noooooooooooooooooo!
non mi dire, proprio stavolta che non posso venire....
Magari non arei riuscita a dirghli la mia ammirazione, ma lo avrei sentito volentieri! Vabbè, poi mi racconterai per filo e per segno.. Ciao
Rosy
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noooooooooooooooooo!
non mi dire, proprio stavolta che non posso venire....
Magari non arei riuscita a dirghli la mia ammirazione, ma lo avrei sentito volentieri! Vabbè, poi mi racconterai per filo e per segno.. Ciao
Rosy
Maurizio De Giovanni – “Il metodo del Coccodrillo” – Mondadori
ACQUISTATO OGGI...PRONTO PER LA LETTURA SUBITO DOPO L'ULTIMO DI CARRISI.
SYD
Ieri Repubblica ha presentato Il metodo del coccodrillo con un'intervista all'autore: MAURIZIO DE GIOVANNI
06 maggio 2012 — pagina 48 sezione: CULTURA
https://encrypted-tbn1.google.com/im..._ShyRVEywUTx0Q
Ricciardi va in pausa, entra Lojacono.
Ricciardi è il commisario che scarpinando per la Napoli degli anni Trenta e ascoltando i fantasmi (è un po' paragnosta, ma non tanto da farsi spiattellare la soluzione) si è fatto strada per tanti romanzi (da Il senso del dolore, 2007, a Per mano mia, 2011) rendendo il suo autore Maurizio De Giovanni, già (e tuttora) funzionario di banca, un giallista di buon successo.
Il commissario Lojacono, invece, è un nostro contemporaneo sotto tutti gli aspetti, dal tormentato fresco divorzio alle spalle (pena collaterale per un sospetto forse ingiusto di collusione mafiosa che gli ha sfasciato la famiglia e l'ha fatto trasferire dalla Sicilia) al rapporto col computer nell'ufficio denunce dello scalcinato commissariato partenopeo in cui la disgrazia lo ha catapultato, a far finta di lavorare giocando infinite partite a scopa contro l'avversario digitale finché il destino non lo richiama in servizio full time contro un imprendibile serial killer di ragazzi. Ma soprattutto il poliziotto Giuseppe Lojacono, protagonista di Il metodo del coccodrillo in questi giorni in libreria, è la scommessa di un salto di popolarità: dalla Fandango, che ha lanciato De Giovanni, a Mondadori - mentre Einaudi ripubblica la serie "Ricciardi" e la proseguirà dal prossimo autunno - e dalle storie della Napoli di una volta al noir sulle frontiere interiori del male.
Com'è stato il passaggio, De Giovanni?
«Un po' ansiogeno, grazie. Anche se in fondo io credo di scrivere sempre allo stesso modo. Ho cominciato a fare il narratore solo cinque anni fa, a 48 anni: più che un talento formidabile di scrittura, che sarebbe emerso prima, credo che alla base del mio lavoro ci siano le tante letture digerite, tutto materiale che cerco di riversare nelle mie storie».
L' esperienza di buon lettore come primo bagaglio del romanziere?
«È così. Nel mio scaffale, oltre a tutti i giallisti italiani e insieme al Conte di Montecristo che mi rileggo ogni cinque anni, ci sono Simenon e Ed McBain. Loro mi hanno convinto che non c' è relazione fisica più forte di un omicidio, tra due esseri umani. E nessun autoediting più efficace dell' impianto di un poliziesco per liberarsi delle parti superflue della scrittura. Voglio dire che tanto con Lojacono quanto con Ricciardi, come autore cerco di osservare gli avvenimenti insieme al lettore, senza soffocare la storia per la voglia di esibire uno stile».
Tra lettore e scrittore, il passo è breve? Lei come lo ha fatto?
«Per caso, con un concorso di racconti a cui mi hanno iscritto degli amici scommettendo che non ci avrei partecipato. Praticamente Ricciardi è nato per non dargli soddisfazione. Ma tra leggere e scrivere la differenza è come tra abitare in una bella casa e costruirsela da soli. Una fatica. Comunque il lavoro in banca non lo lascio, perché non vorrei mai essere costretto a scrivere, se dovesse capitare che non ho niente da dire».
