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Sir Galahad
27-June-2012, 19:47
Paraninfo (pa-ra-nin-fo)
Ecco, siamo riusciti anche a volgarizzare e a rendere ostile questo termine che trae le origini nella Grecia antica. Oggigiorno, si intende per paraninfo "ruffiano", "puttaniere", "combinatore di matrimoni" . I Greci, con una sensibilità ed una creatività troppo diverse dalle nostre, intendevano con questo lemma ben altra cosa, addirittura una figura che si inseriva fisiologicamente nel tessuto sociale del tempo.
Nel latino tardo è: paranymphu(m), dal greco paránymphos, composto di para- 'presso, vicino,affine' e nymphè 'sposa'. Ed era, nell’antica Grecia, colui che conduceva la sposa in casa del marito: paraninfo delle nozze. Sinonimo: pronubo.

[A proposito di pronubo, apro una parentesi: in Zoologia si chiamano insetti prònubi quegli insetti che trasportano il polline da una estremità fiorale all'altra , permettendo così l'impollinazione e la conseguente formazione del frutto; tra gli insetti pronubi , i più importanti sono sicuramente le api].

Nella Grecia antica, invece, il compito meno nobile (ma ricercatissimo) di sensale, combinatore dei matrimoni era svolto dai prosseneti (da pro-, a favore e xenos, altro), ed il regalo che offriva chi avanzava la pretesa era chiamato prossenetico.

Sir Galahad
02-July-2012, 21:11
Palio (pa-lio)
Si è appena concluso il Palio della Madonna di Provenzano, a Siena, vinto dal cavallo dell'Onda, montato dal mitico Trecciolino . I contradaioli si stanno ora recando al Duomo a recitare il Te Deum di ringraziamento alla Vergine Maria.

1067
(Il cavallo e il fantino dell'Onda)

Ma perchè si chiama palio?
Semplice. Il nome fa riferimento al latino Pallium, stoffa ampia, mantello, veste, ricordando il vessillo messo - appunto - in palio tra i contradaioli partecipanti.

Sir Galahad
03-July-2012, 19:37
stuzzicante (stuz-zi-can-te)

«I piccoli, però, dopo mezz'ora di scuola cascavan dal sonno; qualcuno anche s'addormentava col capo sul banco; e il maestro lo svegliava, stuzzicandogli un orecchio con la penna»:così il De Amicis in Cuore, dove il maestro ottiene l'effetto di svegliare gli assopiti studente con la penna (probabilmente di oca, o anche di osso, chissà..)

Stuzzicare indica l'azione di chi tocca con insistenza qualcosa o qualcuno . Il tratto semantico della molestia e del fastidio si conserva anche nell'accezione figurata del verbo, che origina frasi come: Stuzzicare il can che dorme, il formicaio, il vespaio
Due sono le ipotesi che paiono spiegare abbastanza autorevolmente e esaustivamente la parola: la prima ipotesi si riferisce ad onomatopea; la seconda ipotesi , invece, pensa ad un'origine dalle forme meridionali, in particolare tuzzare , urtare contro qualcuno o qualcosa e tuzzolare ,bussare, battere alla porta.
Altri pensano che derivi dal verbo stoccicare, stozzicare, dal verbo stecken, pungere.
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, ,,,,,,,,,,,,,,,,

Beh, carissimi, sono arrivato alla fine di questo mio excursus tra le parole e tra i miei post di "Classica" che hanno interessato ben poche persone, anzi pochissime.
Mi rendo conto di aver "stuzzicato" la fantasia di quasi nessuno; o meglio,pochissimi, veramente pochissimi,per cui passo volentieri il testimone ad altri, sicuramente molto più bravi di me nel colloquiare e nel rendere partecipi gli altri.

Sir Galahad

Tregenda
05-July-2012, 20:54
Carlo... Esistono forse altre discussioni nel forum altrettanto "visitate" e "votate"? Credo di no. Il fatto che ci siano poche risposte da parte di altri utenti è semplicemente dovuto alla natura della discussione. Cioè al fatto che non si tratta in realtà di una vera e propria "discussione", ma di uno spazio che uno visita per imparare il significato e l'etimologia dei termini che tu proponi. E tutti quelli che vengono qui apprezzano il tuo stile e la tua accuratezza.
Nel caso della letteratura classica la motivazione del silenzio è, come poi già si era detto, l'ignoranza di gran parte di noi (me compresa) in materia.
Perciò finisce che uno legge, apprezza, ma sentendo di non avere niente di costruttivo da aggiungere, si rende conto di fare più bella figura a star zitto. Anche perchè magari teme di dire delle sonore cazzate totalmente fuori luogo.
Oscar Wilde diceva: "A volte è meglio tacere e sembrare stupidi, che aprir bocca e togliere ogni dubbio".

Insomma Carlo, anche tu, abbi pietà di noi e del nostro pudore a fare la figura dei cretini. ;)

Indigowitch
08-July-2012, 15:26
Perciò finisce che uno legge, apprezza, ma sentendo di non avere niente di costruttivo da aggiungere, si rende conto di fare più bella figura a star zitto. Anche perchè magari teme di dire delle sonore cazzate totalmente fuori luogo.
Oscar Wilde diceva: "A volte è meglio tacere e sembrare stupidi, che aprir bocca e togliere ogni dubbio".

Insomma Carlo, anche tu, abbi pietà di noi e del nostro pudore a fare la figura dei cretini. ;)


Mi aggrego alle parole di Alice e aggiungo che leggo spesso e volentieri questa sezione, e mi ripropongo di
contribuire, in piccolo, alla discussione.
Purtroppo però sono lenta nelle mie cose...devo sfogliare libri, ruminare riflessioni, fare qualche ricerchina,
rispolverare vecchi ricordi di liceo, etc...ma alla fine 'partorisco'.
Mai arrendersi, Sir! ;)

Sir Galahad
13-July-2012, 19:56
Clientela [Cli-en-te-la]
http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_ant/img/blank.gif

In Roma antica i clientes erano persone subordinate a un patrono, vuoi per scelta libera vuoi per necessità . I Patrones davano protezione, assistenza giudiziaria ed alargivano cibo, denaro e vettovaglie (sportula). I clientes, a loro volta, procuravano al patrono voti alle elezioni e spesso militavano nell'esercito sotto sua richiesta.Va detto che intere gentes divennero clientes dei generali romani che avevano conquistato i loro territori.

Passano i tempi, ma i costumi (mala mora,more maiorum,pravitas morum) restano. Così, i clientes si vendono a tutt'oggi al miglior offerente, diventando schiavi, portaborse, difensori di una parte anche se, cripticamente, la pensano in tutt'altro modo.
Clientela politica? Sì, ed ha anche nobili origini :lol:. Storiche :roll:.

Sir Galahad
16-July-2012, 21:07
Il Martin Pescatore

1080
È uno degli animali più simpatici, per lo meno a mio modo di vedere. Il nome scientifico è Alcedo atthis
MARTIN PESCATORE, sta per uccello (di San Martino) pescatore per la sua abitudine di tuffarsi per catturare i pesci.
Alcedo, deriva dal greco alkuon = alcione, o uccello marino, mentre atthis deriva da Attica, in quanto si ritiene che sia proveniente da quella antica regione greca.

Tregenda
16-July-2012, 21:12
È uno degli animali più simpatici

Vero vero, è anche bellissimo. :)

Sir Galahad
23-July-2012, 19:23
Sale [sa-le]
è il comune sale da cucina, cloruro di sodio che solidifica nelle saline; salgemma, invece, come minerale.
Deriva dal greco als: in questa lingua al singolare, cosa singolare :lol:, è adoperato sia come "sale"(maschile) che (femminile) "mare", accezione metonimica Alice [/B]deriva, appunto, dalla radice [I]al- di als, marina, indicando con ciò tutto ciò che proviene dal mare].
Al plurale è attestato solo il maschile oi ales, col significato di facezie, motti arguti. In latino si ha il corrispondente sales (arguzie)
Ho studiato dai padri Salesiani e ogni tanto -me lo potevo permettere- li prendevo in giro: nel senso che mi divertivo a dir loro che il loro nome, Salesiani, non derivava da San Francesco di Sales (cui Don Bosco intitolò la sua congregazione) ma dal fatto di essere persone veramente "argute". E da persone argute, mi lasciavano dire.

Sir Galahad
23-July-2012, 19:39
Particolare [par-ti-co-la-re]
Dal latino particula, particella, ossìa una parte minima di un certo insieme. Lemma che si adopera quando si vuol sottintendere un'importanza, una particolarità, nel significato e nella portata di un qualcosa.
Quando si adopera questa parola, per evitare fraintendimenti, andrebbe sempre specificata la portata ed il significato della "particolarità".
Contrari: Generale, pubblico, esteso.

Sir Galahad
23-July-2012, 19:48
Idiosincrasia
A proposito di "particolare", qui ha rilevanza una parola simile nell'accezione, [I]idiosincrasia.
Idiosincrasia, dal greco Idios, proprio, e synkrasis, carattere. Quindi, carattere proprio, originale, genuino, facente parte a sè. L'idiosincrasia genera lo stile proprio di ogni artista o scrittore. Più in generale, della persona.
Col tempo idiosincrasia ha sviluppato una spiegazione tutta particolare: si dice idiosincrasìa, nel parlar comune, l'avversione verso qualcuno o verso qualcosa. Va rilevato però che l'idiosincrasia non è qualcosa di esterno al sè, ma è confinato nella personalità stessa; la quale, però, è soggetta a variabili, col tempo e con la vita sociale.

Tregenda
23-July-2012, 23:39
Particolare [par-ti-co-la-re]

Quando si adopera questa parola, per evitare fraintendimenti, andrebbe sempre specificata la portata ed il significato della "particolarità".

Il mio professore di laboratorio di scrittura diventava furioso se leggeva cose come "Un po' particolare" o "Molto particolare", perchè diceva che è scorretto, in quanto una cosa o è particolare o non lo è. Non può esserlo poco o tanto.
Probabilmente aveva ragione, ma credo che certe certe scorrettezze siano ineliminabili se ci si vuole esprimere in modo efficace. Ad esempio, tutti sappiamo che non si dice "A me mi", però tra dire "Non me ne frega niente" e "A me non me ne frega niente" c'è differenza. Il doppio complemento di termine del secondo caso è un rafforzativo, solo dicendo così si ha davvero la sensazione di rendere l'idea che ce ne sbattiamo altamente di qualcosa. :mrgreen:
(Anche la doppia negazione non sarebbe appropriata, ma si usa abitualmente)

Sir Galahad
24-July-2012, 19:14
Probabilmente aveva ragione, ma credo che certe certe scorrettezze siano ineliminabili se ci si vuole esprimere in modo efficace. Ad esempio, tutti sappiamo che non si dice "A me mi", però tra dire "Non me ne frega niente" e "A me non me ne frega niente" c'è differenza. Il doppio complemento di termine del secondo caso è un rafforzativo, solo dicendo così si ha davvero la sensazione di rendere l'idea che ce ne sbattiamo altamente di qualcosa. :mrgreen:

È vero, è un rafforzativo, ed è adoperato anche da scrittori di chiara fama. Infatti, si tratta non di un errore grammaticale, ma di una sovrabbondanza di termini, ossìa di un pleonasmo (dal greco pleonasmòs, ossìa esagerazione) , adoperato solo per dare colore e scorrevolezza alla frase e rafforzare un concetto. La maestra lo sottolinea con la matita blu soltanto per indurre lo scolaro ad usare termini non ripetitivi e ad arricchire, così, il proprio vocabolario. Resta una forma stilisticamente non corretta, però, anche se la grammatica chiude bonariamente un occhio.
La lingua italiana è piena di espressioni molto colorite. L'anacoluto ne è un esempio. Si ha un anacoluto (dal greco: senza senso; in latino: nominativus pendens) quando un discorso, iniziato secondo una certa costruzione sintattica, improvvisamente segue un'altra strada espressiva e si esprime con un'altra costruzione.
Alessandro Manzoni, nei Promessi Sposi, scriveva:
Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro.
Noi altre monache ci piace sentire le storie
(due anacoluti...)

