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Rupert
05-October-2022, 17:31
Sfogliando l'elenco dei neologismi dell'Accademiadellacrusca (https://accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/parole-nuove/) sono rimasto sorpreso da quanta sia e quanto sia forte la pressione che l'inglese tecnologico eserciti sulla lingua italiana in uso. Non arrivo ancora ad asserire con certezza che l'italiano moderno in realtà tende sempre più a manifestarsi come itangliano, ma certamente mi sono reso conto di essere più volte incappato nell'uso italianizzante di termini originariamente inglesi, legati alla grande rete o ai mezzi di comunicazione digitali.
Io stesso ho lanciato l'appello a "taggare". E l'assurdo è che non mi ero neppure posto la questione a sapere se non fosse più opportuno l'uso del corrispettivo termine in italiano: etichettare. Ma apporre l'etichetta a un vasetto di marmellata o a un manufatto da vendere al mercato non è lo stesso genere di operazione che si compie mettendo un'etichetta normalizzata e rintracciabile in un contesto digitale. Taggare infatti rimanda immediatamente al contesto della comunicazione sociale digitale, mentre l'etichetta rimanda immediatamente all'era dei manufatti rurali e artigianali.
Così anche le parole che hanno un corrispettivo perfettamente valido in lingua italiana perdono la loro capacità espressiva se inserite in un contesto tecnologico digitale.

Triggerare
Col senso di "innescare", "scatenare", triggerare è sorprendente per più d'un motivo. la prima sorpresa è che l'origine inglese del termine si trascina appresso anche l'ortografia (e necessariamente anche l'ortofonia) anglosassone. In italiano ci si aspetterebbe di trovare un h dopo le g, ma chiaramente vince l'ortografia d'origine.
Da uomo di scuola mi chiedo quanta confusione possa generare questo fenomeno nelle teste dei poveri allievi di scuola elementare. poi però ripenso alle relazioni ortografiche tra italiano e latino e le miriadi di eccezioni e contreccezioni che esse anno generato e mi dico che forse non c'è veramente nulla di nuovo sotto il sole.
Salvo che il sole dell'anglofonia è molto caldo e l'italiano pare un po' trovarsi nella stessa derelitta situazione in cui versano i ghiacciai alpini.

Invito tutti a fare un giro di giostra nell'elenco delle parole nuove dell'Accademia della crusca e vedere se un termine o l'altro genera qualche pensiero o qualche considerazione interessante.

Rupert
05-October-2022, 17:37
Algocrazia
L'algocrazia, cioè la decisionalità (anche politica e democratica) gestita e dominata dall'uso di algoritmi, mi terrorizza. ma non per motivi linguistici.

Rupert
06-October-2022, 11:16
Brassare
nel senso di birrificare, produrre birra.

Eureka! Non ci sono solo anglicismi tra i neologismi. Col diffondersi del passatempo di produrre birra in casa, s'è diffuso anche un verbo mutuato dal francese (per una volta non dall'inglese) "brasser", che significa appunto birrificare, produrre birra.
"Birrificare" è verbo modellato sull'analogo "vinificare", che spero abbia vita lunga e buona salute, data la sua solida tradizione. Ma brassare risponde a due principi fondamentali della lingua parlata: il principio di pigrizia, grazie al quale il parlante risparmia ben due sillabe, e il principio di fascino modaiolo (o di fighità, volendo adottare un termine del gergo popolaresco, piuttosto che un nuovo neologismo).
Chissà se prima o poi si brasserà altro che non la sola birra. Noto al passaggio che, nella sua ipotetica forma italianizzata, il verbo inglese to brew è decisamente meno soddisfacente sotto il profilo fonetico: "brewato" o "briuato" saprebbe di erre moscia e di snob, mentre "brassato" soddisfa il piacere tutto italico della doppia consonante sibilante e della r rotolante.

Mauro
08-October-2022, 00:12
Blastare


Definizione
attaccare, deridere o zittire, con violenza e pubblicamente (soprattutto sui social network), solitamente da una posizione di forza, chi ha palesemente detto una sciocchezza.


Etimologia
dal verbo inglese to blast, ‘far esplodere, far brillare, distruggere, far saltare in aria’, con l’aggiunta della desinenza -are della prima coniugazione.

Un altro di quegli orridi neologismi ottenuti aggiungendo la desinenza -are a un termine anglosassone, mi sembra di rivivere i famosi spot del Maxibon dove un giovane Stefano Accorsi per rimorchiare delle iberiche bellezze aggiungeva la s al termine di ogni parola.