Estella
22-August-2018, 13:00
5425
Descrizione:
Un intramontabile capolavoro di poesia, psicologia e spiritualità.
Clarissa Pinkola Estés, psicanalista junghiana fonda una psicanalisi del femminile attorno alla straordinaria intuizione della Donna Selvaggia: una forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi.
Non meno originale è il metodo utilizzato dalla studiosa che, attraverso un lavoro di ricerca ventennale, ha attinto alle fiabe e ai miti presenti nelle più diverse tradizioni culturali, per aiutare il lettore a scoprire chi è veramente, a liberarsi dalle catene di un’esistenza non conforme ai bisogni più autentici e a «correre» con il proprio Sé.
Barbablù, La Piccola Fiammiferaia, Vassilissa, Il Brutto Anatroccolo................
Fiabe udite durante l’infanzia e trasformate in magiche suggestioni per crescere interiormente.
L’autrice trova un’analogia profonda tra donne e lupi, un legame psichico tra le due specie, poiché entrambe sono eleganti e istintive allo stesso tempo, fedeli sia col partner che con la comunità di cui fanno parte.
Attraverso il racconto di fiabe, dalle più comuni a quelle più insolite, estrapolate in diverse culture e con elementi simili tra loro, Clarissa Estés racconta alcuni archetipi di donna che mostrano le diverse sfaccettature della sua natura. Per ogni fase della vita della donna esiste un racconto specifico.
In ogni donna c'è una forza interiore, una creatura selvaggia e naturale, una forza potente, piena di buoni istinti, creatività appassionata e conoscenza senza età, curiosità, e che non andrebbe mai bloccata.
Nel libro, l’archetipo della donna selvaggia si svela attraverso diversi personaggi, per far sì che le lettrici possano ritrovare sé stesse e riconnettersi con la propria essenza.
Tra i diversi personaggi raccontati dall’autrice, un ruolo determinante è assegnato sicuramente a Vassilissa. Infatti, attraverso di essa, è possibile comprendere l’importanza dell’intuito femminile. Mediante la storia della protagonista russa, Estés spiega l’intuito come qualcosa di insito nella natura femminile e di tramandabile di generazione in generazione, come una sorta di potere che una madre affida alla propria figlia, perché ne faccia buon uso e lo tramandi a sua volta. La donna, grazie al suo istinto, è in grado di ascoltare, di avvertire determinate sensazioni e di vedere dentro.
Attraverso la storia di questa ragazza si evidenzia l’importanza di affidarsi alle proprie forze, senza dover contare su nessun altro.
Ciò è possibile soltanto liberandosi delle costrizioni che provengono dall’esterno e che abbiamo reso nostre; accettando le parti negative del nostro essere, senza reprimerle; non avendo paura di “scontrarsi” con la parte più bella della nostra natura, quella primitiva, più vera e cruda.
Fidarsi del proprio istinto, però, non vuol dire essere irrazionali, poiché alimentando la nostra conoscenza, esso diventa sempre più saggio e consapevole.
Prefazione
Introduzione. Cantando sulle ossa
L'urlo: resurrezione della Donna Selvaggia
Inseguendo l'intruso: la prima iniziazione
Alla scoperta dei fatti: il recupero dell'intuito come iniziazione
Il compagno: l'unione con l'altro
La caccia: quando il cuore è un cacciatore solitario
Alla ricerca del branco: la grazia dell'appartenenza
Il corpo gioioso: la carne selvaggia
Autoconservazione: individuare trappole, gabbie ed esche avvelenate
A casa: il ritorno a sé
Acque chiare: nutrimento per la vita creativa
Il calore: recupero della sacralità nella sessualità
La definizione del territorio: i confini della collera e del perdono
Cicatrici di guerra: il Clan delle Cicatrici
L'iniziazione nella «selva subterrànea»
Seguire come un'ombra: il «canto hondo»
Il ciglio del lupo
Postfazione. Storie come Medicine
Descrizione:
Un intramontabile capolavoro di poesia, psicologia e spiritualità.
