zio fred
16-November-2011, 00:18
Mi piacciono i libri e mi piacciono i viaggi.
Il massimo dunque è un libro di viaggi.
Non la guida turistica alla Lonely Planet ma il racconto di uno scrittore che ha visto certi luoghi e ne riporta una narrazione letteraria, per capirci tipo il Viaggio in Portogallo di Saramago.
Il travel writing si sviluppa in ambito anglosassone con autori come D.H.Lawrence, Edith Wharton, Graham Greene, E. Waugh. In Italia hanno scritto libri di viaggi Moravia, Parise, Arbasino ma anche De Amicis, Emilio Cecchi, Barzini.
Una nuova generazione di scrittori-viaggiatori fa la sua apparizione con In Paragona (1977) di B.Chatwin i cui resoconti applicano alla descrizione le tecniche del romanzo, in una dimensione narrativa che ha il suo precedente in R.L. Stevenson mentre in Sepúlveda il racconto tende a configurarsi come interpretazione storico-critica della condizione dei paesi del Terzo Mondo.
Ho costituito nel tempo soprattutto con la collana Aritroso, Franco Muzzio ed. ( spesso in remainder 50%) una sezione viaggi della mia biblioteca e vorrei presentarli con i dati della contro copertina a chi, come me, prima di un viaggio ama leggere non solo di alberghi e ristoranti. Anzi sono proprio un po' fissato e di solito mi scrivo un mio personale baedeker che poi è gioia e tormento dei miei sventurati compagni di viaggi.
Apro con un classico, gli APPUNTI DI VIAGGIO IN FRANCIA E SVIZZERA di Robert Luis Stevenson che fa ben capire la differenza tra uno scrittore ed un “descrittore” di luoghi.
Cito solo un passo (che dedico al nostro Rupert) quando parla delle valli svizzere e dei sentimenti di “allegria” che suscitano nel viaggiatore.
“.…è difficile dire su cosa si basi, ma questa allegria degli inverni alpini è la sua stessa ricompensa. In un certo senso senza alcun fondamento, essa vale più di miglioramenti ben più duraturi. Lo splendore, la levità e la calma dell’aria;il silenzio strano che emoziona, più emozionante di un tumulto; la neve, il gelo, il paesaggio incantato; ogni caratteristica esercita la sua influenza sul risultato globale e sulla memoria, “tutti vi battono sulla testa” e nonostante questo non siete più prossimi a spiegare la delicata allegria che provate, delicata e tuttavia eccessiva, più intensa di quanto si possa esprimere a parole”.
E poi parlando della gente del luogo:
“…l’influsso di questa atmosfera che dà stordimento si manifesta in diversi modi secondari. Una sorta di arguzia elaborata è già stata riconosciuta come caratteristica peculiare del clima. Le persone esprimono i loro giudizi con raffiche di sillabe, un motto arguto è per loro necessario come il pane; e la forma di una frase va ben oltre l’umorismo o il buon senso.
(…) La fonte della Giovinezza non zampilla in modo regolare da queste parti; ma qui sgorga, e forse da nessun’altra parte.”
http://s9.postimage.org/ml4nlyngv/svizzera.jpg (http://postimage.org/)
gif image hosting (http://postimage.org/)
Il massimo dunque è un libro di viaggi.
Non la guida turistica alla Lonely Planet ma il racconto di uno scrittore che ha visto certi luoghi e ne riporta una narrazione letteraria, per capirci tipo il Viaggio in Portogallo di Saramago.
Il travel writing si sviluppa in ambito anglosassone con autori come D.H.Lawrence, Edith Wharton, Graham Greene, E. Waugh. In Italia hanno scritto libri di viaggi Moravia, Parise, Arbasino ma anche De Amicis, Emilio Cecchi, Barzini.
Una nuova generazione di scrittori-viaggiatori fa la sua apparizione con In Paragona (1977) di B.Chatwin i cui resoconti applicano alla descrizione le tecniche del romanzo, in una dimensione narrativa che ha il suo precedente in R.L. Stevenson mentre in Sepúlveda il racconto tende a configurarsi come interpretazione storico-critica della condizione dei paesi del Terzo Mondo.
Ho costituito nel tempo soprattutto con la collana Aritroso, Franco Muzzio ed. ( spesso in remainder 50%) una sezione viaggi della mia biblioteca e vorrei presentarli con i dati della contro copertina a chi, come me, prima di un viaggio ama leggere non solo di alberghi e ristoranti. Anzi sono proprio un po' fissato e di solito mi scrivo un mio personale baedeker che poi è gioia e tormento dei miei sventurati compagni di viaggi.
Apro con un classico, gli APPUNTI DI VIAGGIO IN FRANCIA E SVIZZERA di Robert Luis Stevenson che fa ben capire la differenza tra uno scrittore ed un “descrittore” di luoghi.
Cito solo un passo (che dedico al nostro Rupert) quando parla delle valli svizzere e dei sentimenti di “allegria” che suscitano nel viaggiatore.
“.…è difficile dire su cosa si basi, ma questa allegria degli inverni alpini è la sua stessa ricompensa. In un certo senso senza alcun fondamento, essa vale più di miglioramenti ben più duraturi. Lo splendore, la levità e la calma dell’aria;il silenzio strano che emoziona, più emozionante di un tumulto; la neve, il gelo, il paesaggio incantato; ogni caratteristica esercita la sua influenza sul risultato globale e sulla memoria, “tutti vi battono sulla testa” e nonostante questo non siete più prossimi a spiegare la delicata allegria che provate, delicata e tuttavia eccessiva, più intensa di quanto si possa esprimere a parole”.
E poi parlando della gente del luogo:
“…l’influsso di questa atmosfera che dà stordimento si manifesta in diversi modi secondari. Una sorta di arguzia elaborata è già stata riconosciuta come caratteristica peculiare del clima. Le persone esprimono i loro giudizi con raffiche di sillabe, un motto arguto è per loro necessario come il pane; e la forma di una frase va ben oltre l’umorismo o il buon senso.
(…) La fonte della Giovinezza non zampilla in modo regolare da queste parti; ma qui sgorga, e forse da nessun’altra parte.”
http://s9.postimage.org/ml4nlyngv/svizzera.jpg (http://postimage.org/)
gif image hosting (http://postimage.org/)