Nubendo (nu-ben-do) . Termine raro, come alcune malattie infettive:lol:
Dal latino nubendu(m), gerundio di nubere 'rannuvolarsi'.
Raramente viene adoperato per descrivere chi sta per sposarsi :(.....
Allegato 621
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Nubendo (nu-ben-do) . Termine raro, come alcune malattie infettive:lol:
Dal latino nubendu(m), gerundio di nubere 'rannuvolarsi'.
Raramente viene adoperato per descrivere chi sta per sposarsi :(.....
Allegato 621
Chiostro (Chio-stro)
Dal latino claustrum,serratura, termine latino usato dai frati, già dal Medio Evo, per indicare la separazione dei monaci dal secolo, ossìa dal mondo esterno . Nelle opere architettoniche, sta per: spazio chiuso (o, meglio, rinchiuso)
Da esso deriva: clausura, claustrofobìa.
Reumatismo (Reu-ma-ti-smo)
Il termine, adoperato in Medicina Umana e Veterinaria, deriva da ῥεῦμα (réuma), da réos, io scorro. Questo lemma è già presente negli scritti dei primi poeti e filosofi dell'antica Grecia con il significato di "scorrimento, flusso". Gli antichi Greci facevano uso, per combatterli, di foglie e di bacche di alloro. Si racconta della vergine Dafne inseguita da Apollo, che voleva rapirla; gli dei, mossi a compassione, la tramutarono allora in un albero di alloro.
Nel Rinascimento , Thibault Lespleisgney parla così di questa pianta, riconoscendone una panacea:
In quest'albero virtù abbondano
Così come alberi di questo mondo
Volante: (vo-lan-te)
Naturalmente non è il participio del verbo "volare"... Come tutti sappiamo, è lo sterzo.
L'etimologia di "volante" , riferita allo strumento meccanico che serve a girare le ruote dell'automobile, deriva dal verbo latino "volvere" che, appunto, significa girare.
Dallo stesso verbo volvere derivano altre parole che rientrano nello stesso campo semantico . Ricordiamo:
voltare ,volubile, avvolgere,volàno,volante
Vergogna (Ver-go-gna)
In una trasmissione di Corrado Augias, uno psicologo/filosofo ebbe a dire:
"Del resto, l’etimologia della parola vergogna è “vereo gognam”, temo la gogna".:lol::o:?
E qui le cose da ricordare sono parecchie. La prima, nota anche a studenti di latino diligenti, è che in latino si dice “vereor” e non “vereo” (il verbo è cioè un “deponente”). La seconda è che “gogna” non è parola latina, ma italiana moderna. La terza osservazione è che “vergogna” (diversamente da “gogna”) appartiene alle parole di più sicura etimologia ed è la continuazione popolare del vocabolo “verecundia”, un sostantivo latino tratto da “vereri” (come “facundia” era tratto da “fari”, parlare).
(testo in http://www.lavocedifiore.org/SPIP/br...3?id_breve=542)
Orrore!!!!!!!!! Ma chi ci libererà da certe persone?????
Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?
(Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?").
Allegato 626
Tornando alle cose serie, vergogna trae da verecundia, sembra ormai attestato (Castigatezza di modi, pudore, modestia, HOEPLI Dizionario).
La morale corrente nega ogni capacità positiva e catartica alla vergogna. Si pensa essere, cioè, un sentimento di cui, appunto, "vergognarsene".
Le antiche civiltà greche ebbero a conoscere sentimenti analoghi, passando attraverso "schemi di civiltà" con forti componenti irrazionali: dalla civiltà della colpa alla civiltà della vergogna (vedi Eric R.DODDS, I greci e l'irrazionale, Rizzoli editore). La "vergogna" in Ellade fu un sentimento il cui valore lo troviamo nel ripensamento di sè di fronte agli altri; in altre parole, fu un avvertire che qualcosa non andava.
In realtà, la vergogna - come riconoscimento etico della fallacia di atti personali di fronte al mondo che ci circonda - è la consapevolezza del proprio errore. Ed è un atto di crescita.