Clarissa Pinkola Estés, psicanalista junghiana fonda una psicanalisi del femminile attorno alla straordinaria intuizione della Donna Selvaggia: una forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi.
Non meno originale è il metodo utilizzato dalla studiosa che, attraverso un lavoro di ricerca ventennale, ha attinto alle fiabe e ai miti presenti nelle più diverse tradizioni culturali, per aiutare il lettore a scoprire chi è veramente, a liberarsi dalle catene di un’esistenza non conforme ai bisogni più autentici e a «correre» con il proprio Sé.
Barbablù, La Piccola Fiammiferaia, Vassilissa, Il Brutto Anatroccolo................
Fiabe udite durante l’infanzia e trasformate in magiche suggestioni per crescere interiormente.
L’autrice trova un’analogia profonda tra donne e lupi, un legame psichico tra le due specie, poiché entrambe sono eleganti e istintive allo stesso tempo, fedeli sia col partner che con la comunità di cui fanno parte.
Attraverso il racconto di fiabe, dalle più comuni a quelle più insolite, estrapolate in diverse culture e con elementi simili tra loro, Clarissa Estés racconta alcuni archetipi di donna che mostrano le diverse sfaccettature della sua natura. Per ogni fase della vita della donna esiste un racconto specifico.
In ogni donna c'è una forza interiore, una creatura selvaggia e naturale, una forza potente, piena di buoni istinti, creatività appassionata e conoscenza senza età, curiosità, e che non andrebbe mai bloccata.
Nel libro, l’archetipo della donna selvaggia si svela attraverso diversi personaggi, per far sì che le lettrici possano ritrovare sé stesse e riconnettersi con la propria essenza.
Tra i diversi personaggi raccontati dall’autrice, un ruolo determinante è assegnato sicuramente a Vassilissa. Infatti, attraverso di essa, è possibile comprendere l’importanza dell’intuito femminile. Mediante la storia della protagonista russa, Estés spiega l’intuito come qualcosa di insito nella natura femminile e di tramandabile di generazione in generazione, come una sorta di potere che una madre affida alla propria figlia, perché ne faccia buon uso e lo tramandi a sua volta. La donna, grazie al suo istinto, è in grado di ascoltare, di avvertire determinate sensazioni e di vedere dentro.
Attraverso la storia di questa ragazza si evidenzia l’importanza di affidarsi alle proprie forze, senza dover contare su nessun altro.
Ciò è possibile soltanto liberandosi delle costrizioni che provengono dall’esterno e che abbiamo reso nostre; accettando le parti negative del nostro essere, senza reprimerle; non avendo paura di “scontrarsi” con la parte più bella della nostra natura, quella primitiva, più vera e cruda.
Fidarsi del proprio istinto, però, non vuol dire essere irrazionali, poiché alimentando la nostra conoscenza, esso diventa sempre più saggio e consapevole.
Prefazione
Introduzione. Cantando sulle ossa
L'urlo: resurrezione della Donna Selvaggia
Inseguendo l'intruso: la prima iniziazione
Alla scoperta dei fatti: il recupero dell'intuito come iniziazione
Il compagno: l'unione con l'altro
La caccia: quando il cuore è un cacciatore solitario
Alla ricerca del branco: la grazia dell'appartenenza
Il corpo gioioso: la carne selvaggia
Autoconservazione: individuare trappole, gabbie ed esche avvelenate
A casa: il ritorno a sé
Acque chiare: nutrimento per la vita creativa
Il calore: recupero della sacralità nella sessualità
La definizione del territorio: i confini della collera e del perdono
Cicatrici di guerra: il Clan delle Cicatrici
L'iniziazione nella «selva subterrànea»
Seguire come un'ombra: il «canto hondo»
Il ciglio del lupo
Postfazione. Storie come Medicine