Visualizza la versione completa : Javier Marìas - Gli innamoramenti (appunti di lettura)
daniela
21-April-2013, 22:19
Javier Marìas (Madrid 1951) tradotto in tutto il mondo, è anche traduttore di importanti autori anglosassoni, saggista, giornalista storico di El Paìs.
1681
Gli innamoramenti (2011)
"Maria Dolz è una donna di circa trent'anni che lavora per una casa editrice. La mattina, prima di entrare in ufficio, è solita recarsi in un bar, sempre il solito, dove vede sempre la stessa coppia, un uomo e una donna, due innamorati che ama osservare. Le piace, in particolare, la felicità che sembra sprigionarsi dai due, una gioia contagiosa che consente a Maria di sopravvivere alla noia delle abitudini. Un giorno però qualcosa cambia, la monotonia si spezza. I due non si presentano al bar."
Grazie all'input di Patrizia provo ad avvicinarmi a questo autore, Javier Marìas, che non conosco e che mi dicono essere un grande.
Dai commenti che ho letto in rete, vedo che Marìas è paragonato a Italo Svevo, un Italo Svevo madrileno, per l'introspezione psicologica.
Il primo impatto mi ha decisamente spiazzato e mi sono arenata: non mi aspettavo questo stile di scrittura, fatto di frasi lunghe e riflessioni al limite del maniacale, e l'andirivieni ossessivo del pensiero.
Il libro esplora la psiche umana, si sofferma (e quanto si sofferma! :mrgreen:) sugli stati d'animo dei personaggi, inizia come una storia di sentimenti e da lì si sviluppa, diventando un noir intrigante che si sviluppa tra le vie di Madrid.
Ora lo riprenderò, grazie al supporto psicologico di poterne condividere la lettura.
"In genere si pensa all'innamoramento come qualcosa di positivo e chi non l'ha provato gli manca - spiega Marìas - è considerato qualcosa che rende più nobili, migliori, e questo può darsi, ma può essere esattamente il contrario: alcuni innamoramenti diventano per esempio meschini, addirittura violenti e troppo spesso l'amore è valutato come un alibi, una scusante. Vi è una lunga tradizione nella letteratura di tante cose brutte fatte anche per amore, e questo nel romanzo c'è".
Patrizia
21-April-2013, 22:57
non mi aspettavo questo stile di scrittura, fatto di frasi lunghe e riflessioni al limite del maniacale, e l'andirivieni ossessivo del pensiero.
Il libro esplora la psiche umana, si sofferma (e quanto si sofferma! :mrgreen:) sugli stati d'animo dei personaggi...
Ohi, ohi, ho sempre pensato d'essere un po' fuori di testa, ora, Daniela, finirò col preoccuparmi seriamente, perché io in queste riflessioni maniacali ci sguazzo... scherzo, capisco bene ciò che intendi... la verità è che questo romanzo mi sta affascinando. Riporto qui le mie prime impressioni che sono diverse dalle tue, spero di non annoiarti (appunti più lunghi del solito, cercherò d'essere più concisa la prossima volta).
Sino a pag.111
La cupa circostanza d'esordio è alleggerita da scorci di piacevole ironia, che tornerà a tratti, anche se le pagine diventano progressivamente più impegnative e pregne e lo scandaglio psicologico dei personaggi sempre più profondo; inevitabilmente lo stile di scrittura cambia un po’, comunque (finora) mai ostico o pesante. Secondo me anche a gioco lungo si legge bene questo Marías, pieno di grazia nonostante i temi trattati. Si parla di vita e di morte ma soprattutto di cosa siamo fatti, non di sola materia ma anche di pensiero, ed è proprio questo, il pensiero, tema sempre caro all'autore, l’argomento vero del libro; “noi siamo ciò che abbiamo fatto ma anche quello che avremmo voluto fare” ciò che abbiamo desiderato, le innumerevoli possibilità e potenzialità racchiuse in ogni istante di vita.
Come Proust, Kundera, Faulkner e Calvino, Marías dedica grande attenzione alle mutazioni della realtà nella corsa del tempo che rende variamente interpretabile anche il presente nel momento stesso in cui si sta compiendo. Perché le situazioni, i sentimenti si modificano mentre li viviamo: l’imprevedibilità del caso confonde le carte del destino che pareva già assegnato e alla fine ci accorgiamo che ciò che conta davvero non è tanto e solo quel che accade bensì anche gli spazi irrisolti nel frattempo, pieni di progetti e sogni che ci hanno fatto volare alto.
