Hannah Arendt
Vivere è questo
Siamo così vicini
l’uno all’altra
che mi vedo riflesso nei suoi occhi.
Ma dura poco.
Già è seduta sull’autobus.
Già si allontana.
La vita fa in modo che queste cose
siano opportunamente
poche.
Affinché noi ci alziamo
ogni mattina
a cercarne altre.
Karmelo C. Iribarren
DONNA ASCIA
Donna
lontana,
improbabile
mascherata di ragione,
forza senza sangue.
Piccola incantatrice nata dalle sue tempie
che chiamano dubbio.
Profondità dell’intimo che non conosce maniere
accattivante con i suoi silenzi.
Atroce,
irresistibile, il desiderio di mordere la notte
che barcolla tra delusioni
impreziosita da racconti
immobile nella distanza.
Donna istante,
ascia
che trascini,
che tagli lingue e le spargi
nella mano di Dio che si contorce dalle risate con te.
Fuggitiva dalla tua cattura andrò via
sapendo perfettamente
che sei invincibile.
Susana Chávez
Potessa e difenditrice dei diritti umani, nasce il 5 novembre 1974 a Ciudad Juárez, Chihuahua, dove muore brutalmente assassinata la notte del 5 gennaio 2011.
Ha partecipato al movimento di difesa dei diritti umani di Ciudad Juárez, lottando per il chiarimento dei femminicidi commessi in questa città, il cui numero nell'ultimo anno aveva superato i 400 e i responsabili dei quali non sono mai stati puniti. Ha partecipato attivamente alle manifestazioni contro l’indifferenza del governo con letture delle sue opere, realizzazione di cortometraggi e documentari, oltre ad altre attività. Paradossalmente lei, la creatrice dello slogan di questa lotta “Ni una más” è stata l’ennesima vittima di questi omicidi, nonostante il Governo abbia negato il legame tra la sua morte e gli altri femminicidi.
Definitivo, come tutto ciò che è semplice.
Il nostro dolore non deriva dalle cose vissute,
ma dalle cose che sogniamo e che non si realizzano.
Perché soffriamo tanto per amore?
Sarebbe meglio che la gente non soffrisse,
e ringraziasse anche solo per aver conosciuto una persona tanto buona,
che generò in noi un sentimento intenso
che ci ha accompagnato per un tempo ragionevole,
un tempo felice.
Perché soffriamo ?
Per tutti i baci cancellati, per l’eternità.
Soffriamo, non perché il nostro lavoro è stressante e paga poco,
ma per tutte le ore libere
che non abbiamo avuto per andare al cinema,
per conversare con un amico,
per nuotare, per innamorarci.
Perché automaticamente dimentichiamo quello che abbiamo goduto
e cominciamo a soffrire per i nostri progetti irrealizzati,
per tutte le città che avremmo potuto conoscere a fianco del nostro amore,
per tutti i figli che avremmo avuto piacere ad avere vicino,
per tutti gli show, i libri e i silenzi che avremmo gradito condividere,
Soffriamo, non perché nostra madre è impaziente con noi,
ma per tutti i momenti in cui le avremmo potuto confidare
le nostre più profonde angosce
e fosse interessata a comprenderci.
Soffriamo, non perché la nostra squadra ha perso,
ma per l’ euforia soffocata.
Soffriamo non perché invecchiamo,
ma perché il futuro è da noi confiscato,
impedendo così che ci accadano mille avventure,
tutte quelle con le quali sogniamo e
mai tentiamo di sperimentare.
Come alleviare il dolore di ciò che non fu vissuto?
La risposta è semplice come un verso:
Avere meno illusioni e vivere di più!!!
Ogni giorno che vivo,
mi convinco sempre più
che lo spreco della vita
è nell’amore che non diamo,
nelle forze che non usiamo,
nella prudenza egoista che non rischia mai,
e che, schivando la sofferenza,
fa perdere anche la felicità.
Il dolore è inevitabile.
La sofferenza è un accessorio extra.
Vivere non fa male (di Carlos Drummond de Andrade)
Mi fermo un momento a guardare
Non correre. Fermati. E guarda.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Roberto Roversi
Càpita diventando vecchi
di stare più che quieti
a lungo nella stessa posizione
sulla panchina e
forse è rattrappirsi che invecchia.