Giovanni Pascoli, in Romagna, scriveva:
Io, la mia patria or è dove si vive.

L'anacoluto dona un linguaggio scorrevole,immediato, direi "popolare", usatissimo nel parlare corrente.
Così, in parallelo, ripetizioni del tipo "a me mi" danno forza, scorrevolezza, immediatezza, facile comprensibilità e colore allo scritto.

Sir Galahad
24-July-2012, 19:23
Sale [sa-le]

Deriva dal greco als: in questa lingua al singolare, cosa singolare :lol:, è adoperato sia come "sale"(maschile) che (femminile) "mare", accezione metonimica Alice [/B]deriva, appunto, dalla radice [I]al- di als, marina, indicando con ciò tutto ciò che proviene dal mare].
Al plurale è attestato solo il maschile oi ales, col significato di facezie, motti arguti. In latino si ha il corrispondente sales (arguzie)
.
Da sales deriva una parola molto usata: salace. La si usa per esprimere un livello alto di arguzia.

Indigowitch
25-July-2012, 16:43
C'è una parola molto simpatica, a mio avviso, con un'etimologia interessante:

Mostro [dal latino monstrum, segno degli dèi, fenomeno contro natura, prodigio, di origine
indeuropea]
La prima definizione che mi dà il dizionario è la seguente: "Personaggio mitologico o leggendario che presenta forme strane o innaturali."
Il significato più usato nella lingua di tutti giorni è quello figurato, nel senso di "persona che possiede determinate caratteristiche,
positive o negative, in sommo grado", es.: "E' un mostro di bravura", "Un mostro di crudeltà."
Vi è anche la triste accezione della parola attribuita a un essere vivente deforme, che possiede delle caratteristiche fisiche che deviano dalla norma.

Sicuramente la definizione di "mostro" come prodigio è quella più affascinante.
Ai tempi della scuola, il termine "monstrum" lo ritrovai in un brano in cui si parlava del mito delle sirene,
e mi sorprese, perché la connotazione negativa di quel vocabolo strideva con l'immagine romantica che avevo di
queste creature mitologiche.

Un'espressione che si utilizza spesso per indicare un individuo particolarmente talentuoso, e che in virtù di questo suo talento ha acquisito
fama e autorevolezza, è quella di mostro sacro.

Sir Galahad
25-July-2012, 20:29
C'è una parola molto simpatica, a mio avviso, con un'etimologia interessante:

Mostro
Sicuramente la definizione di "mostro" come prodigio è quella più affascinante.

Sicuramente.
Monstrum indica un prodigio, ma un prodigio che parla intimamente a chi lo avverte: infatti, deriva dal tema di monere: avvisare, ammonire.
Il mostro, nel significato originario, è l'apparire, il manifestarsi, il mostrarsi improvviso di qualcosa di straordinario, viola la e che è un ammonimento per chiunque lo avverta come presagio, indicazione. Il presagio, a sua volta, suscita meraviglia e di stupore .
Ma un'accezione molto antica indica in mostro qualcosa che esula dalla comune esperienza e che si ritrova nella Natura. Così, i Salmi parlano di mostro:
SALMI 74:14 Al Leviatàn hai spezzato la testa, lo hai dato in pasto ai mostri marini.
Salmi 148:7 Lodate l’Eterno dalla terra, voi mostri marini e abissi tutti...


Virgilio, ne L'Eneide descrive un fatto prodigioso: un ramo da cui sgorga sangue. Il fenomeno viene definito con il termine monstrum.

[...] Era nel lito
Un picciol monticello, a cui sorgea
Di mirti in su la cima e di corgnali
Una folta selvetta. In questa entrando,
Per di fronte velare i sacri altari,
Mentre de' suoi più teneri e più verdi
Arbusti or questo, or quel diramo e svelgo
Orribile a veder stupendo a dire,
M'apparve un mostro, chè divelto il primo
Da le prime radici, uscir di sangue
Luride gocce, e ne fu il suolo asperso.
Ghiado mi strinse il core; orror mi scosse
Le membra tutte, e di paura il sangue
Mi si rapprese. [...]

Eneide, III, 38-51, trad. Annibal Caro

Sir Galahad
26-July-2012, 20:55
Campa cavallo! (che l'erba cresce...)

Perchè si dice così?
Si racconta che un misero contadino, povero in canna, portasse a mano un cavallo vecchio, stanco, sfinito, per una strada ciottolosa; si poteva solo scorgere in lontananza un misero filuccio d'erba mezza ingiallita. Il cavallo, vinto dalla fame e dagli stenti, stava per stramazzare, quando il suo padrone cercò d'incoraggiarlo dicendogli: "Non morire, cavallino, cammina ancora un po'; vivi, campa finché crescerà l'erba che vedi laggiù e allora potrai sfamarti".

Tregenda
26-July-2012, 22:59
Ah, ma guarda... Non la sapevo questa. Mi rendo conto solo adesso che non mi ero mai chiesta da dove derivasse l'espressione. Grazie, Carlo! :)

Sir Galahad
29-July-2012, 20:44
Avere il "mal del prete".

Perchè si dice "avere il mal del prete"?
In Toscana è d'uso (o era, per lo meno nei borghi campagnoli), esprimersi anche con questo detto, che indica lo stato d'animo in cui ci si trova quando si viene a conoscenza di un segreto veramente irriferibile (e ci si trova, per l'appunto, nella stessa situazione del prete che viene a conoscenza di tutto, in confessione, ma non può riferire nulla a terzi di ciò che ha udito). Quando la voglia di trasmetterlo provoca insane reazioni corporali oppure smanie varie, si dice allora che si ha, appunto, il "mal del prete"

Nella silloge delle canzoni, ed in particolare nelle canzoni a ballo , si riconosce l’abilità di Poliziano cogliere con colorito poetico ed economia verbale un qualsiasi evento della vita comune , restituendola - poeticamente - in immagini uniche e vive, come una ballata di tipo popolare.
Ne è un esempio la ballata CXXI

Donne mie, voi non sapete
ch’i’ ho el mal ch’avea quel prete.

Fu un prete, questa è vera,
ch’avea morto il porcellino:
ben sapete ch’una sera
gliel rubò un contadino,
ch’ era quivi suo vicino,
altri dice suo compare;
poi s’andò a confessare
e contò del porco al prete.

El messer se ne voleva
pure andare alla ragione:
ma pensò che non poteva,
che l’aveva in confessione.
Dice’ poi tra le persone:

“Oimè, ch’i’ ho un male,
ch’io nol posso dire avale!”
E anch’io ho el mal del prete.

Sir Galahad
29-July-2012, 21:37
Parossismo [pa-ros-sì-smo]


È il momento di esasperazione massima, culminante. di uno stato d'animo.

dal greco: para , che è particella intensiva; e oxys , acuto.

È l'apice estremo, ossìa l'acme di una situazione, meglio di un sentimento. Si avrà allora parossismo dell'ira, dell'eccitazione, dell'odio, della gioia, dell'esaltazione: è , il parossismo, strutturalmente il vertice supremo, l'esasperazione di un sentimento, fino a quando la persona ne sopporta il massimo peso e reagisce ad esso con tratti dell'umore ad esso convenienti, adeguati.

Indigowitch
30-July-2012, 12:20
E' una parola che mi è sempre piaciuta, non so perché. Peccato che sia davvero poco usata...
Anche il caldo, in questi giorni, è arrivato al parossismo...:mrgreen:

Sir Galahad
01-August-2012, 21:30
Un bel verbo poetico: còlere [co-le-re]
Significa: venerare, tenere in gran pregio (da Enciclopedia Treccani)

L’arte che più tra noi si studia e cole (Ariosto);
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira (Leopardi).

Questa è l'incredibile coniugazione verbale (occhio al condizionale presente ed al futuro semplice!):

http://it.wiktionary.org/wiki/Appendice:Coniugazioni/Italiano/colere

Mauro
02-August-2012, 00:06
C'è una graziosa cittadina della Val di Scalve che si chiama Còlere ... chissà se il suo nome ha origini nella venerazione di qualcuno o qualcosa.

In effetti Sir, la coniugazione verbale è qualcosa di particolarissimo ed affascinante.

Sir Galahad
02-August-2012, 19:13
C'è una graziosa cittadina della Val di Scalve che si chiama Còlere ... chissà se il suo nome ha origini nella venerazione di qualcuno o qualcosa.
.
Non ti saprei dire, Mauro. Dovrò fare una ricerca..... Comunque, in latino colere, oltre al senso che si è detto,ha anche una valenza più materiale ; infatti vale anche come: arare,
coltivare, rendere fruttifero un posto non coltivato prima; o anche, stictu sensu,
"spingere il carro" (dei buoi).
Che codesto ameno paesello sia stato particolarmente apprezzato dagli antichi Romani
per la particolare o singolare attività agricola?

Ciao e grazie millanta volte per l'interessamento
Carlo

Sir Galahad
06-August-2012, 19:15
Determinato [de-ter-mi-na-to]

Tristi tempi di povertà espressiva, gli attuali. Scarseggiano gli aggettivi, il congiuntivo è pressochè defunto ed il condizionale sta boccheggiando, in attesa di esalare gli ultimi respiri.
I nomi di persona sono sempre gli stessi (ah, quanto respiro poetico, ingegno ed arguzia avevano invece i nostri nonni...), i conduttori dei TG andrebbero massacrati (vi siete accorti della mancanza di segni di punteggiatura e pause, nella loro esposizione di odierni laureati in Giornalismo? Il loro discorso è monocorde, monotòno allo spasimo), e via mal-dicendo.
Gli aggettivi, poi? Stendiamo un pietoso velo anche su di essi ! Il vocabolario di un italiano medio uscito dal liceo è largamente inferiore a quello di uno studente di scuola media di cinquant'anni fa, prima della famigerata riforma scolastica voluta dai governi di centro-sinistra allora tanto in auge (quel Nenni, poi! a dire suo, il latino era "lingua da ricchi". Così mi dicono. Ma sarà vero?).
E via mal-dicendo...
Determinato, per esempio... Cosa significa, il lemma " determinato" ?
I nostri giornalisti in gran parte non lo sanno , tant'è che sui giornali sportivi a questa bella parola suppliscono con "cattivo": il tale pugile dev'essere più cattivo, la tale squadra deve trovare più cattiveria, e via mal-dicendo.
Naturalmente essi non sanno cosa scrivono.
Determinato trae da "terminus", limite, preceduto dalla particella "de" (a volte è termine interscambiabile con "limes", limite).
Una persona è quindi determinata quando conosce i suoi limiti ed è ben disposto a farli rispettare.
Il "cattivo" non c'entra. È un'altra cosa.