Quasi sempre mi sono trovata d’accordo con le considerazioni espresse, ho sottolineato moltissimo e soltanto a pagina 105 la matita piomba dall’alto sfregiando il foglio con un punto di domanda e un NO contrariato vergato in stampatello… ma già le pagine 108-9-10-11 tornano fitte dei miei personalissimi segni d’approvazione: il libro mi ha riassorbita nella sua densità con tutta me stessa.
N.B. Ma quanto è insopportabile il professor Rico? Così spocchioso e supponente.
Quel "E oltretutto è invidioso di me" che chiude il capitolo è uno spasso da manuale.
.
Patrizia
21-April-2013, 23:05
Musica dedicata. La protagonista del libro è donna, per questo ho scelto un'interpretazione al femminile, anche se si tratta di una cover.
http://www.youtube.com/watch?v=m--lZP1c28g&NR=1&feature=endscreen
daniela
23-April-2013, 16:31
Quasi sempre mi sono trovata d’accordo con le considerazioni espresse, ho sottolineato moltissimo e soltanto a pagina 105 la matita piomba dall’alto sfregiando il foglio con un punto di domanda e un NO contrariato vergato in stampatello….
Sono curiosa, anch'io ho trovato moltissime considerazioni condivisibili ma: qual'è la riflessione di pag. 105 che non ti è piaciuta?
"L'errore di credere che il presente sia per sempre, che quel che c'è in ogni istante sia definitivo, quando tutti dovremmo sapere che niente lo è, fino a che ci resta un po' di tempo. Ci trasciniamo dietro abbastanza capovolgimenti e giri, non soltanto della sorte ma del nostro animo. Impariamo a poco a poco che quanto ci era apparso gravissimo un bel giorno ci sembrerà neutro, soltanto un fatto, soltanto un dato."
E prosegue, allargandosi fino alla perdita della persona cara: sostenendo che la vita continua, anche dopo un lutto, mi ha richiamato alla mente il proverbio, "Chi muore tace, chi vive si dà pace".
Sto proseguendo velocemente la lettura (sono a Pag. 164 - Parte terza).
Un appunto: capitoli eccessivamente lunghi.
Ho l'abitudine di interrompere la lettura alla fine del capitolo, ma ... la fine del capitolo non arrivava più...stavo cominciando a sbuffare...
Un mio amico sostiene che l'importante in letteratura non è la trama, il racconto, la storia. Tutte le storie sono già state scritte e sono appunto "storie", cioè vicende inventate. La letteratura è divagazione.
Presentando in pubblico la recensione di un libro, coerentemente con il suo pensiero, che non si legge un libro per la trama, ha svelato il finale della "storia" ed è stato criticato.
Ho trovato lo stesso concetto di letteratura in Marìas:
"Quello che ne è stato è la cosa meno importante. Si tratta di un romanzo, e quanto accade nei romanzi è indifferente e si dimentica, una volta terminati. Le cose interessanti sono le possibilità e le idee che ci inoculano e ci portano attraverso i loro casi immaginari, rimangono con noi con maggiore nitidezza dei fatti reali e li teniamo in maggiore considerazione."
Patrizia
24-April-2013, 16:35
Urca, mi hai già superata, Dani, non ho ancora terminato la seconda parte.
Probabilmente l’edizione elettronica ha un’impaginazione diversa, il cartaceo è suddiviso in capitoletti.
Mi chiedi di pagina 105 – il discorso inizia già alla 104 – segue la riflessione che hai citato tu "...Che la persona senza la quale non potevamo stare e a causa della quale non riuscivamo a dormire, senza la quale non potevamo concepire la nostra esistenza, dalle cui parole e dalla cui presenza dipendevamo giorno dopo giorno, verrà un momento in cui non ci occuperà un solo pensiero, e anche se ciò avverrà, di tanto in tanto, sarà per uno stringersi nelle spalle [...] Che cosa ci interessa di quelli che si distaccano da noi, di quelli che se ne vanno, di quelli che ci voltano le spalle e si allontanano, di quelli che lasciamo perdere e rendiamo invisibili, puri nomi che ricordiamo soltanto quando per caso tornano a giungerci all'udito, di quelli che muoiono e così ci abbandonano?"