Ma perché lasciare gli anni Trenta?
«Intanto li ho abbandonati, insieme al mio Ricciardi, solo per un po' . Sembra strano pure a me, ma incontro per strada delle signore che mi chiedono in continuazione nuove puntate di quel personaggio. Con un Ricciardi all' anno sarebbe facile andare avanti per sempre. Però avevo in testa una storia che voleva essere raccontata altrimenti, e ci ho provato. Così, se funziona, finirò per trovarmi con due investigatori alla volta».
Differenti, ma gemelli: tutti e due solitari, con un passato difficile, rapporti tesi col resto del mondo e perfino contesi tra due donne. Cosa li distingue?
«Beh, intanto Lojacono non ha visioni ma solo intuizioni e sospetti. E poi per lui non vedo grandi sviluppi sentimentali, pensa soprattutto alla figlia che da quando si è separato non può vedere più. Ma soprattutto sono diversi la città e la società in cui vivono. Quella di Il metodo del coccodrillo è una Napoli dura, piena di muri e di indifferenza, lontana dal cliché di una città chiacchierona e chiassosa. Il teatro giusto per la messa in scena di due solitudini, quella dell'investigatore ma anche quella dell'assassino. Al principio avevo addirittura pensato a capitoli alternati solo con le loro voci. Poi sono arrivate anche le voci degli altri, vittime e comprimari a chiedere spazio».
Stare nel presente le avrà comunque risparmiato un bel po' di ricerca storica...
«Lo pensavo anch'io, ma ho dovuto ricredermi. Ho dovuto imparare un sacco di procedura penale, invece, e anche il questore di Napoli, che per fortuna è un fan di Ricciardi, mi ha dato qualche consiglio. Perché quello che nelle diverse epoche non cambia è che un giallo deve essere preciso».
Il suo nuovo poliziotto ha «gli occhi stretti, quasi da cinese». Un piccolo omaggio a McBain?
«Ma certo, come il Carella dell' 87° Distretto. Sono contento che l'ha notato. Coi 55 romanzi di quella serie ci ho passato la giovinezza. Volevo il mio Carella anch' io».
MAURIZIO BONO
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubb…
Bella, questa intervista. Mi fa già scattare la voglia ...di acquistare!
Ma vado con calma.
Certo Lojacono ha già ( lo intuisco) le caratteristiche che io richiedo ai miei poliziotti preferiti: tormentato quel che basta, ecc ecc. E la lista si allunga...
ciao, Buona giornata!
Rosy:-P
RECENSIONE
CINICO - Il metodo del coccodrillo
Il coccodrillo animale antico, animale paziente, animale predatore che attende la sua preda e senza esitazione la colpisce saziando la sua fame, animale famoso per le sue lacrime (si applica a chi, dopo averne combinata una, travolto dalle conseguenze inattese o più gravi del previsto, si pente di aver male operato), non so ma questo coccodrillo è di sicuro uno che non si pentirà nemmeno all'ultima pagina del libro.
Lo stile di De Giovanni è impeccabile, capitoli brevi, descrizioni di una Napoli decadente e sconvolta dalla criminalità che si insinua sin negli ambienti dei più giovani, napoletani persone che seppur in disgrazia hanno sempre nel cuore un sole che li rigenera e fa venir voglia di vivere, una descrizione dei passaggi burocratici del procedimento penale puntuali ed attinenti.
Un ispettore di Polizia, Giuseppe Lojacono, protagonista assoluto che si affianca in antitesi al serial killer "coccodrillo", due persone che alla fine hanno l'anima consumata per lo stesso motivo...
Un Sostituo Procuratore della Repubblica, Laura Piras, sarda, energica, testarda, caparbia, attraente, "bella ma in gamba".
E le vittime, inconsapevoli ed innocenti, alto è il prezzo da pagare per gli "errori e colpe", ma errori e colpe di chi???
