kaipirissima
14-November-2017, 08:52
4760
Regia di Sebastian Lelio.
con Daniela Vega, Francisco Reyes, Luis Gnecco, Aline Küppenheim, Amparo Noguera.
Titolo originale: Una mujer fantástica.
Genere Drammatico, 104 min.
Cile, Germania, 2017.
Trama
Santiago del Cile. Orlando, un ultracinquantenne imprenditore tessile, ha una soddisfacente relazione con Marina e intende festeggiarne il compleanno con un viaggio alle cascate di Iguazu. La sera della ricorrenza ha un malore in seguito al quale cade dalle scale di casa. Marina lo porta all'ospedale e avvisa il fratello che sopraggiunge. Orlando è deceduto e Marina viene invitata dalla ex moglie a tenersi lontana dalle esequie e dalla sua famiglia. Non perché sia l'amante ma perché è una transgender. (Mymovies)
Premiato al Festival di Berlino.
Il film mi è piaciuto.
In un mondo che concepisce solo genere maschile e femminile, Marina è tagliata fuori, guardata con sospetto, giudicata con disprezzo, sbirciata con curiosità.
Marina è sola in quel mondo bianco e nero. Un mondo gretto, meschino e ipocrita.
C'è poco da aggiungere alla crudeltà fisica e psicologica che l'uomo raggiunge.
C'è un vuoto di diritti, di umanità, che solo l'amore può colmare, ma dopo morte la del suo amante Marina è di nuovo sola, di nuovo in trincea a lottare.
Il film con quieta grazia e attenta critica svela le ipocrisie della nostra società, che tollera ma non comprende, che rifiuta e non capisce, e anche quando tutela emargina...
Il regista riesce a farci stringere attorno a Marina, si è solidali con lei, ma si empatizza poco. O meglio, la denuncia sociale c'è, ma quello che maggiormente comunica la vicenda è la solitudine.
"Ognuno è solo sul cuor della terra. Trafitto da un raggio di sole".
Anche quando ci sono le leggi, manca l'umanità. E così il film si chiude alla speranza. L'umanità latita e Marina deve farcela da sola.
Consigliato? Sì.
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Regia di Sebastian Lelio.
con Daniela Vega, Francisco Reyes, Luis Gnecco, Aline Küppenheim, Amparo Noguera.
Titolo originale: Una mujer fantástica.
Genere Drammatico, 104 min.
Cile, Germania, 2017.
Trama
Santiago del Cile. Orlando, un ultracinquantenne imprenditore tessile, ha una soddisfacente relazione con Marina e intende festeggiarne il compleanno con un viaggio alle cascate di Iguazu. La sera della ricorrenza ha un malore in seguito al quale cade dalle scale di casa. Marina lo porta all'ospedale e avvisa il fratello che sopraggiunge. Orlando è deceduto e Marina viene invitata dalla ex moglie a tenersi lontana dalle esequie e dalla sua famiglia. Non perché sia l'amante ma perché è una transgender. (Mymovies)
Premiato al Festival di Berlino.
Il film mi è piaciuto.
In un mondo che concepisce solo genere maschile e femminile, Marina è tagliata fuori, guardata con sospetto, giudicata con disprezzo, sbirciata con curiosità.
Marina è sola in quel mondo bianco e nero. Un mondo gretto, meschino e ipocrita.
C'è poco da aggiungere alla crudeltà fisica e psicologica che l'uomo raggiunge.
C'è un vuoto di diritti, di umanità, che solo l'amore può colmare, ma dopo morte la del suo amante Marina è di nuovo sola, di nuovo in trincea a lottare.
Il film con quieta grazia e attenta critica svela le ipocrisie della nostra società, che tollera ma non comprende, che rifiuta e non capisce, e anche quando tutela emargina...
Il regista riesce a farci stringere attorno a Marina, si è solidali con lei, ma si empatizza poco. O meglio, la denuncia sociale c'è, ma quello che maggiormente comunica la vicenda è la solitudine.
"Ognuno è solo sul cuor della terra. Trafitto da un raggio di sole".
Anche quando ci sono le leggi, manca l'umanità. E così il film si chiude alla speranza. L'umanità latita e Marina deve farcela da sola.
Consigliato? Sì.
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