Sir Galahad
07-August-2012, 18:19
...i conduttori dei TG andrebbero massacrati (vi siete accorti della mancanza di segni di punteggiatura e pause, nella loro esposizione di odierni laureati in Giornalismo? Il loro discorso è monocorde, monotòno allo spasimo), .


P.S. Naturalmente ho usato un'iperbole, tanto è vero che non li massacrerei mai. Per loro avrei in serbo una punizione ben peggiore, del tipo: leggere per cento volte un passo di un classico, usando le dovute pause e i dovuti segni di interpunzione, ma soprattutto rispettando la costruzione del periodo.
1103

Sir Galahad
07-August-2012, 21:11
Un'altra punizione, ben peggiore, sarebbe quella di dover ascoltare la particolare ...declamazione della Commedia ad opera di tale Roberto Benigni :evil:

Tregenda
08-August-2012, 22:03
Un'altra punizione, ben peggiore, sarebbe quella di dover ascoltare la particolare ...declamazione della Commedia ad opera di tale Roberto Benigni :evil:

Meno male che c'è qualcun altro oltre a me che NON apprezza...

Sir Galahad
10-August-2012, 19:15
Terribile [ter-ri-bi-le]

"Venerando e terribile" fu chiamato Parmenide da Platone. Lo stesso appellativo è onomastico di tante persone in Italia, che vedono nel loro cognome significato, così, un appellativo che dà subito all'occhio: questo cognome, infatti, è presente in Liguria, Lazio, Abruzzi, Puglia e Sicilia (anche sotto la variante Terribilini)
Terribile trae dal latino terrère, spaventare.

Sir Galahad
20-August-2012, 11:45
Maiuscolo [Ma-ius-co-lo]
È diminutivo, in latino, di major, majus, ossìa: il più grande (sembrerebbe un controsenso; in realtà, significa grandetto, nel senso di grafìa più grande). In Italiano, va usato solo come lettera iniziale. È scorretto ( e reprimendo) scrivere le parole o, addirittura, frasi intere con la lettera maiuscola.
Traggo da http://grammatica-italiana.dossier.net (http://grammatica-italiana.dossier.net/grammatica-italiana-01.htm) i seguenti appunti:


La maiuscola si adopera come lettera iniziale nei casi seguenti.



All'inizio di ogni periodo, dopo il punto fermo. Si usa di solito anche dopo il punto interrogativo ed il punto esclamativo, quando questi chiudono un periodo; si può usare invece la lettera minuscola, dopo l'interrogativo e l'esclamativo, quando il periodo continua: ad esempio, Dio mio! chi l'avrebbe detto? chi l'avrebbe immaginato?.
All'inizio di un discorso diretto, dopo i due punti e le virgolette: ad esempio, Il mio amico aveva detto: "Ascoltami, moglie." (Pascoli).
Nei nomi propri, nei cognomi, soprannomi che indicano persona, animali, cose personificate: ad esempio, Marco, Giovanni, Maria; Alighieri, Garibaldi, Marconi; Giovanni Evangelista, Lorenzo il Magnifico, il Nibbio, lo Sfregiato; Fido, Bob; la Giustizia.
Nei nomi geografici di nazioni, regioni ed isole: ad esempio, l'Italia, la Francia, la Russia; l'Abruzzo, la Liguria, il Lazio; Capri, Malta, Lampedusa.
Con i nomi propri di città, mari, monti, fiumi, laghi: ad esempio, Roma, Parigi, Londra; il Tirreno, l'Adriatico, il Mediterraneo; il Gran Sasso, il Cervino, le Dolomiti; il Po, il Tevere, l'Arno; il lago di Garda, il lago Maggiore, il lago di Como.
Con i nomi di solennità civili e religiose: ad esempio, il Natale, la Pasqua, il Risorgimento, la Resistenza.
Con i nomi di stelle, pianeti, costellazioni: ad esempio, Sirio, Venere, Orsa Maggiore, Via Lattea. Riguardo a Sole, Terra, Luna, essi vanno scritti con la maiuscola quando è preminente il riferimento astronomico; con la minuscola in tutti gli altri casi: ad esempio, la Terra gira intorno al Sole e intorno al proprio asse; eclissi di Luna; ma: una festa al chiaro di luna; stare al sole; sentirsi mancare la terra sotto ai piedi.
Con i nomi di enti, istituzioni, associazioni: ad esempio, il Senato, la Camera dei deputati, lo Stato, la Chiesa, la Croce Rossa, la Banca d'Italia.
Nei titoli di libri e giornali, di opere delle arti figurative e della musica: ad esempio, la Divina Commedia, i Canti; la Repubblica, il Corriere della Sera; la Gioconda di Leonardo, il Gallo morente, la Primavera del Botticelli; l'Aida di Verdi, la Lucia di Donizetti, la Tosca di Puccini.
Con i nomi di vie e di piazze (scrivendo però con la minuscola via, piazza): ad esempio, via Mazzini, via Pascoli, piazza Roma, piazza Cavour.
Con i nomi dei segni zodiacali: ad esempio, Ariete, Bilancia, Vergine, ecc.
Con i nomi attinenti alla sfera religiosa: ad esempio, Dio, il Signore, il Creatore, la Vergine, l'Assunta, l'Addolorata.
Con i nomi di imprese, di società e di marchi commerciali: ad esempio, la casa editrice Mondadori, la Fanta, la pasta Barilla, l'anisetta Meletti.
Nelle sigle: ad esempio, O.N.U., F.I.A.T., M.E.C., che si possono pure scrivere ONU, FIAT, MEC ed anche - più modernamente - Onu, Fiat, Mec.
Con i nomi di parchi, ville: ad esempio, Villa Borghese, il Pincio, Villa d'Este, il giardino di Boboli.

Sir Galahad
26-August-2012, 14:24
Sicumera [si-cu-me-ra]

Ostentata sicurezza di se, del proprio agire e delle proprie affermazioni.
L'etimo di questa parola ha probabile derivazione araba.
Il "Pianigiani" mette l'accento acuto sulla u.
Altri dizionari (Sabatini-Colletti, Zingarelli, Treccani ed altri) pongono l'accento grave sulla e.

Sir Galahad
26-August-2012, 14:50
vedere [ve-de-re]: vedere, naturalmente :D. Trae dal latino visus, porzione anatomica che alloggia (anche) gli occhi, organo della vista. È riferito, quindi, all'atto della recezione visiva di oggetti esterni all'osservatore. Va separato da guardare, verbo che implica una partecipazione emotiva ed intelligente dell'osservatore all'atto fisico della vista.
Sguardo (che trae da guardare), quindi, è ben diverso da vista (che trae da vedere).
Guardare una bella figliola, ad esempio, assume una valenza diversa dal vederla: con la prima si implica un gusto estetico, con la seconda .... beh, che vi devo dire, si possono anche vedere le racchie, no?:lol:

Mauro
27-August-2012, 09:06
Al mondo, ahinoi, si vede di tutto, ma sta a noi saper guardare al meglio che si offre alla nostra vista e le belle figliole son proprio parte del meglio che si può vedere al mondo, anche se mi spiace dover notare che, molto spesso, la bellezza femminile tende a fare il paio con una volgarità che la sminuisce invece che esaltarla.

Indigowitch
30-August-2012, 17:01
Oggi, mentre guardavo la bella pianta 'cicciotta' di basilico che sta sul balcone, ho pensato al suo significato
originario.
Il vocabolario mi dà "etimo incerto", ma probabilmente proveniente dall'aggettivo greco basilikòs, che significa regio ( a sua volta da basileus che, infatti, significa
in greco re).
Azzardo l'ipotesi che questa deliziosa pianta aromatica venisse considerata "l'erba del re", forse per le sue qualità.
Non so se in questa discussione si era già parlato di questo vocabolo, se sì me ne scuso e ne approfitto giusto per aggiungere un dettaglio simpatico:
mentre in italiano l'accento cade sulla terzultima sillaba, noi siciliani, nel nostro dialetto, abbiamo mantenuto l'accento "alla greca".
Ho sempre sentito mia nonna pronunciare "basilicò" e non "basilico".
Giusto una piccola curiosità. ;)

Sir Galahad
04-October-2012, 12:43
Apostrofo [a-po-stro-fo]
Dal greco "apòstrophos", ossìa "rivolto altrove". Trae dalla particella "apò" (da, altrove, in altro luogo) e "strèpho" (mi volgo). Detto così perchè ha la forma di uno spirito aspro dei greci rovesciato : In greco antico lo spirito aspro è un segno diacritico posto su una vocale ad inizio di parola e indicante un'aspirazione . Ha forma semilunare rivolta verso sinistra (C) : quindi, la "gobba" della C sarebbe rivolta in senso contrario.


Tutti conosciamo il famoso "apostrofo rosa" che, tratto dal Cyrano de Bergerac, viene in tal modo tradotto nella nostra lingua. Pur tuttavia, la versione originale recita così (atto terzo, scena nona):

"Un baiser, mais à tout prendre, qu'est-ce ? Un serment fait d'un peu plus près, une promesse Plus précise, un aveu qui veut se confirmer, Un point rose qu'on met sur l'i du verbe aimer ; C'est un secret qui prend la bouche pour oreille, Un instant d'infini qui fait un bruit d'abeille, Une communion ayant un goût de fleur, Une façon d'un peu se respirer le coeur, Et d'un peu se goûter, au bord des lèvres, l'âme !"

Dunque, nella versione originale non si parla di apostrofi, ma di "un punto rosa" che si mette sulla "i" del verbo aimer ,amare."

1183

(Fotografato su un muro in una periferia, come tante degradata architettonicamente e culturalmente: non commento!)
.

Sir Galahad
04-October-2012, 19:00
Azzardo l'ipotesi che questa deliziosa pianta aromatica venisse considerata "l'erba del re", forse per le sue qualità.
, noi siciliani, nel nostro dialetto, abbiamo mantenuto l'accento "alla greca".
Ho sempre sentito mia nonna pronunciare "basilicò" e non "basilico".


Azzardo anche io l'ipotesi ;): Basilico, al nominativo, fa:basilikòn (anzi, per l'esattezza, basilikòn- phyton, o pianta-basilica, nel corso dei secoli (per alcune parole, ed anche in questo caso per la n finale o nu) , endemicamente, si è avuta la caduta - per motivi eufonici -della consonante n , con la conseguente pronuncia:basilicò (phyton).)
In alcune zone della Sicilia , della Calabria e della Campania ancora si parla greco, costituendo così delle isole con minoranze linguistiche ellenofone. Il fenomeno linguistico è particolarmente marcato in Calabria (Griko) e nel Salento.
Sono invece certo che la parola, nel suo etimo, si riferisse alle qualità dell'erba in questione, degne - appunto - delle corti regie.

