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Professore [pro-fes-so-re]
Parola derivante dal verbo latino profitèri, il cui participio passato è profèssus. Professore è la persona che professa, cioè dichiara pubblicamente, coram populo, insegna una disciplina, una materia. Così, si dirà professore un insegnante, ma anche chi dichiara senza remore il proprio pensiero, la propria fede, i propri ideali.
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Depurare [de-pu-ra-re]:rendere puro, ecc.
Non deriva, come si crederebbe a prima vista, da purus, puro, ma da un termine che è l'esatto opposto,
cioè pus (genitivo: puris), ossia materia purulenta o marcia. Il prefisso de- sta per separazione, allontanamento.
Quindi depurare significa allontanare ciò che è marcio.
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Grotta [grot-ta]: dal latino Crypta (luogo sotterraneo), mutuato dal greco Kryptè,luogo nascosto (verbo Kryptò, io nascondo).
Da essa deriva il termine calabrese- siciliano: crozza, teschio (con il significato correlato di cosa che cela [il cervello]).
vi ricordate della bella canzone popolare:
Vitti na crozza supra nu cannuni,
fui curiusu e ci vosi spiari.
Idda m'arrispunniu cu gran duluri:
"Murivi senza toccu di campani".
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Nicchia [nic-chia] (attività funzionale e posizione topografica assunta da una specie biologica nell'ecosistema) femminile di Nicchio, che alcuni vorrebbero derivare dal latino Mytilus, poi Nytilus e infine Nic'lus (Nicchio)
Una simile trasformazione o evoluzione etimologica l'avrebbero anche avuta il Nespolo (da Mèspilum) e Nibbio (da Milvius).
Resta da dire che a Siena la contrada omonima si chiama Nicchio, a rammentare la forma a nicchia di Piazza del Campo, dove si corre il Palio due volte l'anno.
http://www.aboutromania.com/TuscanyS...lCampoView.jpg
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Divergere, diverso, divertire.
Ecco il caso di tre parole che hanno un significato diverso, ma un etimo uguale.
Divergere: muoversi in direzioni diverse, essere in contrasto ( dal latino: dis-, diversamente e vèrgo, mi muovo)
Diverso: aggettivo e pronome indefinito, ha lo stesso ètimo della precedente.
Divertire: dal latino divertere, portare via ; composto da dis- e vertere, portare via.
In ogni caso si ha un significato simile, cioè contrasto.
Saluti divergenti
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Cronotopo [cro-no-to-po]: In fisica teorica, è una categoria recente e riunisce tutti i punti (eventi) dell'Universo (topos) che si immaginano scorrere nell'arco del tempo (chronos). E' quindi una visione che unisce le tre dimensioni dello spazio con la quarta, quella del tempo.
Considerate categorie indipendenti e a sè stanti da vari fisici e matematici euclidei e pre-relativistici nonchè da pensatori (Sant'Agostino chiamava il tempo : misura del movimento) vengono unite nel cronotopo con le teorie della Relatività di Einstein. In precedenza lo spazio era considerata una categoria diversa, che non poteva essere sommata al tempo (era, cioè, invariante).
http://www.estropico.com/96ea7940.jpg
Vari pensatori hanno espresso un proprio concetto di Cronotopo:per esempio, De Vries, Minkovski, Einstein. Ne sono risultate varie teorie sulla conformazione dell'Universo: chiuso, aperto, iperbolico... Ma, ricordiamo, anche l'italiano Luigi Fantappiè (con l'elaborazione di Giuseppe e Salvatore Arcidiacono), il quale, insieme a contributi scientifici originali al concetto di cronotopo, formula anche l'originalissimo concetto di Sintropìa [sin-tro-pi-a], ossia delle leggi insite nel mondo biologico e che portano la materia organizzata verso un fine (visione teleologica del mondo fisico e biologico), dando una concretezza nuova al meccanicismo imperante in Fisica, Biologia e Filosofia.
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Quando una malattia miete numerose vittime, si dice che fa falcidia [fal-ci-dia]: verrebbe da pensare alla falce di Sua Maestà Morte;
invece Lei, perlomeno qui, non c'entra niente.
Falcidia deriva da Publio Falcidio, tribuno della plebe ai tempi di Cicerone.
http://www.ludus.info/vignette-umori...ato-romano.jpg
Nel 40 a.C. il tribuno propose e fece approvare la 'lex falcidia', concernente l'eredità.
Il patrimonio lasciato dal defunto veniva così per legge diviso in strane parti (meraviglie della Politica!!!!)
in modo che all'erede andasse solo un quarto (quarta falcidia).
Così, non solo le malattie fanno falcidia, ma anche le leggi... D'altra parte non ci meravigliamo se gli antichi figli di Romolo fossero alquanto disinvolti in materia fiscale. Oggi, da noi, facciamo di peggio :evil:
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Elegia [e-le-gì-a]
Nelle letterature greca e latina l'elegia è componimento poetico in distici (ossìa esametro + pentametro) detti appunto elegiaci. In genera sono componimenti ispirati da un tono meditativo e malinconico, di compianto per uno stato d’infelicità.