Il punto interrogativo
Come nasce, questo segno di interpunzione?
Una volta, chi scriveva un libro, lo faceva sulle pergamene, a mano ed usando la lingua latina.
Quando si trovava a dover concludere una frase interrogativa, al termine della stessa scriveva: quaeritur, o comunque una voce del verbo quaerere (ci si domanda, ci si chiede). L'amanuense, poi, imparò a non perdere tempo e abbreviò quaeritur con q.
Immaginando ora di elevare la q, mettendo sotto ad essa il punto fermo otterremo il segno grafico di interrogazione:
Allegato 631
Pazienza (Pa-zien-za) Qualità di chi sopporta con rassegnazione le varie avversità. .
Etimologia: dal latino patientia , derivato da pati, sopportare.
Un vecchio proverbio diceva "La pazienza è la virtù dei forti" (anche se un adagio italiano preferisce dire: La pazienza è la virtù dei santi)
Il filosofo svizzero Jean-Jacques Rousseau amava dire che :La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce (aveva scoperto, cioè, l'acqua calda:lol:)
Madame de Staël, la brillante dominatrice dei salotti intellettuali francesi di prima della Rivoluzione, scrisse - acutamente - che "il segreto dell'ordine sociale consiste nella pazienza del gran numero".
Secondo me, una grande pazienza la si dimostra anche sopportando con umiltà la spocchia di molti. La pazienza, quindi, provoca sofferenza, ma affina l'animo come quando l'argento fino è passato alla fiamma.
Appuntamentare, efficientare, scadenzare, bloggare, googlare, postare..
Vi trovate a vostro agio con questi neologismi? Sapreste definirli o spiegare il loro etimo? Oppure spiegare compiutamente cosa significhino? Sapreste definirne con esattezza linguistica sinonimi e contrari?
Non lo so. Ma, anche se vi trovaste in imbarazzo, non vi preoccupate: siete nell'era informatica!:roll:
Pipistrello (pi-pi-strel-lo)
Deriva dal latino vespertilio, animale della sera (vesper)
Dante lo nomina vispistrello (Inf.XXXIV, parlando di Lucifero):
Sotto ciascuna uscivan due grand’ali,
quanto si convenia a tanto uccello:
vele di mar non vid’io mai cotali. 48
Non avean penne, ma di vispistrello
era lor modo; e quelle svolazzava,
sì che tre venti si movean da ello: 51
quindi Cocito tutto s’aggelava.
Allegato 634
(Illustrazione di Dorè)
Il Boccaccio lo nominerà, a volte come Dante, vispistrello: Fa che tu mi rechi un poco di carta non nata, e un vispistrello vivo ( nov. 85. 16.) . Altre volte, vipistrello. Da qui, pipistrello.
A Modena, lo chiamano Palpastrello
Cicalata (Ci-ca-la-ta) o Cicalamento, ragionamento sopra un tema di poca importanza. (Da Accademia della Crusca in rete)
Così si esprimesa Ambrogio Bazzero, nell'incipit di "Storia di un'anima":
Ambrogio Bazzero
STORIA DI UN'ANIMA
Anche voi, o lettori, dormite a questa mia cicalata? Vi domando mille perdoni. L'esordio è finito.
(da: Repertorio di Testi elettronici; Opere di letteratura italiana e straniera)
http://www.abruzzoinmostra.it/letter...1/PAGE0210.HTM
Lepido (Le-pi-do)
Piacevole, Giocondo. Lat. lepidus. Gr. λαμυρός.
Alcuni lo fanno derivare dal greco Lépos, scorza, membrana.
I Lepidotteri, in Biologia, sono le Farfalle e le Falene. Hanno, è vero, le ali (ptéron) membranose. Ma, a dire il vero, non si capisce bene cosa c'entri la scorza con la piacevolezza; per cui, forse, coglie nel segno la prima derivazione.
Nutella (Nu-tel-la)
Che mondo sarebbe, senza Nutella?