Non è sempre così: quando un legame è stato davvero importante, siamo capaci di attendere per un periodo indeterminato e indeterminabile - fors'anche una vita intera -, un gesto, una parola, un qualunque segno dal cielo o dalla terra che ci restituisca i nostri ricordi, non importa se logori e corrotti da quanto è avvenuto in seguito, e pure nella consapevolezza che un ritorno è impossibile.
Allo stesso modo, con la medesima pervicace determinazione, si può coltivare ostilità e rancore molto a lungo… oppure svegliarsi un mattino improvvisamente liberi da ogni risentimento.
Del resto, proseguendo nella lettura ho trovato accenni che in parte confortano il mio pensiero:
solo un esempio p. 135 “… se non avesse avuto quella vecchia fissazione, quell'antica passione cerebrale …”
Ogni convinzione o virtù contiene il suo contrario, si sa e mi ripeto, tutto può essere niente, e nel niente può esserci qualcosa - se non tutto.
A mio avviso, leggere Marías è un’esperienza bellissima proprio per questo, è un viaggio nelle contraddizioni della mente e le mistificazioni della realtà . Quest’autore ci accompagna e ci mostra ogni argomento come attraverso un caleidoscopio, proponendolo più volte e divagando, variamente dissertando, aggiungendo un particolare che nella sua semplicità potrebbe sembrare insignificante, invece riverbera in mille luci diverse e in prospettive amplissime.
E lui è qui, a pagina 120, il principale personaggio maschile della storia, Díaz-Varela – Javier – che si descrive nelle parole di María (senza falsa modestia, è ben cosciente del suo valore :mrgreen:)“… mentre parlava animato non potevo spostare gli occhi da lui e mi deliziavano la sua voce profonda e quasi rivolta verso l’interno e la sua sintassi dalle concatenazioni spesso arbitrarie , a volte l'insieme sembrava provenire non da un essere umano ma da uno strumento musicale che non trasmette significati, magari un piano suonato con leggerezza“
Questo soporifero prologo per annunciarvi che ho chiuso il libro a pagina 160 scoprendo finalmente che i progetti e i sogni ci fanno volare alto, sì, ma raramente sono buoni e belli, troppo spesso sono invece brutti e cattivi.
Già a pagina 82 scrivevo a margine: un classico, Javier, l’amico più caro è il mandante.
.
daniela
01-May-2013, 14:26
La riflessione di pag. 105, l'idea che si possa fare a meno di qualcuno che ci appare indispensabile, e amare oltre, andare oltre, e continuare a vivere: ho pensato a chi perde un figlio, e non credo che possa con facilità dimenticare e continuare a vivere, nemmeno dopo tanti anni.
Mi trova invece d'accordo se si riferisce ad altri amori: può sembrare cinico dirlo, ma la vita continua e il tempo aiuta a voltare pagina.
Anche perchè si cambia: ripensare ora al batticuore con cui si attendeva, una vita fa, la telefonata del primo amore può suscitare tenerezza, ma possiamo con tranquillità riconoscere che la vita non si è fermata a quel momento, altre persone e altri amori hanno riempito la nostra vita.
Quest’autore ci accompagna e ci mostra ogni argomento come attraverso un caleidoscopio, proponendolo più volte e divagando, variamente dissertando, aggiungendo un particolare che nella sua semplicità potrebbe sembrare insignificante, invece riverbera in mille luci diverse e in prospettive amplissime.
Questa frase definisce perfettamente il libro di Marìas!
Ho finito la lettura, è stata una lettura impegnativa e con un paio di abbandoni da parte mia (grazie Patrizia, il tuo entusiasmo è stato per me uno stimolo importante).
La trama gialla è a mio parere poco più di un pretesto, per poter divagare e scandagliare i sentimenti con la lente d'ingrandimento della riflessione.
Consiglio il libro a chi ama i saggi e le letture impegnate. Un'anatomia del sentimento amoroso implacabile: come vedere un film al rallenty, con un fotogramma che si insinua nell'altro, una riflessione sugli innamoramenti e ancora più sulla morte.
