E' stupenda!
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CARAMELLE
Verrò in via delle vigne quattordici a passarti
l’ultima delle mie caramelle, è lì che abita
in forma di zucchero l’orto di tua madre
e si gonfiano di rosso i pomodori nel cerchio
delle alpi e l’insalata
ha il suono familiare di una porta che sbatte.
Gli autunni vengono con passo leggero e io
mi arrampicherò sul tuo accento di montagna,
sulle gutturali che sono rocce aspre, su certe
consonanti che imitano il tumultuoso gorgoglio
dei torrenti. Le tue mani forse mi cercavano,
tentavano un approdo, ma tu lo sai
che il nostro sole è la solitudine
e la promessa di non vederci più
è già nei nostri passi.
L’ho visto il gatto, e quella lunga scia di tristezza.
Ho visto la fabbrica e la fretta dei viaggi.
Le mani si cercavano e ridevi di un riso
notturno e c’era la pioggia e il buio
e il momento era perfetto per perdersi,
per scivolare via come un addio.
Paolo Polvani
Fin quando
non verrà inghiottito
da un buco nero
anche il nostro pianeta,
senza di te, senza
di me dureranno
anche le più lievi
cose che amammo.
Alberto Vigevani
Distacco
Dalla soglia un uomo guarda,
la casa non riconosce.
La partenza di lei fu come fuga.
Ovunque tracce di scompiglio.
Dappertutto nelle stanze il caos.
La portata della devastazione egli
non vede a causa delle lacrime
e di un attacco di emicrania.
Negli orecchi dal mattino un rumore.
Ricorda o sogna?
E perché nella mente sempre più
gli s'insinua il pensiero del mare?
Quando ai vetri attraverso la brina
non si vede la luce di dio,
doppiamente l'angoscia ineluttabile
somiglia alla solitudine del mare.
Gli era così cara
con ogni lineamento,
come al mare vicine le rive
con la linea tutta della risacca.
Come i giunchi sommerge
la piena dopo il fortunale,
sono scomparsi sul fondo della sua anima
i tratti e le forme di lei.
In anni di travagli, in tempi ,
di vita impensabile
fu a lui su dal fondo sospinta.
dall'onda della sorte.
Tra ostacoli innumeri,
superando i pericoli,
l'onda la portava, portava
e strettamente congiunse.
Boris Pasternak
Una notte d'estate
Noi andavamo leggeri
una notte d'estate
per un fresco giardino?
la tua mano
ho sfiorato o una foglia?
la tua bocca ho baciato
o un frutto umido e dolce?
non so se ho bevuto il silenzio
delle piante notturne
o il tuo amoroso silenzio
La tua mano mi salutò tra le piante
ma era falce di luna
che tramontava lontano.
Lalla Romano
Non vorrei crepare
Non vorrei crepare
Prima d'aver conosciuto
I cani neri del Messico
Che dormono senza sognare
Le scimmie a culo nudo
Divoratrici dei tropici
I ragni d'argento
Dal nido pieno di bolle
Non vorrei crepare
Senza sapere se la luna
Sotto la sua falsa aria di moneta
Ha un lato appuntito
Se il sole è freddo
Se le quattro stagioni
Sono davvero quattro
Senza aver provato
A portare un vestito
Lungo i grandi viali
Senza aver guardato
Dentro a un tombino
Senza aver ficcato il cazzo
Nei posti più impensati
Non vorrei crepare
Senza conoscere la lebbra
O le sette malattie
Che si prendono laggiù
Il bene e il male
Non mi farebbero penare
Se sapessi
Che ne avrò la strenna
E c'è anche
Tutto ciò che conosco
Tutto ciò che apprezzo
E che so che mi piace
Il fondo verde del mare
Dove le alghe ballano il valzer
Sulla sabbia ondulata
L'erba bruciata di giugno
La terra che si screpola
L'odore delle conifere
E i baci di colei
Che questo che quello
La bella ecco
Il mio Orsetto, Orsola
Non vorrei crepare
Prima d'aver consumato
La sua bocca con la mia bocca
Il suo corpo con le mie mani
Il resto coi miei occhi
Non dico altro bisogna pur
Mantenersi riverenti
Non vorrei crepare
Prima che abbiano inventato
Le rose eterne
La giornata di due ore
Il mare in montagna
La montagna al mare
La fine del dolore
I giornali a colori
Tutti i bambini contenti
E tante cose ancora
Che dormono nei crani
Di geniali ingegneri
Di allegri giardinieri
Di socievoli socialisti
Di urbani urbanisti
E di pensatori pensierosi
Tante cose da vedere
Da vedere e da sentire
Tanto tempo d'attendere
A cercare nel nero
E io vedo la fine
Che brulica e che s'avvicina
Con la sua gola ripugnante
E che m'apre le braccia
Di ranocchia brancicante
Non vorrei crepare
Nossignore nossignora
Prima d'aver provato
Il gusto che mi tormenta
Il gusto più forte
Non vorrei crepare
Prima di aver gustato
Il sapore della morte...
