Rupert
13-July-2022, 12:52
La professoressa Mastrocola è stata donna di scuola per una vita e ama la scuola. La SUA scuola. Quella dei tempi di Carlo Cotica, essenzialmente autoreferenziale, apodittica e tendenzialmente autoritaria.
Infatti secondo l'autrice la malattia appestante che ha causato e sta continuando a provocare un gravissimo "Danno scolastico" è la democratizzazione dei percorsi formativi e dello studio, voluta secondo lei e il suo consorte, Luca Ricolfi, docente universitario e esperto di analisi dei dati, dalla sinistra politica italiana e ancor più precisamente originata dal ministro Luigi Berlinguer.
La professoressa Mastrocola scrive spesso di scuola, di cultura e di lettura. Sul nostro forum c'è già anche un'estesa recensione fatta da Enribello su "La-passione-ribelle" (http://www.scompaginando.it/showthread.php?2404-La-passione-ribelle-Paola-Mastrocola&p=30606&viewfull=1#post30606).
Non sono ancora in grado di postare una recensione onesta perché non ho ancora avuto lo stomaco di leggere il testo. La mia sarà certamente una lettura di parte, fieramente contraria a quello che (molto soggettivamente e quindi, chiaramente, in modo molto opinabile) percepisco come una posizione estremamente moralista nei confronti della scuola e della cultura, e una lettura quantomeno parziale e deformata della realtà.
Provo a leggere il testo e non sarò affatto equanime.
Rupert
22-July-2022, 11:03
Il libro di Luca Ricolfi e Paola Mastrocola ha (forse) un merito e molti gravi difetti.
Il (possibile, ma anche problematico) merito de "Il danno scolastico" è semplicemente quello di porre la questione della centralità della formazione dei giovani e della sua qualità. Questo merito è fortemente stemperato dalla banalità dell'approccio, dalla terribile nostalgia passatista dei due laudatores temporibus actis e dalla fortissima deformazione politicizzante del testo.
Gli assunti di base sono due:
la scuola italiana di oggi non vale nulla e la formazione che essa impartisce è assolutamente inadeguata;
il fenomeno è conseguenza diretta della democratizzazione degli studi voluta e attuata a partire dal 1962 (data posta apoditticamente come epocale) dalla sinistra partitica italiana;
una valutazione severa e inflessibile favorisce l'ascesa sociale delle fasce di popolazione a basso reddito
l'unico tipo di formazione dignitosa e accettabile è quella liceale e la conseguente via accademica. Qualunque altro tipo di formazione è da considerare un palliativo per chi non riesce ad accedere al liceo (e qualunque liceo che non sia il classico è da considerare un ripiego per chi non può accedere classico, unico vero liceo).
Ci sono poi altri assunti di principio che sono proposti sia da Ricolfi che da Mastrocola come verità assolute, evidenti e indiscutibili:
una buona scuola è una scuola che seleziona, sanziona, esclude (nel senso della bocciatura, anche ad oltranza);
l'unico tipo di lezione efficace ed accettabile è la lezione frontale, dai contenuti esclusivamente nozionistici;
l'unico tipo di apprendimento utile e accettabile è (quindi) quello mnemonico e (ovviamente) nozionista; fatta eccezione per il greco, il latino e (forse) la matematica, che, acquisita una solida base nozionistica, aprono la strada all'uso del cervello grazie a versioni (ma solo quelle verso il greco e il latino sono considerate veramente tali), e (sempre forse) la pratica del calcolo algebrico (ma questa è una mia illazione, desunta dai racconti di Ricolfi sul triste destino degli studenti universitari che falliscono i suoi esami);
Ne conseguono altri assunti, che da storico, trovo quasi divertenti, nella loro ingenuità:
fino al 1962 chi non aveva successo scolastico era responsabile del proprio insuccesso perché non studiava;
dopo il 1962 (in modo graduale) non c'è più l'insuccesso scolastico perché la democratizzazione degli studi ha reso ridicole le pretese della scuola abbassandone il livello e quindi nessuno viene più bocciato.
Sorvolando sulle passeggiate nostalgiche nel tempo della memoria che separatamente, ma in modo parallelo, i due coniugi percorrono nelle rispettive sezioni, mi preme sottolineare che l'impianto pseudo-scientifico dell'ultima parte del testo, curata da Ricolfi è assolutamente aberrante. Se non si trattasse di un docente universitario che insegna analisi dei dati, forse si potrebbe usare un po' d'indulgenza. ma l'uso fuorviante dei dati, le immense "dimenticanze" e le incredibili semplificazioni, indicherebbero che c'è una specifica volontà di deformare (o conformare) i dati per allinearli alla tesi di fondo.
Non so se sia più da piangere o da ridere la semplice assimilazione di aree definite "rosse", cioè quelle con una tradizionale maggioranza elettorale di sinistra, e quelle con forte incidenza mafiosa.
La pecca più grossa, che il lettore non accorto potrebbe anche non percepire, perché è sempre molto facile ignorare ciò di cui non si parla, basta pensare a tutte le guerre dimenticate che non sono meno cruente di quella in corso attualmente nel nostro continente, ma, appunto, semplicemente dimenticate.
Ebbene l'aspetto dimenticato è che una scuola elitaria selezione. Selezionare vuol dire escludere. Che ne è di tutti gli esclusi? Bisogna semplicemente considerarli "carne da cannone"? Oppure una popolazione sotto-formata e strutturalmente sotto-pagata funzionale all'economia, intesa come manodopera senza potere contrattuale da schiavizzare?
La scuola (non solo quella italiana) ha chiaramente delle sfide da affrontare e moltissimi problemi da affrontare e risolvere. Trovo semplicemente ridicolo che la proposta per affrontare queste enormi sfide sia quella di ritornare all'ordinamento scolastico della Riforma Gentile e ai suoi metodi autoritari.
Non sono italiano e non insegno in Italia. ma sono un docente e mi sta molto a cuore la scuola. Come mi stanno a cuore i ragazzi che la frequentano. Sono convinto che sia necessaria una riforma urgente e radicale della scuola e della formazione. Quello che posso vedere dal livello di preparazione dei ragazzi italiano che vengono nella mia scuola perché si trasferiscono in Svizzera con la loro famiglia, mi convince anche del fatto che l'attuale livello di preparazione fornito ai ragazzi in Italia sia effettivamente piuttosto lacunoso e fragile.
Sarebbe però ora di affrontare seriamente la questione. A partire dal fatto che il precariato eretto a sistema non favorisce la qualità degli insegnanti e dell'insegnamento e che retribuire in modo miserrimo gli insegnanti non ne favorisce la motivazione e soprattutto distrugge agli occhi degli allievi qualunque possibile residua dignità della professione e della cultura in generale. Forse i signori Mastrocola e Ricolfi dovrebbero fare una passeggiata in città e chiedere ai ragazzi chi ritengono essere una persona di successo. Non credo che molti ragazzi indicherebbero un professore universitario, uno scienziato o un letterato. la percezione del successo è molto distante da quello che offre oggi la scuola, con buona pace della signora Mastrocola e del signor Ricolfi.
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