Senza batter ciglio pensavo
alle mie ossa e
càpita un pettirosso, arzillo.
Saltella e mi occhieggia
mostrando un profilo poi l'altro.
Motivo in più per non spostarmi.
Chiara Adezati
Poeti
Fanatici della quinta ruota,
pericolosi cavalieri lunari,
i capelli verdi a ostruire gli occhi
per non vedere dove son diretti,
mani staccate dalle redini,
corpi straniati da cavallo
e sella.
Solo nudi allungati
sotto le pieghe della notte
che squarciano al galoppo.
Solo nudi ciechi in corsa verso quel globo dove un
.Dito Enorme
tracciò un tempo una bocca e tre narici
e appese una lacrima di polvere
su un occhio inesistente
e scrisse qualcosa di remoto
– qualcosa che nessuno sa decodificare.
Nina Cassian
Posso aggiungere solo che incontro
sullo stradone ogni mattina
i pioppi, e uno per uno
fogliano lenti e insieme fanno il tempo.
Ogni giorno anche loro cambiano,
li indovino nel verde più intenso
(vorrei fermarmi, guardarli uno per uno)
e quando ritorno, ogni giorno, nell’altro senso,
li perdo – e allora penso: passano.
Gian Mario Villalta
3 dicembre
All'ultimo tumulto dei binari
hai la tua pace, dove la città
in un volo di ponti e di viali
si getta alla campagna
e chi passa non sa
di te come tu non sai
degli echi delle cacce che ti sfiorano.
Pace forse è davvero la tua
e gli occhi che noi richiudemmo
per sempre ora riaperti
stupiscono
che ancora per noi
tu muoia un poco ogni anno
in questo giorno.
Vittorio Sereni
la scrisse in ricordo della sua amica Antonia Pozzi
Sulla Terra
Mai ho desiderato
Essere una stella nel miraggio del cielo
O come gli spiriti degli eletti
Essere compagna silente degli angeli
Mai stata divisa dalla terra
Né confidente con la stella
Ferma sono sulla terra
Con il corpo che come stelo d’una pianta
Succhia il vento, il sole, l’acqua
per vivere
Feconda di voglia
Feconda di dolore
Sulla terra io sono ferma
Affinché le stelle mi adorino
Affinché le brezze mi accarezzino
Dalla mia fessura guardo
Non sono altro che l’eco di una canzone
Eterna [certo] non sono
Nel gemito del piacere che più puro
È del semplice silenzio di una tristezza
Tranne l’eco di una canzone non cerco
In un corpo che è una rugiada
Sull’iris del mio corpo
Dimora non cerco
Sulla parete della mia capanna che è la vita
Colla grafia nera d’amore
I passanti
Hanno disegnato ricordi:
Cuore trafitto da freccia
Candela rovesciata
Silenti pallidi punti
Sulle lettere scomposte di pazzia.
Ogni labbro che toccò il mio
Una stella concepì
Nella mia notte che si posava
Sul fiume dei ricordi
Allora perché mai desiderare una stella?
Questa è la mia canzone
Bella e gradevole E prima di questo non v’era più di questo.
FORUGH FARROKHZĀD
La nostra parte di notte portare -
La nostra parte di mattino -
Il nostro vuoto di beatitudine riempire,
Il nostro vuoto di disprezzo -Qui una stella, e là una stella,
Alcune smarriscono la via!
Qui una nebbia - e là una nebbia -
Dopo - il Giorno!
Emily Dickinson
Io sono l'unica
Io sono l'unica il cui destino
lingua non indaga, occhio non piange;
non ho mai causato un cupo pensiero,
né un sorriso di gioia, da quando sono nata.
Tra piaceri segreti e lacrime segrete,
questa mutevole vita mi è sfuggita,
dopo diciott'anni ancora così solitaria
come nel giorno della mia nascita.
E vi furono tempi che non posso nascondere,
tempi in cui tutto ciò era terribile,
quando la mia triste anima perse il suo orgoglio
e desiderò qualcuno che l'amasse.
Ma ciò apparteneva ai primi ardori
di sentimenti poi repressi dal dolore;
e sono morti da così lungo tempo
che stento a credere siano mai esistiti.