Sir Galahad
06-October-2012, 19:58
Autunno [Au-tun-no]

Tacito, nella "Germania", ci fa sapere che i Germani conoscevano solo tre stagioni (probabilmente perchè mancava una stagione di passaggio tra la calura estiva e i primi rigori invernali, chissà) ed ignoravano il nome ed i frutti dell'autunno :

.. annum ... ipsum non in totidem digerunt species: hiems et ver et aestas intellectum ac vocabula habent, autumni perinde nomen ac bona ignorantur


E' un vocabolo di origine etrusca con il quale si indicava il dio Autunno.
Gli antichi lo facevano derivare da augere, poiché in questa stagione aumentavano le ricchezze della società agricola di un tempo agricola, per essere stati raccolti i frutti giunti a maturazione: uva, castagne, frutta , funghi.
Augere, in senso lato, vuol significare accrescimento, ampliamento (quasi sempre in sempre positivo) di un qualcosa: da esso trae il l'aggettivo "Augusto"; da Augusto originano gli Augusti, gli imperatori (tale aggettivo, a partire da Ottaviano, sono le persone - a volte semidei- che aumentano la ricchezza, il benessere, la forza economica e militare dello Stato). Augusto significa anche "venerabile" e, soprattutto, "protetto dagli dei"

In greco suona in tutt'altro modo : cioè, che distrugge i frutti (il contrario di quanto affermato dai Latini)

Sir Galahad
07-October-2012, 18:16
Carattere [ca-rat-te-re]
Parola che deriva dal greco charasso, ossìa: io scolpisco, io forgio, io imprimo.Da questa voce verbale deriva, quindi, il lemma character cioè impronta, che originerà carattere. L' accezione, in origine, non aveva pregnanza etica o psicologica come è ora, ma indicava solamente una impronta, un marchio, un qualcosa che rendesse originale e riconoscibile una cosa in un insieme. Così, ad esempio, si parlava di carattere tipografico, ed ognuno di essi era diverso dall'altro.

Sir Galahad
08-October-2012, 22:55
Atro (a) [a-tro]

Bella voce poetica.

dal latino ater (femm. atra, neutro atrum): scuro, nascosto, maligno, funesto, crudele, orrido, orrendo.

li occhi ha vermigli, la barba unta e atra(Dante)

un velo atro m'ha ingombre / le luci (Alfieri)

Treman le spazïose, atre caverne (Tasso)

l'atro / Bosco mormorerà fra le alte mura (Giacomo Leopardi)

il giorno / dell'atra morte incombe ( Giacomo Leopardi)

Come sinistra face / Che per vòti palagi atra s'aggiri, / Corre il baglior della funerea lava (Leopardi, Canti)

Da atro deriva "atroce" (atrox, atrocis).

Sir Galahad
15-October-2012, 20:25
Allidere [al-li-de-re]

Altra bella voce poetica.






1209

Donna de Paradiso
lo tuo figliolo è preso
Iesù Cristo beato.

Accurre, donna e vide
che la gente l’allide;
credo che lo s’occide,
tanto l’ho flagellato. »





(Donna de Paradiso, 1-7)
Donna de Paradiso, nota anche come Pianto della Madonna. Lauda di Jacopone da Todi

Dal latino allidere, composto di ad e laedere :danneggiare, percuotere..

Sir Galahad
17-October-2012, 21:10
Ah questi etimologisti! :roll:

1212

Sir Galahad
18-October-2012, 19:02
Futili discussioni:

Il fontanello [fon-ta-nel-lo]
Le nostre città e i nostri comuni hanno avuto la geniale idea di creare luoghi accessibili ai cittadini, di pubblica utilità, per l'erogazione gratuita di acqua potabile. A questi manufatti hanno dato nome di "fontanelli".
1213
(Nella foto, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi inaugura un "Fontanello")

Bene, sicuramente. Non fosse per l'accanimento di alcuni cittadini, muniti di numerose taniche da venti o venticinque litri, bottiglie, bottigliette, che ingorgano il pubblico servizio, mettendoti l'atroce tarlo in mente: ma cosa se ne faranno di tutta quest'acqua? E non s'accorgono che i loro contenitori prendono tutto il posto, ostacolando la povera vecchietta che vorrebbe dissetarsi con una bottiglietta da mezzo litro? E perchè guardano torvi chi fa loro gentilmente notare che anche loro non hanno tempo da perdere, di spicciarsi (non per educazione civica, per carità, ma perchè il loro SUV è parcheggiato male e ostacola la circolazione, tra l'altro)?.
Ma tant'è, nelle nostre belle città. L'ingordigia regna sovrana anche tra le pubbliche acque.
Il fontanello, dicevamo.
Non perdete tempo a cercare l'etimologia della parola. Andate piuttosto a cercare fontana, di cui fontanella è il diminuitivo. La parola fontanello è una storpiatura dei nostri Amministratori.
Fontana deriva da fons, fontis, e si rifà alla voce verbale latina fundere, ossìa "spargere copiosamente tutt'intorno".
Per estensione di concetto, fonte è anche "causa prima di qualcosa".

Sir Galahad
19-October-2012, 18:12
trepido [tre-pi-do] e pitocco [pi-toc-co]

pitocco trae dal greco ptox, paura, ad indicare - generalizzando - una persona o un animale che dimostrino temerarietà, ossìa una persona trepida (contrario di intrepida).
Trepida attesa, a rigor di termini, equivale ad un'attesa venata di leggera paura, o timore, per un esito che ancora non si conosce.
Ptosso (da cui Pitocco), in greco, sta a significare, parimenti, una persona paurosa.
Il pitocco è titolo abbreviato di un libro di FranciscoDe Quevedo, Storia della vita del pitocco chiamato Pablos, esempio di vagabondi e specchio di imbroglioni; è un romanzo picaresco influenzato dal Lazarillo de Tormes (di scrittora Anonimo, 1554) pubblicato nel 1626. È la storia dei goffi e maldestri tentativi di ascesa sociale di un picaro (un briccone): il pitocco si fa strada nella vita, compie una scalata sociale, attraverso l'astuzia, la menzogna e il raggiro.

Sir Galahad
22-October-2012, 19:02
Qual'è il femminile di gestore?

Gestora? Gestrice? Lascio alla Accademia della Crusca il compito di sciogliere il nodo gordiano:)


Femminile dei nomi in -tore e -sore

I nomi maschili uscenti in -tore, anche detti nomi d'agente in quanto designano "chi compie un'azione", formano nella maggior parte dei casi il femminile in -trice (quindi, ad esempio, attore/attrice, lettore/lettrice, pittore/pittrice, scrittore/scrittrice). Alcuni problemi nel passaggio alla forma femminile si hanno quando il suffisso -tore sia preceduto da una consonante diversa da t (esempio impostore, gestore, pastore, tintore): in questi casi infatti le sequenze –strice e -ntrice, che ne derivano, risultano abbastanza difficili e forme del tipo pastrice, tintrice, impostrice non sono ammesse, mentre è attestata (cfr. Dizionario Italiano Sabatini Coletti) la forma gestrice anche se segnalata come non comune. In questi casi meno lineari sono possibili, anche se non frequentissimi, i femminili in -tora (quindi pastora, tintora, impostora, ecc.).


Di mio posso solo risalire all'etimo della parola: deriva da gestus, participio passato di gerere, ossìa amministrare. Da gerere deriva anche il sinonimo: gerente che, peraltro, non è molto diffuso nella lingua parlata, ma lo troviamo nel parlare tecnico, per Amministratore .

zio fred
22-October-2012, 19:26
Qual'è il femminile di gestore?



ma è facilissimo sir!

il femminile singolare è moglie
mentre il femminile plurale è moglie e figlia

Sir Galahad
22-October-2012, 19:28
Una risposta illuminatrice, caro zio Freud.
Oppure si dice illuminatora?:o

Sir Galahad
23-October-2012, 19:22
Viva la salsiccia (o salciccia?)! [comunque si dica, sal-sic-cia, sal-cic-cia]

Agnolo Firenzuola (ovvero Michelangelo Gerolamo Giovannini da Firenzuola) chiudeva così la " Canzone in lode della salsiccia "(metà XVI secolo):


Canzon, vanne in Fiorenza a que’ poeti,
E palesa i segreti
Della salsiccia, e di’ lor ch’al distretto
Questo cibo d’ogni altro è più perfetto.

(dalle Rime burlesche e satiriche, XXX, vv. 76-79)

Alessandro Tassoni usa, invece,il termine salciccia, per il gustoso insaccato:

"si riscontrò con Sabatin Brunello /
primo inventor de la salciccia fina, /
che gli tagliò quella testaccia riccia /
con una pestarola da salciccia"

( Da La secchia rapita, I, 31).

Salciccia è variante popolare accolta dal Sabatini-Colletti, dallo Zingarelli, dal Devoto-Oli.
La parola deriverebbe dal latino tardo salsicĭa , sovrapposizione di salsus, salata, e insicĭa ‘polpetta’, composto dalla preposizione in e da un derivato di secāre ‘tagliare’ . L’etimologia della parola chiarisce la presenza della s centrale di salsiccia e conferma la maggiore correttezza di questa forma.
Anche se, devo dire, salciccia mi è più gradita: lascia sugo in bocca, è forma popolana e gustosa.
In fin dei conti, una volta tanto è bene che il classico lasci il posto al popolano, perlomeno nel parlar corrente. Anche se non sarebbe corretto, formalmente.

Patrizia
27-October-2012, 10:48
Derivato da utile: che serve a qualcosa.
Non è sinonimo di usare, significa impiegare mettendo a profitto ciò che non ha specifica utilità di per sé.

Un termine abusato, soprattutto nell'espressione "utilizzare il tempo".
Il tempo è la nostra ricchezza più grande. Il suo valore intrinseco non è discutibile, rappresenta la possibilità stessa dell'esistere.
Il tempo si usa, si impiega, si vive... e troppo spesso si spreca.

Sir Galahad
28-October-2012, 16:37
Grafia: [ gra-fi-a] dal greco grapho, scrittura.

Da grafo originano, in italiano, tutta una serie di lemmi:

Orto-grafia : scrittura corretta
Calli-grafia : l'arte del bello scrivere (dal gr. kalos, bello)
Pasi-grafia : l'arte di scrivere in modo intelligibile perb tutti
Poli-grafia : lo scrivere di più materie (Istituto Poligrafico dello Stato)
Steno-grafia ; lo scrivere una cosa in uno spazio ristretto
Tachi-grafia ; lo scrivere con celerità
Para-grafo : scrittura che concerne un concetto particolare di un ambito più generale
Tele-grafo : scrittura a distanza
Epi-grafe : iscrizione (ossìa concetto o parola o frase inserita su o in qualcosa)

P.S. A proposito di Grafo et similia . Oggi, nei Licei, [ma anche nel greco moderno] si tende a leggere con la lettera "f" ciò che, nella grammatica classica, era invece pronunciata come "p" seguita da una leggera aspirazione (ph).
Volendo pronunciare in modo classico, la pi, che oggi agli studenti si fa pronunciare fi, andrebbe letta come "phi".

Sir Galahad
01-November-2012, 09:06
Provincie (Pro-vin-cie)

Che confusione! Il nostro superMario ha accorpato le provincie, creando malumori a più non posso! Addirittura Pisa sarà accorpata con Livorno, dovendo però vincere campanilismi storici, ed onte che si lavarono più volte con solenni scazzottature, com'è nel sanguigno animo dei portuali livornesi.
Provincie, dunque. Il termine risale agli antichi Romani, quando conquistavano ed accorpavano alla città etarna altre fasce di territorio. Si diceva che erano territori "vinti a favore, a pro di Roma, ossìa pro- victae.
Ma come si pronuncia? Province o provincie?
Per mettere ordine nella questione dei plurali delle parole in -cia e -gia, recentemente (molto recentemente) si è stabilita una regola: la i rimane se la c e la g sono precedute da vocale, cade se sono precedute da consonante. Quindi camicie e facce, ciliegie e spiagge ( da: http://www.mauriziopistone.it/testi/linguaitaliana.html). Secondo questa regola, quindi, andrebbe detto: province, perchè c è preceduta da consonante.
La lingua italiana, si sa, è sempre in continua evoluzione. A me hanno insegnato la regola per cui si dice: provincie. E mi riesce un tantino difficile e poco motivato il cambiare.

