kaipirissima
07-September-2012, 12:55
MONSIEUR LAZHAR
Un film di Philippe Falardeau. Con Fellag, Sophie Nélisse, Danielle Proulx, Jules Philip, Èmilien Néron.
Tirolo origniale Bahir Lazhar.
Drammatico 94 min.
Canada 2011
3532
A volte mi chiedo se un buon insegnante è colui che ama il suo mestiere e di conseguenza i suoi studenti, o è colui che ama gli studenti e di conseguenza il suo lavoro.
Monsieur Lazhar appartiene alla seconda specie.
Monsieur Lazhar non è un professore di professione, non conosce i nuovi metodi educativi, ma è un uomo colto e gentile. Il suo approccio all’insegnamento appare obsoleto, ad esempio i banchi non sono disposti in circolo per facilitare l’aggregazione e i muri sono spogli, una classe apparentemente vuota. Ma questa è solo l’apparenza, la vera sostanza è che nella classe di Monsieur Lazhar gli argomenti scomodi non sono ignorati ma affrontati con sensibilità e intelligenza. Perfino con la classe vuota, solo guardando nell’angolo dove è posizionata la cattedra (perché i banchi sono disposti non perpendicolarmente alla cattedra dell’insegnante, ma alla lavagna, come a voler sottilmente affermare l’importanza di ciò che va imparato e non lo strumento di tale apprendimento) osservando Monsieur Lazhar che correggere i compiti percepiamo quell’aula piena di studenti, perché sono lì nelle pagine che il professore corregge, sono lì nella sua testa, nel suo cuore.
È così diverso Monsieur Lazhar e proprio a causa di questa sua “disponibilità”, nell’affrontare temi non ministeriali, viene spesso richiamato dal preside per le sue lezioni "alternative".
È come se la scuola volasse bassa, preferendo un percorso collaudato, privo di sorprese e di scontri. Le emozioni sono bandite, come gli argomenti più scomodi (un po' come studiare la rivoluzione francese senza la ghigliottina).
Eppure, lo sappiamo che i bambini hanno una visione semplice e, per questo, emotiva del mondo.
E i bambini di questo film, più degli altri, hanno bisogno di affrontare un argomento considerato da adulti, al quale però i grandi vogliono sfuggire, insabbiare, dimenticare.
I bambini vivono un conflitto silenzioso e travagliato poiché nessuno degli adulti sembra voler dar loro le risposte che cercano.
Anche Monsieur Lazhar è come un bambino, timido e insicuro, eppure cosciente delle proprie idee e, come i bambini della sua classe, costretto dalla vita fare i conti con la morte, a farsi una ragione di qualcosa che una ragione non ce l'ha.
Piccoli bambini adulti, molto più coraggiosi dei "grandi" che scelgono di tirarsi fuori dalla vita. Adulti che nascondono la testa sotto il cuscino e si coprono le orecchie come le tre scimmiette, e dall’altra bambini, piccoli lupi addomesticati dall’amore ma ancora selvatici nel cuore.
Ci sono tanti spunti nel film, non vi ho neppure detto che Monsieur Lazhar è un rifugiato politico, non vi ho parlato della sua famiglia, e non vi ho detto della mia commozione quando l’ho visto ballare… ma non bisogna sapere tutto, è bello anche scoprirlo al cinema. Perciò vi basti quanto ho detto, non è sempre necessario conoscere il copione dei film. A volte basta un’idea, il resto poi lo si trova in sala. Almeno io la penso così.
A me è piaciuto molto questo film e davvero lo consiglio vivamente. Era insieme a Una separazione in competizione per l’Oscar come miglior film straniero, non ha vinto, ma è certamente un gran bel film.
Un film di Philippe Falardeau. Con Fellag, Sophie Nélisse, Danielle Proulx, Jules Philip, Èmilien Néron.
Tirolo origniale Bahir Lazhar.
Drammatico 94 min.
Canada 2011
3532
A volte mi chiedo se un buon insegnante è colui che ama il suo mestiere e di conseguenza i suoi studenti, o è colui che ama gli studenti e di conseguenza il suo lavoro.
Monsieur Lazhar appartiene alla seconda specie.
Monsieur Lazhar non è un professore di professione, non conosce i nuovi metodi educativi, ma è un uomo colto e gentile. Il suo approccio all’insegnamento appare obsoleto, ad esempio i banchi non sono disposti in circolo per facilitare l’aggregazione e i muri sono spogli, una classe apparentemente vuota. Ma questa è solo l’apparenza, la vera sostanza è che nella classe di Monsieur Lazhar gli argomenti scomodi non sono ignorati ma affrontati con sensibilità e intelligenza. Perfino con la classe vuota, solo guardando nell’angolo dove è posizionata la cattedra (perché i banchi sono disposti non perpendicolarmente alla cattedra dell’insegnante, ma alla lavagna, come a voler sottilmente affermare l’importanza di ciò che va imparato e non lo strumento di tale apprendimento) osservando Monsieur Lazhar che correggere i compiti percepiamo quell’aula piena di studenti, perché sono lì nelle pagine che il professore corregge, sono lì nella sua testa, nel suo cuore.
È così diverso Monsieur Lazhar e proprio a causa di questa sua “disponibilità”, nell’affrontare temi non ministeriali, viene spesso richiamato dal preside per le sue lezioni "alternative".
È come se la scuola volasse bassa, preferendo un percorso collaudato, privo di sorprese e di scontri. Le emozioni sono bandite, come gli argomenti più scomodi (un po' come studiare la rivoluzione francese senza la ghigliottina).
Eppure, lo sappiamo che i bambini hanno una visione semplice e, per questo, emotiva del mondo.
E i bambini di questo film, più degli altri, hanno bisogno di affrontare un argomento considerato da adulti, al quale però i grandi vogliono sfuggire, insabbiare, dimenticare.
I bambini vivono un conflitto silenzioso e travagliato poiché nessuno degli adulti sembra voler dar loro le risposte che cercano.
Anche Monsieur Lazhar è come un bambino, timido e insicuro, eppure cosciente delle proprie idee e, come i bambini della sua classe, costretto dalla vita fare i conti con la morte, a farsi una ragione di qualcosa che una ragione non ce l'ha.
Piccoli bambini adulti, molto più coraggiosi dei "grandi" che scelgono di tirarsi fuori dalla vita. Adulti che nascondono la testa sotto il cuscino e si coprono le orecchie come le tre scimmiette, e dall’altra bambini, piccoli lupi addomesticati dall’amore ma ancora selvatici nel cuore.
Ci sono tanti spunti nel film, non vi ho neppure detto che Monsieur Lazhar è un rifugiato politico, non vi ho parlato della sua famiglia, e non vi ho detto della mia commozione quando l’ho visto ballare… ma non bisogna sapere tutto, è bello anche scoprirlo al cinema. Perciò vi basti quanto ho detto, non è sempre necessario conoscere il copione dei film. A volte basta un’idea, il resto poi lo si trova in sala. Almeno io la penso così.
A me è piaciuto molto questo film e davvero lo consiglio vivamente. Era insieme a Una separazione in competizione per l’Oscar come miglior film straniero, non ha vinto, ma è certamente un gran bel film.