Estella
20-June-2021, 16:49
5708
Questa biografia mi ha fatto ripercorrere la storia di Maria Antonietta in modo del tutto diverso.
I ricordi scolastici erano sbiaditi e la figura che avevo di Maria Antonietta era quella stereotipata di una donna frivola e superficiale.
In realtà non è così, o perlomeno non è "solo" così, c'è tutta una spiegazione di fondo, come sempre la verità è nel mezzo e Zweig la spiega con un'accurata ricerca storica che però non cade mai nel pedantismo, non si erge a professore, ma attraverso una spiegazione psicologica dei comportamenti si avvicina a Maria Antonietta con umanità e compassione ma anche con obiettività e sincerità.
La sua prosa non si perde in orpelli rimanendo asciutta ed essenziale ma al tempo stesso appassionata, sceglie le parole adatte quando vuole trasmettere emotività e quando, invece, vuole analizzare un fatto con lucidità e precisione.
Il ritmo aumenta mano a mano che la storia acquista corposità e la descrizione della fuga dal palazzo delle Tuileries a Varennes è il passo che più ho letto con un pathos emotivo crescente perché l'autore rende partecipe il lettore dello stato emotivo dei protagonisti che in preda alla disperazione tentano il tutto per tutto per raggiungere la salvezza e sembra che questa sia lì sul punto di essere possibile tanto che, anche conoscendone l'epilogo, si ha l'impressione che il corso della storia possa cambiare durante la lettura, quindi è una scrittura energica e viva.
Nell'ultima parte, quella vissuta dalla famiglia reale al Tempio, rimane un senso di amarezza perché ci sarebbero state possibilità di salvezza ma una serie sfortunata di circostanze non l'ha resa possibile, anche per l'indifferenza di persone che avrebbero potuto fare qualcosa.
Il titolo originale era "Ritratto di una donna media" e secondo me il maggior pregio di Zweig infatti è quello di ridare dignità al concetto di persona media.
Quella che l'autore restituisce ai lettori è la figura di una donna la cui colpa, come quella del marito, non fu la crudeltà verso il popolo ma l'incapacità di capire come stessero mutando i tempi, che riuscì a tirare fuori la grandezza solo quando costretta dalle circostanze.
Maria Antonietta e Luigi XVI sono, semplicemente, i sovrani meno adatti a regnare in Francia in quel periodo turbolento, è questa la tragicità della loro storia.
Erano due persone comuni, una regina ed un re divenuti tali per caso e senza particolari qualità per assumere questo ruolo a loro destinato contro la propria volontà.
Questa biografia mi ha fatto ripercorrere la storia di Maria Antonietta in modo del tutto diverso.
I ricordi scolastici erano sbiaditi e la figura che avevo di Maria Antonietta era quella stereotipata di una donna frivola e superficiale.
In realtà non è così, o perlomeno non è "solo" così, c'è tutta una spiegazione di fondo, come sempre la verità è nel mezzo e Zweig la spiega con un'accurata ricerca storica che però non cade mai nel pedantismo, non si erge a professore, ma attraverso una spiegazione psicologica dei comportamenti si avvicina a Maria Antonietta con umanità e compassione ma anche con obiettività e sincerità.
La sua prosa non si perde in orpelli rimanendo asciutta ed essenziale ma al tempo stesso appassionata, sceglie le parole adatte quando vuole trasmettere emotività e quando, invece, vuole analizzare un fatto con lucidità e precisione.
Il ritmo aumenta mano a mano che la storia acquista corposità e la descrizione della fuga dal palazzo delle Tuileries a Varennes è il passo che più ho letto con un pathos emotivo crescente perché l'autore rende partecipe il lettore dello stato emotivo dei protagonisti che in preda alla disperazione tentano il tutto per tutto per raggiungere la salvezza e sembra che questa sia lì sul punto di essere possibile tanto che, anche conoscendone l'epilogo, si ha l'impressione che il corso della storia possa cambiare durante la lettura, quindi è una scrittura energica e viva.
Nell'ultima parte, quella vissuta dalla famiglia reale al Tempio, rimane un senso di amarezza perché ci sarebbero state possibilità di salvezza ma una serie sfortunata di circostanze non l'ha resa possibile, anche per l'indifferenza di persone che avrebbero potuto fare qualcosa.
Il titolo originale era "Ritratto di una donna media" e secondo me il maggior pregio di Zweig infatti è quello di ridare dignità al concetto di persona media.
Quella che l'autore restituisce ai lettori è la figura di una donna la cui colpa, come quella del marito, non fu la crudeltà verso il popolo ma l'incapacità di capire come stessero mutando i tempi, che riuscì a tirare fuori la grandezza solo quando costretta dalle circostanze.
Maria Antonietta e Luigi XVI sono, semplicemente, i sovrani meno adatti a regnare in Francia in quel periodo turbolento, è questa la tragicità della loro storia.
Erano due persone comuni, una regina ed un re divenuti tali per caso e senza particolari qualità per assumere questo ruolo a loro destinato contro la propria volontà.