Il termine 'eleghèion' é usato per la prima volta da Crizia (Atene, 460 – 403 a.C.Era uno dei 30 Tiranni) ed é connesso con il termine 'èleghos', ossìa lamento.
Molto probabile é anche la derivazione, invece, da ' èleghos' [doppio significato di questo termine] nel senso di flauto, ossìa lo strumento musicale con cui si soleva accompagnare la declamazione in pubblico di questi versi.
Qualcuno pensa derivi, onomatopeicamente, da "e e legein", ossìa: "dire ahi ahi". È, questa, un'interpretazione che troviamo in vari filologi.
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Invidia [in-vi-dia]
l’etimo della parola è latina, la collega a un non vedere o, anche, ad un vedere in modo distorto qualcuno o qualcosa: da in- (sopra) e videre. L'invidioso guarda la felicità degli altri con occhio altero e bieco. È, anche, un vedere contro: in tal modo, l'oggetto del paragone risulta inviso (in- video) nell'attimo in cui si desidera ciò che lui ha e che noi non abbiamo ottenuto.
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1 allegato(i)
Urogallo [u-ro-gal-lo]
Sinonimo e porzione del nome scientifico del Gallo Cedrone (Tetrao urogallus cantábricus).
Allegato 1241
Il nome è composto da uro, coda e gallus, Gallico o Francese. Non è che si parli di Francesi con la coda:lol:, sia chiaro; ma la uro fa riferimento alla bella coda radiata che il maschio del gallo-cedrone mette in mostra durante il periodo degli amori; Gallus (o Gallicus) perchè era stato visto pèr la prima volta in Francia ( la romana Gallia)
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stupèndo [stu-pen-do]
Forma aggettivale , derivata dal latino stupendus, gerundivo di stupere, «stupire». –Si dice di cosa che desta stupore e meraviglia. In genere, per la sua bellezza e per le sue eccezionali qualità. Usato esclusivamente per descrivere attributi positivi di una persona o di una cosa, va però detto che lo stupore può essere suscitato anche da persone, cose o gesti che non si direbbero "belli". Comunque, l'accezione universalmente accettata è quella positiva.
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Ufficio [uf-fi-cio]
composto da opus, gen. opĕris "lavoro, opera" e -ficium , da facere, fare. Dovere, obbligo morale
Si ha, l'uso, in vari campi:
Pianta officinale: pianta dotata di proprietà terapeutiche e farmacologiche; per tali proprietà, utilizzata anche nell’industria o, semplicemente, nell'uso erboristico (ossìa, pianta che si lavora per un determinato scopo farmacologico)
Officiare: condurre un rito, per es. religioso.
Officina : luogo ove si conduce un'opera, ove si lavora.
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Quote:
Originariamente inviato da
Sir Galahad
Professore [pro-fes-so-re]
Parola derivante dal verbo latino profitèri, il cui participio passato è profèssus. Professore è la persona che professa, cioè dichiara pubblicamente, coram populo, insegna una disciplina, una materia. Così, si dirà professore un insegnante, ma anche chi dichiara senza remore il proprio pensiero, la propria fede, i propri ideali.
Io sono professore per entrambi i motivi :)
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1 allegato(i)
acme [ac-me]
Punto culminante, fase acuta, apice, apogeo,cima, colmo, massimo, sommità. Dal greco akè, punta.
È quindi errato dire, come alcune volte si fa: il massimo punto culminante. È una ripetizione, è inutile.
Allegato 1424
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Inutile (i-nu-ti-le);
Superfluo (su-per-flu-o)
In molti dizionari suonano come lemmi sinonimi.
In realtà la differenza c'è, ed è anche sostanziale.
Per inutile si intende qualcosa o qualcuno che non portano giovamento: si potrebbe obiettare che vari sono i modi di portar giovamento. Se qualcosa è inutile a qualcuno, però, può anche darsi che sia rifiutato a priori, anche se potrebbe far parte del bagaglio umano e culturale di ognuno.
Per superfluo si intende ciò che sopravanzerebbe. In questo caso, la persona ritiene superfluo qualcosa perchè fa già parte del proprio bagaglio umano e culturale.
Insomma, il superfluo è da riferirsi a qualcosa che si ha già; inutile è da riferirsi a cose che non si possiedono ma che una persona rifiuta.
Per esempio: se Tizio parla a Caio o gli scrive qualcosa, si danno tre casi, nella risposta di Caio:
- utile: quando si accoglie volentieri tutto, anche in modo critico
- inutile: quando si sorvola su qualcosa e non lo si fa proprio, per pre-giudizi o pre-concetti
- superfluo: quando non si accoglie qualcosa ritenendo, in buona fede, che ciò non arricchisce il proprio bagaglio di idee