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Don Camillo era uno di quei tipi che non hanno peli sulla lingua e, la volta che in paese era successo un sudicio pasticcio nel quale erano immischiati vecchi possidenti e ragazze, don Camillo durante la Messa aveva cominciato un discorsetto generico e ammodino, poi a un bel momento, scorgendo proprio in prima fila uno degli scostumati, gli erano scappati i cavalli e, interrotto il suo dire, aveva gettato un drappo sulla testa del Gesù Crocifisso dell'aitar maggiore perché non sentisse e, piantandosi i pugni sui fianchi, aveva finito il discorso a modo suo e tanto era tonante la voce che usciva dalla bocca di quell'omaccione, e tanto grosse le diceva, che il soffitto della chiesetta tremava
"Don Camillo. Mondo piccolo" - Guareschi
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Mi sono accinto più volte a scrivere queste mie memorie e uno strano sentimento misto di terrore e di angoscia mi ha distolto sempre dal farlo
"Fosca" Ugo Tarchetti
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Dal grande casolare dove abitiamo i vigneti risalivano le colline e si estendevano a destra e a sinistra. In testa a ogni filare stavano fiorendo cespi di rose. Rose sentinella che anche qui in Maremma – questo me lo aveva spiegato Jeremy – sanno difendere la vigna da parassiti, muffe e acciacchi vari
"Dieci piccoli gatti" Eva Polanski
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"Sarà meglio" mormorò la voce rauca all'altro capo della linea "che sia morto qualcuno di grosso, Strike"
"Il baco da seta" Robert Galbraith
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"I rapinatori di treni di solito non sono intelligenti, per fortuna delle ferrovie - disse Call - Cinque rapinatori di treni intelligenti manderebbero in malora tutte le ferrovie del paese"
"Le strade di Laredo" Larry McMurtry
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"Stava abballanno un valzaro supra al bordo di ’na piscina, tutto alliffato e profumato, e sapiva che la fìmmina che tiniva tra le vrazza era Livia, da qualichi orata addivintata sò mogliere. Non potiva vidirle la facci per via del fitto velo bianco che la cummigliava"
"Il cuoco dell'Alcyon" Andrea Camilleri
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1 allegato(i)
Allegato 5569
Rebecca la prima moglie - Daphne du Maurier
Incipit intero, in lingua originale:
Last night, I dreamt I went to Manderley again. It seemed to me I stood by the iron gate leading to the drive, and for a while I could not enter for the way was barred to me. Then, like all dreamers, I was possessed of a sudden with supernatural powers and passed like a spirit through the barrier before me. The drive wound away in front of me, twisting and turning as it had always done. But as I advanced, I was aware that a change had come upon it. Nature had come into her own again, and little by little had encroached upon the drive with long tenacious fingers, on and on while the poor thread that had once been our drive. And finally, there was Manderley – Manderley – secretive and silent. Time could not mar the perfect symmetry of those walls. Moonlight can play odd tricks upon the fancy, and suddenly it seemed to me that light came from the windows. And then a cloud came upon the moon and hovered an instant like a dark hand before a face. The illusion went with it. I looked upon a desolate shell, with no whisper of a past about its staring walls. We can never go back to Manderley again. That much is certain. But sometimes, in my dreams, I do go back to the strange days of my life which began for me in the south of France…
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Alla fine di rue Guénégaud, venendo dal
Lungosenna, si trova il passaggio del Pont-Neuf,
una specie di corridoio stretto e cupo che
congiunge rue Mazarine a rue de Seine. Misura,
al massimo, trenta passi in lunghezza e due in
larghezza: è lastricato di pietre giallastre,
scheggiate e consunte che, con qualsiasi tempo,
trasudano un'acre umidità; la vetrata che lo
sovrasta, tagliata ad angolo retto, è nera di
sporcizia.
Nelle belle giornate estive, quando il peso
del sole incendia le strade, una luce biancastra
filtra dai vetri sporchi e si trascina penosamente
nel passaggio. Nei brutti giorni d'inverno, nelle
mattinate nebbiose, i vetri vomitano la notte su
quelle pietre umide, una notte sudicia e ignobile.
