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Visualizza la versione completa : [Storia] Il Secolo Breve



Mauro
03-November-2011, 11:37
Ultimamente mi è tornata la voglia di letture storiche e, tanto per rinfrescarmi la memoria, ho cominciato questo bel tomo che pare interessante. C'è qualcuno che l'ha già letto e sa dirmi se è davvero ben fatto come sembra dalle prima pagine? Oppure qualcuno che ha da consigliare letture simili, comunque inerenti al '900?

http://img3.libreriauniversitaria.it/BIT/934/9788817019347g.jpg

Brown
03-November-2011, 16:10
L'ho studiato perché era uno dei testi che portavo all'esame di storia economica...
La tua impressione è giusta, è ben fatto. Tieni però conto che questo storico è di impostazione marxista, quindi ha una sua particolare chiave di lettura dei fatti.

Fammi sapere quando lo finisci ;)

zio fred
05-November-2011, 08:58
Devo dire che anche a me spesso viene una botta di nostalgia, sì di nostalgia perchè mi ritengo figlio del novecento non certo del duemila, e mi cerco letture storiche sul secolo breve. Più che libri saccheggio letture di articoli su periodi precisi dal web, possiedo e mi è piaciuto assai un bel tomo sugli anni 1917-1950 di Arthur Schlesinger jr. "Il mio secolo americano", che avrebbe dovuto avere anche una seconda parte di cui non so nulla, forse mai scritto. Poi perchè no, ho "L'Italia del Novecento" di Montanelli-Cervi, lettura scorrevole e piacevole che potrebbe inoltre compensare, dico a Mauro, la sua precedente lettura con questo taglio non propriamente di sinistra....

Brown
05-November-2011, 16:22
Mauro, di interessante c'è il meraviglioso secondo volume della Storia economica e sociale del mondo di Paul Bairoch, pubblicato da Einaudi. Bairoch è stato uno dei più grandi storici del '900, purtroppo scomparso nel '99.

Mauro
05-November-2011, 23:13
Grazie a tutti.
In effetti l'opera della coppia Montanelli-Cervi mi consentirebbe, credo, di bilanciare un po' anche i due volumi di Ginsborg sull'Italia dal 1945 al 1995

Chomsky
06-November-2011, 09:48
"Il secolo breve è un saggio interessante ma come già sottolineato, troppo incline ad una sottovalutazione dei grandi crimini del comunismo sovietico e pur non essendo distante dall'orientamento politico dello storico inglese, penso che questo sia un difetto di cui tener conto nella lettura del libro. Essendo Hobsbawm uno specialista dell'ottocento, forse è stato preso dalla foga politica per usare il consueto equilibrio dello storico. Forse è dovuto a questo anche un grave errore storico che ho riscontrato nel testo e che ho fatto notare invano alla sua casa editrice che mi assicurò di farlo correggere nelle ristampe ma che ho trovato tale e quale nelle nuove edizioni.
Il volume della coppia Montanelli-Cervi mi pare troppo giornalistico, senza avere la profondità di visione tipica degli storici, come si può anche notare mettendo a confronto il loro "L'Italia degli anni di piombo" con "La notte della Repubblica" di Sergio Zavoli che affronta quel periodo cruciale con ben altra capacità di approfondimento. Un ottimo libro che parla del secolo tarscorso è "Dopoguerra" di Tony Judt e per restare in ambito italiano sono da citare tre saggi di Guido Crainz "Il paese mancato", "Storia del miracolo italiano" e "Autobiografia di una repubblica", "Piombo rosso" di Giorgio Galli sul terrorismo italiano, "Il golpe inglese" di Giovanni Fasanella, che sulla scorta din documenti inediti racconta l'inquietante influenza britannica sulla vita politica italiana e "Memoriale della Repubblica" di Miguel Gotor, che partendo dalle lettere di Aldo Moro dalla prigionia crea un affresco completo dell'Italia del dopoguerra.