Allegato 642
Nutella nasce nel 1964 per. sostituire il precedente "Supercrema Giandujot" . Il tema del nome è formata dalla parola inglese nut , "nocciola", uno degli ingredienti di quella che sarà LA merenda per antonomasia. Il suffisso -ella rendeva amichevole, piacevole, gradita quella crema tanto amata dai bambini (e dagli adulti, compreso il sottoscritto)
Nutella, nel nostro immaginario, ha ridimensionato (?) il significato prettamente commerciale per significare "cosa dolce e gradita".
Anzi: si potrebbero dividere i periodi storici in Ante- e Post-Nutella còndita :lol::lol::lol:
Nascere con la camicia
Essere fortunato, o - meglio - nascere sotto una buona stella che bacia tutto ciò che si fa.
Naturalmente è una credenza antica. Infatti, si pensava che i bambini che nascessero con la "camicia" (così veniva chiamato l'amnios, membrana sacciforme che contiene il feto circondato dal liquido amniotico, e che normalmente si libera quasi completamente ), avrebbe avuto una vita meravigliosa. O perlomeno fortunata in gran parte.
Pastorizzazione (Pa-sto-riz-za-zio-ne)
Sistema di sterilizzazione degli alimenti, ottenuta portando i cibi a temperature alte per pochi secondi.
Il metodo fu introdotto dal chimico e biologo francese Louis Pasteur. Il termine esatto, allora, sarebbe: pasteurizzazione.
Quando si capisce una velata allusione oppure un discorso criptico si dice di aver "Capito l'antifona".
L'antifona è una frase che viene recitata prima della salmodia nella messa e riassume in poche parole il significato del salmo e può dargli un significato diverso secondo della festa per cui viene usato. Inoltre ogni antifona della messa è fissa e identifica la domenica in cui viene recitata.
Frullone (frul-lo-ne) o Buratto (bu-rat-to):
Tipo di staccio, usatissimo nell'Italia contadine. Era strumento che veniva adoperato per separare meccanicamente la farina dalla crusca mediante lo staccio, o membrana forata, in genere metallica; il frullone (buratto) fu preso per emblema dell'Accademia della Crusca. Un armadio a forma di frullone era adoperato dall'arciconsolo per conservare le leggi, il catalogo ufficiale dei membri dell'Accademia e i tre libri di componimenti intitolati: Farina, Stacciato e Fiore.
Allegato 650
Ha cambiato aspetto nel corso dei secoli, ma uno dei più noti ed usati è quello circolare, in cui le nostre nonne "setacciavano" la farina; mia moglie invece, tramite il frullone o buratto preparava le marmellate di more o di rosa canina, dopo aver bollito le bacche.
Una bella filastrocca recitava così (ma è solo una delle tante versioni):
Staccia Buratta
Martin va dalla gatta;
la gatta va al mulino
per fare un cofaccino.
E suona mezzogiorno
esce il pane dal forno;
il pane è nel paniere
il vino nel bicchiere.
Passan due fanti
con due cavalli bianchi,
bianca è la sella...
addio bambina bella!
inumare (i-nu-ma-re)
Detto di sotterrare, da in- e humus, terreno . In genere, ci si riferisce a corpi umani. Ma inumare vale per tutto ciò che si desidera nascondere sottoterra.
Biasimare: (bia-si-ma-re)
Esporre giudizi fortemente negativi. Dal greco Blasphémein, bestemmiare. Ed infatti biasimare e bestemmiare trovano il loro etimo nel francese blasmar.
In Mitologia, con la sua qualifica di tenebroso, Biasimo è uno dei figli della Notte e fratello di Oblìo. Per questo Pindaro aveva detto che Biasimo e Oblìo sono strettamente connessi, e parla di Silenzio come del peggior biasimo.
Assurdo (as-sùr-do)
Concetto che contrasta con i dati razionali. Deriva dal latino absurdus, (ab, allontanamento, e dalla radice suar- suonare).
L'assurdo è , quindi, un contrasto evidente ; è una dissonanza, un distaccarsi dall'armonia della musica . Per estensione di concetto ,è allontanamento dall'armonia della ratio logica.
