kaipirissima
06-January-2012, 13:30
LE IDI DI MARZO
Un film di George Clooney
Con Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei.
Sceneggiatura: George Clooney, Grant heslov, Beau Willimon, tratto dall’opera teatrale Farragut North di Beau Willimon USA 2011.
3598
Montesquieu nel 1748 scriveva il potere assoluto corrompe assolutamente, erano gli anni in cui (grazie a Locke) si fondavano i presupposti del contrattualismo. Poi ci fu la rivoluzione americana e la Costituzione degli Stati Uniti d’America apriva la strada diffondendo un nuovo modello politico.
E qui inizia il film con un giuramento di fede a quella Costituzione, a quei principi atti a liberare il mondo dalla barbarie, dalla violenza, dall’ingiustizia. La fede nella democrazia perché il potere ha compito di tutelare i diritti del cittadino, eguale e libero, di creare una società giusta, migliore dello stesso individuo.
Di quante belle parole è fatta la politica, capace di infiammare gli animi più puri, immolandoli a un ideale, oppure corrompendoli fin nel profondo.
Il film parla di questo. Di come non ci siamo allontanati molto dalle barbarie, dove clientele finanziarie e politiche si sono sostituite ai grandi feudatari al seguito del re, pronti a sostenerlo o a tradirlo. Le nuove invasioni barbariche, i nuovi barbari, i nuovi re.
A noi che guardiamo rimane solo una domanda, se la classe politica ci rappresenta, allora anche noi siamo così? Cosa siamo disposti a sacrificare? Per quali battaglie siamo ancora disposti a lottare? Aveva ragione Manzoni quando nell'Adelchi scriveva Ad innocente opra non v' è : non resta Che far torto, o patirlo. O piuttosto siamo solo pedine, come diceva Machiavelli: perché il volgo va sempre dietro alle apparenze e a quel che succede; e nel mondo non c'è altro che volgo: le minoranze non contano, quando la massa ha dove appoggiarsi.
Eppure anche Niccolò, in fondo all’anima, non voleva rinunciare alla speranza che esistesse un Principe in grado di mettere i suoi interessi dopo lo Stato.
Il film, è ovvio, mi è piaciuto e devo riconoscere in Clooney un buon regista e un buon sceneggiatore. Soprattutto ha scelto dei volti davvero perfetti per il ruolo assegnato, senza contare che Clooney non si è ritagliato ogni fotogramma per sé, anzi. É vero, però, che ho visto solo questo film e guardando i commenti in giro mi sono accorta che molti lo ritengono piatto e prevedibile. Una ragazza citava un film che non ho visto dicendo che era molto più bello I colori della vittoria. Provvederemo.
consigliato.
Un film di George Clooney
Con Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei.
Sceneggiatura: George Clooney, Grant heslov, Beau Willimon, tratto dall’opera teatrale Farragut North di Beau Willimon USA 2011.
3598
Montesquieu nel 1748 scriveva il potere assoluto corrompe assolutamente, erano gli anni in cui (grazie a Locke) si fondavano i presupposti del contrattualismo. Poi ci fu la rivoluzione americana e la Costituzione degli Stati Uniti d’America apriva la strada diffondendo un nuovo modello politico.
E qui inizia il film con un giuramento di fede a quella Costituzione, a quei principi atti a liberare il mondo dalla barbarie, dalla violenza, dall’ingiustizia. La fede nella democrazia perché il potere ha compito di tutelare i diritti del cittadino, eguale e libero, di creare una società giusta, migliore dello stesso individuo.
Di quante belle parole è fatta la politica, capace di infiammare gli animi più puri, immolandoli a un ideale, oppure corrompendoli fin nel profondo.
Il film parla di questo. Di come non ci siamo allontanati molto dalle barbarie, dove clientele finanziarie e politiche si sono sostituite ai grandi feudatari al seguito del re, pronti a sostenerlo o a tradirlo. Le nuove invasioni barbariche, i nuovi barbari, i nuovi re.
A noi che guardiamo rimane solo una domanda, se la classe politica ci rappresenta, allora anche noi siamo così? Cosa siamo disposti a sacrificare? Per quali battaglie siamo ancora disposti a lottare? Aveva ragione Manzoni quando nell'Adelchi scriveva Ad innocente opra non v' è : non resta Che far torto, o patirlo. O piuttosto siamo solo pedine, come diceva Machiavelli: perché il volgo va sempre dietro alle apparenze e a quel che succede; e nel mondo non c'è altro che volgo: le minoranze non contano, quando la massa ha dove appoggiarsi.
Eppure anche Niccolò, in fondo all’anima, non voleva rinunciare alla speranza che esistesse un Principe in grado di mettere i suoi interessi dopo lo Stato.
Il film, è ovvio, mi è piaciuto e devo riconoscere in Clooney un buon regista e un buon sceneggiatore. Soprattutto ha scelto dei volti davvero perfetti per il ruolo assegnato, senza contare che Clooney non si è ritagliato ogni fotogramma per sé, anzi. É vero, però, che ho visto solo questo film e guardando i commenti in giro mi sono accorta che molti lo ritengono piatto e prevedibile. Una ragazza citava un film che non ho visto dicendo che era molto più bello I colori della vittoria. Provvederemo.
consigliato.