Prima si dissolse la speranza giovanile,
poi svanì l'arcobaleno della fantasia;
infine l'esperienza mi insegnò che mai
crebbe in un cuore mortale la verità.
Era già amaro pensare che l'umanità
fosse insincera, sterile, servile;
ma peggio fu fidarmi della mia mente
e trovarvi la stessa corruzione.
Più felice sono quando più lontana
porto la mia anima dalla sua dimora d'argilla,
in una notte di vento quando la luna brilla
e l'occhio vaga attraverso mondi di luce.
Quando mi annullo e niente mi è accanto
né terra, né mare, né cieli tersi
e sono tutta spirito, ampiamente errando
attraverso infinite immensità.
Emily Bronte
Altra matematica
Sappiamo che uno per uno fa uno
ma un unicorno per una pera
non sappiamo quanto fa.
Sappiamo che cinque meno quattro fa uno
ma una nube meno un vascello
non sappiamo quanto fa.
Sappiamo, noi sappiamo, che otto
diviso otto fa uno
ma un monte diviso una capra
non sappiamo quanto fa.
Sappiamo che uno più uno fanno due
ma io e te non sappiamo,
ahimé, non sappiamo quanto facciamo.
Ah, ma una coltre
per una lepre
fa una rossa, certo,
una verza divisa una bandiera
fa un maiale,
un cavallo meno un tranvai
fa un angelo,
un cavolo più un uovo
fa un astragalo…
Solo tu ed io
moltiplicati, divisi
sommati e sottratti
restiamo uguali…
Muori nella mia mente!
Tornami nel cuore!
Nichita Stănescu
Natale, credo, scada il bollino blu
del motorino, il canone URAR TV,
poi l'ICI e in più il secondo
acconto IRPEF – o era INRI?
La password, il codice utente, PIN e PUK
sono le nostre dolcissime metastasi.
Ciò è bene, perché io amo i contributi,
l'anestesia, l'analisi telematica,
ma sento che qualcosa è andato perso
e insieme che il dolore mi è rimasto
mentre mi prende acuta nostalgia
per una forma di vita estinta: la mia.
Valerio Magrelli
La coltura degli alberi di Natale
Vari gli atteggiamenti verso il Natale,
e possiamo alcuni trascurarne:
il mondano, l’apatico e quello commerciale,
il triviale (le bettole aperte tutta la notte),
e il bambinesco – ma non quello del bambino
per cui la candelina è una stella e l’angelo
dorato ad ali tese in cima all’albero
non è ornamento soltanto, ma è un angelo.
Guarda il bambino all’albero di Natale:
fate che in lui continui questo spirito
del Prodigio, evento e non pretesto;
sicché il fulgente rapimento, il fascino
di quando lo scoprì la prima volta,
le sorprese, delizia dei suoi nuovi
possessi (ognuno col suo proprio odore).
l’attesa dell’anatra e del tacchino
e il previsto stupore quando apparvero,
sicché la deferenza e la gaiezza
non dimentichi nell’età adulta
nella grigia abitudine, nel logorio, nel tedio,
nel sapere la morte, nel conoscere
d’esser fallito,
o nella devozione del convertito
che può guastarsi d’una vanità
che spiace a Dio e offende i bambini
(e qui io ricordo pure con dolcezza
Santa Lucia, la sua canzone e la corona di fuoco);
sicché prima della fine, al Natale ottantesimo
(intendendo per tale quello ultimo)
l’emozione degli anni accumulata
nella memoria si raccolga in una
grande gioia che sia grande timore,come nell’occasione [che discese
il timore nell’anima di tutti:
perché il principio ci farà ricordare della fine
e il primo avvento del secondo avvento.
T. S. Elliot, da "Ariel Poems"
Quando sento cantare:
“Gloria a Dio e Pace sulla terra”
mi domando dove oggi
sia resa gloria a Dio
e dove sia pace sulla terra.
Finchè la pace
sarà una fame insaziata
a finchè non avremo sradicato
dalla nostra civiltà la violenza,
il Cristo non sarà nato.
Mahatma Gandhi
Il mondo fa paura
ma in esso nuotano
in un immenso acquario
betulle volpi
torrenti di fiori
strade di campagna
e case di legno
e ancora i concerti di Brahms
e i valzer di Chopin.