Un libro piacevolissimo, come sempre l'autore con incommensurabile maestri ci abitua ad una lettura scorrevole e trascinante, forse la trama richiama "Per esclusione" del duo Novelli e Zarini, ed un finale cinico, travolgente, spossante, che non ammette pentimenti...neanche nel lettore, che rimarrà soddisfatto per l'attenzione dedicata; ricorda molto vagamente Seven, film del 1995 di David Fincher, trarro per concludere una citazione da questo lungometraggio: "Hemingway una volta ha scritto: 'Il mondo è un bel posto, e vale la pena lottare per esso.' Condivido la seconda parte".
Ed io aggiungo: "vale la pena leggere".
Buona lettura a tutti.
Syd
Bene , bene, Syd:mi avete convinta; messo in lista.
ma ho ordinato giorni fa il terzo e quarto del commissario Ricciardi. Alla prossima tornata!
ciao
Rosy
[QUOTE gli autori italiani (ma anche quelli americani, va') sono più presenti e disponibili.[/QUOTE]
Confermo! Maurizio a Mantova si è dimostrato un amico e molto disponibile. Una persona d'oro!
:D
Vorrei dirti Rosy che dei due libri che hai acquistato non ne rimarrai assolutamente delusa. De Giovanni è davvero affasinante con queste pagine.
Syd
Ti rispondo, caro Syd, affermando che stanotte ne ho lette 100 pagine ( l'autunno..) e ne sono assolutamente affascinata. Il suo modo di scrivere mi incanta. Ha uno stile( a mio gusto, per carità) perfetto, accattivante, coinvolgente...e potrei continuare. Se potessi ne leggerei due contemporaneamente!
Vi dirò alla fine, ma hai ragione, Syd.
ciao
Rosy:-P
Attendo con ansia la tua impressione su queste tue ulteriori letture...aaah ti cito "Se potessi ne leggerei due contemporaneamente!", no sono assolutamente stupendi da leggere separatamente in modo consequenziale...vedrai vedrai...che spettacolo.
Sono a due terzi del GIORNO DEI MORTI.
Non riesco a staccarmi, complice il mio malanno...
Posso già anticipare che è certo il migliore, di sette lunghezze- per me- dei tre che conosco, e che MI SARA' DIFFICILE scrivere le emozioni che mi desta.
De Giovanni scrive in un modo superlativo.
Rosy
Rosy...credimi Il giorno dei morti è fantastico con un finale che neanche immagini. F I D A T I!!!
Letto. Letto d'un fiato e già lo rimpiango, come un amore perduto.
Un piccolo capolavoro. Per ora il migliore fra i tre che ho letti.
Sono talmente tante le emozioni suscitate, che non sono certa di saperle trasmettere; ma ci proverò.
Innanzitutto, la storia.
E' semplice e non ha bisogno di trame copiate da internet.
E' autunno; un autunno freddo e piovoso, che entra nelle ossa e mette in corpo ed in cuore una malinconia senza fine.
Sullo scalone del Tondo di Capodimonte viene trovato un bambino morto. Seduto composto sui gradini, un povero corpicino, che denota una vita di povertà e di angherie; vicino a lui, un cagnolino altrettanto sparuto e derelitto, lo veglia amorevolmente.
Niente di strano, dicono tutti: in quei tempi bui, i bambini di strada, che vivevano di espedienti e di miseria , erano moltissimi! Ed allora ci può stare che uno di loro sia morto , magari dal freddo, dalla malnutrizione...un cuoricino che non ha retto.
Ma il commissario Ricciardi non si accontenta di questa ipotesi frettolosa. E comincia ad indagare.
Sulla storia, mi fermo qua. Ma le sorprese saranno tante e il finale , da lasciare senza fiato! ( Syd, come avevi ragione!).
Che cosa mi ha colpita, ed ha fatto sì che questa storia mi fosse cara molto più di tante altre?
Innanzitutto, lo stile: meraviglioso, semplicemente. Pur avendo molti beniamini nel panorama italiano attuale, direi che a mio gusto, De Giovanni sia il migliore come stile di scrittura e come originalità.
Le sue storie, al di là della trama, sono poesia pura.
Quando le leggo, ho il connubio di prosa e poesia.
Un esempio a caso ( ma dovrei ricopiare tutto il libro)
Pag.121
"La prima mattina di freddo ha un sapore e un colore che non ha nessun'altra mattina. Perchè il freddo arriva sempre di notte, quando tutti dormono, per cogliere di sorpresa; e arriva sull'ala del vento.