Sir Galahad
01-November-2012, 10:19
Professore [pro-fes-so-re]
Parola derivante dal verbo latino profitèri, il cui participio passato è profèssus. Professore è la persona che professa, cioè dichiara pubblicamente, coram populo, insegna una disciplina, una materia. Così, si dirà professore un insegnante, ma anche chi dichiara senza remore il proprio pensiero, la propria fede, i propri ideali.

Sir Galahad
04-November-2012, 14:27
Depurare [de-pu-ra-re]:rendere puro, ecc.
Non deriva, come si crederebbe a prima vista, da purus, puro, ma da un termine che è l'esatto opposto,
cioè pus (genitivo: puris), ossia materia purulenta o marcia. Il prefisso de- sta per separazione, allontanamento.
Quindi depurare significa allontanare ciò che è marcio.

Sir Galahad
04-November-2012, 14:29
Grotta [grot-ta]: dal latino Crypta (luogo sotterraneo), mutuato dal greco Kryptè,luogo nascosto (verbo Kryptò, io nascondo).
Da essa deriva il termine calabrese- siciliano: crozza, teschio (con il significato correlato di cosa che cela [il cervello]).
vi ricordate della bella canzone popolare:

Vitti na crozza supra nu cannuni,
fui curiusu e ci vosi spiari.
Idda m'arrispunniu cu gran duluri:
"Murivi senza toccu di campani".

Sir Galahad
04-November-2012, 14:31
Nicchia [nic-chia] (attività funzionale e posizione topografica assunta da una specie biologica nell'ecosistema) femminile di Nicchio, che alcuni vorrebbero derivare dal latino Mytilus, poi Nytilus e infine Nic'lus (Nicchio)
Una simile trasformazione o evoluzione etimologica l'avrebbero anche avuta il Nespolo (da Mèspilum) e Nibbio (da Milvius).
Resta da dire che a Siena la contrada omonima si chiama Nicchio, a rammentare la forma a nicchia di Piazza del Campo, dove si corre il Palio due volte l'anno.

http://www.aboutromania.com/TuscanySienaPiazzaDelCampoView.jpg

Sir Galahad
04-November-2012, 14:32
Divergere, diverso, divertire.
Ecco il caso di tre parole che hanno un significato diverso, ma un etimo uguale.
Divergere: muoversi in direzioni diverse, essere in contrasto ( dal latino: dis-, diversamente e vèrgo, mi muovo)
Diverso: aggettivo e pronome indefinito, ha lo stesso ètimo della precedente.
Divertire: dal latino divertere, portare via ; composto da dis- e vertere, portare via.
In ogni caso si ha un significato simile, cioè contrasto.

Saluti divergenti
http://img471.imageshack.us/img471/9776/202tm1.gif http://img471.imageshack.us/img471/9776/202tm1.gif http://img471.imageshack.us/img471/9776/202tm1.gif

Sir Galahad
04-November-2012, 14:33
Cronotopo [cro-no-to-po]: In fisica teorica, è una categoria recente e riunisce tutti i punti (eventi) dell'Universo (topos) che si immaginano scorrere nell'arco del tempo (chronos). E' quindi una visione che unisce le tre dimensioni dello spazio con la quarta, quella del tempo.
Considerate categorie indipendenti e a sè stanti da vari fisici e matematici euclidei e pre-relativistici nonchè da pensatori (Sant'Agostino chiamava il tempo : misura del movimento) vengono unite nel cronotopo con le teorie della Relatività di Einstein. In precedenza lo spazio era considerata una categoria diversa, che non poteva essere sommata al tempo (era, cioè, invariante).
http://www.estropico.com/96ea7940.jpg

Vari pensatori hanno espresso un proprio concetto di Cronotopo:per esempio, De Vries, Minkovski, Einstein. Ne sono risultate varie teorie sulla conformazione dell'Universo: chiuso, aperto, iperbolico... Ma, ricordiamo, anche l'italiano Luigi Fantappiè (con l'elaborazione di Giuseppe e Salvatore Arcidiacono), il quale, insieme a contributi scientifici originali al concetto di cronotopo, formula anche l'originalissimo concetto di Sintropìa [sin-tro-pi-a], ossia delle leggi insite nel mondo biologico e che portano la materia organizzata verso un fine (visione teleologica del mondo fisico e biologico), dando una concretezza nuova al meccanicismo imperante in Fisica, Biologia e Filosofia.

Sir Galahad
04-November-2012, 16:53
Quando una malattia miete numerose vittime, si dice che fa falcidia [fal-ci-dia]: verrebbe da pensare alla falce di Sua Maestà Morte;
invece Lei, perlomeno qui, non c'entra niente.
Falcidia deriva da Publio Falcidio, tribuno della plebe ai tempi di Cicerone.
http://www.ludus.info/vignette-umoristiche/vignette/soldato-romano.jpg
Nel 40 a.C. il tribuno propose e fece approvare la 'lex falcidia', concernente l'eredità.
Il patrimonio lasciato dal defunto veniva così per legge diviso in strane parti (meraviglie della Politica!!!!)
in modo che all'erede andasse solo un quarto (quarta falcidia).
Così, non solo le malattie fanno falcidia, ma anche le leggi... D'altra parte non ci meravigliamo se gli antichi figli di Romolo fossero alquanto disinvolti in materia fiscale. Oggi, da noi, facciamo di peggio :evil:

Sir Galahad
06-November-2012, 12:25
Elegia [e-le-gì-a]

Nelle letterature greca e latina l'elegia è componimento poetico in distici (ossìa esametro + pentametro) detti appunto elegiaci. In genera sono componimenti ispirati da un tono meditativo e malinconico, di compianto per uno stato d’infelicità.
Il termine 'eleghèion' é usato per la prima volta da Crizia (Atene, 460 – 403 a.C.Era uno dei 30 Tiranni) ed é connesso con il termine 'èleghos', ossìa lamento.
Molto probabile é anche la derivazione, invece, da ' èleghos' [doppio significato di questo termine] nel senso di flauto, ossìa lo strumento musicale con cui si soleva accompagnare la declamazione in pubblico di questi versi.
Qualcuno pensa derivi, onomatopeicamente, da "e e legein", ossìa: "dire ahi ahi". È, questa, un'interpretazione che troviamo in vari filologi.

Sir Galahad
06-November-2012, 13:24
Invidia

l’etimo della parola è latina, la collega a un non vedere o, anche, ad un vedere in modo distorto qualcuno o qualcosa: da in- (sopra) e videre. L'invidioso guarda la felicità degli altri con occhio altero e bieco. È, anche, un [I]vedere contro: in tal modo, l'oggetto del paragone risulta inviso (in- video) nell'attimo in cui si desidera ciò che lui ha e che noi non abbiamo ottenuto.

Sir Galahad
06-November-2012, 20:06
Urogallo [u-ro-gal-lo]

Sinonimo e porzione del nome scientifico del Gallo Cedrone (Tetrao urogallus cantábricus).

1241
Il nome è composto da uro, coda e gallus, Gallico o Francese. Non è che si parli di Francesi con la coda:lol:, sia chiaro; ma la uro fa riferimento alla bella coda radiata che il maschio del gallo-cedrone mette in mostra durante il periodo degli amori; Gallus (o Gallicus) perchè era stato visto pèr la prima volta in Francia ( la romana Gallia)

Sir Galahad
07-November-2012, 09:00
stupèndo [stu-pen-do]
Forma aggettivale , derivata dal latino stupendus, gerundivo di stupere, «stupire». –Si dice di cosa che desta stupore e meraviglia. In genere, per la sua bellezza e per le sue eccezionali qualità. Usato esclusivamente per descrivere attributi positivi di una persona o di una cosa, va però detto che lo stupore può essere suscitato anche da persone, cose o gesti che non si direbbero "belli". Comunque, l'accezione universalmente accettata è quella positiva.

Sir Galahad
16-November-2012, 11:45
Ufficio [uf-fi-cio]

composto da opus, gen. opĕris "lavoro, opera" e -ficium , da facere, fare. Dovere, obbligo morale
Si ha, l'uso, in vari campi:
Pianta officinale: pianta dotata di proprietà terapeutiche e farmacologiche; per tali proprietà, utilizzata anche nell’industria o, semplicemente, nell'uso erboristico (ossìa, pianta che si lavora per un determinato scopo farmacologico)
Officiare: condurre un rito, per es. religioso.
Officina : luogo ove si conduce un'opera, ove si lavora.

annaV
16-November-2012, 22:25
Professore [pro-fes-so-re]
Parola derivante dal verbo latino profitèri, il cui participio passato è profèssus. Professore è la persona che professa, cioè dichiara pubblicamente, coram populo, insegna una disciplina, una materia. Così, si dirà professore un insegnante, ma anche chi dichiara senza remore il proprio pensiero, la propria fede, i propri ideali.
Io sono professore per entrambi i motivi :)

Sir Galahad
30-November-2012, 10:49
acme [ac-me]
Punto culminante, fase acuta, apice, apogeo,cima, colmo, massimo, sommità. Dal greco akè, punta.

È quindi errato dire, come alcune volte si fa: il massimo punto culminante. È una ripetizione, è inutile.
1424

Sir Galahad
06-December-2012, 18:09
Inutile (i-nu-ti-le);
Superfluo (su-per-flu-o)

In molti dizionari suonano come lemmi sinonimi.
In realtà la differenza c'è, ed è anche sostanziale.
Per inutile si intende qualcosa o qualcuno che non portano giovamento: si potrebbe obiettare che vari sono i modi di portar giovamento. Se qualcosa è inutile a qualcuno, però, può anche darsi che sia rifiutato a priori, anche se potrebbe far parte del bagaglio umano e culturale di ognuno.
Per superfluo si intende ciò che sopravanzerebbe. In questo caso, la persona ritiene superfluo qualcosa perchè fa già parte del proprio bagaglio umano e culturale.
Insomma, il superfluo è da riferirsi a qualcosa che si ha già; inutile è da riferirsi a cose che non si possiedono ma che una persona rifiuta.

Per esempio: se Tizio parla a Caio o gli scrive qualcosa, si danno tre casi, nella risposta di Caio:

utile: quando si accoglie volentieri tutto, anche in modo critico
inutile: quando si sorvola su qualcosa e non lo si fa proprio, per pre-giudizi o pre-concetti
superfluo: quando non si accoglie qualcosa ritenendo, in buona fede, che ciò non arricchisce il proprio bagaglio di idee

Sir Galahad
11-December-2012, 12:55
Diverso [di-ver-so]

Dal latino differire, composto dalla particella dis, che indica allontanamento, e ferre, portare: portare lontano, separare, disgiungere.
Sinonimo di Diverso è differente, da differenza, la quale parola, però, si presta a varie accezioni.
Il vocabolario di Ottorino Pianigiani esemplifica bene tutto ciò



Differenza: Indica un confronto tra due idee diverse
Diversità : Indica un cambiamento, e si identifica col pensiero che tende a migliorare o meglio esprimere sè stesso.
Varietà : Indica la presenza di più cose diverse "atte a dissipare la noia"
Diseguaglianza : Particolare forma di differenza; indica una differenza di qualità.

Sir Galahad
11-December-2012, 19:31
Ridda [rid-da]

Ballo fatto da molte persone che si accompagnano con la musica , tenendosi per la mano in modo da formare un cerchio.