Jaroslaw Iwaszkiewicz
Non aver paura, sono io. Non senti
che su te m’infrango con tutti i sensi?
Ha messo ali il mio cuore
e ora vola candido attorno al tuo viso.
Non vedi la mia anima innanzi a te
adorna di silenzio?
E la mia preghiera di maggio
non matura al tuo sguardo come su un albero?
Se sogni, sono il tuo sogno
ma se sei desto sono il tuo volere;
padrone d’ogni splendore
m’inarco, silenzio stellato,
sulla bizzarra città del tempo.
Rainer Maria Rilke
morto il 29 dicembre 1926
UN PADRENOSTRO LATINOAMERICANO
Padre nostro che sei nei cieli
con le rondini e con i missili
voglio che torni prima che ti scordi
come si arriva a sud del Río Grande
Padre nostro che sei in esilio
quasi mai ti ricordi della mia gente
in ogni caso ovunque tu sia
sia santificato il tuo nome
non quelli che santificano il tuo nome
mentre chiudono un occhio per non vedere le unghie
sporche della miseria
nell’agosto del millenovecentosessanta
non serve più chiederti
venga il tuo regno
perché il tuo regno è anche quaggiù
nei rancori e nella paura
nelle incertezze e nella sporcizia
nella disillusione e nell’indolenza
in quest’ansia di vederti a ogni costo
quando hai parlato del ricco
l’ago e il cammello
e ti abbiamo votato tutti
all’unanimità per la Gloria
ha alzato la mano anche l’indio silenzioso
che ti rispettava però non si arrendeva
a pensare sia fatta la tua volontà
eppure una volta ogni
tanto la tua volontà si mescola alla mia
la domina
la accende
la raddoppia
più arduo è sapere quale sia la mia volontà
quando credo davvero a ciò che dico di credere
come nella tua onnipresenza così nella mia solitudine
come in cielo così in terra
sempre
sarò più sicuro della terra che calpesto
che del cielo impervio che mi ignora
eppure chi lo sa
non deciderò
che il tuo potere si faccia o si disfi
magari la tua volontà si sta facendo nel vento
nelle Ande di neve
nell’uccello che feconda la sua femmina
nei cancellieri che mormorano yes sir
in ogni mano che diventa un pugno
ovvio, non sono sicuro che mi piaccia il modo
che la tua volontà sceglie per farsi
lo dico con irriverenza e gratitudine
due emblemi che presto saranno la stessa cosa
lo dico soprattutto pensando al pane nostro
di ogni giorno e di ogni pezzetto di giorno
ieri ce l’hai tolto
daccelo oggi
o almeno il diritto di darci il nostro pane
non solo quello che era simbolo di Qualcosa
ma quello di crosta e mollica
il pane nostro
visto che ci restano poche speranze e debiti
perdonaci se puoi i nostri debiti
però non perdonarci la speranza
non perdonarci mai i nostri crediti
al massimo domani
andremo a riscuotere ai falsi
tangibili e sorridenti banditi
a quelli che usano gli artigli per suonare l’arpa
e con un tremore panamericano si asciugano
l’ultimo sputo che pende dal loro viso
non importa che i nostri creditori rimettano a noi
i nostri debiti come noi
una volta
per errore
li abbiamo rimessi ai nostri debitori
ancora
ci devono qualcosa come un secolo
di insonnie e di bastoni
come tremila chilometri di ingiurie
come venti medaglie a Somoza
come una sola Guatemala morta
non ci indurre in tentazione
di scordare o vendere questo passato
o affittare un solo ettaro del suo oblio
ora che è l’ora di sapere chi siamo
e devono attraversare il fiume
il dollaro e l’amore in contrassegno
strappaci dall’anima l’ultimo mendicante
e liberaci da ogni male della coscienza
amen.
Mario Benedetti
Bellissima!
Rosy
Né la minuzia simbolica
di sostituire un quattro con un cinque
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l’altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici e irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile.
Borges
Il primo gennaio
So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta, da un fondale,
da un fuori che non c’è se mai nessuno
l’ha veduto.