Arriva cambiando il sapore della pioggia, che prima sapeva un pò di mare e adesso sa di ghiaccio, e diventa di aghi che penetrano i tessuti , e muta la luce da nera e gialla a grigia e uniforme.
.......
La prima mattina di freddo, anche se è stata lungamente temuta e attesa, giungerà inaspettata, e coglierà di sorpresa gli anziani, con nuovi dolori e la certezza che quello sarà per loro l'ultimo inverno.
Lo scialle nero sarà fermato al collo da una spilla, il cappello consunto sarà tenuto anche in casa, nello sguardo ci sarà una nuova malinconia.E non sarà solo per il clima che un brivido correrà lungo la schiena.
La prima mattina di freddo porta cattivi pensieri."
Poi, i protagonisti.
La figura del bambino, che emergerà a poco a poco in numerosi flash back durante lo scorrere della storia, è indimenticabile.
Pare di vederlo; una figuretta vestita di stracci, tenuti su da un cordino, con i geloni e le gambe magre piene di cicatrici. Un bastardino che lo segue, adorante: è il suo unico amico al mondo. Il dividersi un morso di torta gelosamente conservato...
Come non amarli. ... mi hanno fatto piangere.
Mi hanno ricordato tanti Ultimi che conosco, che ormai fanno parte del mio mondo...parallelo.
Anche le figure negative sono superbamente tratteggiate: il prete avido e bugiardo; la dama di beneficenza ( una delle due, attenzione; l'altra è buona, almeno pare); lo zoppo misterioso che segue il bambino.
Ricciardi è un personaggio unico nel suo genere; ormai di lui conosciamo tutto, i pensieri, gli incubi, i sogni. In questo romanzo mi è parso un pò meno anacronistico del solito: pare che qualche passo nella realtà lo compia, fra dubbi e paure... Questa volta ruotano intorno a lui ben due figure femminili, entrambe affascinanti , a loro modo. Chi vincerà?
Infine, IL GIALLO.
Questo, amici miei, è un vero giallo.
Senza spargimenti di sangue, senza scene cruente- se si esclude la miseria, che è cruenta di suo...- l'autore ci guida passo dopo passo verso un finale veramente mozzafiato.Un finale impensato, inimmaginabile.E lo rende, seppure a suo modo, un Giallo con la maiuscola.
Mi fermo qui, ho scritto già troppo, ma De Giovanni merita questo e di più. Citerò un paio di altri brani indimenticabili ( appena trovo un momento).
IMPERDIBILE.
Rosy
Allegato 1055
Rosy!!! Bellissima recensione..tieni i libri da parte che me li devi prestare tutti!8-)
Grazie per i consigli e le recensioni.
Segnato anche De Giovanni, curiosissima di leggerlo.
per me il giorno dei morti sta al secondo posto dopo per mano mia, invece la mia amica è d'accordo con te Rosy.
abbiamo fatto acquistare in biblioteca i libri di Ricciardi e proprio ieri la bibliotecaria ci ha telefonato orgogliosissima per avvisarci che ha l'ultimo di De Giovanni e ce lo ha messo da parte.
resta da decidere se sarò io o Susi a leggerlo per prima!
ok ho letto IL METODO DEL COCCODRILLO, mi è piaciuto... certo che la formula rimane la medesima:
un uomo, problematico, introverso, affascinante.
due donne, belle, e attratte dall'uomo sfuggente
i pensieri di un assassino che soffre
i pensieri delle vittime che s'intrecciano.
un collega gerarchicamente sopra di lui "antipatico"
un collega al suo fianco, fedele.
direi che il suo genere sia "il giallo veste rosa".
Io non lo definirei così! ma capisco che i punti di vista possano essere molti e diversi.... Il "rosa" è poco e l'autore non si perde più di tanto nelle storie sentimentali; il giallo è comunque all'italiana, cioè soft.
Mi riferisco naturalmente ai quattro ( delle stagioni, per intenderci) che ho letto; l'ultimo, PER MANO MIA, potrebbe essere tutto diverso. Sarà il prossimo che comprerò.