Patrizia
03-May-2013, 23:09
Tutto si attenua, ma nulla è mai veramente rimosso, ciò che abbiamo vissuto è ancora in noi, e risuona nel profondo perfino se è stato solo un percorso mentale, un abbaglio o un’allucinazione.
A volte i ricordi sono distruttivi e abbiamo bisogno di soffocarli, circondarli d’ombra impenetrabile per guardare avanti; costituiscono una zavorra e noi pretendiamo un “passato che non protesta” e lasci spazio a nuova vita.
Ci chiediamo se sia giusto che un morto, o un sentimento interrotto, ritorni e ci consoli e ci perseguiti e ci trascini in “un quadro che non ammette ritocchi perché è completamente concluso”.
Io non credo che l’amore indimenticabile sia il primo batticuore, assolutamente. E neppure Marías lo crede: il sentire della protagonista appare con tratti dal flavour adolescenziale, questo sì, ma sono la freschezza, l’imprudenza, l’abnegazione del suo slancio a essere proprie della giovinezza, così lontane dall’adulta cautela, pigra e maliziosa.
Per parte mia penso che il vero innamoramento possa infiltrarsi più facilmente attraverso le crepe nella corazza della maturità, ne sia lo scarto improvviso cui non possiamo opporci; che sia l’ossessione, la massa gravitazionale dei nostri errori e fallimenti, dei desideri inappagati, delle assenze, di ciò che abbiamo perso o abbandonato, o non abbiamo scelto o non abbiamo realizzato.
Colpisce quando siamo impreparati, prende forma dalla nostra fragilità, è ansia spirituale che si concentra in una persona - che forse neppure ci corrisponde -, ma alla quale ci consegniamo schiavi perché incarna e dà piena e vitale concretezza ai “vuoti”, ai frammenti di noi che non hanno trovato compimento.
Purtroppo non c’è niente di davvero puro e certo; viviamo nell'inganno del presente, del nostro passato confuso e rinnegato rimane indelebile, imprigionato nella memoria, solo ciò che ci è stato strappato, che non è avvenuto o è rimasto sospeso. La ferita, la dolorosa rinuncia, l’impossibilità di realizzare il sogno cui sentiamo di appartenere, perdurano il ricordo nella maggiore intensità ed emozione che mai ci siano dati provare.
***
Quelli che ho tentato di descrivere sono alcuni dei tanti contenuti del libro, molto vicino a “Domani nella battaglia pensa a me”, ma da esso differente per una più agile accessibilità complessiva, l’introduzione di spunti giuridici e nell’importante riflessione sull’eutanasia. Devo riconoscere che quest’ultima ha causato un serio momento di stallo alla mia lettura, superato solo dopo profonda rielaborazione. Per due motivi: il rimando forte e pesantissimo alla trama di Almodóvar e soprattutto una mia particolare sensibilità al tema che mi ha colta nel momento sbagliato.
Per quanto mi riguarda, Marías si conferma il grande autore che ho incontrato in altri suoi scritti.
Lo stile è impeccabile, direi superbo, meravigliosi i refrain metaletterari di Balzac, Dumas e Shakespeare; magistrale controllo del fraseggio, un elegantissimo succedersi di afflati e voli pindarici che travolgono in un turbamento intellettuale che lascia senza fiato.
È uno scrittore pericoloso, lucido e spietato, non fa concessione alcuna, e mentre ti accarezza con le parole, ti spezza l’anima in due e manda in frantumi il cuore.
Devo rileggere “La battaglia”, non sarà questa notte, neppure domani… ma presto…
Ringrazio Daniela che mi ha fatto compagnia durante questo viaggio, è stato un vero piacere condividere con lei qualche impressione, e chi di voi, con inspiegabile e stoica resistenza, è giunto a leggermi sin qui.
”Lei desiderava un sorriso.
Una musica muta.
Una riva di mare. Per bagnarsi.
Il suo amore impossibile.
I suoi piedi nudi e piagati.
I suoi meschini capelli.
Lei ignorava che il ricordo
è un ferro piantato alla porta.
Non sapeva nulla
della perfezione del passato,
del massacro delle notti solitarie.