So che si può esistere
non vivendo,
con radici strappate da ogni vento
se anche non muove foglia e non un soffio increspa
l’acqua su cui s’affaccia il tuo salone.
So che non c’è magia
di filtro o d’infusione
che possano spiegare come di te s’azzufino
dita e capelli, come il tuo riso esploda
nel suo ringraziamento
al minuscolo dio a cui ti affidi,
d’ora in ora diverso, e ne diffidi.
So che mai ti sei posta
il come – il dove – il perché,
pigramente rassegnata al non importa,
al non so quando o quanto, assorta in un oscuro
germinale di larve e arborescenze.
So che quello che afferri,
oggetto o mano, penna o portacenere,
brucia e non se n’accorge,
né te n’avvedi tu animale innocente
inconsapevole
di essere un perno e uno sfacelo, un’ombra
e una sostanza, un raggio che si oscura.
So che si può vivere
nel fuochetto di paglia dell’emulazione
senza che dalla tua fronte dispaia il segno timbrato
da Chi volle tu fossi…e se ne pentì.
Ora,
uscita sul terrazzo, annaffi i fiori, scuoti
lo scheletro dell’albero di Natale,
ti accompagna in sordina il mangianastri,
torni indietro, allo specchio ti dispiaci,
ti getti a terra, con lo straccio scrosti
dal pavimento le orme degli intrusi.
Erano tanti e il più impresentabile
di tutti perché gli altri almeno parlano,
io, a bocca chiusa.
Eugenio Montale
RONDO'
Sai la malinconia, quella che viene
improvvisa a sfiorarti ed è la luce
colma che ti discioglie ed è il segreto
svolgersi delle foglie...
Sai la malinconia che t’avviluppa...
Elio Pecora
Oggi è l'Epifania. Di che cosa?
Io non sono mai stata così sola.
Anche l'angelo tace. Tu da un mese,
angelo rinnegato.
La vita è un filo rosso. Ci attraversa
da alfa e omèga il battito del cuore.
Per tessere che cosa? Inutilmente
il filo cerca la sua cruna.
Maria Luisa Spaziani
Dipingi un Maometto glorioso, e muori.
Disegna un Maometto divertente, e muori.
Scarabocchia un Maometto ingobile, e muori.
Gira un film di merda su Maometto, e muori.
Resisti al terrorismo religioso, e muori.
Lecca il culo agli integralisti, e muori.
Prendi un oscurantista per un coglione, e muori.
Cerca di discutere con un oscurantista, e muori.
Non c'è niente da negoziare con i fascisti.
La libertà di ridere senza alcun ritegno la legge ce la dà già,
la violenza sistematica degli estremisti ce la rinnova.
Grazie, banda di imbecilli.
Charb
Caminante, no hay camino
(Viandante non esiste cammino)
Tutto passa e tutto resta,
ma a noi non resta che passare,
passare facendo cammini,
cammini sul mare.
Viandante, sono le tue impronte
Il cammino e nulla più;
viandante, non c’è un cammino
Il cammino si fa camminando.
Camminando si fa il cammino
e a voltar lo sguardo indietro
si vede il sentiero che mai
si deve tornare a calcare.
Viandante non c’è un cammino
ma scie nel mare…
Colpo dopo colpo, verso dopo verso…
Quando il cardellino non può cantare.
Quando il poeta è un pellegrino,
Quando a nulla serve pregare.
“Viandante non c’è un cammino
Il cammino si fa camminando…”
Colpo dopo colpo, verso dopo verso.
Perché chiamare cammini
i solchi tracciati dal caso?
Tutto ciò che cammina va
come Gesù, sul mare.
Viandante, son le tue impronte
il cammino e nulla più;
Viandante, non c’è un cammino
Il cammino si fa camminando.
Camminando si fa il cammino
e a voltar lo sguardo indietro
si vede il sentiero che mai
si deve tornare a calcare.
Viandante non c’è un cammino
ma scie nel mare…
Antonio Machado
L'odore dei limoni
Ed io, se a volte
di sì aspra vita soffro,
che i sensi ne son tutti
offesi; credi, non è la
gravezza dei pesi,
è l'inutilità della fatica.
E tu questo lo sai,
mia bella amica;
sai come in breve
a consolarmi appresi.