Io ho spesso affermato che il personaggio Ricciardi mi piace, in quanto tormentato; ma non è l'unico, altri poliziotti, tipo Erlendur o Wallander non sono da meno.
Questa storia del "fatto" è originale e dà un tocco diverso a qualunque vicenda gialla, che altrimenti sarebbe più banale.
Comunque, ciò che soprattutto mi incanta dei romanzi di De Giovanni è il modo di scrivere, poetico, diverso da TUTTI. ciao!
Rosy:-P
a me le storie d'amore di ricciardi e lojacono m'intrigano assai più del giallo, il fatto è che sono una romanticona. una mia amica afferma che sono rimasta ferma all'Ottocento.
La condanna del sangue
Una vera bomba di emozioni e sentimenti che si assorbono attraverso la lettura di questa seconda avventura del commissario Ricciardi e del suo fido collaboratore brigadiere Maione.
Un'opera che seppur trattando un omicidio traculento impressiona più per la croce e delizia del protagonista Ricciardi, un uomo molto cupo ma dal cuore che pulsa di sentimenti, caratterizzato dal fatto di vedere i fantasmi dei morti che attraverso alcune indicazioni lo indirizzano, a volte non senza problemi, verso la strada da percorrere per le sue indagini.
Il libro è ricchissimo di personaggi che vivono in una Napoli ai tempi del fascismo, fortemente permeata da una vitalità che ricomincia a pulsare grazie all'arrivo della primavera che riattiva il sangue ed il carattere dei partenopei.
Un intrigo che si sviluppa dopo il ritrovamento di un'anziana cartomante che svolge anche un'attività parallela di strozzinaggio. I sospettati sono molti ed all'inizio Maione e Ricciardi brancolano nel buio. Le pagine sono anche tinteggiate dal colore rosa e rosso dell'amore e delle passioni che coinvolgono anche i due investigatori.
L'opera si legge in breve tempo grazie ad uno stile caratterizzato da brevi capitoli che affascinano il lettore anche più restio all'approcciarsi al genere.
L'autore sale di livello rispetto al precedente libro non tradendo le aspettative dei fans.
La copertina è una vera opera d'arte, mi obbliga a porgere i compliemnti alla Fandango Libri che ha portato agli onori della cronaca Maurizio de Giovanni con i suoi protagonisti.
Buona lettura a tutti.
Syd
Il posto di ognuno
Un'estate torrida, troppo torrida, una Napoli sempre più intrisa da un ambiente influenzato dall'era fascista, il Commissario Ricciardi ed il Brigadiere Maione ed una miriade di personaggi ognuno sapientemente collocato al suo posto, nella trama di questo giallo che ha un sapore antico che ti agguanta lasciandoti con un senso di malinconia ma tante speranze.
Dei libri di De Giovanni che narrano le avventure di Ricciardi sicuramente questo è il più introspettivo. Ogni personaggio è descritto soprattutto dal lato psicologico e sociale, forse in alcuni passaggi anche troppo ma non guasta.
I capitoli come al solito stile dell'autore sono brevi e lasciano sempre, alla fine, la voglia di iniziare la lettura del successivo, in quanto la trama non racconta solo le indagini per scoprire l'autore di un efferato omicidio ma anche vari intrecci amorosi e passionali che caratterizzano l'opera dall'inizio alla fine. Sembra quasi di leggere un giallo rosa, definizione un po' azzardata la mia ma ci sta tutta.
La piacevolezza non raggiunge il massimo dei voti perchè si denota una minore azione nella trama che indubbiamente rimane una ragnatela ben architettata il cui gioiello rimane sicuramente la risoluzione finale.
De Giovanni attraverso la sua opera ci regala uno spaccato di una Napoli del fascio caratterizzata da miseria e nobiltà che si intersecano abilmente regalandoci un trattato umanistico e sociologico di sicuro spessore.
Complimenti De Giovanni, un'altra perla nello scenario letterario italiano.
Buona lettura.
Syd
Il giorno dei morti
Bravo Maurizio De Giovanni, in questa quarta prova con protagonista il commissario Ricciardi, l'autore ci prende letteralmente in giro, ci tiene davvero in sospeso fino all'ultima pagina con un pathos che non abbandona mai la trama.