Boris Vian
Insinuarsi...
Forse la vita migliore
sul tempo e sulla gravità è
passare senza lasciare tracce,
passare senza lasciare un'ombra
sulle pareti...
Forse prendere con
la rinuncia? Cancellarsi dagli specchi?
Così, come Lermontov nel Caucaso,
insinuarsi senza inquietare le rocce.
Forse il migliore diletto
è, col dito di Sebastian Bach,
non sfiorare l'eco dell'organo?
Sfaldarsi senza lasciare le ceneri
per l'urna...
Forse prendere con
l'inganno? Farsi cancellare dalle latitudini?
Così, insinuarsi nel Tempo come
nell'oceano, senza inquietare le acque...
Marina Ivanovna Cvetaeva
Morirò a Parigi mentre fuori diluvia
un giorno del quale possiedo già il ricordo.
Morirò a Parigi – e non mi confondo
forse un giovedì, come oggi, d’autunno.
Sarà di giovedì, perché oggi, giovedì, che scrivo
questi versi, gli omeri mi si son messi
alla meno peggio e, mai come oggi, son tornato
con tutto il mio cammino, a vedermi solo.
César Vallejo è morto, lo picchiavano
tutti senza che lui avesse fatto nulla
gli davano duro con un bastone e duro
anche con una corda: testimoni
i giorni giovedì e gli ossi omeri
la solitudine, la pioggia e le strade.
Vallejo Cesar
:-P:-P
Cielo
La buona, la meravigliosa Lina
spalanca le finestre perché veda
il cielo immenso.
Qui tranquillo a riposo, dove penso
che ho dato invano, che la fine approssima,
più mi piace quel cielo, quelle rondini,
quelle nubi. Non chiedo altro.
Fumare
la mia pipa in silenzio come un vecchio
lupo di mare.
Umberto Saba
Dolce chiude l'ora di sera
Forse non esiste Dio. Forse
solo il rapporto
fra noi esiste e gli alberi
annosi o appena d'anni
uno e le erbe
e i coccodrilli e il buon tepore
della sera. Non v'è
che poi la morte ed altro ancora
innanzi ad essa da soffrire. Ma poi tutto
per lei si placa; e in noi s'alterna
timore d'essa e quieta attesa
del suo riposo:
così
oggi è da porre questo giorno fra non quelli
di sofferenza e sgomento: dolce chiude
l'ora di sera col risorgere di una
ampia stellata. Dunque
forse soltanto un dolcissimo rapporto
fra noi e il tutto fa ponte e il tempo passa
lento e veloce.
Umberto Bellintani
Avevo bisogno di parlare con mia sorella
da "Fedeltà"
Avevo bisogno di parlare con mia sorella
parlarle al telefono intendo
come facevo ogni mattina
e anche la sera quando i
nipotini dicevano qualcosa che
ci stringeva il cuore
Ho chiamato il suo telefono ha squillato quattro volte
potete immaginarmi trattenere il respiro poi
c'è stato un terribile rumore telefonico
una voce ha detto questo numero non è
più attivo che meraviglia ho
pensato posso
ancora chiamare non hanno assegnato
il suo numero a un'altra persona malgrado
due anni di assenza per morte.
Grace Paley
BELLISSIMA E STRUGGENTE.
l'HO RILETTA QUATTRO VOLTE.
GRAZIE Rosy
Sentii che mi stavo immergendo in quell’acqua fresca
e seppi che il viaggio attraverso il dolore
finiva in un vuoto assoluto. Sciogliendomi
ebbi la rivelazione che quel vuoto è pieno di tutto ciò che contiene l’universo.
E’ nulla è tutto nello stesso tempo.
sono vuoto, sono tutto ciò che esiste,
sono in ogni foglia del bosco,
in ogni goccia di rugiada, in ogni
particella di cenere che l’acqua trascina via..
sono nulla e sono tutto il resto in questa vita
e in altre, immortale..