Lina, cui poco detti
e molto chiesi, penso
e rinnovo la querela antica.
Saperti amante e
non poterti avere,
star lontano da te
quando in cor m'ardi,
aver la lingua e
non poter parlare,
udir quest'acqua e
non chinarsi a bere,
correre in riga quando
a lenti e tardi passi vorrei
pensosamente andare.
"Umberto Saba, Durante una marcia"
Mezza estate, Tobago
Spiagge larghe lastricate dal sole
Calore bianco.
Un fiume verde
Un ponte,
palme gialle bruciacchiate
dalla casa in letargo estivo
appisolata lungo un Agosto.
Giorni che ho stretto,
giorni che ho perduto
giorni diventati troppo grandi, come figlie,
per il porto delle mie braccia.
Derek Walcott
Pioggia Improvvisa
Sibila la pioggia sui sassi mentre i vecchi e le vecchie
portano gli asini al coperto.
Noi restiamo sotto la pioggia, più stupidi degli asini,
a gridare, a far su e giù nella pioggia: a imprecare.
Finita la pioggia i vecchi e le vecchie
che hanno atteso tranquilli sugli usci, fumando,
portano agli asini di nuovo fuori e su per la collina.
Indietro, sempre indietro, mi arrampico su per le strade strette.
Roteo gli occhi. Vado a sbattere sui sassi.
Raymond Carver
Annus mirabilis
La vita sessuale è cominciata
nel millenovecentosessantatré
(che era già piuttosto tardi per me) –
tra la fine del bando a Lady Chatterley
e i Beatles con il primo trentatré.
Fino allora c’era stata solamente
come una sorta di negoziazione
un eterno diverbio per l’anello,
un senso di vergogna che iniziava
a sedici anni e si insinuava ovunque.
E poi, di punto in bianco, si cessò
di litigare, a decisione unanime,
e la vita di ciascuno diventò
un far saltare il banco di continuo,
un gioco a cui non si poteva perdere.
La vita dunque non fu mai più bella
che nel millenovecentosessantatré
(anche se un po’ troppo tardi per me) –
tra la fine del bando a Lady Chatterley
e i Beatles con il primo trentatré.
Philip Larkin
Quello che é
Guidando verso casa
alba e luna piena
su, verso
le Mountains
il cuore mi sguazza
nel petto
la luna bussa
al lunotto
amala e basta
dice la luna
smettila di contare il resto
nessuno vuole fregarti
amala e basta
amala.
Dorothy Porter
Coro dei superstiti
Noi superstiti
dalle nostre ossa la morte ha già intagliato i suoi flauti,
sui nostri tendini ha già passato il suo archetto -
I nostri corpi ancora si lamentano
col loro canto mozzato.
Noi superstiti
davanti a noi, nell'aria azzurra,
pendono ancora i lacci attorti per i nostri colli -
le clessidre si riempiono ancora con il nostro sangue.
Noi superstiti,
ancora divorati dai vermi dell'angoscia -
la nostra stella è sepolta nella polvere.
Noi superstiti
vi preghiamo:
mostrateci lentamente il vostro sole.
Guidateci piano di stella in stella.
Fateci di nuovo imparare la vita.
Altrimenti il canto di un uccello,
il secchio che si colma alla fontana
potrebbero far prorompere il dolore
a stento sigillato
e farci schiumar via -
Vi preghiamo:
non mostrateci ancora un cane che morde
potrebbe darsi, potrebbe darsi
che ci disfiamo in polvere
davanti ai vostri occhi.
Ma cosa tiene unita la nostra trama?
Noi, ormai senza respiro,
la nostra anima è volata a lui dalla mezzanotte
molto prima che il nostro corpo si salvasse
nell'arca dell'istante -
Noi superstiti,
stringiamo la vostra mano,
riconosciamo i vostri occhi -
ma solo l'addio ci tiene ancora uniti,
l'addio nella polvere
ci tiene uniti a voi -
Nelly Sachs
Piove
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un ciclo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c’è terremoto
né guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia,
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di Ermione
se Dio vuole,
piove perché l’assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l’ha ordinato.
Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull’uomo indiato, sul cielo,
ottimizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui works in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.
Piove, ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
Eugenio Montale