Siamo sempre in una Napoli ai tempi del Duce, dove miseria e nobiltà convivono strettamente tra loro, riconoscendosi, attraendosi ed evitandosi allo stesso tempo.
Preciso subito che questo è un puro concentrato dei 7 peccati capitali, l'accidia attraverso la quale si ha paura di affrontare una vita con le sue frustazioni e paure; la superbia attraverso comportamenti che si ripetono contro il debole; l'ira che si impossessa di molti personaggi presenti attraverso gesti violenti gratuiti; l'avarizia questo amore indiscusso nei confronti dei beni materiali, peccato che è rivolto contro il prossimo, se stessi e Dio, ancora più spregievole se compiuto da un uomo di Dio; gola anche se in questo caso non dovuta da un amore sconsiderato verso il cibo ma piuttosto da un bisogno estremo di quest'ultimo a causa della miseria, in cui anche una briciola diventa motivo di contenzioso; lussuria dovuta da un bisogno carnale di un lui in una lei ed una lei in lui ma anche di atroci violenze contro i più deboli e indifesi; invidia forse il peggiore di tutti, antica come l'uomo, si genera quando non si riesce ad identificare se stessi e pur di raggiungere tale identità si demolise quella altrui.
E' stato importante fare questa analisi, credetemi, perchè l'autore ci fa brancolare nel buio estremo dell'animo umano, forse a causa dei tempi di ambientazione o forse per uno stile narrativo di De Giovanni che ci distrae, ci indica un percorso ma al bivio scappa via abbandonandoci senza bussola.
Non si sa più per quale motivo abbiamo deciso di leggere questo libro, forse per le indagini improvvisate caparbiamente, sulla morte di un orfanello di strada o per capire come si svilupperà la vita privata di Luigi Alfredo Ricciardi.
Un vero Big Beng di emozioni, sentimenti, sensazioni che ci travolgono dall'inizio alla fine, con un finale che nelle ultime pagine appare quasi romanticamente poetico.
Sono stato prolisso ma penso che ne valga la pena.
Maurizio De Giovanni meriterebbe molta più attenzione, ripeto come in altre opinioni espresse in altre occasioni, è un De Filippo moderno che ci introduce su una dimensione napoletana assolutamente soffocante.
Un plauso particolare va fatto alla Fandango, casa editrice che ci ha dato la possibilità di apprezzare un grande scrittore, complimenti alle sue copertine che mi ricordano delle opere di Claude Monet, belle da impressionare.
Vorrei parlarvi per ore di questo libro ma vi lascio alla sua lettura, sicuramente più interessante della mia recensione.
Buona lettura a tutti.
Syd
Per mano mia
Questa è la quinta avventura raccontata da Maurizio De Giovanni con protagonisti il Commissario Ricciardi ed il Brigadiere Maione, della Squadra Mobile di Napoli e la prima cosa da segnalare è la seguente: la casa editrice non è più la Fandango, le cui copertine sono dei gioielli, sostituita dalla Einaudi.
Lo stile non cambia, l'autore è rimasto fedele a se stesso ed ai suoi protagonisti, capitoli brevi ma intensi rendono la lettura molto leggera e passare da una pagina all'altra è veloce come bere un bicchier d'acqua con la stessa sete che si può avere in una giornata torrida d'estate.
Questa volta l'autore ha voluto presentarci i personaggi in tutta la loro intimità, senza nascondere alcun segreto, e ormai potremmo considerare i Ricciardi, Maione, Rosa la tata, Livia, Enrica, il dottor Modo, Lucia e Garzo delle persone con cui ci ritroviamo nella quotidianità e di cui ci sentiremmo conoscenti da diverso tempo. Un'immagine sicuramente più svelata, meno occulta di ognuno di loro ma senza trascurare tutti gli altri personaggi che si affiancano ai nostri amici/protagonisti.
L'animo umano, forse perchè l'ambientazione è natalizia, è messo in risalto più di ogni altro particolare, i sentimenti sono tratteggiati in modo davvero considerevole ed appropriati alla storia.