Isabelle Allende
Vorrei arrivare al varco con pochi essenziali bagagli,
liberato da molti inutili, inerziali pesi e zavorre
di cui l'epoca tragica e fatua
ci ha sovraccaricato, noi uomini.
E vorrei passare questa soglia
Sostenuto da poche,
sostanziali acquisizioni di scienza e pensiero
e dalle immagini irrevocabili per intensità e bellezza
che sono rimaste
come retaggio.
Occorre credo una catarsi,
una specie di rogo purificatorio
del vaniloquio
cui ci siamo abbandonati
e del quale ci siamo compiaciuti.
Il bulbo della speranza
che ora è occultato sotto il suolo
ingombro di macerie
non muoia,
in attesa di fiorire alla prima primavera.
Mario Luzi
Totale S.E. & O.
A dirli questi mesi sembra agevole
con il margine di rischio necessario
a chiamare la vita col suo nome:
primavera invocata tempestiva
fu tempesta, e in vista della terra
il naufragio balordo; giugno vissi
per rassegnarmi a perderti; è di luglio
la più cupa speranza di riuscire
a fare della morte un'abitudine.
Elio Pagliarani
Ah, tu pensavi che anch’io fossi una
che si possa dimenticare
e che si butti, pregando e piangendo,
sotto gli zoccoli di un baio.
O prenda a chiedere alle maghe
radichette nell’acqua incantata,
e ti invii il regalo terribile
di un fazzoletto odoroso e fatale.
Sii maledetto. Non sfiorerò con gemiti
o sguardi l’anima dannata,
ma ti giuro sul paradiso,
sull’icona miracolosa
e sull’ebbrezza delle nostre notti ardenti:
mai più tornerò da te.
Anna Achmatova
L’inerzia
L’inerzia
è una bizzarra proprietà della materia.
Quando te ne vai, per esempio,
l’aria conserva il calore del tuo corpo
per un po’,
così come la sabbia conserva tutta la notte
il tepore triste del sole.
Quando te ne vai,
per continuare con lo stesso esempio,
le mie mani persistono nella carezza,
nonostante non ci sia pelle da accarezzare,
ma solo le ossa del ricordo
che si decompongono
nella tromba delle scale.
Quando te ne vai,
ti lasci dietro un te invisibile
incollato alle cose più piccole:
un capello sul cuscino,
uno sguardo impigliato
nelle corde del desiderio,
una traccia di saliva
sull’angolo del divano,
una molecola di tenerezza
nel piatto della doccia.
Non è difficile trovarti:
l’amore mi fa da lente.
Gemma Gorga
L'amore ha un trionfo e la morte ne ha uno,
il tempo e il tempo che segue.
Noi non ne abbiamo.
Solo tramontare intorno a noi di stelle. Riflesso e silenzio.
Ma il canto sulla polvere dopo,
alto si levera' su di noi.
Ingeborg Bachmann
:-P:-P
IN QUALE PAESE ANDRO' A CERCARTI?
In quale paese andrò a cercarti
adesso che riposi accanto a me
in forma di desiderio
uomo
la cui bellezza conoscevo
appena. Ogni giorno mi cinge
il suo cilicio di assenza.
Mi hai ferita di vita attraverso la tua morte
e non c’è sonno che basti per il tuo vuoto.
Ada Salas
La piuma
Neppure Zeus può modificare
la lunghezza del filo,
che Lachesi ha dato in sorte
alla nascita,
Cloto ha filato con pazienza
e Atropo ha reso impossibile
torcersi per meglio reciderlo.
Così, quando le Parche
volgeranno altrove
il loro sguardo,
e il mio si spegnerà
nel ventre stellato
di Nut, la dea del cielo,
vorrei che per un attimo,
un attimo soltanto,
come d’incanto
il cuore mio pesasse
come piuma,
senza rancori,
senza ricordi,
un attimo soltanto,
se Maat me lo concede,
prima di spegnermi.
Alessandro Pelliccioli
Ogni volta che ti lascio, trattengo negli occhi lo
Splendore del tuo ultimo sguardo. E allora
Corro a rinchiudermi, spengo le luci, evito ogni
Rumore perché nulla mi rubi un solo atomo della
Sostanza eterea del tuo sguardo, la sua infinita dolcezza,
La sua limpida timidezza, la sua fine estasi.
Tutta la notte, con la punta rosata delle dita,
Accarezzo gli occhi che ti hanno guardato.
Alfonsina Storni
Cammini, a me somigliante,
gli occhi puntando in basso.