Figuratamente, moto vorticoso di idee, di personaggi, di fatti che ruotano attorno a un attore principale. Per esempio, si dice: ridda di ipotesi, ridda di personaggi, ecc.

Boccaccio, in una novella del Decamerone dice: Era quella, che meglio sapeva sonare il cembalo... e menar la ridda, ed il ballonchio, quando bisogno faceva.

Sir Galahad
17-December-2012, 09:38
A proposito di parassiti...ne parlavamo poco sopra, ma trovo utile un'aggiunta significativa.
Molte persone identificano tale nome con una figura prettamente negativa. È solo, però, un'accezione del significato originale.
Il quale, ricordo, configura parassita come "commensale". Aggiungo, commensale gradito e persona cercata .
Ricordo che il Manzoni, nei Promessi Sposi, afferma (parlando di padre Cristoforo, anzi di di Lodovico - Capitolo IV, alinea V):

Ma il fondaco, le balle, il libro,il braccio, gli comparivan sempre nella memoria, come l'ombra di Banco a Macbeth, anche tra la pompa delle mense, e il sorriso de' parassiti... (dove appunto per parassiti vuole indicare i commensali alla tavola dei ricchi del tempo.

L'Italiano è una lingua bellissima. Troppo spesso, però, ne facciamo un uso distorto (quando non contrario alle regole della sintassi , della grammatica e, appunto, dell'etimologia). Forse anche è vero quanto riportato tempo fa, dalla stampa nazionale, ove si asseriva essere gli studenti Italiani tra i meno preparati del resto d'Europa.
Stiamo perdendo le nostre radici, e l'uso sempre più contratto del già piccolo vocabolario personale lo testimonia.

Sir Galahad
17-December-2012, 17:38
Storia e Ade

Le parole Storia e Ade ( gli Inferi delle civiltà greca e romana)hanno qualcosa in comune: storia deriva dal latino historia ( dal greco "istorìa" ) ossìa ricerca, ed è collegato alla radice indoeuropea (id, collegata a vid- o fid-, con l'elisione di v e f) esprimendo il concetto del vedere; infatti, la storia si basa sulla raccolta di documenti che permettono di "vedere" in senso critico i tempi passati . Anche il lemma video trae da questa radice indoeuropea.
Nella parola Ade, la radice "id" ( a sua volta, come detto, derivante da vid- o fid.) è preceduta dall'alfa privativa; A-de si riferisce quindi a cose che non si vedonogli occhi materiali proprio perchè nell'Erebo è tutto buio.

Sir Galahad
18-December-2012, 13:06
Balaustra [ba-la-u-stra]

balaustra: dal greco balaùston, fiore di melograno, per la somiglianza col la formazione del frutto, comprendente le colonnine e il calice del fiore
Balausto Fu chiamato dal botanico De Candolle il frutto del melograno , Punica granatum, caratteristica bacca saldata col calice rigido, contenente numerose logge piene di semi che per mutua compressione diventano prismatici e circondati ,ognuno, da polpa carnoso e discretamente acquosa di color rosso brillante, detto appunto rosso granato.

1479

Sir Galahad
29-December-2012, 10:06
Proditorio [pro-di-to-rio]

Anche se parrebbe, non si riferisce a Prodi :lol:. Vale: Ingannevole, perfido, sleale.
È bene fermarsi a questa accezione generica: il dizionario Hoepli si spinge a qualificare, come proditoria, un'azione disonesta, fino all'omicidio:

Da traditore: atto p.
‖ Fatto a tradimento: omicidio p.

In questo caso, se si ritiene che un omicidio possa qualificarsi come proditorio, si dovrebbe sempre aggiungere la circonlocuzione adatta e spiegare la viltà del gesto. L'omicidio può anche non essere proditorio, infatti: l'omicidio per legittima difesa ne è un esempio, così come gli omicidi di cui sono costellati i poemi classici, in cui l'omicidio è parte essenziale della virtù di un combattente.

1495

Sir Galahad
29-March-2013, 11:39
E ora facciamo un giochino.
Io propongo una parola, ok? Vediamo un po' le risposte (da un punto di vista etimologico) che voi dareste.
Ci state?
Allora, la parola proposta è DITTATURA (e, naturalmente, DITTATORE). Vediamo cosa ne esce fuori.
A risentirci, amici!:mrgreen:

Elvira Coot
29-March-2013, 14:52
Allora, il dictator era un magistrato romano che aveva l'"imperium maius" e cioè tutti i poteri civili e militari, eletto in casi straordinari in occasione di estremi pericoli per la repubblica (però non poteva durare in carica più di sei mesi). Durante il Risorgimento italiano, il dittatore assumeva provvisoriamente tutti i poteri (vedi Farini e Garibaldi). A quei tempi il valore di questa parola non era così negativo come oggi!

Sir Galahad
30-March-2013, 19:45
Allora, il dictator era un magistrato romano che aveva l'"imperium maius" e cioè tutti i poteri civili e militari, eletto in casi straordinari in occasione di estremi pericoli per la repubblica (però non poteva durare in carica più di sei mesi). Durante il Risorgimento italiano, il dittatore assumeva provvisoriamente tutti i poteri (vedi Farini e Garibaldi). A quei tempi il valore di questa parola era così negativo come oggi!
È proprio così... Hai fatto bene a sottolineare il fatto che l'immaginario collettivo attorno a questa parola (come di tantissimi altri lemmi) vizi il significato originario, che spesso va in tutt'altra direzione.

Elvira Coot
31-March-2013, 20:19
È proprio così... Hai fatto bene a sottolineare il fatto che l'immaginario collettivo attorno a questa parola (come di tantissimi altri lemmi) vizi il significato originario, che spesso va in tutt'altra direzione.

Infatti, pensare che Garibaldi è stato un dittatore è piuttosto strano!

Sir Galahad
07-April-2013, 19:57
Infatti, pensare che Garibaldi è stato un dittatore è piuttosto strano!
A Salemi fu investito di quest'alta onorificienza, infatti. Ma tutta la Storia vede il fiorire di Dittatori, non sempre necessariamente legati a vicende oscure o antipopolari. Spesso fu il contrario, come nell'antica Roma.
Ho voluto inserire questo lemma per sottolineare il fatto che spesso siamo guidati, nel discorrere o nello scrivere, più da coinvolgimenti emotivi che da vera e propria conoscenza delle armi linguistiche.

Sir Galahad
12-April-2013, 09:20
Illudere [ il-lu-de-re] e deludere [de-lu-de-re]

Lemmi derivati dalla parola latina ludere (giocare, scherzare) con l'apposizione di una particella semplice: in o di.
Illudere ( In + ludere) ha valore ironico, e sta ad indicare l'ingresso di una attività umana, di un pensiero, in un gioco, il gioco della vita. Col passare del tempo, si è rimarcato l'aspetto negativo di tutto ciò, mettendo risalto sul fallimento preterintenzionale. È il momento di ingresso al gioco, alla speranza.

Deludere (di + ludere) : è il momento di uscita dalla speranza. Anche qui, l'ironia fa presa sul fallimento di un'idea nel momento, però, ci si accorge che l'idea non è realizzabile e se ne prova sconforto, senso di rabbia, di sconfitta.

Sir Galahad
03-May-2013, 13:46
Postura [po-stu-ra]
In Biologia e in Medicina, si intende con questo termine l'insieme di fattori muscolari, neurologici che determinano una certa posizione di equilibrio del corpo.
Anche nel parlar comune , con postura (dal latino positura = posizione), si indica la capacità del corpo di mantenere la posizione di un organismo nello spazio, sottoposto com'è alla forza di gravità o a forze esterne di varia natura.A volte, i termini "postura ed equilibrio" si ritengono sinonimi. In realtà si può restare in perfetto equilibrio, senza per questo assumere una postura adeguata o ergonomica.

Sir Galahad
21-May-2013, 19:49
1741
E facciamo un salto nel campo delle para-etimologie. Dunque....

Sfiga [Sfi-ga]






SFIGA : neologismo non ancora del tutto attestato nei vocabolari,col significato univoco di ‘sfortuna’, ‘cattiva fortuna’, ‘iella’ (o jella),‘sorte avversa’, ‘malasorte’.

Alcuni pensano essere un lemma composto dal prefisso s-, dal latino ex, con valore privativo, e dal sostantivo figa, che è la maniera di pronunciare fica nell'Italia del nord. Senza togliere niente al significato, potrebbe anche derivare da s(ine) figa [senza fica], con contrazione del gruppo ine.

Sir Galahad
23-May-2013, 10:43
Digitare [di-gi-ta-re]

digitare= verbo sia transitivo che intransitivo. (con verbo ausiliare avere ) Neologismo: Agire con le dita sulla tastiera di un elaboratore. Deriva dal latino digitare ‘indicare col dito’, da digitus ‘dito’.

Mauro
23-May-2013, 22:28
Digitare [di-gi-ta-re]

digitare= verbo sia transitivo che intransitivo. (con verbo ausiliare avere ) Neologismo: Agire con le dita sulla tastiera di un elaboratore. Deriva dal latino digitare ‘indicare col dito’, da digitus ‘dito’.

In questo caso ti fornisco un'alternativa.
Il termine potrebbe derivare dall'inglese to digit o digiting che fanno riferimento al sostantivo digit, termine che significa numero e che si usava agli albori dei calcolatori quando appunto le tastiere erano dotate solo di numeri.

Patrizia
24-May-2013, 00:53
Carlo, tu parli di sfiga, io invece voglio dedicarmi alla fortuna...
:-) :mrgreen:

Prendere la fortuna per i capelli

Concetto simile, vicino, allo scontato "Carpe diem", facile a parole ma non altrettanto nella pratica, dove azione e tempo devono essere perfettamente sincroni. Accorgersi, saper vedere e cogliere il momento in cui qualcosa di unico e speciale avviene.

Questo modo di dire evoca l'antica icona raffigurante l'opportunità fortunata con capelli lunghissimi e folti sulla fronte ma la nuca completamente calva - così avvertendo di non lasciar fuggire l'occasione propizia, afferrarla immediatamente appena si presenta, perché poi si dilegua rapidissima ed è impossibile trattenerla, già quando è un solo passo avanti a noi.

Sir Galahad
28-May-2013, 11:13
Atavico [a-ta-vi-co, -a]

aggettivo, trae dal latino atavus ‘atavo’. Significato: Che deriva da lontani progenitori , che ha origini remotissime.
ATAVO, a sua volta, è nome proprio, singolare, e deriva dal latino atavu (maschile), composizione di atta ‘nonno’ e avus ‘avo’;
Padre del trisnonno o della trisnonna.

Sir Galahad
28-June-2013, 11:21
Sardonico [sar-do-ni-co]

1827



A differenza di ironico (che sottintende sempre un'implicazione divertente tra ciò che si pensa e ciò che si dice), sardonico implica sempre una certa malignità.

Il termine "sardonico" è attestato in greco: σαρδάνη (sardanē) or σαρδόνιον (sardonion), indicando un’erba originaria della Sardegna.

Altri pensano che possa derivare dal greco antico σαίρω (sairō) , ossìa faccio una smorfia

Gli antichi (il riso sardonico è citato da Omero nel libro XX dell’Odissea) collegano dunque il riso sardonico al cibarsi di una pianta : Virgilio, nelle Bucoliche (Ecloga VII) , ce ne parla. Chi l’assaggia viene colto da uno spasmo simile al riso, e così muore, come colto da attacchi simili a quelli tetanici.