Superbo il richiamo alla famiglia De Filippo con il suo celebre "Natale in casa Cupiello", un cameo ricamato ad effetto da De Giovanni, che avevo defnito, in una mia precedente recensione (vedi Il senso del dolore), come il De Filippo del giallo.
Forse ma quasi impercettibilmente, l'opera risulta un po' meno piacevole rispetto alle altre della stessa saga, causa probabilmente i ritmi un po' più bassi in alcuni passaggi.
Non voglio descrivere la trama perchè vi toglierei il gusto di inoltravi nella curiosa lettura di questa nuova avventura dei nostri Ricciardi e Maione, poi per questo c'è la quarta di copertina.
Buona lettura a tutti.
Syd
Grazie Syd delle tue preziose recensioni. Approfitto per segnalare che la casa editrice Einaudi li ha pubblicati nuovamente, con nuove copertine:
http://www.einaudi.it/media/img/978880621391PIC.jpghttp://www.einaudi.it/media/img/978880621392PIC.jpghttp://www.einaudi.it/media/img/978880621393PIC.jpghttp://www.einaudi.it/media/img/978880621394PIC.jpg
Ciao!
Cecilia
Sono quelli che ho comprato io- gli ultimi due. ciao !
Rosy
I miei sonoquelli originali della Fandango...memorabili copertine!!!
Cominciato ieri :Il senso del dolore:)
Tu che sei di Napoli, Anna, dovresto apprezzarlo ancora di più! ciao
Rosy
( spero tuo polso meglio!)
Apprezzo De Giovanni ma devo dire che le ripetizioni in "Per mano mia" mi hanno un po' infastidito.
Anna ho visto il video su TG3...complimenti.
Comunque vorrei conoscere la tua opinione in merito alle ambientazioni ed alle caratterizzazioni dei personaggi di De Giovanni.
Grazie
Non posso sapere di quali ripetizioni tu stia parlando perchè mi mi manca PER MANO MIA, MA MI INCURIOSISCI!
mI DIRAI DOPO . CIAO!
Rosy
credo si riferisca che per ogni romanzo si fa un po' il sunto di cose già note effettivamente al quinto romanzo può dare noia. io ho letto tutto incasinato, saltando di qua e di là e perciò non mi sono rovinata Per mano mia, anzi l'ho trovato molto intenso umanamente parlando.
Scusate se rispondo sempre con notevole ritardo,ma come ho detto da qualche parte :oops: ho il polso destro fratturato con "chiodi" che fuoriescono e mi fanno somigliare a Goldrake con i suoi missili perforanti, dolori acuti e umore giù inoltre scrivere con la sinistra mi stanca moltissimo. Ora veniamo al dunque. Le ripetizioni sono proprio di espressioni (intenzionali lo so),tipo:"la mano assassina". @ Syd le ambientazioni mi piacciono tantissimo e chi di voi mi ha fatto l'onore di leggere il mio romanzo lo capirà ancora di più :è la stessa Napoli rappresentata a circa un secolo di distanza. proprio ieri, mentre leggevo Il senso del dolore me ne meravigliavo. Alcune pagine sue e mie potrebbero essere il prima e il dopo. Giuro che ho letto per mano mia(il mio primo libro di De Giovanni )dopo aver pubblicato il mio , un regalo di Cecilia. Cosa ne pensate Rosy, Syd e Cecilia?
Concordo sul fatto che effettivamente le ambientazioni rappresentino il prima ed il dopo...molto bella come cosa.
Devo dire la verità..non ho fatto caso a queste sfumature. Credo che chiunque scriva della propria città, riesca a trasmettere le varie sfaccettature della stessa sotto diversi punti di vista. Perché la "sentono" propria. Forse perché non parlava di Milano, città in cui vivo, ma di Napoli, sono stata meno coinvolta sotto questo aspetto. Ma proprio per questo, mi incuriosisce "vedere" città diverse attraverso gli occhi degli scrittori che ci vivono ;)
E' vero, Anna: è la stessa Napoli! Certo la sua, considerata l'epoca diversa e particolare, ha un impatto più forte, emotivamente parlando: là c'è più miseria, povertà...ma vi si coglie, in fondo,la stessa atmosfera. ciao
Rosy