Io li ho abbassati anche!
Passante, fermati!
Leggi - di ranuncoli
e di papaveri colto un mazzetto
- che io mi chiamavo Marina
e quanti anni avevo.
Non credere che qui sia una tomba,
che io ti apparirò minacciando...
A me stessa troppo piaceva
ridere quando non si può!
E il sangue fluiva alla pelle,
e i miei riccioli s'arrotolavano...
Anch'io esistevo, passante!
Passante, fermati!
Strappa uno stelo selvatico per te
e una bacca - subito dopo.
Niente è più grosso e più dolce
d'una fragola di cimitero.
Solo non stare così tetro,
la testa chinata sul petto.
Con leggerezza pensami,
con leggerezza dimenticami.
Come t'investe il raggio di sole!
Sei tutto in un polverio dorato...
E che almeno però non ti turbi
la mia voce di sottoterra.
Marina Ivanovna Cvetaeva
da "Odissea" 1938 - libro VI
La Morte venne e si coricò al fianco di Odisseo;
stanca per aver vagato tutta notte,
le palpebre pesanti,
bramava anche lei distendersi sulla riva col vecchio amico,
sotto l'ombra di un salice, dormire anche lei un poco;
posò lievemente le mani ossute sul
petto dell'Arciere e così abbracciata la
valorosa coppia precipitò nel sonno.
Dorme la Morte, e sogna che esistano uomini vivi,
che s'innalzino case sulla terra, e palazzi e regni,
che vi siano giardini fioriti, e che alla loro ombra
passeggino donne gentili e cantino le schiave.
Sogna che sorga il sole, e che la luna illumini,
che giri la ruota del mondo, e che ogni
anno porti erbe e fiori, e frutti d'ogni
sorta, e dolci piogge e neve;
e compia un'altro giro rinnovando ancora la terra.
Sorride di nascosto la Morte, lo sa bene ch'è un sogno,
vento multicolore, fantasia della sua mente stanca,
e tollera incurante che l'incubo la assilli.
Ma pian piano si rianima la vita, la ruota prende slancio;
la terra apre avida le viscere, penetrano pioggia e sole,
infinite uova si schiudono, la terra brulica di vermi,
muovono folti eserciti di uomini, uccelli, fiere,
pensieri e si avventano per divorare la Morte addormentata.
E una coppia di umani rannicchiata nelle grotte delle sue nari
accende e attizza il fuoco, poi si prepara il pranzo,
e al suo forte labbro sospende la culla del neonato.
Sente un solletico sulle labbra, un formicolio alle nari,
si scuote d'improvviso la Morte, così svanisce il sogno;
per un attimo fulmineo ha dormito per
quell'attimo ha sognato la vita.
Nikos Kazantzakis
Da un eterno esilioDa un eterno esilio
eternamente ritorno
e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre più lontano,
divelto per erbe prati e tempi
d'ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.
Andrea Zanzotto
Quando una persona muore
Quando una persona muore
rimane il suo mondo:
le montagne lontane
le case del quartiere
e la strada la domenica
attraversa un ponte di legno
appena prima di portare fuori città.
E il sole di primavera
che verso il tardo pomeriggio
raggiunge uno scaffale di libri
e riviste, che senza dubbio
un tempo erano nuovi.
non è per niente strano.
Ma ciononostante
spesso mi ha stupito.
Henrik Nordbrandt
Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa
e mi regalasse un un pezzo di vita,
probabilmente non direi tutto quello che penso,
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose non per quello che valgono
ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più.
So che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi
perdiamo 60 secondi di luce di cioccolata.
Se Dio mi concedesse un brandello di vita,
vestito con abiti semplici, mi sdraierei, al sole
e lascerei a nudo non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio
e aspetterei che si alzasse il sole.
Dipingerei le stelle con un sogno di Van Gogh. con un poema di Benedetti,
una canzone di Serrat sarebbe la mia serenata alla luna.
Bagnerei con le mie lacrime le rose
per sentire il dolore delle spine
ed il bacio vermiglio dei petali.
Dio mio, se io avessi ancora un brandello di vita
non lascerei passare un solo giorno
senza dire alla gente che io amo, io amo la gente.
Convincerei ogni uomo ed ogni donna
che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell'amore.
E dimostrerei agli uomini quanto sbagliano
quando pensano di smettere di innamorarsi quando invecchiano
senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
Darei ad ogni bambino le ali
ma lo lascerei imparare, da solo, a volare.
Ai vecchi insegnerei che la morte
non arriva con la vecchiaia ma con l'oblio.
