Tregenda
10-July-2012, 19:12
Io ho iniziato a leggere Lucernario di Josè Saramago. “Il libro perduto e ritrovato nel tempo”, così lo chiamava il suo autore. Perché si tratta del suo primo romanzo, scritto tra il 1949 e il 1952 e rimasto inedito fino ad oggi. Quando l’allora trentunenne Saramago inviò il manoscritto ad una casa editrice non ricevette mai una risposta e, come racconta sua moglie, Pilar del Rio, nella prefazione, questo silenzio fu per lui un’umiliazione così cocente che quando nel 1999 ricevette la telefonata dell’editore che lo informava che “Per la casa editrice sarebbe un onore pubblicare il manoscritto trovato nel corso di un trasferimento della struttura”, egli corse a riprendersi il suo romanzo rifiutando recisamente la pubblicazione.
Perché “Nessuno è obbligato ad amare nessuno. Tutti abbiamo il dovere di rispettarci”. Così diceva in generale riguardo alla vita e nello specifico riguardo al fatto che nessun editore è obbligato a pubblicare i manoscritti che riceve, ma ha però il dovere di dare una risposta, anche se si tratta di un rifiuto, a chi ha messo tutto sé stesso in quel plico di fogli e inchiostro. A chi ha scritto di notte, al termine di lunghe giornate di lavoro, e ha aspettato con trepidazione, giorno dopo giorno e mese dopo mese, una risposta che non è mai arrivata.
E così il buon Josè disse a tutti quelli che sollecitavano la pubblicazione di questo “tesoro” ritrovato che non se ne parlava, almeno finchè fosse stato vivo.
Una questione di dignità, sicuramente molto difficile da comprendere per tutti quelli che pensano che basti scrivere per essere scrittori, e che basti essere scrittori per avere il diritto inalienabile al plauso del mondo.
L’ho già detto in passato ma lo ripeto: è soprattutto questo che fa la differenza in Saramago. L’umiltà.
Quel “Nessuno è obbligato ad amare nessuno”. Vaglielo a spiegare, agli scrittori e ai presunti tali che con sussiego ricercano e accolgono le lodi come si ricerca e si accoglie qualcosa di dovuto.
E allora, a due anni dalla morte del titano Josè, grazie a Pilar del Rio che ha deciso di offrire ai lettori del marito quello che lei stessa definisce un “gioiello”, “il regalo che i lettori di Saramago meritavano”.
“Lucernario è la porta d’ingresso a Saramago e sarà una scoperta per ogni lettore. Come se un cerchio perfetto si chiudesse. Come se la morte non esistesse".
Perché “Nessuno è obbligato ad amare nessuno. Tutti abbiamo il dovere di rispettarci”. Così diceva in generale riguardo alla vita e nello specifico riguardo al fatto che nessun editore è obbligato a pubblicare i manoscritti che riceve, ma ha però il dovere di dare una risposta, anche se si tratta di un rifiuto, a chi ha messo tutto sé stesso in quel plico di fogli e inchiostro. A chi ha scritto di notte, al termine di lunghe giornate di lavoro, e ha aspettato con trepidazione, giorno dopo giorno e mese dopo mese, una risposta che non è mai arrivata.
E così il buon Josè disse a tutti quelli che sollecitavano la pubblicazione di questo “tesoro” ritrovato che non se ne parlava, almeno finchè fosse stato vivo.
Una questione di dignità, sicuramente molto difficile da comprendere per tutti quelli che pensano che basti scrivere per essere scrittori, e che basti essere scrittori per avere il diritto inalienabile al plauso del mondo.
L’ho già detto in passato ma lo ripeto: è soprattutto questo che fa la differenza in Saramago. L’umiltà.
Quel “Nessuno è obbligato ad amare nessuno”. Vaglielo a spiegare, agli scrittori e ai presunti tali che con sussiego ricercano e accolgono le lodi come si ricerca e si accoglie qualcosa di dovuto.
E allora, a due anni dalla morte del titano Josè, grazie a Pilar del Rio che ha deciso di offrire ai lettori del marito quello che lei stessa definisce un “gioiello”, “il regalo che i lettori di Saramago meritavano”.
“Lucernario è la porta d’ingresso a Saramago e sarà una scoperta per ogni lettore. Come se un cerchio perfetto si chiudesse. Come se la morte non esistesse".