Indigowitch
24-April-2015, 15:32
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TRAMA
Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele. Al suo ritorno però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i bambini... Dio non è solo ultradepresso. Anche molto incazzato. L'unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra quello strafatto di suo figlio. - Sei sicuro sia una buona idea? - gli chiede Gesú. - Non ti ricordi cosa è successo l'altra volta? - Ma Dio è irremovibile. Cosí Gesú Cristo piomba a New York, tra sballoni e drop out di ogni tipo. E cerca, come può, di dare una mano agli sfigati della terra. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv. Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità.
L’Autore (fonte: Wikipedia)
John Niven (Irvine,1972) è uno scrittore scozzese.
Nato nella contea di Ayrshire, si è laureato in letteratura inglese nel 1991 alla Glasgow University.
Conclusi gli studi, per circa dieci anni ha lavorato per diverse etichette musicali tra le quali anche la London Records. Nel 2002 ha lasciato l'industria della musica per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.
Come scrittore ha debuttato con il romanzo breve intitolato Music from Big Pink, pubblicato nel 2005 e subito opzionato dalla CC Films per ricavarne un adattamento cinematografico.
Il successo arriva nel 2008 con Kill Your Friends, un romanzo satirico basato sulla breve esperienza di Niven quale scopritore di nuovi talenti per le etichette musicali. Il sito web Word Magazine ha definito l'opera di Niven, tradotta in sette lingue, come "il miglior romanzo britannico dopo Trainspoting".
Dopo Kill Your Friends Niven ha pubblicato altri tre romanzi: The Amateurs (2009), A volte ritorno (2011), Cold Hands (2012) e Mascio bianco etero (2013). Ha inoltre scritto sceneggiature originali e collaborato con quotidiani e riviste tra cui Q magazine e The Independent.
Attualmente vive nel Buckinghamshire con la propria compagna e i due figli, il maggiore dei quali avuto da un precedente matrimonio.
Dare un volto a Dio e a Gesù Cristo, fornire una propria visione del Paradiso e dell’Inferno, immaginarsi cosa potrebbe succedere se Gesù tornasse sulla Terra così com’è adesso, cercare di pensare a quale possa essere la reazione di Dio di fronte alla violenza, alle guerre e a ogni genere di sopruso che scuote il nostro pianeta: non è la prima volta che la fantasia dell’uomo si esercita in questo senso.
La creatività dell’uomo ha dato spesso origine a opere letterarie, cinematografiche o di qualsiasi altro genere artistico che rispondevano in modo ora solenne, ora visionario, ora goliardico o irriverente a questo tipo di domande.
Perciò quando ho iniziato a leggere “A volte ritorno” l’ho trovato piacevole, scorrevole, divertente, ma forse un po’ ruffiano, per il modo in cui l’autore cerca di accattivarsi la simpatia dei lettori (specie i più giovani, forse), con quelle immagini da commediola americana Blockbuster, costruita a tavolino per intrattenere a suon di parolacce e senza troppe pretese di creare spunti di riflessione.
Un esempio lampante: a un certo punto nel romanzo si legge l’affermazione “Dio ama i froci”.
“Bella scoperta” – penso io, da agnostica - “se esiste veramente un dio è scontato che ami tutte le sue creature , indistintamente.” Però la frase fa effetto, con quel “froci” che scaccia subito qualsiasi ipotesi di buonismo o moralismo pedante nel tono dell’autore. Sicuramente è una frase che provocherebbe il facile scandalo degli ultra-bigotti sparsi nel mondo che confondono la religione con uno strumento per sfogare le proprie frustrazioni e insicurezze. Di fatto, però, il modo di narrare di Niven è provocatorio come potrebbe esserlo lo sberleffo di un bambino.
Certo, è divertente pensare a Gesù Cristo come a una sorta di fricchettone biondo che fuma canne e suona la chitarra imboccato nientepopodimenoche da Jimi Hendrix, ovviamente inserito tra i personaggi che popolano il Paradiso.
Ed è divertente pensare a Dio come a un buontempone che fuma, beve, ma si incazza al momento opportuno, dialoga con Satana come se fosse una sorta di amico un po’ bastardo col quale ti diverti a fare scommesse e pensa che Mosé sia uno sciroccato che ha travisato il suo unico, semplice messaggio all’Umanità: “Fate i bravi”, inventandosi solenni comandamenti.
La storia ha comunque dei punti di forza: questo Gesù dipinto come una sorta di rockstar vagabonda, candido e ingenuo, con al suo seguito una corte dei miracoli di tutto rispetto (due nonnetti un po’ tocchi, un veterano del Vietnam quasi muto con evidenti traumi psichici, una giovane mamma ex-tossica che cerca di allevare come meglio può i suoi figli, più i membri della sua band) in qualche modo funziona.
Il mondo in cui vive Gesù è un mondo in cui nessuno ha pietà per chi è più sfortunato, dove la brama di visibilità raggiunge il grottesco (vedi la parentesi del talent-show) e dove la manipolazione delle notizie operata dai mezzi di comunicazione sposta l’ago dell’opinione pubblica da un lato all’altro con una rapidità schizofrenica.
