Rosy
26-December-2011, 18:50
Una premessa necessaria.
Tempo fa l'amico di letture Baudin affermava, riferendosi a qualche romanzo già recensito nel forum precedente, che bisognava "rinnovarsi", cioè non ripetere concetti ed argomenti già espressi.
Ha certamente ragione; ciononostante io mi trovo qualche volta ad agire in modo contrario, perchè mi sembra incompleto partire con una recensione o un commento da...metà strada, senza parlare di ciò che sia venuto prima di quell'opera.
Questo, riferendomi ad altri scrittori.
Nel caso di SHANTARAM, mi è stato più volte chiesto, da chi non lo aveva ancora letto, di ripetere il mio giudizio, ed io obbedisco. Shantaram è stato uno dei romanzi più belli che io abbia letto in questo anno che sta finendo...
Ed allora ne parlo sempre volentieri....
Rosy:-P:-P
Rosy
26-December-2011, 18:53
Mi sono domandata spesso, durante la lettura di questo lungo ed affascinante romanzo, come fosse possibile che non avesse mai catturato la mia attenzione, prima d'ora.
Il fatto è che -anche per un lettore attento- è pressochè impossibile seguire tutto.
Capita che anche sul Forum un thread sfugga.
Sono andata a rivedermi -DOPO-tutti i brani che a suo tempo Murialdog aveva riportato, ed ho ritrovato le parole, le emozioni che mi hanno tenuta avvinta a questa storia per tanti giorni.
Parlare di un romanzo di questa portata non è facile.
Qualcuno lo ha definito una saga. Io non sono d'accordo; ho sempre pensato alla saga come alle vicende di una famiglia , di un popolo , attraverso un lasso di tempo più o meno lungo.
Questa è la storia romanzata, ma con moltissimi agganci autobiografici, di un uomo, l'autore Gregory David Roberts, attraverso una ventina d'anni.
Greg, il protagonista, ha una vita così avventurosa, da sembrare quasi incredibile.
Il romanzo ha inizio al suo arrivo a Bombay, in India.
Tutto il turbinoso passato, dalla vita "normale" di un uomo colto ed intelligente, alla perdita dei suoi cari, alla droga, alle rapine a mano armata,scorre con dei flash back, accompagnata da riflessioni commoventi, che sono a mio parere delle pietre preziose disseminate qua e là.
La vicenda vera inizia però in questa città caotica, povera, sporca, ma nello stesso tempo ricca di profumi e palpitante in ogni suo angolo, anche i più miserevoli...
Greg conosce a Bombay l'umanità più varia; molti di loro lasceranno un segno non solo nel suo cuore, ma certo anche nel nostro.....
La splendida Karla, grande amore di Greg, per sempre; donna influente dal passato oscuro, che fino all'ultimo sarà al centro dei suoi sentimenti.
Prabaker: l'indiano che sarà legato al giovane amico da un affetto più che fraterno , fino alla morte. Un personaggio per me indimenticabile. Mi ha fatto piangere.
Poi Khaderbhai, il carismatico capo della mafia indiana, che si affeziona a Lin come un padre, e lo introduce nel suo mondo, fatto di illegalità, ma con una sua etica, in fondo...
Poi Abdullah Taheri, il bellissimo gangster arabo che gli salva la vita, e che si guadagnerà la sua amicizia per sempre, anche da fuorilegge.
Poi Vikram,Didier, Ulla, Modena, Lisa Carter...
Un'infinità di personaggi, ognuno componente un tassello di questa grande storia, ognuno destinato ad essere ricordato nel tempo.
A poco a poco , Greg, che viene chiamato in un primo tempo Lin , cioè Pene,si inserisce così bene nella vita di questa città, da diventarne parte, imparando i suoi dialetti, mescolandosi ai suoi abitanti come uno di loro.
Essendo evaso da un carcere di massima sicurezza ( sui cui metodi punitivi racconta dettagli crudissimi), non trova migliore soluzione per essere invisibile, che vivere nello Slum, cioè nella immensa bidonville.
Lì, vincendo ripugnanza per fogne a cielo aperto, ratti giganteschi, miseria, sporcizia...impara a conoscere anche il lato buono: la solidarietà della gente, la loro immensa capacità di amare, i bisogni. E si improvvisa medico, organizzando una rudimentale infermeria che diventa presto affollata.
E' qui che Greg-Lin diventa un indiano a tutti gli effetti, pur essendo un "gora",uno straniero bianco.
E' qui che il suo nome cambia nuovamente. Lin diventa SHANTARAM, che in lingua marathi significa "uomo di pace".
L'amicizia di Prabaker lo aiuta molto; ma questo non è ancora il suo punto d'arrivo. Lin non si ferma qua.
Si legherà in seguito alla mafia indiana, diventandone parte.
Frequentando i maggiori esponenti della malavita indiana, arriverà al loro seguito a combattere sui monti dell'Afghanistan coi combattenti islamici; poi in Pakistan. Le avventure sono così incalzanti, e così disparate, da sembrare frutto di pura fantasia; invece sono in buona parte reali!
Ciò che mi ha colpita maggiormente di questa storia non è stata solo la trama vastissima e ricca di cambiamenti, ma il personaggio del protagonista, che non viene mai visto come un eroe negativo o positivo, ma UN UOMO, e basta.
Greg ci racconta la sua storia inframmezzandola con riflessioni sulla vita, sul passato, sui sentimenti in genere, e si rivela, nonostante tutto , un uomo profondamente buono. Un uomo che ha un bisogno continuo di riscattarsi dai suoi errori, anche se poi le circostanze lo inducono a sbagliare di nuovo.