Huic incommodo accedit et herba Sardonia, quæ in defluviis fontaneis provenit justo largius. Ea si edulio fuerit nescientibus, nervos contrahit, rictu diducit ora, ut, qui mortem oppetunt, facie ridentium intereant.

Sir Galahad
04-July-2013, 20:49
La cara amica Marianna mi ha segnalato, da: Una parola desueta al giorno (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=539144686145059&id=130645130328352)

Etimologie
Dar retta. L’espressione, “dar retta”, come tutti sappiamo, significa “prestare attenzione”, “badare”, “porgere l’orecchio”. Per la spiegazione ci affidiamo al linguista Ottorino Pianigiani: “È secondo lo Storm dal latino ‘dare arrectam’ (sottinteso aurem, dare aurem), prestare orecchio. ‘Arrectam’ è il participio passato femminile di ‘ar-rigere’, dirigere, composto della particella ‘ad’ (a) e ‘regere’ (dirigere). In Terenzio difatti si legge: ‘arrige aures’, drizza l’orecchio, cioè stai bene attento”.

Sir Galahad
09-October-2013, 11:39
Mefitico [me-fi-ti-co]

1953
(La dea Mefìte)

Nell'antica Mitologia osca, Mefite era il nome di una divinità, di matrice ctonia, che presiede alla protezione delle acque sorgive, degli armenti. Con l'evolversi del suo culto nelle popolazioni, in senso sedentario significherà dea che protegge le acque termali, in particolare di quelle solforose. Ma Mefite, proteggendo gli armenti e sorvegliando quindi anche il suo trasferimento da una zona all'altra, è anche dea delle transizioni e vigila sugli opposti (vita-morte, caldo-freddo, regno dei vivi-regno dei morti, ecc). Nel Sannio, vicino al fiume Melfa, esisteva poi una sorgente di acqua sulfurea che fu poi dedicata alla dea Mefite. Essendo le acque emanatrici di effluvi dall'odore acuto, il termine mefitico volle inizialmente sottolineare l'odore acre.

Sir Galahad
14-November-2013, 16:59
ABBANDONARE - dal francese medievale " à ban donner ", cioè mettere a disposizione di chiunque'. Altri pensano "abbandono"che tragga dal provenzale "à bandon", l'equivalente di : masso al bando, venduto al bando pubblico.

Sir Galahad
25-January-2014, 11:27
Etimologie e strane origini
Plutocrazia [plu-to-cra-zi-a] : è il predominio nella vita pubblica di individui o gruppi finanziari che, grazie all'ampia disponibilità di capitali, sono in grado d'influenzare in maniera determinante gli indirizzi politici dei rispettivi governi (Wikipedia).
Chi si immaginava che questa parola, coniata negli anni trenta da regimi non democratici (secondo l'accezione moderna del termine) contro le potenze economiche europee sarebbe tornata in auge? La Storia si ripete, dunque. Infatti, questo termine è stato adoperato dal linguista Noam Chomsky, non certo imputabile di simpatie verso regimi autoritari. Eppure, a mente aperta, sembra che sia così, se si vogliono accettare le tesi di Noam Chomsky. Al proposito, allego stralcio dell'intervento di Chomsky e riportato da ANSA di oggi
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2014/01/24/-Chomsky-stiamo-andando-verso-plutocrazia-_9957888.html

(http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2014/01/24/-Chomsky-stiamo-andando-verso-plutocrazia-_9957888.html) Chomsky, stiamo andando verso la plutocrazia Linguista a Festival Scienze con libro di saggi inediti in Italia 'I padroni dell'umanità' 24 gennaio, 17:05

Noam Chomsky


http://www.ansa.it/webimages/medium/2014/1/24/1390579171527_a.jpg ROMA - Noam Chomsky, il maggior linguista vivente, l'autore del capolavoro Il linguaggio e la mente, a 86 anni ha una lucidità di pensiero che non lascia spazio a dubbi e illusioni. "Le nostre società stanno andando verso la plutocrazia. Questo è neo-liberismo" dice Chomsky, in Italia per il Festival delle Scienze all'Auditorium Parco della Musica di Roma, stasera e domani, e del quale è appena uscita la raccolta di testi inediti nel nostro Paese 'I padroni dell'umanità'(Ponte alle Grazie).

"La democrazia in Italia è scomparsa quando è andato al governo Mario Monti, designato dai burocrati seduti a Bruxelles, non dagli elettori". Ha detto Chomsky. In generale, "le democrazie europee sono al collasso totale, indipendentemente dal colore politico dei governi che si succedono al potere, perché sono decise da burocrati e dirigenti non eletti che stanno seduti a Bruxelles. Questa rotta - ha sottolineato Chomsky - è la distruzione delle democrazie in Europa e le conseguenze sono dittature". Il linguista ha parlato anche di neoliberismo come di "un grande attacco alle popolazioni mondiali, il più grande attacco mai avvenuto da quarant'anni a questa parte" e di new media, sottolineandone uno degli aspetti negativi che è "la tendenza a sospingere gli utenti verso una visione del mondo più ristretta perché quasi automaticamente le persone sono attratte verso quei nuovi media che fanno eco alle loro stesse vedute".



(http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2014/01/24/-Chomsky-stiamo-andando-verso-plutocrazia-_9957888.html)

Sir Galahad
10-February-2014, 17:20
Precario [pre-ca-ri-o] 2267

Precario è correlato con "prece, preghiera": e viene dal latino precārium "ottenuto attraverso le preghiere"
Ma la stessa parola, Precario trae dal latino praeclarus ( molto famoso, illustre, degno di menzione per particolari doti ). Nel parlar comune si intende con tale parola ben altro: e cioè, una persona o una cosa "non dotate di stabilità", vacillanti. Sembrerebbero due concetti differenti e contrastanti. Eppure, se consideriamo l’idea della vanitas vanitatum (o aleatorietà, fugacità delle cose terrene e materiali) l'acme della fama è identificata anche da qualcuno con l'idea di "provvisorietà" e , quindi, di "instabilità", che richiama alla mente l'aleatorietà di certe situazioni.

Sir Galahad
19-June-2014, 17:41
Benpensante.

Chi non pensa, ormai, che questo sia ormai un termine da cui guardarsi? Invece, etimologicamente parlando, non è così
Dalla Treccani: benpensante (o bèn pensante; meno com. bempensante) s. m. e f. – Chi segue un modo di pensare comunemente reputato il migliore o il più equilibrato

Sir Galahad
14-November-2014, 12:01
Etimologie e strane origini : VINTAGE

Come è bello parlare così, straniero e - casomai - senza capire cosa si dice. Ho chiesto spiegazioni di cosa significasse questa parola e diverse persone mi hanno dato altrettante risposte diverse. Ho un dubbio: non sarebbe meglio parlare secondo le norme codificate dal vocabolario italiano? Comunque, parliamo di questo termine, che straniero non è, anche se parrebbe di derivazione francese.
Il vocabolo deriva dal francese antico vendenge (a sua volta derivante dalla parola latina vindēmia), termine con il quale si indicavano i vini d'annata di pregio.

kaipirissima
15-November-2014, 00:15
Vintage per me vuol dire, moda anni 70. Roba vecchia tornata di moda che fa chic pur essendo kitch.

Sir Galahad
10-June-2015, 16:27
Arringa ​o Aringa? (nonchè Arengo o Aringo...)

3605
Quanto inchiostro si è versato sull'etimologia di queste parole! E quanti, i pareri discordanti!
Pare, però, che il nome derivi proprio dal germanico Ring, luogo esposto all'aperto ove si tenevano discorsi di carattere pubblico da parte dei potentati e delle Amministrazioni locali. In Italia, superato il primo millennio, i moti (che diventarono poi "Comunali") iniziarono a scuotere l'istituzione feudale, riscuotendo l'interesse generale. Così, le persone che si riconoscevano in movimenti anti-feudali come i Comuni, (come anche le coniurationes ricordate sin dall'età carolingia), cominciarono a riunirsi in pubblico e a discutere e deliberare su tutto quanto poteva riguardarli e potesse cambiar loro l'esistenza materiale.. Dove? Ma naturalmente nei già ricordati Ring, luoghi pubblici di riunione. "Andare al ring", per i convenuti, si traduceva anche in : "ad ring", cioè al ring. Da Ad ring ad Aringo il passo fu breve.
Il Manzoni, nei suoi Promessi Sposi (Capitolo VIII) parla di Aringa (il Griso che incita i suoi Bravi ad un contegno degno della loro...importanza!), attestando una locuzione antica del termine. Vaz ricordato, però, che sempre il Manzoni, nell'Introduzione al Romanzo, parla di Arringo (doppia erre) [ Ma gl'illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e di Allori....]: errore? Refuso? Lasciamo stare, la cosa è di poco conto se confrontata all'altezza del Manzoni

Sir Galahad

Sir Galahad
13-July-2015, 15:18
Microbo: Essere vivente (pianta, animale, batterio o virus) visibile solo al microscopio (ottico od elettronico). La forma in Italiano è adattamento dal francese "microbe" e (parlando in termini puramente linguistici) andrebbe evitata. Più corretta la forma "Micròbio" (attenzione all'accento sulla prima o), che testimonia perfettamente l'origine da lemmi greci (Micros - μικρός , piccolissimo ; bios, vita). Il plurale richiederebbe la forma "micròbi"(con l'accento tonico ancora sulla o) o "micròbii" o " micròbî.
Nel parlar comune e in letteratura scientifica prevalgono, pur tuttavia, i termini "mìcrobo" (con accento tonico sulla i) e microbi.
Ricordiamo che molti altri nomi di origine greca hanno percorso una strada semiologica simili, com'è il caso, ad esempio, di "cìnema" (accento sulla i), che andrebbe pronunciato "cinèma" (con accento sulla e).


Sir Galahad

kaipirissima
14-July-2015, 14:30
Questa cosa degli accenti è davvero bella.
Inoltre credo di avere una "tara" perchè faccio davvero fatica a coglierli e a riproporli.
Ricordo che a scuola si studiava stenografia e le abbreviazioni seguivano gli accenti delle parole, la professoressa ci faceva esercitare con articoli e testi in cui dovevamo mettere gli accenti, ero negata.

Sir Galahad
14-July-2015, 17:45
Questa cosa degli accenti è davvero bella.
Inoltre credo di avere una "tara" perchè faccio davvero fatica a coglierli e a riproporli.
.
In quinta ginnasio il professore di Italiano chiese al mio compagno di banco dove fosse l'accento sulla parola: Tribunale. Quando il poveretto disse "sulla i" il professore (che mai rideva) scoppiò in una risata talmente fragorosa che i suoi denti gialli spruzzarono su di noi il tabacco (che il prof annusava in porzioni esagerate) :sedia::sedia::sedia::cry2:

kaipirissima
14-July-2015, 17:59
Ah ah, che ridere! Ah ah. Probabilmente " ancora" se la ride quel tuo prof!

Però io avrei detto uguale, quando si dice tribunale la "i" è così limpida. A scuola mettevo l'accento sempre sulla terzultima poichê la possibilità che fosse sdrucciola era maggiore...:(
alla fine la professoressa dava il voto non sulla parte stenografica ma sulla riscrittura, e così imparai una mia stenografia nonchè mi allenai a scrivere velocissima, al di là dei trucchi della stenografia. Inutile dire quanto la professoressa mi amasse, ero il fallimento della stenografia Gabelsberger. Però le mie lettere commerciali erano sufficienti e questo mi bastava. Paf paf.

