GIBUX
20-December-2015, 12:58
Per tutti gli appassionati di Zombie
che non disdegnano la lettura, un ebook da non perdere.
INFERNO (apocalisse Zombie)
http://www.amazon.it/gp/product/B0173I9052/ref=s9_simh_gw_p351_d26_i6?pf_rd_m=A11IL2PNWYJU7H&pf_rd_s=desktop-1&pf_rd_r=0WXKJ7W5YM47EX71ZYZT&pf_rd_t=36701&pf_rd_p=577208427&pf_rd_i=desktop
Un breve estratto dal libro per
soddisfare la vostra atavica fame da zombie:
Una pigra pioggerellina picchiettava
sulla superficie della balestra come tante dita su di un pianoforte
scordato. L’acqua cadendo produceva un’alienante sinfonia
cacofonica, che però non sembrava disturbare l’occhio attento del
tiratore. I suoi muscoli erano tesi nello sforzo di mantenere l’arma
perfettamente allineata al bersaglio, il respiro era calmo,
regolare, la sua mente concentrata. Le gocce di pioggia gli
ruscellavano sul viso rendendogli ancor più difficile stimare la
distanza dal bersaglio. Il tiratore alzò di un poco l’inclinazione
della sua arma per compensare la traiettoria in caduta che avrebbe
seguito il dardo di acciaio. Valutò l’effetto lenitivo che avrebbe
avuto l’acqua sulla corda della balestra e sul proiettile in
partenza. Poi la tacca fosforescente del suo mirino si stabilizzò,
inquadrando un punto di riferimento preciso, un ciuffo di capelli
sudici che svettavano sopra la testa del suo bersaglio. Il respiro a
quel punto rallentò fino a fermarsi del tutto. L'uomo si immerse in
una breve apnea. La falange del suo dito indice aumentò gradualmente
la pressione sulla leva del grilletto. Oramai era tutto pronto, era
pronto a colpire, era solo questione di attimi, il tempo di un
respiro e tutto avrebbe avuto fine, o per meglio dire, tutto avrebbe
avuto inizio.
Il cecchino aveva un unico colpo a
disposizione, ed era consapevole che un errore poteva significare la
fine della loro missione, o peggio ancora, poteva significare una
morte orribile per tutti loro. Non gli era concessa una seconda
chance, non in quell’occasione per lo meno. Tutti loro avevano
bisogno di un lavoro preciso e pulito, fatto a regola d’arte e
soprattutto svolto nel massimo silenzio. Il silenzio doveva portare
la morte rapidamente e senza sbavature. Il tiratore doveva chiamarsi
“morte” e la morte doveva chiamarsi “silenzio”.
Una goccia di tiepido sudore gli
scese dalla fronte finendo coll’alimentare i rivoli di acqua
piovana che gli rigavano il viso. Un attimo dopo il colpo partì. Il
cecchino fece scattare la leva di sparo della balestra. Con un
fischio secco l’archetto e la corda dell’arma da tiro liberarono
in un attimo tutta l’energia rimasta imprigionata nell’arma. Il
dardo saettò, come un micidiale proiettile piumato verso il
bersaglio. Una via lattea di piccole goccioline d’acqua si sollevò
dalla balestra fradicia, accompagnando la traiettoria mortale della
freccia come fosse il pulviscolo luminoso di una cometa. La punta
d’acciaio balenò di luce per un solo istante prima di conficcarsi
con un suono rivoltante nel cranio del non morto.
Lo zombi, assorbito il contraccolpo,
girò i suoi occhi vitrei e privi di espressione verso quell’intruso
piumato che aveva destato la sua veglia e che ora gli faceva
capolino dal lato sinistro del cranio. Le sue labbra rigonfie si
piegarono in una smorfia sconnessa, mista di curiosità infantile e
di odio primordiale. Le zanne sporche di fango si aprirono un’unica
volta, schioccando, dopodiché la sua non vita si spense per sempre.
La forza che lo aveva sorretto fino a quel momento sparì di colpo
come se qualcuno avesse deciso di spegnere all’improvviso
l’interruttore di quel terribile automa. Il suo corpo cadde a peso
morto in una pozzanghera, sollevando schizzi di acqua e fango contro
la vetrata del centro commerciale. La pioggia per fortuna aveva
attutito, quasi foderandoli di ovatta, tutti i rumori prodotti da
quella breve scaramuccia. Tutto era avvenuto nel più assoluto
silenzio. Il delitto perfetto pensò X, alzando la testa dall’arma
ormai scarica. Qualcuno gli batté una pacca sulla spalla, dopodiché
dei passi pesanti schiaffeggiarono le pozzanghere imbevute d’acqua
sorpassando frettolosamente il tiratore accovacciato.
che non disdegnano la lettura, un ebook da non perdere.