È una lettura che consiglio per la sua godibilità, per il sapiente dosaggio del ‘dolce’ e dell’ ‘amaro’ e poi perché sono incapace di sconsigliare una lettura! ;-)
TRAMA
Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele. Al suo ritorno però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i bambini... Dio non è solo ultradepresso. Anche molto incazzato. L'unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra quello strafatto di suo figlio. - Sei sicuro sia una buona idea? - gli chiede Gesú. - Non ti ricordi cosa è successo l'altra volta? - Ma Dio è irremovibile. Cosí Gesú Cristo piomba a New York, tra sballoni e drop out di ogni tipo. E cerca, come può, di dare una mano agli sfigati della terra. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv. Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità.
L’Autore (fonte: Wikipedia)
John Niven (Irvine,1972) è uno scrittore scozzese.
Nato nella contea di Ayrshire, si è laureato in letteratura inglese nel 1991 alla Glasgow University.
Conclusi gli studi, per circa dieci anni ha lavorato per diverse etichette musicali tra le quali anche la London Records. Nel 2002 ha lasciato l'industria della musica per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.
Come scrittore ha debuttato con il romanzo breve intitolato Music from Big Pink, pubblicato nel 2005 e subito opzionato dalla CC Films per ricavarne un adattamento cinematografico.
Il successo arriva nel 2008 con Kill Your Friends, un romanzo satirico basato sulla breve esperienza di Niven quale scopritore di nuovi talenti per le etichette musicali. Il sito web Word Magazine ha definito l'opera di Niven, tradotta in sette lingue, come "il miglior romanzo britannico dopo Trainspoting".
Dopo Kill Your Friends Niven ha pubblicato altri tre romanzi: The Amateurs (2009), A volte ritorno (2011), Cold Hands (2012) e Mascio bianco etero (2013). Ha inoltre scritto sceneggiature originali e collaborato con quotidiani e riviste tra cui Q magazine e The Independent.
Attualmente vive nel Buckinghamshire con la propria compagna e i due figli, il maggiore dei quali avuto da un precedente matrimonio.
Dare un volto a Dio e a Gesù Cristo, fornire una propria visione del Paradiso e dell’Inferno, immaginarsi cosa potrebbe succedere se Gesù tornasse sulla Terra così com’è adesso, cercare di pensare a quale possa essere la reazione di Dio di fronte alla violenza, alle guerre e a ogni genere di sopruso che scuote il nostro pianeta: non è la prima volta che la fantasia dell’uomo si esercita in questo senso.
La creatività dell’uomo ha dato spesso origine a opere letterarie, cinematografiche o di qualsiasi altro genere artistico che rispondevano in modo ora solenne, ora visionario, ora goliardico o irriverente a questo tipo di domande.
Perciò quando ho iniziato a leggere “A volte ritorno” l’ho trovato piacevole, scorrevole, divertente, ma forse un po’ ruffiano, per il modo in cui l’autore cerca di accattivarsi la simpatia dei lettori (specie i più giovani, forse), con quelle immagini da commediola americana Blockbuster, costruita a tavolino per intrattenere a suon di parolacce e senza troppe pretese di creare spunti di riflessione.
Un esempio lampante: a un certo punto nel romanzo si legge l’affermazione “Dio ama i froci”.
“Bella scoperta” – penso io, da agnostica - “se esiste veramente un dio è scontato che ami tutte le sue creature , indistintamente.” Però la frase fa effetto, con quel “froci” che scaccia subito qualsiasi ipotesi di buonismo o moralismo pedante nel tono dell’autore. Sicuramente è una frase che provocherebbe il facile scandalo degli ultra-bigotti sparsi nel mondo che confondono la religione con uno strumento per sfogare le proprie frustrazioni e insicurezze. Di fatto, però, il modo di narrare di Niven è provocatorio come potrebbe esserlo lo sberleffo di un bambino.
Certo, è divertente pensare a Gesù Cristo come a una sorta di fricchettone biondo che fuma canne e suona la chitarra imboccato nientepopodimenoche da Jimi Hendrix, ovviamente inserito tra i personaggi che popolano il Paradiso.
Ed è divertente pensare a Dio come a un buontempone che fuma, beve, ma si incazza al momento opportuno, dialoga con Satana come se fosse una sorta di amico un po’ bastardo col quale ti diverti a fare scommesse e pensa che Mosé sia uno sciroccato che ha travisato il suo unico, semplice messaggio all’Umanità: “Fate i bravi”, inventandosi solenni comandamenti.
La storia ha comunque dei punti di forza: questo Gesù dipinto come una sorta di rockstar vagabonda, candido e ingenuo, con al suo seguito una corte dei miracoli di tutto rispetto (due nonnetti un po’ tocchi, un veterano del Vietnam quasi muto con evidenti traumi psichici, una giovane mamma ex-tossica che cerca di allevare come meglio può i suoi figli, più i membri della sua band) in qualche modo funziona.
Il mondo in cui vive Gesù è un mondo in cui nessuno ha pietà per chi è più sfortunato, dove la brama di visibilità raggiunge il grottesco (vedi la parentesi del talent-show) e dove la manipolazione delle notizie operata dai mezzi di comunicazione sposta l’ago dell’opinione pubblica da un lato all’altro con una rapidità schizofrenica.
È una lettura che consiglio per la sua godibilità, per il sapiente dosaggio del ‘dolce’ e dell’ ‘amaro’ e poi perché sono incapace di sconsigliare una lettura! ;-)