Queste mie parole potrebbero sembrare un controsenso, ma vi assicuro non lo sono! Leggere per credere.
A questo punto mi fermo, o rischio di raccontarlo tutto.
A parte il peso ( reale!) del volume ( 1200 pagine quasi) da tenere in bilico nella lettura, ho visto veramente l'ultima pagina con rammarico.
Un'altra storia che mi ha lasciata orfana.
Ed io vi lascio con alcune citazioni, come mia abitudine.
Anche se ne avrei così tante , da trascrivere mezzo libro!E questo vorrà bene significare qualcosa ... Super-consigliato.
pag.158.
"..la prima notte in quel villaggio in India -cullato dal mormorio delle voci, gli occhi pieni di stelle- quando il padre di un altro uomo mi posò una ruvida e callosa mano da contadino su una spalla,compresi ciò che avevo fatto e ciò che ero diventato, fui consapevole della pena e dello spreco, lo stupido, imperdonabile spreco della mia vita.
Mi si spezzò il cuore per la vergogna e il dolore.
Seppi quanta sofferenza era in me, e quanto poco amore.
Alla fine seppi quanto ero solo." cont.
Rosy:-P
:-P
Rosy
26-December-2011, 18:55
L'autore, Gregory David Roberts, uomo curioso, interessante nella sua bruttezza; è proprio il tipo che si può immaginare alle prese con una vita così avventurosa!
535
Rosy
26-December-2011, 18:56
Pag.431.
"Mi vergognai del freddo egoismo che aveva soffocato la mia pietà;commosso
dal coraggio e dalla solitudine del ragazzo, ascoltai il suo respiro quieto e
lasciai che avvolgesse il mio cuore dolorante.
A volte amiamo anche se ci rimane solo un filo di speranza.
A volte piangiamo senza lacrime, ma con tutto il nostro essere.
In fondo è tutto qui: l'amore e i suoi obblighi, il dolore e la sua verità.
Non ci è concesso altro.
Possiamo solo cercare di resistere fino all'alba di un nuovo giorno."
Pag.727
" Mi mancavano tutti i miei cari, e in quegli anni disperati ero certo che
non li avrei mai più rivisti.
Li amavo, e provavo una sensazione di lutto angosciante, resa ancora peggiore
dal fatto che-almeno per quanto ne sapevo- non erano morti.
Il mio cuore a volte sembrava un cimitero pieno di lapidi senza nome.
E ogni notte, quando rimanevo solo nel mio appartamento, quel senso di lutto e
di abbandono mi toglieva il respiro.
Avevo pacchi di denaro sul tavolo, e passaporti freschi di stampa grazie ai
quali avrei potuto raggiungere qualsiasi luogo al mondo.
Ma non sapevo dove andare:non esisteva un luogo dove potessi sfuggire
allo strazio per la mancanza di tutti coloro che avevo perso per sempre."
Queste citazioni sono tutte tristi, mi rendo conto.
Ne cercherò, fra le mille, alcune più lievi, appena possibile.
Ma dovrei ricopiare- veramente- mezzo libro!
Baudin
26-December-2011, 21:07
Quando un romanzo ci è piaciuto tanto non è inutile ribadirne le qualità, quindi cara Rosy fai bene a riproporlo, non generalizzando il mio invito, che voleva essere di sprone all'arricchimento del dibattito su altri autori, più prolifici e variegati.
“Perché la vita è così. Procediamo a piccoli passi. Rialziamo la testa e torniamo ad affrontare il volto feroce e sorridente del mondo. Pensiamo. Agiamo. Sentiamo. Diamo il nostro piccolo contributo alle maree del bene e del male che inondano e prosciugano la terra. Trasciniamo le nostre croci ammantate d’ombre nella speranza di una nuova notte. Lanciamo i nostri cuori coraggiosi nelle promesse di un nuovo giorno. Con amore: l’appassionata ricerca di una verità diversa dalla nostra. Con struggimento: il puro, ineffabile anelito di essere salvati. Poiché fino a quando il destino ce lo consente, continuiamo a vivere. Che Dio ci aiuti. Che Dio ci perdoni. Continuiamo a vivere.”
E' l’explicit del romanzo, generico ed universale allo stesso tempo. Tutta l’enorme esperienza che ci è stata raccontata in 1200 pagine è riassunta in quelle poche frasi. Alla fine Lin ci dice cosa è scaturito in lui da tutto ciò che gli è accaduto.
Cadere e rialzarsi, affrontare la vita comunque, cercare in sé stessi e negli altri le motivazioni per la sopravvivenza e la salvezza. Sono considerazioni che emergono da questo bellissimo libro, ma anche da altri romanzi di cui abbiamo parlato nei mesi passati. Segno che il patrimonio comune di tutti questi discorsi è sempre e solo l’uomo, con la sua solitudine, ma anche con l’amore per la vita.
:)
daniela
01-March-2014, 15:59
Ho appena finito di leggere Shantaram di Gregory David Roberts, molto incuriosita dai commenti sentiti.
Lettura piacevole per evadere, si entra davvero in un altro mondo. Trascina in un vortice di avventura, negli slums di Bombay e sulle montagne dell'Afghanistan.
Mi è piaciuto molto il personaggio di Prabeker, con il suo irresistibile sorriso e la sua semplicità, e la solidarietà della vita nello slum. Mi è piaciuto anche il personaggio del protagonista, uomo di poche parole, che dà un grande valore all'amicizia.
1200 pagine non sono certo poche, un po' lento e ripetitivo dopo la metà, comunque scorrevole, anche se molto romanzato e alquanto improbabile come autobiografia. Non alta letteratura, però avventuroso, esotico, si legge d'un fiato nonostante la mole.
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