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Visualizza la versione completa : Le benevole - Jonathan Littell



Chomsky
28-November-2011, 23:31
A proposito di romanzi che scrutano il lato oscuro dell'uomo segnalo "Le benevole" di Jonathan Littell.
Questa è la mia recensione:

La banalità del male

E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te (Al di là del bene e del male) Friedrich Nietzsche


La morte di una persona è una tragedia, la morte di un milione è una statistica. Josip Stalin


Un famoso saggio di Hannah Arendt, basato sul resoconto del processo di Gerusalemme a carico di Adolf Eichmann, si intitola “La banalità del male” e questo concetto è il nucleo fondante del fluviale romanzo (943 pagine) “Le benevole “ di Jonathan Littell scrittore statunitense di origini ebree, il cui titolo richiama il mito delle Eumenidi che si contrappongono alle Erinni e proteggono i colpevoli. Protagonista e voce narrante di questo sconvolgente romanzo è Maximilien Aue, ricco merlettaio tedesco di origine francese che in un empito di espiazione racconta la sua scellerata vita attraverso gli orrori del ventesimo secolo.
Da semplice soldato Aue vive ogni più raccapricciante vicenda del folle incubo nazista sino a diventare per caso eroe nazionale e ci prospetta una scomoda verità che tentiamo sempre di nascondere. Non esistono buoni e cattivi ma il nostro animo può essere pronto ad oscillare tra una delle due situazioni a seconda della fatalità del caso. In un dialogo con il protagonista, un medico militare racconta di essere andato a riferire sulle vicende più atroci dell’invasione tedesca della Russia e alla domanda di Aue su quale fosse la cosa più atroce che avesse visto, il medico risponde semplicemente “L’Uomo”.
L’Uomo a cui non è bastata la lezione di Auschwitz ma ha voluto replicarlo in mille luoghi da Sabra e Chatila a Kigali, da Srebenica ad Abu Ghraib.
Maximilien ci prende per mano e ci prova come il Male assoluto non ha bisogno di un Cattivo assoluto ma è opera anche di grigi burocrati hanno il compito di ottimizzare la “soluzione finale”. Questo romanzo è un pugno nello stomaco e sebbene abbia dei tempi morti e qualche parte a mio parere carente, è un libro su cui bisognerebbe riflettere e meditare a fondo in quanto secondo quanto pensava Primo Levi, “Chi dimentica è condannato a rivivere.”
Basato su ricerche storiche approfondite tra tanti saggi storici di primo piano, tra cui spicca “La Germania nazista e gli ebrei" di Saul Friedländer e con echi delle esperienze raccontate da Sven Hassel nei suoi romanzi, “Le benevole” vincitore del premio Goncourt, massimo riconoscimento letterario francese nel 2006, ha una struttura molto complessa e a tratti mescola personaggi e vicende storiche, tra gli altri sono molto ben tratteggiati Albert Speer, Heinrich Himmler, Ernst Kalterbrunner e numerosi altri gerarchi nazisti e vicende personali del protagonista che talvolta sconfinano nel delirio erotico e nella vera e propria psicosi.
Un libro che ha scatenato numerose polemiche e accesi dibattiti ma da leggere in ogni caso

Wentworth
29-November-2011, 00:14
Letto. Non saprei nemmeno commentare un libro del genere. Un pugno nello stomaco sì, vomitevole a tratti, pesante e caotico in altri, eppure ne ho subito un certo fascino che mi ha proibito di abbandonarlo. Ovvio, la questione di fondo mi ha fatto pensare fino alla fine, ogni comportamento di Aue mi ha fatto chiedere se avrebbe potuto essere il mio. Eh no mi dicevo, piuttosto la rivolta, la condanna, il suicidio. Ma il dubbio rimane...
Certo, da leggere sicuramente.

Chomsky
30-November-2011, 22:10
E' proprio questo lo scopo di Jonathan Littell, toglierci ogni certezza sui nostri comportamenti e sfatare il mito consolatorio del dittatore sanguinario e dei cittadini che non sapevano. Tesi già illustrata da Daniel J. Goldhagen nel libro "I volenterosi carnefici di Hitler" e che nel romanzo assume un carattere universale perchè, come insegna Umberto Eco, "quello che non si può teorizzare si deve narrare

daniela
02-December-2011, 22:31
E' da un po' che tengo d'occhio Le benevole, questo libro mi attira.