Non sapeva che il più grande desiderio
è un niente che s’inventa stranissime cose”
Alda Merini
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/03/eutanasia-2-3-italiani-al-mese-allestero-per-morire-in-piazza-per-legge-sulla-dolce/581994/
http://it.wikipedia.org/wiki/Eluana_Englaro
http://temi.repubblica.it/micromega-online/lettera-aperta-di-piergiorgio-welby-al-presidente-della-repubblica-giorgio-napolitano/
daniela
04-May-2013, 22:37
“L’anima degli innamoramenti”
Lo scrittore spagnolo, Javier Marias, è considerato da Claudio Magris il più grande narratore del tempo.
Nell’intervista ci parla del suo ultimo libro: “Gli innamoramenti” (Einaudi), del tempo che cambia grazie al romanzo, del nostro rapporto con la vita e la morte.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9ebe662b-ac14-4e96-b192-019c8830ddc1-tg1.html (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9ebe662b-ac14-4e96-b192-019c8830ddc1-tg1.html)
Patrizia
05-May-2013, 00:47
Ecco... ... di quest'uomo temo potrei facilmente innamorarmi ♥
Bellissima la riflessione sul tempo, sul suo peso, e la necessità che almeno la Letteratura ne riconosca e ne esalti il valore.
Grazie mille, Dani! Non sapevo assolutamente di queste interviste. Trascuro spesso il sito Rai, sbagliando.
Patrizia
19-May-2013, 01:06
.
La trama è un pretesto
Un mio amico sostiene che l'importante in letteratura non è la trama, il racconto, la storia. Tutte le storie sono già state scritte e sono appunto "storie", cioè vicende inventate. La letteratura è divagazione.[...]
"Quello che ne è stato è la cosa meno importante. Si tratta di un romanzo, e quanto accade nei romanzi è indifferente e si dimentica, una volta terminati. Le cose interessanti sono le possibilità e le idee che ci inoculano e ci portano attraverso i loro casi immaginari, rimangono con noi con maggiore nitidezza dei fatti reali e li teniamo in maggiore considerazione."
La trama gialla è a mio parere poco più di un pretesto, per poter divagare e scandagliare i sentimenti con la lente d'ingrandimento della riflessione. .
Il Gdl in corso è stato occasione per rispolverare "Se una notte d'inverno un viaggiatore".
Ancora ho trovato affinità di pensiero fra Calvino e Marías.
Tutto il capitolo undicesimo - notevolissimo - conferma l'idea di lettura (e, conseguentemente, di scrittura) comune a entrambi.
Solo alcuni stralci:
"Se un libro m'interessa veramente, non riesco a seguirlo per più di poche righe senza che la mia mente, captato un pensiero che il testo propone, o un sentimento, o un interrogativo, o un'immagine, non parta per la tangente e rimbalzi di pensiero in pensiero, d'immagine in immagine, in un itinerario di ragionamenti e fantasie che sento il bisogno di percorrere fino in fondo, allontanandomi dal libro fino a perderlo di vista. Lo stimolo della lettura mi è indispensabile, e d'una lettura sostanziosa, anche se d'ogni libro non riesco a leggere che poche pagine. Ma già quelle poche pagine racchiudono per me interi universi, cui non riesco a dar fondo [...] la lettura è un'operazione discontinua e frammentaria. O meglio: l'oggetto della lettura è una materia puntiforme e pulviscolare [...] Sono come le particelle elementari che compongono il nucleo dell'opera, attorno al quale ruota tutto il resto. Oppure come il vuoto al fondo d'un vortice, che aspira e inghiotte le correnti. È attraverso questi spiragli che, per lampi appena percettibili, si manifesta la verità che il libro può portare, la sua sostanza ultima [...] Ogni volta che m'imbatto in questi grumi di significato devo continuare a scavare intorno per vedere se la pepita s'estende in un filone. Per questo la mia lettura non ha mai fine: leggo e rileggo ogni volta cercando la verifica d'una nuova scoperta tra le pieghe delle frasi[...] la lettura è un'operazione senza oggetto, o che il suo vero oggetto è se stessa. Il libro è un supporto accessorio o addirittura un pretesto."
[...] una riflessione sugli innamoramenti e ancora più sulla morte.
pag 259
"Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l'inevitabilità della morte."
.
Powered by vBulletin™ Version 4.2.5 Copyright © 2024 vBulletin Solutions, Inc. All rights
Traduzione italiana Team: vBulletin-italia.it |