L'armonia, insieme al ritmo e alla melodia, è la base di una corretta composizione musicale. Così, l'armonia delle forme è premessa della Bellezza. L'armonia dei concetti è premessa al conoscere razionale.
Palingenesi (pa-lin-gè-ne-si)
Rinascita,risurrezione, rigenerazione,.
dal greco: palin, di nuovo e genesi (da gennào, io creo) è: creazione, nascita.
A torto ritenuta una lemma troppo "distaccato", è una parola di grandissima nobiltà.
Primo (Pri-mo)
Figura che non ha altri avanti a sè. Quindi, è sbagliato dire: primissimo, come - parallelamente - è sbagliato dire ultimissimo.
Da Primo traggono: principe, principale, primato.
Tautologia (tau-to-lo-gi-a)
Ripetizione di un concetto o di una parola, anche se in vesti formali differenti. Da evitare, appesantisce il discorso.
E', in altre parole, una proposizione logica in cui il predicato ha lo stesso significato del soggetto. Esempio: tutti i merli sono neri, oppure non lo sono.
Non ha, quindi, un contenuto di informazioni trasmissibile.
Ridondanza (ri-don-dan-za): lo stesso significato di tautologia
Ha nevicato oppure è nevicato ?
In effetti, le due forme coesistono nel parlato, e spesso non si sa quale forma preferire.
Tutti i verbi attivi hanno l'ausiliare "avere"; "essere" è l'ausiliare delle forme passive. Tutti verbi riflessivi (o con la particella "-si") richiedono l'ausiliare "essere". Manca invece una regola precisa per i verbi intransitivi, dove c'è oscillazione d'uso. Non è vero che tutti i verbi di movimento richiedano l'ausiliare "essere". Così è per "andare" ("Siamo andati a una mostra"), ma non per "camminare" ("Ho camminato per un'ora"). "Correre" poi ha un doppio uso, con una sfumatura di significato. "Alla notizia sono corso da te", ma "questa mattina ho corso per due ore". Nel primo caso (con "essere") si indica un'azione immediata, nel secondo (con "avere") si sottolinea una durata. Un esempio tipico di incertezza lo si ha con i verbi meteorologici, dove si può avere indistintamente "ha piovuto" ed "è piovuto", ugualmente corretti. Se l'azione ha una durata è preferibile (come nel caso di "correre") l'uso di "avere": "Ieri ha piovuto per l'intera giornata"
Giorgio De Rienzo docente universitario ed esperto linguista del Corriere della Sera, dal sito del Corriere della Sera.
Inebriare (I-ne-bri-a-re): Rendere ebbro, ubriacare.
In senso figurato, Esaltare, Estasiare, rapire, affascinare, incantare.
Nella forma riflessiva : ubriacarsi. Figurativamente: esaltarsi, entusiasmarsi, eccitarsi.
Etimologia: dal latino inebriare , lemma composto dalla particella in- e da ebrius, ebbro.
Correre la cavallina : darsi alla bella vita, ai piaceri del mondo, godersi l'esistenza, ecc.
Altrimenti..... la cavallina è un attrezzo ginnico per esercizi di salto e volteggio...fa bene ai glutei..:lol::lol::lol:
Me ne frego
Questa era un'espressione romanesca, un'espressione triviale perchè origina dal latino fricare , ossìa strofinare , intesa sia in senso proprio che in senso figurato, con evidente riferimento all'atto sessuale.
Prima di D'Annunzio, Olindo Guerrini aveva già usato l'espressione come intestazione della propria carta da lettere.
E' rimasta nel peggior gergo moderno. Da evitare. Ad essa vanno preferite: non me ne importa, non m'interessa, rifuggo da...,et similia.
A proposito della locuzione "me ne frego":
Negli anni trenta, Ettore Petrolini fu invitato a Palazzo Venezia per ricevere una medaglia, un'onorificenza da Mussolini, che personalmente gliela appuntò nel petto.