Teresa Raquin - Emile Zola
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Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch'era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò nello specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c'era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo. Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita. Pensava alle giornate squallide all'Accademia militare, si ricordò delle amare sere di studio quando sentiva fuori nelle vie passare la gente libera e presumibilmente felice; delle sveglie invernali nei cameroni gelati, dove ristagnava l'incubo delle punizioni. Ricordò la pena di contare i giorni ad uno ad uno, che sembrava non finissero mai. Adesso era finalmente ufficiale, non aveva più da consumarsi sui libri né da tremare alla voce del sergente, eppure tutto questo era passato. Tutti quei giorni, che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai. Sì, adesso egli era ufficiale, avrebbe avuto soldi, le belle donne lo avrebbero forse guardato, ma in fondo - si accorse Giovanni Drogo - il tempo migliore, la prima giovinezza, era probabilmente finito. Così Drogo fissava lo specchio, vedeva uno stentato sorriso sul proprio volto, che invano aveva cercato di amare. Che cosa senza senso: perché non riusciva a sorridere con la doverosa spensieratezza mentre salutava la madre? Perché non badava neppure alle sue ultime raccomandazioni e arrivava soltanto a percepire il suono di quella voce, così familiare ed umano? Perché girava per la camera con inconcludente nervosismo, senza riuscire a trovare l'orologio, il frustino, il berretto, che pure si trovavano al loro giusto posto? Non partiva certo per la guerra! Decine di tenenti come lui, i suoi vecchi compagni, lasciavano a quella stessa ora la casa paterna fra allegre risate, come se andassero a una festa. Perché non gli uscivano dalla bocca, per la madre, che frasi generiche vuote di senso invece che affettuose e tranquillanti parole? L'amarezza di lasciare per la prima volta la vecchia casa, dove era nato alle speranze, i timori che porta con sé ogni mutamento, la commozione di salutare la mamma, gli riempivano sì l'animo, ma su tutto ciò gravava un insistente pensiero, che non gli riusciva di identificare, come un vago presentimento di cose fatali, quasi egli stesse per cominciare un viaggio senza ritorno.
Il deserto dei tartari - Dino Buzzati
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Sono un uomo piuttosto avanti negli anni. La natura della mia professione mi ha portato, nel corso degli ultimi tre decenni, in contatto, e non soltanto nel solito contatto, con una categoria di uomini interessante all'apparenza e in qualche modo singolare, sui quali, per quanto ne so, finora non è mai stato scritto nulla: mi riferisco ai copisti legali ovvero agli scrivani. Nella mia vita professionale e privata ne ho conosciuti moltissimi e, se volessi, potrei raccontare varie storie che farebbero sorridere i benevoli e piangere i sentimentali. Ma per qualche brano sulla vita di Bartleby, il più strano che abbia mai visto o conosciuto, rinuncio alle biografie di tutti gli altri. Mentre di molti scrivani potrei narrare l'intera vita, non si può fare nulla del genere per Bartleby. Non esiste materiale - ne sono convinto - per comporre una biografia completa e soddisfacente di quest'uomo. È una perdita irreparabile per la letteratura. Bartleby fu uno di quegli individui sui quali non si riesce ad accertare nulla, senza risalire alle fonti originali, nel suo caso molto esigue. Quello che videro i miei occhi attoniti: ecco ciò che so di Bartleby, tranne, invero, una vaga notizia che apparirà in seguito.
Bartleby lo scrivano - Herman Melville
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La mattina in cui dovevo sposarmi, a New York, entrai in una libreria: lo facevo sempre nei momenti di crisi o di estasi, finché non le hanno chiuse tutte – e allora, come un monaco, mi è toccato cercare un po’ di conforto o di ispirazione da qualche parte nell’etere. Ci trovai qualcosa che speravo avrebbe fatto da epigrafe al nostro imminente matrimonio: era di Issa – poeta giapponese del Settecento, il più sensibile e spiritoso degli autori di haiku – e diceva semplicemente:
Il mondo di rugiada è
un mondo di rugiada;
eppure…
"Io, lei, Manhattan" di Adam Gopnik
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Sostiene Pereira - Antonio Tabucchi (1994)
Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d'estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua funesta, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. Perché? questo a Pereira è impossibile dirlo.
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Mi chiamo Kathy H. Ho trentun anni, e da più di undici sono un'assistente. Sembra un periodo
piuttosto lungo, lo so, ma a dire il vero loro vogliono che continui per altri otto mesi, fino alla fine
di dicembre. A quel punto saranno trascorsi quasi esattamente dodici anni.
Adesso mi rendo conto che il fatto che io sia rimasta per tutto questo tempo non significa
necessariamente che loro abbiano grande stima di me.
Ci sono ottime assistenti a cui è stato chiesto di abbandonare dopo appena due o tre anni. E poi me
ne viene in mente almeno una che ha operato per oltre quattordici, malgrado fosse un'assoluta
nullità.
Quindi non ho nessuna intenzione di darmi delle arie. Ma so per certo che sono soddisfatti del mio
lavoro, tanto quanto, nell'insieme, lo sono io. I miei donatori hanno sempre reagito meglio del
previsto. I loro tempi di recupero sono stati alquanto straordinari, e quasi nessuno è stato catalogato
come «soggetto problematico», almeno prima della quarta donazione.