INFERNO (apocalisse Zombie)
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Un breve estratto dal libro per
soddisfare la vostra atavica fame da zombie:
Una pigra pioggerellina picchiettava
sulla superficie della balestra come tante dita su di un pianoforte
scordato. L’acqua cadendo produceva un’alienante sinfonia
cacofonica, che però non sembrava disturbare l’occhio attento del
tiratore. I suoi muscoli erano tesi nello sforzo di mantenere l’arma
perfettamente allineata al bersaglio, il respiro era calmo,
regolare, la sua mente concentrata. Le gocce di pioggia gli
ruscellavano sul viso rendendogli ancor più difficile stimare la
distanza dal bersaglio. Il tiratore alzò di un poco l’inclinazione
della sua arma per compensare la traiettoria in caduta che avrebbe
seguito il dardo di acciaio. Valutò l’effetto lenitivo che avrebbe
avuto l’acqua sulla corda della balestra e sul proiettile in
partenza. Poi la tacca fosforescente del suo mirino si stabilizzò,
inquadrando un punto di riferimento preciso, un ciuffo di capelli
sudici che svettavano sopra la testa del suo bersaglio. Il respiro a
quel punto rallentò fino a fermarsi del tutto. L'uomo si immerse in
una breve apnea. La falange del suo dito indice aumentò gradualmente
la pressione sulla leva del grilletto. Oramai era tutto pronto, era
pronto a colpire, era solo questione di attimi, il tempo di un
respiro e tutto avrebbe avuto fine, o per meglio dire, tutto avrebbe
avuto inizio.
Il cecchino aveva un unico colpo a
disposizione, ed era consapevole che un errore poteva significare la
fine della loro missione, o peggio ancora, poteva significare una
morte orribile per tutti loro. Non gli era concessa una seconda
chance, non in quell’occasione per lo meno. Tutti loro avevano
bisogno di un lavoro preciso e pulito, fatto a regola d’arte e
soprattutto svolto nel massimo silenzio. Il silenzio doveva portare
la morte rapidamente e senza sbavature. Il tiratore doveva chiamarsi
“morte” e la morte doveva chiamarsi “silenzio”.
Una goccia di tiepido sudore gli
scese dalla fronte finendo coll’alimentare i rivoli di acqua
piovana che gli rigavano il viso. Un attimo dopo il colpo partì. Il
cecchino fece scattare la leva di sparo della balestra. Con un
fischio secco l’archetto e la corda dell’arma da tiro liberarono
in un attimo tutta l’energia rimasta imprigionata nell’arma. Il
dardo saettò, come un micidiale proiettile piumato verso il
bersaglio. Una via lattea di piccole goccioline d’acqua si sollevò
dalla balestra fradicia, accompagnando la traiettoria mortale della
freccia come fosse il pulviscolo luminoso di una cometa. La punta
d’acciaio balenò di luce per un solo istante prima di conficcarsi
con un suono rivoltante nel cranio del non morto.
Lo zombi, assorbito il contraccolpo,
girò i suoi occhi vitrei e privi di espressione verso quell’intruso
piumato che aveva destato la sua veglia e che ora gli faceva
capolino dal lato sinistro del cranio. Le sue labbra rigonfie si
piegarono in una smorfia sconnessa, mista di curiosità infantile e
di odio primordiale. Le zanne sporche di fango si aprirono un’unica
volta, schioccando, dopodiché la sua non vita si spense per sempre.
La forza che lo aveva sorretto fino a quel momento sparì di colpo
come se qualcuno avesse deciso di spegnere all’improvviso
l’interruttore di quel terribile automa. Il suo corpo cadde a peso
morto in una pozzanghera, sollevando schizzi di acqua e fango contro
la vetrata del centro commerciale. La pioggia per fortuna aveva
attutito, quasi foderandoli di ovatta, tutti i rumori prodotti da
quella breve scaramuccia. Tutto era avvenuto nel più assoluto
silenzio. Il delitto perfetto pensò X, alzando la testa dall’arma
ormai scarica. Qualcuno gli batté una pacca sulla spalla, dopodiché
dei passi pesanti schiaffeggiarono le pozzanghere imbevute d’acqua
sorpassando frettolosamente il tiratore accovacciato.