Mauro
04-November-2015, 15:03
3778
Letto quest'estate e poi non recensito, ma con le ultime vicende vaticane mi è tornato in mente quanto letto e allora ecco qua le mie impressioni.
Il libro è del 2005 ed è frutto della raccolta, da parte dell'autore, di testimonianze inedite della moglie e dei figli di Calvi e di tutti i documenti su cui si è basata l'ultima inchiesta della Procura di Roma circa la morte del banchiere milanese avvenuta a Londra il 17 giugno 1982 e archiviata inizialmente come suicidio (il corpo venne rinvenuto, impiccato, sotto il Blckfriars Bridge).
Apparve però subito chiaro a chiunque avesse un minimo di intelligenza e senso critico che si trattò di una vera e propria esecuzione, necessaria a togliere di mezzo un personaggio al corrente di tanti, troppi, segreti imbarazzanti che, messo alle corde da personaggi a dir poco ambigui, divenne una sorta di scheggia impazzita da fermare ad ogni costo.
La storia è quella della vertiginosa (e pericolosa) ascesa di Roberto Calvi ai vertici della finanza italiana ed in particolare in quel settore che viene definito "finanza cattolica" cioè tutta quella galassia di istituzioni bancarie e finanziarie che fanno (o facevano) capo allo IOR, l'Istituto per le Opere di Religione spesso conosciuto come la "Banca vaticana".
Un Istituto questo che è nato nel 1929 per gestire i risarcimenti dello Stato italiano a quello Vaticano previsti con i Patti Lateranensi e si è sviluppato soprattutto nel secondo dopoguerra investendo parecchi soldi in attività finanziarie che, spesso, avevano poco o niente a che fare con opere pie o caritatevoli.
E proprio in quel mondo Calvi ha navigato in modo cinico e spregiudicato per molti anni, anni in cui il suo nome diventava sempre più presente ed importante in quelli che vengono definiti "salotti buoni" della finanza italiana e questo, oltre alla sua brama di potere e denaro, lo ha portato ad andare ben oltre quelli che avrebbero dovuto essere i limiti imposti dall'onestà e dalla prudenza e ad entrare in contatto con personaggi poco raccomandabili come Michele Sindona o Flavio Carboni, faccendiere legatissimo alla Loggia P2 della quale lo stesso Calvi faceva parte.
Ambienti in cui è molto difficile entrare, ma dai quali è ancor più difficile uscire senza qualche cicatrice, Calvi però procedeva spedito spingendosi fino ai paradisi fiscali nei Caraibi e al Sudamerica convinto forse che il suo legame con lo IOR lo rendesse pressoché intoccabile.
Ma quando lo stesso IOR si trovò a dover rispondere delle voragini createsi nei conti dell'Ambrosiano a causa delle spericolate iniziative di Marcinkus, Calvi divenne semplicemente la vittima predestinata di un gioco molto più grosso di lui e delle sue ambizioni, dove la differenza tra vincere o perdere può comportare, come nelle arene dell'Impero Romano la vita o la morte di uno dei contendenti.
Libro ben documentato che racconta i fatti nella loro integrità lasciando pochissimo spazio a osservazioni personali dell'autore, sicuramente un'ottima lettura per chi è interessato a questi argomenti.
Letto quest'estate e poi non recensito, ma con le ultime vicende vaticane mi è tornato in mente quanto letto e allora ecco qua le mie impressioni.
Il libro è del 2005 ed è frutto della raccolta, da parte dell'autore, di testimonianze inedite della moglie e dei figli di Calvi e di tutti i documenti su cui si è basata l'ultima inchiesta della Procura di Roma circa la morte del banchiere milanese avvenuta a Londra il 17 giugno 1982 e archiviata inizialmente come suicidio (il corpo venne rinvenuto, impiccato, sotto il Blckfriars Bridge).
Apparve però subito chiaro a chiunque avesse un minimo di intelligenza e senso critico che si trattò di una vera e propria esecuzione, necessaria a togliere di mezzo un personaggio al corrente di tanti, troppi, segreti imbarazzanti che, messo alle corde da personaggi a dir poco ambigui, divenne una sorta di scheggia impazzita da fermare ad ogni costo.
La storia è quella della vertiginosa (e pericolosa) ascesa di Roberto Calvi ai vertici della finanza italiana ed in particolare in quel settore che viene definito "finanza cattolica" cioè tutta quella galassia di istituzioni bancarie e finanziarie che fanno (o facevano) capo allo IOR, l'Istituto per le Opere di Religione spesso conosciuto come la "Banca vaticana".
Un Istituto questo che è nato nel 1929 per gestire i risarcimenti dello Stato italiano a quello Vaticano previsti con i Patti Lateranensi e si è sviluppato soprattutto nel secondo dopoguerra investendo parecchi soldi in attività finanziarie che, spesso, avevano poco o niente a che fare con opere pie o caritatevoli.
E proprio in quel mondo Calvi ha navigato in modo cinico e spregiudicato per molti anni, anni in cui il suo nome diventava sempre più presente ed importante in quelli che vengono definiti "salotti buoni" della finanza italiana e questo, oltre alla sua brama di potere e denaro, lo ha portato ad andare ben oltre quelli che avrebbero dovuto essere i limiti imposti dall'onestà e dalla prudenza e ad entrare in contatto con personaggi poco raccomandabili come Michele Sindona o Flavio Carboni, faccendiere legatissimo alla Loggia P2 della quale lo stesso Calvi faceva parte.
Ambienti in cui è molto difficile entrare, ma dai quali è ancor più difficile uscire senza qualche cicatrice, Calvi però procedeva spedito spingendosi fino ai paradisi fiscali nei Caraibi e al Sudamerica convinto forse che il suo legame con lo IOR lo rendesse pressoché intoccabile.
Ma quando lo stesso IOR si trovò a dover rispondere delle voragini createsi nei conti dell'Ambrosiano a causa delle spericolate iniziative di Marcinkus, Calvi divenne semplicemente la vittima predestinata di un gioco molto più grosso di lui e delle sue ambizioni, dove la differenza tra vincere o perdere può comportare, come nelle arene dell'Impero Romano la vita o la morte di uno dei contendenti.
Libro ben documentato che racconta i fatti nella loro integrità lasciando pochissimo spazio a osservazioni personali dell'autore, sicuramente un'ottima lettura per chi è interessato a questi argomenti.