zio fred
06-November-2011, 12:12
Bella discussione questa e lascio a voi giovani di disquisire su testi storico/economico/sociali molto profondi mentre per me senior seduto col plaid sulle gambe vicino al caminetto (mai come oggi, mentre guardo cadere la pioggia con un po’ di preoccupazione) le letture sul “secolo breve” sono più lievi e nostalgia e ricordi.
Certo mi verrebbe da dire con l’ironia di Montanelli : chi è lo storico? Ma quello che ha una cattedra universitaria, gli altri sono solo divulgatori. E infatti Indro non fu mai considerato storico e neppure volle esserlo mentre asseriva di essersi voluto ispirare al modello degli storici anglosassoni e come loro, scrivere con un approccio e un linguaggio accattivanti per il comune lettore, il macellaio del Wisconsin, che immagino per lui corrispondeva alla casalinga di Voghera del mio illustre concittadino Eco.
Se posso aggiungere, e mi scuserete la poca ortodossia in quanto qui si parla di saggi ( e guarda un po’, la parola “saggi” fa venire in mente testi scritti ma anche Voi che qui scrivete) trovo molto interessante per capire un’epoca leggere biografie o romanzi storici, naturalmente ben documentati. Forse “Il nome della Rosa” ha fatto comprendere la vita in un monastero assai più di tanti testi paludati.
Orbene per quanto riguarda il periodo 1900-1945 sono stati davvero illuminanti i libri, in sequenza, di Upton Sinclair sulla saga famigliare di Lanny Budd; poco conosciuti ma davvero affascinanti, sai Mauro? Anche difficili da trovare ormai, ma questo per un cacciatore di libri è il divertimento.
Infine un commento: son d'accordo su chi dice che il secolo breve inizia prima del 1914: i busti di Sigmund Freud, autore nel 1900 di Le interpretazioni dei sogni, e di Friedrich Nietzsche, morto in quello stesso anno incarnano il significato fondamentale del nuovo secolo.
Se poi potessi fare un passetto indietro e vivere a Parigi nel tempo degli Impressionisti, oh magnifique ! ( "La vita moderna" di Susan Vreeland, oppure la biografia di Pisarro di Irving Stone.
Ma vedete che sono un dilettante e dunque continuerò a leggervi con interesse miei saggi saggisti e con apprezzamento per la vostra rara passione sperando di riuscire a capirvi.

Chomsky
06-November-2011, 16:28
Sono completamente d'accordo con te zio Fred, leggere "Il nome della rosa" fa capire il medioevo molto meglio che ponderosi tomi storici, anche se "Storia di un paese. Montaillou" di Emmanuel Le Roy Ladurie non è proprio un mattone indigeribile. Ma nel romanzo il narratore, il novizio Adso da Melk, non comprende minimamente le vicende che accadono sotto i suoi occhi e per avere una visione più completa e definita ha bisogno della distanza del tempo che gli consente, forse, di capire i terribili avvenimenti di cui è stato testimone. E' possibile che la forma di governo assunta in Unione Sovietica sia dovuta alla cultura e mentalità russa che concepisce il potere solo in forma autoritaria e verticistica, dallo "zarosta" del più piccolo villaggio sperduto in Siberia all'onnipotente Zar di tutte le Russie e che, nel passaggio tra lo zarismo al comunismo si sia voluto, o dovuto, ricorrere al sistema più conosciuto e più congeniale ai russi. Questa è anche la tesi del sociologo Emmanuel Todd nei suoi libri "Il crollo finale" e "Dopo l'impero" ma mi pare che la realizzazione di questa utopia si sia dimostrata irrealizzabile in quel contesto.
Per quanto riguarda Montanelli, avendo vissuto il periodo nefasto degli anni di piombo, sia pur da adolescente, se mi fossi limitato a leggere "L'Italia degli anni di piombo" senza integrarlo con altri libri mi sarei ritrovato come Adso a non capire ciò che succedeva attorno a me.
Per finire concedimi un appunto, la casalinga di Voghera è stata evocata dal vogherese Alberto Arbasino e non dall'alessandrino Umberto Eco.

zio fred
06-November-2011, 17:09
la casalinga di Voghera è stata evocata dal vogherese Alberto Arbasino e non dall'alessandrino Umberto Eco.


ecco vedi...fosse stato un quiz di sapientoni.it l'avrei sbagliato!
meglio non dirlo ad Eco...e sai che ogni tanto viene a parlare al Liceo e vado a sentirlo perchè è sempre uno spasso.
Tra l'altro mi piace anche Arbasino anche se quando scrive perde cultura da tutte le parti.

Rupert
06-November-2011, 21:21
Grandi affreschi?

Quello di Eric Hobsbawm è un ottima sistematizzazione generale del XX secolo. Qualcuno ha detto che è di parte. È vero, ma ha il pregio di dichiarare in maniera moto onesta quale sia la parte da cui la storia del mondo è vista ed interpretata, per cui è anche agevole per il lettore trarre le proprie conclusioni e fare le proprie considerazioni.

Consiglio l'integrazione dell'opera con il bellissiomo, tristissimo e pnderosissimo tomo di

Anne Applebaum, Gulag, a history, New York 2003.

So che è stato tradotto anche in italiano. Il libro ha vinto il premio Pulitzer nel 2004.


Per un grande affresco di diversa prospettiva (quella cattolica e francese) consiglio invece

René Rémond, Il XX secolo dal 1914 ai giorni nostri, Milano 1982.


Per ritagli tematici o cronologici più specifici... manifestati caro Mauro e ti darò materiale di lettura per lustri interi. Gli storici sono notoriamente la specie umana più grafomane e prolifica...


Rupert

Mauro
06-November-2011, 23:13
Lo farò Rupert, lo farò.
Intanto vi ringrazio tutti per i preziosi consigli che ho già provveduto ad annotare.