Ho imparato molte cose da voi, dagli uomini...
Ho imparato che tutti, al mondo,
vogliono vivere in cima alla montagna
senza sapere che la vera felicità
sta in come si sale la china.
Ho imparato che quando un neonato afferra,
per la prima volta, con il suo piccolo pugno,
il dito di suo padre, lo terrà prigioniero per sempre.
Ho imparato che un uomo
ha diritto di guardare un'altro uomo
dall'alto verso il basso solo quando lo aiuta a rialzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi
ma non mi serviranno davvero più a molto
perchè quando guarderanno in questa mia valigia,
infelicemente io starò morendo.
Gabriel Garcia Marquez
L'imperatore del gelato
Chiamate il fumatore di grossi sigari,
il forte, e pregatelo di sbattere
concupiscenti quagliate in tazze da cucina.
Ciondolino fanciulle con indosso i vestiti usuali
e ragazzi con fiori avvolti in vecchi giornali.
D'ogni parvenza è giunto l'epilogo immutato.
L'unico imperatore è l'imperatore del gelato.
Qualcuno vada a prendere nel vecchio cassettone
il lenzuolo che un giorno abbellì di ricami.
Sia steso ora a coprirle anche il viso.
Se i suoi piedi callosi spunteranno
si vedrà quanto è fredda, quanto è muta.
Risplenda nella lampada un barbaglio dorato.
L'unico imperatore è l'imperatore del gelato.
Wallace Stevens
Oggi finalmente mi è arrivato il libro "Il nostro amore è come Bisanzio" di Henrik Nordbrandt, lo desideravo da tanto! Se vi capita, prendetelo!
Quando ci lasciamo
Quando ci lasciamo, lasciamo contemporaneamente
tutti i luoghi in cui siamo stati insieme:
i sobborghi abbandonati con le case annerite dal fumo
dove abitammo un mese, città notturne
di cui abbiamo dimenticato i nomi, e fetidi alberghi asiatici
dove ogni tanto ci svegliavamo all'afa del mezzodì
con la sensazione di aver dormito per mille e un anno.
E tutte le piccole e impervie cappelle di montagna
lungo la strada tra Atene e Delfi,
dove le lampade a olio ardono per tutta la notte estiva
lasciamo contemporaneamente, quando ci lasciamo.
Henrik Nordbrandt
Poiché non mi veniva nessuna parola
(la parola era “addio” ma non riuscivo a dirla)
ti ho dato il mio silenzio e ho ascoltato il tuo,
e non è stato un vuoto, ma condivisa pienezza
e ancora gioia, mentre accettavamo,
come la terra, un nostro tempo di neve,
bianco grembo d’attesa delle future estati.
Margherita Guidacci
Bellissima!
Rosy:-P
Quando saprai che sono morto
non pronunciare il mio nome
perché si fermerebbe
la morte e il riposo.
Quando saprai che sono morto di
sillabe strane.
Pronuncia fiore, ape,
lagrima, pane, tempesta.
Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
Ho sonno, ho amato, ho
raggiunto il silenzio.
Ernesto Che Guevara
"Dunque non ti ho detto addio
amica mia mia amica
e ora visiti le stanze
con andatura lieve
meno di una danza.
Sei aria che sorride,
che mi circonda amorosa
il buio tra le spalle,
sei soffio sul viso
tutta sorriso sei,
e sole insieme
guardiamo le foglie
piovere nel vento
della città operosa."
Chandra Livia Candiani
Ha indossato la camicia, ha preso l'ombrello
non ha detto parola
nemmeno io.
Dopo che se n'è andato
sono rimasta innanzi allo specchio
ho estratto la lingua
per vedere se erano rimaste impigliate delle parole.
Purtroppo ho visto solo muscoli e vene.
Ho ritirato la lingua
sono scoppiata a ridere
la risata non è una parola - poi ho infranto lo specchio.
Da quel momento
ho continuato a infrangere specchi
invano
cercandone uno
che non riflettesse
più, uno specchio
che infrangesse me.
A'isha Arna'ut
E TUTTO PASSERA'
So che ci sono segni che mettono
un limite alla mia vita...
La Morte?
Credo a lei come alla Primavera:
più ansie che cure...
(Però penso alla tomba
e sento freddo, fratelli...)
….................................
….................................
Un pomeriggio di autunno
i fiori tremeranno nelle vostre mani,
una volta, vostre profumate sensazioni
e cadranno nella mia tomba, con la rinunzia
dei bambini, cuori sanguinanti ...