Sir Galahad
14-July-2015, 20:01
Ha ancora un senso la Stenografia al giorno d'oggi, Kaipi? Non lo so, non saprei esprimermi in proposito, ma mi sembra che al tempo della comunicazione digitale abbia perso un po' della sua importanza... O sbaglio?
Ciao

Sir

kaipirissima
14-July-2015, 20:44
Certo, figurati che adesso non esiste più quella materia, però nel 1985 era tutta un'altra storia, ma io sapevo che con il registratore era tempo buttato studiare la steno. Adesso i prof di steno si sono reinventati prof di informatica ( se non sono andati in pensione)

Elvira Coot
14-July-2015, 23:31
Una vera stenografa doveva saper seguire il telegiornale

Sir Galahad
10-October-2015, 16:31
Stranezze etimologiche
Dormire nel cimitero? Pare proprio di sì, e non solo etimologicamente. In Greco, "porre a letto" si dice "Koimao", e dormitorio viene detto Koimetérion, che diventerà Coemeterium nel tardo latino e cimitero nella nostra lingua. "Dormire in pace" è allora un detto giusto, anche dal punto di vista etimologico...3761

Sir Galahad
13-October-2015, 11:22
Strane origini

Conservatori (ed Ospedali...)
Quelli che ora sono diventati i Conservatori , prima del sedicesimo secolo erano veri e propri enti con funzione assistenziale e pietistica .Infatti, allora si chiamavano Ospedali od Ospizi (dal latino hospes, ospite), e riunivano orfani, trovatelli, bambini sbandati che avevano bisogno di aiuto. Frati e monache, soprattutto francescani, fondarono negli ospedali un reparto a sè per questi ragazzi, reparti che avevano lo scopo di "conservare" la gioventù bisognosa di aiuto. In questi reparti (o Conservatori) si insegnava a leggere, scrivere, far di conto, cucito ed economia domestica ed ogni altro mestiere che potesse tornare utile nella vita. Inoltre, vi si insegnava Musica e Coreutica. Famosi erano i conservatori di Napoli (Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo, da cui escono Pergolesi, Greco, Porpora), il conservatorio di Venezia (ove insegnava Vivaldi), ecc. Dalla fine dell'Ottocento, questi Conservatori passano allo Stato: cessano così di essere enti assistenziali per diventare Istituti Musicali e, poi, Conservatori "tout court".

:reading01Sir

Sir Galahad
29-February-2016, 20:16
Usare bene le parole: sentire ed ascoltare
Un amico mi faceva notare che la differenza tra vedere e guardare è un po' come quella che intercorre tra sentire ed ascoltare. Vero. In effetti, spesso i due termini vengono scambiati tra loro e usati come sinonimi, In realtà la differenza consiste che mentre sentire è l'uso del senso dell'udito (e quindi l'uso delle orecchie e la loro corretta interpretazione nella zona cerebrale corrispondente), udire implica una partecipazione emotiva e razionale profonda alle vibrazioni dell'aria, siano esse sotto forma di parole che di suoni, rumori o musica.
Un ricordo di molti anni fa: alla radio, dopo il giornale-radio, trasmettevano sempre una rubrica, dal titolo: "Ascolta, si fa sera", e in cui quell'ascolta rimarcava la necessità di udire , pensare e meditare le parole del testo, che avevano sempre uno sfondo etico-religioso.
Trovo molto significative le "regole auree" per un corretto avvicinarsi all'ascolto, che riporto di seguito (da http://annotazioni.wikidot.com/il-significato-di-ascolto)
.1 Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva.
3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché.
4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sè4039

kaipirissima
29-February-2016, 21:01
Pensa che credevo che sentire fosse un moto emotivo/interiore e ascoltare fisico.

Sir Galahad
01-March-2016, 14:51
Pensa che credevo che sentire fosse un moto emotivo/interiore e ascoltare fisico.

È vero il contrario.

Sir

Sir Galahad
15-March-2016, 17:53
Gli onesti "Idioti" (i-dio-ti)
Dare dell'idiota a qualcuno non è proprio una bella cosa... Tuttavia, se qualcuno ha in animo di capire quale sia l'origine di questo nome, forse cambierà idea. Oppure no.
L'etimo di "idiota" deriva dal greco ìdios , ossìa privato, particolare ; contrapposto a "pubblico". Col tempo questa parola cambiò contesto e significato : da ìdios (privato) si passò, nel gergo popolare, ad "escluso" e poi ad "incapace"

4046

kaipirissima
15-March-2016, 21:34
Non ho letto l'Idiota di Dostoevskij qui in che accezione è?
privato, escluso o incapace?

Sir Galahad
16-March-2016, 12:36
Non ho letto l'Idiota di Dostojescky , qui in che accezione è?
privato, escluso o incapace?

Il protagonista del grande romanzo di Dostoevskij è il principe Myskin, che è una creatura spiritualmente superiore, in cui la generosità d'animo e la candida fede nel prossimo si accompagnano ad una totale inesperienza di vita e ad una sorta di paralisi della volontà.
Queste sue caratteristiche sembrano derivare dal fatto che egli sia cresciuto in un villaggio dove si è curato ed è poi guarito da una malattia nervosa che lo porta ad essere indifeso ma ancora fiducioso nel prossimo.
Di ritorno in Russia, il suo animo nobile però con una società crudele, dove il suo atteggiamento innocente è considerato da “idiota”.
Myskin vive quindi una sua vita particolare, non aderente ai modelli ed ai clichè imposti e voluti da una crudele società: si potrebbe dire, allora, che è idiota per propria volontà (vive una sua vita parallela), ma idiota anche secondo la società, ma con un significato molto diverso, quasi contrario sia al significato etimologico sia alla vera natura psicologica del personaggio



Ciao

Sir

kaipirissima
16-March-2016, 16:32
Sir!!!
mi hai fatto venire una voglia di leggerlo da non credere!
grazie!

Gdl? qualcuno si aggiunge?

Sir Galahad
17-March-2016, 18:29
Cancan
Danza scomposta nata in Francia nel secolo XVI: anche in quel tempo, la Francia era ricchissima di scuole di ogni ordine e grado e nella più alta, la Sorbona, vigeva l'uso del parlare in Latino.
Naturalmente anche lì venivano storpiate le parole, come oggi da noi in Italia. Ad esempio, la congiunzione "quamquam", ossìa sebbene, quantunque, tuttavia, veniva pronunciata alla francese, con l'accento tonico sulla prima a, e cioè: quàmquam.Naturalmente non tutti i professori e studenti pronunciavano così. Per molti, la pronuncia corretta era cancàn, e la grafia kankàn, anche contro l'opinione del dottissimo filosofo e umanista Pierre de la Ramée ( Pietro Ramo). Tutto ciò sollevò una questione accademica di non poco conto: e i professori, anche allora notoriamente attaccati alle cose sottili, si divisero in due partiti, quelli che pronunciavano "quàmquam" e quelli che pronunciavano "Cancàn". La sottile disputa arrivò persino nel parlamento transalpino il quale pontificò che "ciascuno pronunciasse il
quamquam come meglio gli paresse". E così il cancàn continuò. Anche nei teatri e nelle sale da ballo


.4049

Sir Galahad
27-March-2016, 15:27
Patibolo
Chi non pensa che tale parola debba derivare dal verbo latino patire? Invece no, tanto per cambiare. Infatti deriva dal latino patére, ossìa essere esposto, essere visibile. Il patibulum era strumento di tortura fatto a Y, in cui i due corni laterali erano disposti per le braccia del condannato. Veniva poi posto su una colonna verticale, a formare una grande croce su cui il condannato "pativa" : era, cioè, esposto al pubblico ludibrio. (che poi egli patisse per questo trattamento è un'altra cosa, ma non deriva dal verbo "patire"

Sir Galahad
27-March-2016, 20:28
Per completezza, indico il suffisso: - bolo. Di esso si danno varie etimologie. Una di esse, che seguirò, è quella che lo vede tratto dal greco antico ballein, ossìa scagliare, mostrare in, far vedere. Quindi, Patibolo sta per: Esporre in modo violento (scagliare) una persona al pubblico ludibrio su di un particolare mezzo di morte.

Sir

kaipirissima
27-March-2016, 21:01
Praticamente una costruzione pleonastica!

Sir Galahad
28-March-2016, 12:23
Praticamente una costruzione pleonastica!

In un certo senso. Il suffisso, qui, parrebbe avere significato dispregiativo.
Ciao... Carlo

Sir Galahad
31-March-2016, 16:28
Pistole e bisturi



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Due parole sembrerebbero molto lontane, dal punto di vista dell'etimo. Ma non è così. Tutte e due sono parole - diciamo - di ritorno, ossìa derivate dal francese.Di "pistola" si danno almeno tre etimi diversi, ma è molto attendibile quello che lo vuole derivato da Pistoia, città in cui nel Medio Evo in cui si fabbricavano armi ferree di notevole qualità, un po' comne a Toledo e a Damasco. I pugnali e gli stiletti prodotti, nel gergo comune, erano detti allora Pistojesi; poi pistolesi , pistoletti e infine pistole. Nel secolo XVI nacquero le armi da fuoco, marchingegni che vennero chiamate terzaruoli o terzette (perchè erano lunghe circa un terzo degli archibugi) e, siccome potevano essere tenute in una mano come i coltelli, anche pistole. Dunque all'inizio le pistole altro non erano che coltelli, e pure fabbricati a Pistoia. Solo più tardi tale nome passò alle armi da fuoco.
Anche Bisturi è parola derivata dal francese ma deriva dalla parola "Pistoriensis", ossìa coltellino fabbricato (anche questo) a Pistoia, ove esistevano maestri ferrai, arte che si propagò poi anche nel mio Mugello, a Scarperia. Il francese Bistourì passò a chiamarsi bistorino e poi bìsturi (secolo XV). Strumento che fu subito adoperato dai chirurgi. (PS: chirurgi è, al contrario di chirurghi, la dizione giusta, così come Biologhi, e non Biologi)

Elvira Coot
27-December-2016, 15:42
Una parola per noi importantissima!

BI-BLIO-LA-TRI-A
(dal greco Biblíon, «libro», e da latria, dal lat. Tardo latrīa, gr. Latreía, «servitù, culto»)

Significato: culto indiscriminato e assoluto per i libri





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Sir Galahad
03-December-2019, 21:30
Ante litteram: Di tanti i significati della parola lettera, uno è questo: si chiama Lettera una iscrizione che si colloca in calce ad una stampa, una xilografia o una calcografia per spiegarne il soggetto. Lo scrittore o il disegnatore, prima di passare al torchio l'incisione, ne mette sotto una spiegazione oppure un numero. Ma, prima di trarre il bozzetto finale, fa delle copie del soggetto , sotto alle quali però non scrive niente: in queste copie lo scrittore o l'artista fa i "ritocchi " che crede più opportuni. Bene, questa serie di copie sono chiamate "ante litteram" o avantilettera, proprio perchè coniate prima della bozza finale. La bozza finale, dopo tutte queste prove, sarà compilata con delle didascalie opportune e date al tipografo per la stampa.
Il bello è che, col tempo, queste copie "ante litteram" acquistarono un proficuo valore commerciale proprio perchè uniche ... Col tempo, l'espressione ha acquisito un valore traslato, e sta ad indicare un qualcosa che precede (o procede) il genio finale... Così, ad esempio, si disse che Ugo Foscolo fu un Romantico ante litteram... ecc ecc

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