Vedendo poi che il duce lo guardava con aria interlocutoria (come per chiedergli cosa ne pensasse), il grande Petrolini esclamò: "Me ne fregio!"
I giorni della merla
Anzitutto, vorrei citare Dante:
... e veggendo la caccia,
letizia presi a tutte altre dispari,
tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,
gridando a Dio: "Ormai più non ti temo!"
come fé il merlo per poca bonaccia...
Sapia senese
(Purgatorio, XIII, 119 - 123)
La leggenda racconta come una volta tutti i merli fossero bianchi.....
IL MERLO BEFFATO
Eravamo in Gennaio, un mese che una volta durava 28 giorni, ed un Merlo sopravvisse , diversamente da altri merli, al rigido freddo invernale . Pensando di aver superato le asperità di Gennaio, uscì baldanzoso dal nido cantando: "Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno!".
Gennaio se ne ebbe a male e , permaloso com'era, si allungò nel tempo prendendo in prestito tre giorni a Febbraio e scatenando bufere di neve, gelo, e ghiaccio dappertutto.
Il Merlo, poveretto, si rifugiò in un camino dove restò al riparo per quei tre giorni. Quando ne uscì era nero nero dalla fuliggine e , come lui, rimasero tutti i merli e le merle del mondo.
PS: veramente, una volta Gennajo era di 28 o 29 giorni: nel calendario romano il mese di Gennaio aveva veramente solo 28 o 29 giorni sin dai tempi di Numa Pompilio (secondo re di Roma) e della sua riforma del 713 a. C. quando il calendario a Roma passò da lunare a luni-solare (e furono inseriti i mesi di Gennaio e Febbraio).
Reo confesso (Reo con-fes-so)
Colui (e sono rarissimi) che riferisce le colpe di cui si è macchiato.
Deriva da "Habemus confitentem reum",locuzione latina che vale:abbiamo il reo confesso, ed è tratta da Cicerone (Pro Ligario,I,2)
La confessione dell'imputato ha un valore decisivo riguardo al verdetto del giudice: talora si adduce come attenuante per il colpevole che ha confessato.
Coram populo o Coram populi?
A volte si trova scritto "Coram populi" al posto di "populo". Come stanno le cose?
"coram" è una preposizione, e regge il caso ablativo nella stragrande maggioranza dei testi, anche della tarda latinità.
In latino le preposizioni possono reggere unicamente l'accusativo e l'ablativo. Coram "populi" diventerebbe una tautologia, una ripetizione, e varrebbe: "pubblicamente del popolo", perché "populi" in questo caso sarebbe un genitivo singolare.
Alcuni riferimenti letterari e storici:
Ne pueros coram populo Medea trucidet, 185
aut humana palam coquat exta nefarius Atreus,
aut in auem Procne uertatur, Cadmus in anguem.(Orazio, Ars Poetica, 185-187).
Troviamo nel Vangelo (Mt. 27,24) "Pilatus...accepta aqua lavit manus coram populo..." (=Pilato...presa dell'acqua si lavò le mani davanti a tutto il popolo).
In Dante,poi, ritroviamo la preposizione coram quando il Poeta parla delle mistiche nozze di Francesco d'Assisi con la Povertà:
Et coram patre le si fece unito. (Adoperando, qui, il caso ablativo: E davanti al padre si unì [misticamente e materialmente] ad essa [madonna Povertà] )
(Paradiso, XI, 62).
Soldi e mercenari (sol-di), (mer-ce-na-ri)
Il ‘nummus solidus’ era la moneta forte, intera, solida…con la quale venivano ‘assoldati’ i mercenari (ad- solidum, ossìa persona che percepisce il solido).
Il ‘mercenarius’ percepiva una merces , ossìa la paga.
Da assoldato a soldato il passo è quanto mai breve.
Effimero(a) (ef-fi-me-ro)
L'etimologia delll'aggetttivo effimero è di origine greca: la parola è composta dal prefisso epì, per e dal sostantivo emèra ,giorno; indicando, letteralmente qualcosa che dura un solo giorno; in senso lato,ciò che ha una breve durata nel tempo .