E tutto passerà...
verrà il crepuscolo,
tornerete, abbattuti, i più affezionati
- dopo che mi avrete salutato - alle vostre case...
penserete qualche ora alla morte,
e tutto passerà ….
Dopo verrà l'inverno
e piangerà l'angoscia
delle inquietudini di secoli
nella mia vecchia emozione
e filtrerà le sue lacrime,
senza un aroma nuovo
di mani affettuose,
sopra il mio cuore...
Maria Antonietta Le Quesna( poetessa cilena)
Canzone della fine del mondo
Il giorno della fine del mondo
L'ape gira sul fiore del nasturzio,
Il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri i delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.
Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l'ombrello,
L'ubriaco si addormenta sul ciglio dell'aiuola,
I fruttivendoli gridano in strada
E la barca dalla vela gialla si accosta all'isola,
Il suono del violino si prolunga nell'aria
E disserra la notte stellata.
E chi si aspettava folgori e lampi,
Rimane deluso.
E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli,
Non crede che già stia avvenendo.
Finché il sole e la luna sono su in alto,
Finché il calabrone visita la rosa,
Finché nascono rosei bambini,
Nessuno crede che già stia avvenendo.
Solo un vecchietto canuto, che sarebbe un profeta,
Ma profeta non è, perché ha altro da fare,
Dice legando i pomodori:
Non ci sarà altra fine del mondo,
Non ci sarà altra fine del mondo.
Czeslaw Milosz
Lascio i miei versi
A chi li leggerà.
Le mie carezze
ai ladri e agli assassini.
Lascio i miei sogni
A chi non trova pace
E le mie lacrime
A ogni donna sola
Il mio sguardo
A chi crede di aver visto
E i miei sorrisi
Alle divinità in declino.
A te, figlio mio,
lascio il mio tempo
lo smisurato tempo di chi vive.
Silvano Agosti, Testamento del poeta
L'ULTIMA OMBRA
Vieni pure avanti
sai che sono pronto
allunga le tue mani
e porgerò le mie,
basterà uno sguardo
che indichi la via
e in un silenzio mesto
inizierà il cammino.
Non avrai di che gioire
ormai tutto è compiuto
e senza il tempo di capire
sarai già parte di me,
ti lascerò anche pensare
che temo il tuo potere
ma la verità è diversa
ora sono io, a volere te.
Massimo Milani
Tom Beatty
Ero avvocato come Harmon Whitney
o Kinsey Keene o Garrrison Standard,
perché anch’io dibattei la questione della proprietà,
sia pure alla luce artificiale, per trent’anni,
nella sala da gioco del teatro.
E vi dico che la Vita è un giocatore
che ci sovrasta di testa e di spalle.
Nessun sindaco può chiudere la bisca.
E chi perde può strillare quanto vuole:
non riavrà il suo denaro.
La percentuale della Vita e difficile coprirla;
essa serve le carte per cogliervi debole
e non per incontrarvi in piena forza.
E vi dà settant'anni per giocare:
se non riuscite in settant'anni,
non riuscite mai più.
Andatevene dalla stanza se perdete -
andatevene, quando il vostro tempo è finito.
È vile sedersi e brancicare le carte,
e maledire le perdite, con occhi cerchiati,
piagnucolando per tentare ancora.
Edgar Lee Masters
Questa è una mia fotografia
È stata scattata qualche tempo fa.
A prima vista sembra
una copia
sciupata: contorni sfocati e chiazze grige
fuse nella carta:
poi se la esamini,
vedi nell’angolo a sinistra
qualcosa come un ramo: parte di un albero
(balsamina o abete) che affiora
e a destra, a metà di
quello che appare un dolce
declivio, una piccola casa di legno.
Sullo sfondo vi è un lago,
e oltre questo, basse colline.
(la foto è stata scattata
il giorno dopo che annegai.
Io sono nel lago, al centro
dell’immagine, appena sotto la superficie.
E’ difficile dire dove
con precisione, o dire
quanto grande o piccola io sia:
l’effetto dell’acqua
sulla luce inganna
ma se guardi abbastanza a lungo,
alla fine riuscirai a vedermi).
Margaret Atwood
Il mausoleo di Humayún
Al dibattito delle vespe
la dialettica delle scimmie
gorgheggi delle statistiche
oppone
(alta fiamma rosa
fatta di pietra aria e uccelli
tempo in riposo sull'acqua)
l'architettura del silenzio.
Octavio Paz