Non lasciarmi - Kazuo Ishiguro (2005)
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"Come cambierebbe il mondo? E come cambierebbe la mia vita? se io scomparissi dal mondo, intendo. Il mondo non cambierebbe di una virgola e tutto andrebbe avanti allo stesso modo, giorno dopo giorno?"
"Se i gatti scomparissero dal mondo" - Kawamura Genki
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"Quando è scoppiata la guerra, eravamo tutti contenti"
"Fuori fuoco" - Chiara Carminati
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"Nel primo pomeriggio di un sabato di giugno, Jack Kennison inforcò gli occhiali da sole, salí sulla sua decapottabile aperta, si fece passare la cintura di sicurezza sulla grossa pancia e partí alla volta di Portland, a quasi un’ora di macchina, pur di non incontrare Olive Kitteridge lí nell’alimentari di Crosby nel Maine. Lei, o quell’altra che aveva visto due volte nel negozio, quella che parlava del tempo mentre lui se ne stava con la bottiglia in mano. Del tempo, figuriamoci. Anche l’altra, di cui non ricordava il nome, era rimasta vedova"
"Olive. Ancora lei" Elizabeth Strout
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"Il tilefono sonò che era appena appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parsi, doppo ore e ore passate ad arramazzarisi ammatula dintra al letto. Le aviva spirimintate tutte, dalla conta delle pecore alla conta senza pecore, dal tintari d’arricordarisi come faciva il primo canto dell’Iliade a quello che Cicerone aviva scrivuto al comincio delle Catilinari. Nenti, non c’era stato verso. Doppo il Quousque tandem, Catilina, nebbia fitta. Era ’na botta d’insonnia senza rimeddio, pirchì non scascionata da un eccesso di mangiatina o da un assuglio di mali pinseri"
"Riccardino" Andrea Camilleri
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"Mia cara Elvira,
non so da dove cominciare.
Sei soltanto una bambina ed è così difficile spiegare perchè scelgo di lasciarmi alle spalle te e questa vita"
"La figlia del peccato" Emily Gunnis
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Presto nel mattino, tardi nel secolo, Cricklewood Broadway. Alle 6,27 del 1 gennaio 1975, Alfred Archibald indossava un abito di velluto a coste ed era seduto a bordo di una Cavalier Musketeer Estate, con la faccia riversa sul volante. Sperava che il giudizio divino su di lui non fosse troppo severo. Giaceva abbandonato in avanti, la bocca molle, le braccia a croce, spalancate ai due lati, come un angelo caduto; nei pugni stringeva le medaglie dell’esercito (a sinistra) e la licenza matrimoniale (a destra), perché aveva stabilito di portare i suoi errori con sé. In un occhio gli si rifletteva una lucina verde: segnalava una svolta a destra che aveva deciso di non fare. Era rassegnato. Era preparato a tutto questo. Aveva gettato in aria una moneta e si era attenuto al risultato. Si trattava di un suicido premeditato. Anzi, della sua risoluzione per l’Anno Nuovo.
Denti bianchi - Zadie Smith
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“Eravamo innocenti. Convinti di essere speciali. Sbronzi tutti i week end al centro commerciale. Il mondo era nelle nostre mani. Non ci importava del tempo. L’amore era una cosa scontata. La morte aveva paura di noi. Adesso abbiamo il grigio nella barba.
Il cielo è un livido viola. Il centro commerciale è morto. Siamo i vecchi che abbiamo giurato di non diventare mai.
Passiamo le giornate al tavolo d’angolo dello Starlight Diner a discutere i capricci della vita.
La nostra Harmony è una cittadina come tante. Tale e quale alla vostra. Piena di santi e peccatori, indistinguibili”.
L'ultima cosa bella sulla faccia della terra - Michael Bible
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"Sono nato il 16 agosto 2020. Lo stesso giorno di Schrodinger, quel tizio che sosteneva che un gatto chiuso iin una scatola può essere sia vivo che morto. Ora, a parte il fatto che, per venirtene fuori con un'idea del genere, ti devi essere fumato l'erba gatta, lo sanno tutti che un gatto lo potete chiudere dove vi pare e sarà sempre vivo (e Stephen King l'ha ampamente dimostrato)"
"Il mio gatto mi detesta. Il diario di Sir Thomas" Federica Bosco
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Tornava a casa tenendo due sacchetti del fruttivendolo nella destra, nella sinistra una banana che mangiava a grandi morsi, aveva calcolato di finirla prima di raggiungere il cestino dei rifiuti avvitato al divieto di sosta, proprio davanti al suo portone. Gettò la buccia e fece centro. Salì i tre gradini di marmo e fu accolta dalla penombra dell'androne. "E' arrivato questo per lei" le disse Amerigo, il portiere, cosegnandole una busta marrone che conteneva un plico voluminoso
"Tutti i particolari in cronaca" Antonio Manzini