Da: Le vergini suicide (Jeffrey Eugenides)
"La signora S., una vicina, ci disse di aver visto Cecilia il giorno precedente al tentativo di suicidio. La ragazza era ferma sul bordo del marciapiede, con il solito vestito da sposa (…). Stava contemplando una Thunderbird avviluppata in un manto di insetti. "Faresti meglio prendere una scopa, cara", le aveva detto la signora S. Cecilia l'aveva fissata con quel suo sguardo penetrante da asceta. "Sono morti", aveva risposto. "Vivono soltanto ventiquattr'ore. Nascono, si riproducono e schiattano. Non hanno neanche il tempo di nutrirsi". E cacciando una mano in quella cortina schiumosa di insetti aveva tracciato le proprie iniziali: C.L.".
N.B. Gli insetti cui si riferisce lo scrittore sono gli Efemerotteri, la cui vita è - appunto - effimera.
Allegato 686 (Un efemerottero si posa su un dito. Notate le dimensioni e soprattutto la tripartita terminazione caudale, che contribuisce al carattere diagnostico di specie)
Precario (pre-ca-rio)
deriva dal latino prex (gen. precis) cioè preghiera, implorazione, supplica. Una valenza spesso negativa, quindi e che conferisce al sostantivo cui si riferisce, la qualifica di provvisorietà.
Ubbidire, obbedire (ub-bi-di-re)
Questo lemma deriva dal latino oboedire, composto dal preverbo ob- ,avanti, verso, e audire ‘ascoltare’
Il significato proprio è, quindi, ‘dare ascolto a qualcuno o a qualcosa’. Si può infatti dare retta anche a qualcosa: per esempio, all'istinto, alla buona volontà, al senso di responsabilità, ecc.
Sinonimi: Adempiere, ascoltare, conformarsi, dar retta, osservare, sottoporsi,
seguire (eseguire) gli ordini.
Contrari: Ribellarsi, trasgredire, violare, prevaricare, contravvenire.
Tirapiedi (Ti-ra-pie-di)
Una parola che, nella sostanza, non ha cambiato il significato recondito di "losco aiutante".
Una volta,il tirapiedi era un famigerato figuro che, di mestiere, era l'aiutante del boia.
Sì perchè, una volta che questo esecutore materiale delle leggi aveva finito il suo compito (quello di impiccare ), il tirapiedi accelerava il transito del malcapitato tirandogli i piedi, in modo che la corda tirasse il collo più marcatamente e più velocemente. Un'opera pia, quindi, a ben pensarci, anche se il popolo non era certo di questa opinione:evil:
Non capire una mazza: Quante sono le persone che non capiscono una mazza e, per di più, sono piene di boria!!!!
Il termine deriva deriverebbe dal Generale conte Francesco Mazza di Rivanazzano che fu investito dal Re Vittorio Emanuele III, con pieni poteri, del compito di "dirigere" le operazioni di soccorso dopo il disastroso terremoto di Messina del 1908, allo scopo di impedire il predonaggio e la confusione che derivano spesso dalle tragedie naturali. Naturalmente ciò fu inviso ai predoni e predatori che, per rifarsi, estesero il suo nome al fatto di non capire nulla. Invidia.
:lol::lol::lol:
Povero conte Francesco Mazza :(Quote:
Il termine deriva deriverebbe dal Generale conte Francesco Mazza di Rivanazzano che fu investito dal Re Vittorio Emanuele III, con pieni poteri, del compito di "dirigere" le operazioni di soccorso dopo il disastroso terremoto di Messina del 1908, allo scopo di impedire il predonaggio e la confusione che derivano spesso dalle tragedie naturali. Naturalmente ciò fu inviso ai predoni e predatori che, per rifarsi, estesero il suo nome al fatto di non capire nulla. Invidia.
Sul serio???? :shock: Non mi ero mai posta il problema perchè ero convinta che "mazza" fosse un sinonimo elegante del... termine che uso di solito.
Questa è la prova che non capisco proprio un... francesco. :lol::lol::lol: