Sir Galahad
06-January-2012, 16:37
Modernità degli antichi (http://ricciotoscano.blogspot.com/2009/05/modernita-degli-antichi.html) http://3.bp.blogspot.com/_6INqKvhbJZ0/Sf82MN0BnFI/AAAAAAAAAFg/bc-D1yAld2A/s320/medea.jpeg (http://3.bp.blogspot.com/_6INqKvhbJZ0/Sf82MN0BnFI/AAAAAAAAAFg/bc-D1yAld2A/s1600-h/medea.jpeg)
Come mio solito, un brevissimo commento ad un frammento di un'opera grandiosa. Questa volta
Le Argonautiche, di Apollonio Rodio. Una linea unisce l'antica cultura greca alla nostra, e certe produzioni eguagliano (se non superano) quelle contemporanee in sentimento. Quel sentimento che, immutato e non evoluto, ha toccato l'animo dei nostri padri.
Da Le Argonautiche, Libro IV.
(Eeta entra nel palazzo. Medea è triste. A lei, Era infonde nel cuore una paura penosa. L'uso di recidere una ciocca di capelli rimanda alle cerimonie nuziali e sicuramente ad esse pensa Medea a ricordo di una passata vita di vergine)
......... con le mani strappò un lungo ricciolo
e lo lasciò nella stanza, per la madre, ricordo della sua vita di vergine,
e gemette con voce convulsa:
"Questa lunga ciocca ti lascio al mio posto, madre mia, e me ne vado;
addio e sii felice, anche se vado tanto tanto lontano;
addìo, Calciope, addìo a tutta la casa.
Oh se il mare ti avesse sbranato, straniero, prima d'arrivare alla terra dei Colchi". Così disse, e versava dagli occhi copiose lacrime.
Vorrei solo aggiungere questi piccoli brani: guardate, mi emoziona troppo rileggere queste opere immortali, cercare di cogliere l'animo dei protagonisti e, soprattutto, capire di essere come loro.
Dal libro IV, vv 1141-1149. Si stanno preparando le nozze di Medea:
Qui stesero il grande letto e sopra gettarono
il vello d'oro fulgente, perchè le nozze
fossero onorate e cantate. Nel candido
seno le Ninfe portavano mazzi variopinti di fiori.
Le circondava tutte come una luce di fuoco,
tale era il lampo che si irradiava dai bioccoli d'oro;
un dolce desiderio brillava nei loro occhi
ma la vergogna trattenne tutte, per quanto volessero
mettervi sopra le mani.
Queste righe stupende furono scritte, insieme a tante altre, dal grandissimo Apollonio Rodio.
Come mio solito, un brevissimo commento ad un frammento di un'opera grandiosa. Questa volta
Le Argonautiche, di Apollonio Rodio. Una linea unisce l'antica cultura greca alla nostra, e certe produzioni eguagliano (se non superano) quelle contemporanee in sentimento. Quel sentimento che, immutato e non evoluto, ha toccato l'animo dei nostri padri.
Da Le Argonautiche, Libro IV.
(Eeta entra nel palazzo. Medea è triste. A lei, Era infonde nel cuore una paura penosa. L'uso di recidere una ciocca di capelli rimanda alle cerimonie nuziali e sicuramente ad esse pensa Medea a ricordo di una passata vita di vergine)
......... con le mani strappò un lungo ricciolo
e lo lasciò nella stanza, per la madre, ricordo della sua vita di vergine,
e gemette con voce convulsa:
"Questa lunga ciocca ti lascio al mio posto, madre mia, e me ne vado;
addio e sii felice, anche se vado tanto tanto lontano;
addìo, Calciope, addìo a tutta la casa.
Oh se il mare ti avesse sbranato, straniero, prima d'arrivare alla terra dei Colchi". Così disse, e versava dagli occhi copiose lacrime.
Vorrei solo aggiungere questi piccoli brani: guardate, mi emoziona troppo rileggere queste opere immortali, cercare di cogliere l'animo dei protagonisti e, soprattutto, capire di essere come loro.
Dal libro IV, vv 1141-1149. Si stanno preparando le nozze di Medea:
Qui stesero il grande letto e sopra gettarono
il vello d'oro fulgente, perchè le nozze
fossero onorate e cantate. Nel candido
seno le Ninfe portavano mazzi variopinti di fiori.
Le circondava tutte come una luce di fuoco,
tale era il lampo che si irradiava dai bioccoli d'oro;
un dolce desiderio brillava nei loro occhi
ma la vergogna trattenne tutte, per quanto volessero
mettervi sopra le mani.
Queste righe stupende furono scritte, insieme a tante altre, dal grandissimo Apollonio Rodio.