Ora sto leggendo tutt'altro, Il leopardo di Jo Nesbø.

daniela
20-October-2012, 22:16
"Nato in Alsazia da padre tedesco e madre francese, Maximilien Aue dirige sotto falso nome una fabbrica di merletti nel nord della Francia. Svolge bene il suo lavoro, è un uomo preciso ed efficiente. Preciso ed efficiente, del resto, lo era stato anche negli anni del nazismo, quando fra il 1937 e il 1945, aveva fatto carriera nelle SS in Germania. Pur essendo un nazionalsocialista convinto, il giovane e brillante giurista era entrato per caso nel corpo, punta di diamante del Reich hitleriano: fermato dalla polizia dopo un incontro omosessuale, aveva accettato di arruolarsi per evitare la denuncia. Nel 1941 Max è sul fronte orientale, dove dà il suo contributo al genocidiodi ebrei, zingari e comunisti. Al crepuscolo del nazismo, viene in aiuto a Max il suo bilinguismo: assumendo l'identità di un francese deportato in Germania, riesce a fuggire. Trascinato dalla corrente della storia e inseguito da fantasmi che, come furie benevole dei greci, le eumenidi, cercano vendetta, Max Aue è parte di noi, la parte più nera."

(tratto da Amazon.it)



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Ho da poco finito di leggere "Le benevole" di Jonathan Littell, uno scrittore franco-americano nato nel 1967 in una famiglia di origine ebraica, emigrata dalla Polonia negli Stati Uniti alla fine dell'Ottocento.
L'opera, scritta originariamente in francese, ha ottenuto due importanti riconoscimenti letterari: il Grand Prix du Roman de l'Académie Française e il Prix Goncourt ed ha sollevato numerose polemiche.

Non è un libro facile da leggere perchè presenta i fatti attraverso gli occhi di uno dei carnefici tentando di giustificarli.
E' un romanzo epocale, impervio, con centinaia di nomi e cognomi e parole tedesche che non è possibile tenere a mente. In 956 pagine narra la storia di Maximilien Aue, un ufficiale delle SS attivamente coinvolto nell'Olocausto.

Il protagonista narra in prima persona gli orrori del Nazismo che ha commesso durante la guerra per obbedienza, come se fossero delle azioni perfettamente normali che chiunque secondo lui, avrebbe potuto effettuare se si fosse trovato nella sua situazione.
Come Abramo, che nella Bibbia è disposto ad uccidere il proprio figlio per obbedire a Dio, così i nazisti mettevano a tacere la propria coscienza etica per obbedire al nazionalsocialismo, come fosse una fede.

Sinceramente, le prime 500 pagine sono aberranti, vomitevoli e molto ripetitive e noiose, e infarcite di tentativi di giustificare l'orrore: ho pensato almeno dieci volte di abbandonare il libro al suo destino.

Però, dopo la metà, il racconto diventa interessante e comprendo il successo e le polemiche che lo hanno accompagnato, pur non condividendo il tentativo dell'autore di convincerci che chiunque, in quella situazione, avrebbe agito nello stesso modo, sacrificando la propria coscienza per obbedire agli ordini. Comprendo "la banalità del male", ma la fede cieca nel nazionalsocialismo non può a mio parere ridurre la responsabilità individuale di chi uccide, tortura e sevizia.

Trovo anzi pericoloso il messaggio che questo libro trasmette, cioè il tentativo di giustificare e assolvere gli assassini: a me non basta che il protagonista vomiti e stia male dopo un eccidio.
Mi sono chiesta se l'autore avesse letto "Se questo è un uomo" di Primo Levi e "La banalità del male" di Hanna Harendt, ma temo di no. Consiglio la lettura di entrambi, prima di leggere Le benevole, come antidoto.

Devo dire però, a malincuore, che qualcosa di vero c'è nelle tesi del libro, di massacro in massacro, ci desensibilizziamo insieme ad Aue, anche all'orrore ci si abitua, il disumano e l'umano ci appartengono entrambi. Cosa avremmo fatto noi se il destino ci avesse posto in questa bufera dalla parte dei carnefici?

Mi ha fatto molto arrabbiare durante la lettura, ma sono contenta di averlo letto fino alla fine.

Rosy
21-October-2012, 19:39
Bellissima e completa , questa tua recensione.
Non so se leggerò il libro, ma ti ho letta volentieri: mi piaceva avere un tuo parere. ciao!
Rosy